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Favole, racconti, osservazioni e chiacchere AMICHEVOLI

di sherazade
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 17 Giugno 2015. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 841 commenti

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  1. 51
    rossana -

    http://it.picclick.com/Cartolina-Coazze-Campanile-Storico-Ognuno-a-Suo-Modo-360767529327.html

    “L’antica chiesa di Santa Maria del Pino si trova all’ingresso di Coazze, paese della Val Sangone, non lontano da Torino. Sul campanile campeggia la scritta “Ognuno a suo modo”. Pare che gli abitanti con questo motto volessero simboleggiare la loro tolleranza per le varie fedi religiose presenti un tempo nell’area.” (Da: http://www.parallelo45.com/p45gallery_display.asp?Foto=307&Cat=5001)

    “Luigi Pirandello, che villeggiò a Coazze con moglie e figli dal 23 agosto ai primi di ottobre del 1901, fu molto colpito da questa scritta e ne conservò memoria non solo per il dramma quasi omonimo del 1924, ma anche – fra l’altro – nella novella “Gioventù” e nel romanzo “Suo marito”, poi riedito come “Giustino Roncella nato Boggiòlo”.” (Da: http://www.luigiaccattoli.it/blog/2012/06/25/ognuno-a-suo-modo/)

    Essendomi in precedenza basata su dicerie locali, avevo dato credito all’affermazione che la scritta fosse stata apposta in omaggio al soggiorno dello scrittore mentre, invece, dalle ricerche in rete sopra riportate, con minimi ritocchi, pare gli sia stata d’ispirazione. Ora mi è stato pure insegnato che Pirandello gli ha forse dato sfumature diverse ma non ho la minima voglia di andare a scoprire quali in tutti i suoi scritti sul tema.

    Se non si volesse cercare il pelo nell’uovo, il senso in cui avevo citato il motto avrebbe dovuto essere sufficientemente chiaro, pur avendolo riportato in modo “inopportuno” e inesatto (non “Ognuno a modo suo” ma “Ognuno a suo modo”, diventato, poi, “Ciascuno a modo suo”, tanto per evitare, se possibile, di essere ulteriormente ripresa…).

  2. 52
    rossana -

    apprezzando parecchio la sottile ironia, cerco, a modo mio, di alleggerire la seriosità di questo spazio, riportando alcuni estratti sul matrimonio dai “Racconti di Canterbury, di G. Chaucer (1343-1400), che sto rileggendo.

    “… mentre gli scapoli non fanno che gridare ‘ahimè’ ogni volta che incontrano qualche intoppo, in amori che sono soltanto giochi di bambini. Ed è naturale che sia così, che gli scapoli abbiano fastidi e guai: fabbricano su terreno franoso, e poi trovano frane dove si aspettano solidità. Vivono come gli uccelli o come le bestie, in libertà e senza nessun impegno, mentre un uomo ammogliato, per sua condizione, conduce una vita santa e regolata, legato al giogo del matrimonio: ecco perché ha sempre il cuore che gli trabocca di felicità e di gioia…”

    “sopporta la lingua di tua moglie, ordina Catone: lei deve comandare e tu devi avere pazienza, ma poi vedrai che anche lei avrà la cortesia di ubbidirti.”

    “lei è così virtuosa e remissiva, che sembrano tutti e due fatti apposta per vivere uniti. Sono una sola carne, e una sola carne, a quel che ne so io, non ha che un solo cuore, sia nella buona che nella cattiva sorte. […] la felicità che c’è fra loro due, non c’è lingua che sappia esprimerla, né mente che sappia immaginarla.”

    “Una moglie è veramente un bene mandato da Dio: tutti gli altri beni di questo mondo, come terre, rendite, pascoli, consorzi e denari, sono tutti doni della fortuna, che passano come un’ombra sul muro. Ma con una moglie non c’è da aver paura, perché lei si conserva a lungo, anzi, a dir proprio le cose come stanno, a volte ti resta in casa più a lungo di quanto vorresti…”

    (commento autocensurato, avendolo ritenuto banale) 🙂

  3. 53
    Golem -

    Sapevo di Coazze, e sapevo dello spunto che ebbe lo scrittore dalla frase che campeggia sul campanile, ma poichè il senso che le si voleva dare appariva espilcito, ho voluto ricordare che la commedia di Pirandello, che ne riprende i termini quasi allo stesso modo, metteva proprio in discussione quella che appariva una banale evidenza, e per lo scrittore siciliano non lo era. Sarebbe stato sciocco fare una commedia per dimostrare qualcosa che appariva scontato.
    Pirandello ha sempre osservato l’umanità da “dietro”, dove nostri “occhi” non arrivano a vedere “il resto” del nostro Io.
    Personalmente non mi sentirei ripreso se mi si facesse notare una mia dichiarazione che vuol suonare in un modo quando invece lo è all’opposto citandola come pirandelliana. E per sicurezza ho riportato la recensione del critico. Sono stato onesto, dal momento che mi si stava dando ragione pensando di fare il contrario. Tutto qui.

