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Dalla violenza psicologica è possibile uscire

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Lettera pubblicata il 2 Giugno 2007. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 184 commenti

Pagine: 1 4 5 6 7 8 19

  1. 51
    Luna -

    MORE: questo ciò che mi è venuto in mente leggendo. Ma che, ovviamente, lascia il tempo che trova… intendo dire, solo mie opinioni.
    Anche generali.

    @Ma perchè in una relazione gli altri cambiano mentre io non cambio mai?

    A parte che nessuno di noi è fisso come una statuina, tu stessa ci hai descritto il tuo cambiamento durante la relazione. O meglio evoluzione, adattamento, ecc…
    Una frustrazione crescente, ecc ecc.
    Neanche tu sarai rimasta immobile, tanto più confrontandoti con certi stimoli. Infatti, dici, litigavi…
    però io posso avere uno che mi sta pestando il piede e continuare a dirgli “guarda che mi pesti il piede, e a me non va. guarda che mi pesti il piede e a me non va… non capisci che mi pesti il piede???!!!???” all’infinito.
    ma il suo piede continua a stare sopra il mio.
    quando mi accorgo che dirlo è inefficace, perché io non voglio il suo piede sopra il mio, ma l’altra persona continua, perché secondo le sue motivazioni è corretto tenere il piede sopra il mio… che faccio?
    sposto il piede.
    se il piede mi fa male fa male a me. se lo sposto smetterà di farmi male.
    Banale? eppure non sarà la chiave?

    continuare a ripetere a qualcuno che non può sentire quanto fa male a me che mi sta pestando il piede, poiché la sensazione è mia, non risolve il problema della mia sensazione.
    il problema del mio male al piede si risolve innanzitutto dando valore alla mia sensazione e spostando il piede, non dicendo ad un altro cosa provo. Si capisce ciò che intendo dire?
    Discutere è efficace per manifestare le proprie idee (non si è indovini di cosa pensa l’altro, e viceversa), per contrattare i confini, per conoscersi, per trovare una via comune, per mantenere la propria individualità su certi punti… ecc ecc.
    Ma se io continuo a manifestare il mio disappunto, o delle idee in contrasto, ma di fatto non sposto il piede quello è realmente discutere? O è fare solo rumore?
    quando uno è bambino la mamma dice: non esci!
    e il bambino deve restare in castigo, e per ore può manifestare il proprio disappunto, la propria rabbia, il proprio disaccordo, il proprio senso di ingiustizia e frustrazione. La mamma può restare irremovibile.
    Ma quando uno è adulto può scegliere di uscire.
    Può scegliere senza il bisogno di chiedere il permesso. Può manifestare la propria individualità.
    Anche spiegando perché sta scegliendo diversamente, certo… ma il nocciolo sta nella presa di coscienza della sensazione (valorizzazione autonoma di essa) e nella scelta conseguente, non nella spiegazione senza le prime due.

    Non so se riesco a spiegarmi.

    Flessibilità non significa incoerenza.
    La flessibilità io la vedo come la capacità di prendere atto delle circostanze presenti, delle sensazioni presenti, e quindi di essere flessibili nel gestirsi.
    Non si tratta di cambiare valori. Spostarsi da un atto di aggressione, prendere atto di una sensazione di disagio, ammettere le proprie sensazioni nel presente, non significa rinunciare ai propri valori.

  2. 52
    Luna -

    Cos’è la pazienza?
    In alcuni casi la parola “pazienza” diventa sinonimo di “spero che da fuori avvenga un cambiamento in positivo, e attendo che ciò avvenga, negando le mie sensazioni, perché arrivi da fuori, nel cambiamento dell’altro, qualcosa che possa sedare la mia ansia dovuta al disagio che sento o al mio timore di dover prendere una decisione di rottura, che mi risulta angosciante”.
    Non dico che sia sempre così.
    Però non sarà che a volte quella che chiamiamo pazienza non è un favore fatto all’altro (anche se di fatto “lo diventa”, se gli permettiamo di imperversare nel pestarci il piede), un atto caritatevole nei suoi confronti, una prova di immenso amore, quanto piuttosto un nostro meccanismo per dare tempo all’altro affinché, volgendo la situazione in modo diverso, rassicuri noi del fatto che non abbiamo sbagliato sul suo conto, non ci sta ferendo, non ha intenzione di farlo, darà valore alle nostre sensazioni ed emozioni, alla nostra individualità, alle nostre idee, e rimetterà tutto a posto, a posto quel casino grande in cui ci siamo ritrovati…

    sei sicura che il tuo istinto ti abbia sempre consigliato male?
    il tuo istinto non ti diceva forse che nella situazione in cui eri provavi disagio?
    non è un messaggio chiaro?
    eri forse felice e sorridente nel corso della tua relazione? ti sentivi appagata? mi pare di no. Dunque nè le tue sensazioni nè il tuo istinto, di base, ti mandavano messaggi sbagliati.
    Il punto non sarà forse che a volte quando l’istinto ci manda un messaggio di disagio noi tendiamo a non ascoltarlo?
    perché non siamo più abituati. perché abbiamo disimparato a sentirci autorizzati a farlo. perché, appunto, qualcuno (anche violentemente, subdolamente, può accadere) si è preso il nostro volante, e quindi, sempre più, ci siamo ritrovati a chiedere fuori la conferma delle nostre sensazioni e della nostra individualità.
    perché ci fa orrore prendere la decisione “sbagliata” (tanto più se qualcuno, come un martello, non fa che dirci che prendiamo solo decisioni sbagliate, anche nelle minime cose) e quindi, ancora una volta, arriviamo persino a sperare che sia l’altro a superare così tanto il limite da fare qualcosa di incontrovertibilmente sbagliato da costringerci ad allontanarci…

    i consigli buoni che dai agli altri nascono da te. E anche se è vero che c’è chi predica bene e razzola malissimo, è molto probabile che tu faccia per gli altri ciò che non riesci a fare per te. Ma il problema non è che non sei capace, è che c’è un muro in mezzo tra te e te che puoi sicuramente togliere. Per volgere a te quei consigli, quella valorizzazione del sentire, quel dialogo amichevole che in maniera trasversale dedichi agli altri.

    Come si fa a sapere quando le contrattazioni dello spazio individuale sono sane?
    quando non ci si prende a cazzotti morali a vicenda, o uno verso l’altra? quando c’è la ricerca di un punto di incontro ma nel rispetto reciproco?
    @In quel caso ero io che dovevo spiegarle a lui,però al suo posto avrei pensato male anche io…
    non ho capito bene cosa volevi dire…
    spiegavi, ma davi attivamente valore al tuo spazio?
    baci

  3. 53
    More -

    Ciao…
    Luna,mi fanno molto piacere le tue opinioni,mi piace confrontarmi,vai pure a ruota libera!

    Ma perchè in una relazione gli altri cambiano mentre io non cambio mai?

    Come dici tu,nessuno è fisso,e anche io ho avuto la mia reazione,o almeno ci ho provato,dato che era una forma di adattattamento all’altro,anche se litigavo e davo voce al mio disagio.
    La metafora del pestare i piedi mi piace,la trovo adatta e rende bene. Provo a spiegarmi meglio.Il cambiamento altrui a cui mi riferisco riguarda proprio questo,perciò devo modificare la frase iniziale che ho scritto: perchè in una relazione gli altri mi pestano i piedi mentre io non li pesto mai? Quando mi è capitato di farlo senza volere ho sempre cercato di andare incontro,e con soddisfazione dall’altra parte.Non è che una mattina mi sveglio e penso:”ho voglia di prevaricarlo”oppure”ho voglia di pestargli i piedi”.Prima di fare qualsiasi cosa,ci penso bene,e penso anche se all’altro possa andare bene.Insomma,se mi viene in mente di fare qualcosa,potrei pensare”no,gli provocherei disagio”.Forse mi sento responsabile della sua serenità con me.Per me è anche una forma di rispetto,nel senso,se io rispetto te,mi aspetto che anche tu rispetti me allo stesso modo.Mi sto rendendo conto però che non bisogna aspettarsi niente da nessuno.