    Quanto alle frasi di Chaucer, non sono banali se contestualizzate all’epoca e alla cultura in cui venivano pronunciate. Oggi non valgono allo stesso modo, per motivi legati all’evoluzione dei costumi e delle relazioni uomo-donna che non credo sia il caso di mettere in discussione per quanto differiscono da quei lontani tempi.
    Sarebbe come voler pagare oggi una merce in fiorini e non in euro, solo perché si tratta in entrambi i casi di denaro.
    Mi fa contento il fatto che finalmente si apprezzi l’ironia, che è quella che in realtà li “alleggerisce” i dialoghi, anche quando sono contrastanti. Al contrario di quanto viene sventolato da “terzità” inopportune. Quelle sì esagerate e pesanti.

  4. 54
    rossana -

    Sfogo (a volte capita di averne davvero bisogno).

    PREGO il solito noto di non proseguire oltre la lettura oppure di astenersi, se può, dal commentare, grata di essergli risultata accettabile nel mio precedente sforzo di essere giocosa.

    Ieri mi sono intrattenuta un paio d’ore con una donna a cui sono legata da grande affetto.

    A un certo punto mi ha raccontato, per filo e per segno, con dovizia di agghiaccianti particolari, la tragedia dell’intervento d’urgenza sulla figlia, allora ventisettenne, seguito dal pesantissimo iter della chemioterapia.

    Mi vergogno di aver pensato, almeno un paio di volte, di volerla interrompere, di chiederle di non sottopormi a quella sofferenza, che sentivo di non essere in grado di reggere. Ho avuto la forza di non farlo ma oggi ne ho patito penosamente le conseguenze, a livello fisico, oltre che emotivo.

    E’ una donna economicamente autonoma e di notevole personalità, poco più che cinquantenne, che dall’adolescenza alla piena maturità ha avuto cinque compagni. L’ultimo, il sesto, sta con lei da una quindicina d’anni. E fin qui, niente di più di una constatazione di fatti.

    Il sorprendente è stato l’avermi confessato, con tranquilla indifferenza, di non essere mai stata innamorata di nessuno di loro, cosa che peraltro sospettavo, ma non in una forma così nuda e cruda, per tutti i suoi partner.

    Conosco la ragione per cui si è lasciata andare così tanto e sono contenta della fiducia che mi ha dimostrato ma non so se mi ha fatto più male la parte che riguardava la giovane (ora apparentemente in salute e nel pieno della fioritura di una stupenda femminilità) oppure quell’imprevista ammissione, che non ho voluto approfondire, attinente alla sua anima dolorante, nella calma stabilità di un più che positivo rapporto di coppia.

    Se ha riversato tutto questo su di me, è perché sapeva di poterlo fare e di poter essere compresa. Niente mi ha chiesto, se non indirettamente di ascoltarla e di accoglierla nella sua più intima essenza.

    firmato: “La piangente”

  5. 55
    rossana -

    Sull’arte e sull’animo degli artisti, da: “La storia dell’Arte raccontata da E. H. Gombrich”:

    “Certo era conscio della sua posizione sociale, ben diversa da tutto quanto poteva ricordargli la gioventù, e a settantasette anni rimproverò un concittadino che aveva indirizzato una lettera allo “scultore Michelangelo”. Ditegli, – scrisse, – di non indirizzare le lettere allo scultore Michelangelo, poichè qui sono conosciuto solo come Michelangelo Buonarroti… Non sono mai stato pittore o scultore di bottega… per quanto abbia servito i papi; ma a questo fui costretto.

    La sincerità di questo sentimento di superba indipendenza ce lo prova ancor meglio il fatto che egli rifiutò il compenso per l’ultima grande impresa che lo occupò in età avanzata: il completamento dell’opera del suo antico nemico, il Bramante, il coronamento della cupola di San Pietro.”

    (commento evitato, onde evitare probabili – indesiderati quanto inutili – controcanti) 🙂

  6. 56
    rossana -

    Sull’arte e sugli artisti, da: “La storia dell’Arte raccontata da E. H. Gombrich”:

    “I suoi primi biografi riferiscono trepidanti che perfino il grande imperatore Carlo V* gli aveva fatto l’onore di chinarsi a raccogliere un pennello che egli [Tiziano] aveva lasciato cadere. A noi la cosa può sembrare trascurabile, ma se consideriamo la rigida etichetta di corte di quei tempi comprendiamo che si sia interpretato l’episodio come un simbolo: la personificazione del potere terreno che si inchina davanti alla maestà del genio”.

    evito, come sta diventando mia consuetudine, di aggiungere osservazioni a carattere personale…

    * Carlo d’Asburgo (1500-1558), Re di Spagna, Imperatore del Sacro Romano Impero, Re di Napoli e Duca di Borgogna.