    Altra cosa che mi interessa approfondire:
    “continuare a ripetere a qualcuno che non può sentire quanto fa male a me che mi sta pestando il piede, poiché la sensazione è mia, non risolve il problema della mia sensazione.
    il problema del mio male al piede si risolve innanzitutto dando valore alla mia sensazione e spostando il piede, non dicendo ad un altro cosa provo.Si capisce ciò che intendo dire?”

    Ecco,ho sempre pensato che ogni volta provassi disagio fosse opportuno esporlo piuttosto che tenerlo dentro,se non altro sarebbe servito a sentirmi meglio.O cmq una forma di “correttezza”di fronte a un’eventuale mia conseguente decisione,perchè chiaramenet mi frulla per la testa di darci a mucchio.E mi tocca discuterci sopra mille volte.E più ci discuto,più sono parole al vento,dentro da un orecchio e fuori dall’altro.Automaticamente,ai miei occhi,il mio disagio non è importante per il partner.In pratica ho sempre abbaiato per nulla.
    Spostare il piede sta per lasciare?Io lo leggo così…ma forse è un po estremo e andrebbe proporzionato…Una volta l’ho fatto,per un po ho ottenuto il rispetto che volevo,poi ha ricominciato.

    Mi piace molto anche la parola Flessibilità.
    Effettivamente molte cose le faccio proprio per coerenza…
    Dovrei lavorare anche sulla mia flessibilità.

    Cos’è la pazienza?

    Sono completamente d’accordo con quanto hai scritto nel post:prendo tempo pensando “forse non ha intenzione di farmi veramente male”.Penso proprio questa cosa!!Anche se non so perchè…

    sei sicura che il tuo istinto ti abbia sempre consigliato male?

    Mi è capitato di avere dubbi su una persona,di vederla come negativa,poi molto tempo dopo alcune conoscenti mi dicevano il contrario

  4. 54
    More -

    e che in realtà ci teneva.Forse non ascolto il mio istinto per il timore di avere pentimenti.Mi è già successo.Ascolto i consigli degli altri perchè penso di essere direttamente coivolta,quindi non razionale e lucida nella realzione.Se una persona perde lucidità(cosa che mi capita regolarmente da coinvolta)non è capace di prendere la decisione migliore per sè stessa.Questo è quello che ho sempre pensato.Quindi è come se non mi sentissi in grado in quel determinato periodo di prendere decisoni,direi.Non so se sono riuscita a spiegare il mio ragionamento.
    Mi piacerebbe proprio togliere quel muro che c’è tra me e me,come hai scritto nel post,per dare quei consigli,che di solito offro agli altri,anche a me stessa.

    “Come si fa a sapere quando le contrattazioni dello spazio individuale sono sane?
    quando non ci si prende a cazzotti morali a vicenda, o uno verso l’altra? quando c’è la ricerca di un punto di incontro ma nel rispetto reciproco?
    @In quel caso ero io che dovevo spiegarle a lui,però al suo posto avrei pensato male anche io..
    non ho capito bene cosa volevi dire..
    spiegavi, ma davi attivamente valore al tuo spazio?”

    Con l’ultimo ex,un motivo di accese discussioni che si ripetevano ogni venerdi e proseguivano fino al sabato,a volte anche la domenica,era che non voleva più che vedessi la mia amica il venerdì sera.In realtà prima brontolava anche per il mercoledì:ormai era una tradizione per me e le mie amiche andare al cinema insieme ogni mercoledì.Ecco,lì ho sbagliato e l’ho accontentato.Poi negli ultimi sei mesi ha iniziato a lamentarsi per il venerdì sera.Erano le uniche 3-4 ore in cui potevo vederle.Le altre sere ero con lui o al max stavo in casa perchè chiaramente uscire tutte le sere uno si stanca anche.Mi diceva che lui voleva stare con me e io no.Oppure che in giro il venerdì ci vanno le persone poco serie o single.Ecco,in quel caso gli spiegavo(ed era vero)che avevo semplicemente voglia di fare 2chiacchere con le mie amiche,almeno una volta la settimana,e che non facevo nulla di male per bermi una cola in compagnia.