  7. 57
    Golem -

    Va bene non commentare, ma non si capisce cosa si “vorrebbe” dimostrare. La modestia degli uni o l’ammirazione degli altri o entrambe le cose, oppure meglio: che avevano altro a cui pensare quegli artisti. Ma soprattutto a che scopo. L’eventuale destinatario del messaggio non prenderà mai spunto da vite altrui per sapere come vivere la propria vita. Nel caso di Carlo V, se nel suo regno non tramontava mai il sole grazie alla sua abilitá guerriera, non di meno sapeva riconoscere il genio in ambiti diversi. Ben sapendo di non essere in grado di far altro che “raccogliere” un pennello da pittore. Entrambi i personaggi in argomento non avevano bisogno di sapere DA ALTRI, chi fossero.
    Comunque interessante. Naturalmente ci sono eccezioni come Michelangelo Merisi da Caravaggio. Sempre bello incazzoso e pronto a menare le mani. E non è l’unico.
    Voler collegare genialità e modestia (se è quello lo scopo) non dimostra niente, se non un aspetto caratteriale.

    Per esempio Leonardo, il più grande di tutti, che mentre si esprimeva non sapeva che sarebbe stato giudicato tale, ma era solo SÈ STESSO, definiva la maggior parte della gente “…atti solo a riempir li destri” (i cessi) osservando – e restandone vittima – il comportamento “ovino” di questa. Ma non lo faceva per superbia. Era una constatazione oggettiva, un dato di fatto di quanta idiozia accompagna l’umanità.

  8. 58
    rossana -

    Stavo per scrivere:
    “Rassicurata dall’assenza di “attenzioni” indesiderate, provo a riprendermi il piacere di comunicare, con l’obiettivo di condividere momenti particolari.”…
    ma purtroppo devo constatare che quasi certamente qui non mi sarà più possibile.

    Peccato! Sarò indirettamente costretta a limitarmi alle “idee”, come preferito dai “personaggi” virtuali, oppure a lasciare a chi legge d’interpretare come meglio preferisce le voci e i concetti che riporto. Piacevole, comunque, l’ambiguità che deriva.

  9. 59
    maria grazia -

    “Per esempio Leonardo, il più grande di tutti, che mentre si esprimeva non sapeva che sarebbe stato giudicato tale, ma era solo SÈ STESSO, definiva la maggior parte della gente “…atti solo a riempir li destri” (i cessi) osservando – e restandone vittima – il comportamento “ovino” di questa. Ma non lo faceva per superbia. Era una constatazione oggettiva, un dato di fatto di quanta idiozia accompagna l’umanità.”

    Golem, la componente OVINA che caratterizza l’ umanità, la si può riscontrare in tutti i frangenti ( rapporti di lavoro, rapporti sociali, rapporti di vicinato, scelte sentimentali delle persone ). credo che per qualsiasi individuo dotato di senso logico, sia piuttosto difficile non notarlo, senza aver bisogno di essere un genio al pari di Leonardo, e senza per questo dover essere tacciati di arroganza e presunzione.
    Del resto, ognuno ha diritto ad avere le sue preferenze…se a certe donne MOLTO “mature” piacciono i galletti machisti, e se a certi uomini piacciono le ragazze giovani, belle e oche ( tanto da mettersele pure in casa ), non vedo perchè a me non debbano suscitare simpatia gli uomini maturi, intelligenti e sensibili ( tanto da prenderne le parti in un forum ).
    mistero…

  10. 60
    Golem -

    Non si puó essere mai sicuri di niente, come è stato scritto non molti giorni fa per l’amore, dalla stessa che oggi si sentiva rassicurata.
    L’ambiguità interpretativa che ne deriva è conseguenza della tradizionale ambiguità di chi scrive abitualmente con questo stile gesuitico, nel dire e non dire. Era una abilità retorica della vecchia “intellighenzia” democristiana, inventata dalla burocrazia bizantina e diventata sinonimo di complicazione semantica fine a sè stessa, e perfettamente rappresentata dalla genialità surreale delle famose “convergenze parallele” di morotea memoria, che faceva credere di prendere una posizione senza mai farlo realmente in concreto. Questo straordinario escamotage dialettico rendeva possibile la spostamento verso una direzione ideologica o l’altra secondo la convenienza del momento.
    È sempre interessante scoprire che nonostante la ventennale scomparsa della “balena bianca”, ancorchè datato lo stile permane in rari praticanti.
    Questo sí è rassicurante

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