    Quando invece accade la situazione inversa.
    Normalmente tendo a lasciare al partner i suoi spazi,nel senso che secondo me è giusto mantenere le amicizie.Quindi,ipotizzando che per un primo periodo si esce insieme abbastanza spesso,se in un secondo momento mi viene proposto spazio ulteriore,mi sembra come una cosa tolta a me..la vivo come l’inizio della fine,l’inizio del distacco.Col mio primo ragazzo all’inizio eravamo sempre insieme perchè lavoravamo insieme,poi terminata quell’occupazione stagionale, chiaramente ci si vedeva meno di prima,e ognuno aveva i suoi spazi 2-3 sere la settimana.Fino a lì mi sembrava una cosa normale. Poi quando dopo 7/8 mesi ci teneva ad aumentare i suoi spazi mi sembrava meno normale,e ho avuto poi ragione a pensarlo.Però rimanevo lì,andavo avanti nella relazione anche se non mi andava bene.

    Altra cosa:faccio sempre un po fatica a fidarmi dei partner,per via delle cose che sento in giro..

    A presto

  5. 55
    Luna -

    MORE:
    Non credo che chi prevarica si svegli una mattina dicendo “adesso vado a prevaricare tizio o caio” o “adesso vado a pestare i piedi alla gente”. Poi, per carità, esistono anche quelli, che si vantano di essere stronzi, arrivisti, di non guardare in faccia nessuno o di saper manipolare persone e situazioni, ma l’aggressivo di un certo tipo di solito è convinto di dire semplicemente quello che pensa, di fare quello che va fatto, di rimettere a posto chi sta uscendo dagli schemi e facendolo lo ferisce, di difendersi, di avere una reazione proporzionata al fatto che qualcuno lo sta offendendo, ferendo, invadendo, destabilizzando…
    il problema, fondamentalmente, è soprattutto suo. Quindi tu (generico) puoi anche farti un mazzo così per cercare di non fargli saltare la mosca al naso, ma di fatto non potrai MAI dargli un equilibrio, interno e nei confronti dell’esterno, che non ha di suo.
    MAI.
    Dici: “perché io non pesto mai il piede?”. Bhe, perché, a parte il fatto che non hai una tendenza aggressiva (e che, se umanamente ti capita di pestare un piede, capita a tutti, ti spiace, ti scusi, cerchi di riparare) in relazioni di questo tipo si va in ipercontrollo. Vai (tu generico) in ipercontrollo perché ti senti costantemente una che pesta il piede anche se si soffia il naso. Se c’è già una tendenza ad avere timore che un’azione, se non ben ponderata, possa creare scompensi all’esterno e quindi all’interno o viceversa (da dove nasce questo tipo di “ansia”? c’era qualcuno, già nell’infanzia, che chiedeva di fare la cosa giusta per la stabilità generale? che responsabilizzava parecchio le azioni e i pensieri? c’erano situazioni di forte relativizzazione tra il proprio sentire e le proprie motivazioni e le percezioni esterne del sentire e delle motivazioni che costringevano a spiegare frequentemente la validità del proprio sentire, la propria buona fede?).
    Di fatto dici di essere una che non pesta mai il piede, ma poi va a finire che invece devi litigare, discutere, spiegare che non sei una pestatrice di piedi costante, perché quando vai a bere una cola vai solo a bere una cola.

    Che quella che tutti quelli che escono il venerdì sera siano single, a caccia ecc, sia una minch… ci arrivi sicuramente da sola.
    E sai che tu stai andando solo a bere una cola perché ti fa piacere vedere una tua amica.
    Ma ti ritrovi a spiegare 320 volte quello che sai che per te è vero.
    Quello che tu chiami “spiegare” ad un certo punto forse diventa “giustificare”, giustificare quello che senti perché da fuori venga compreso e gli sia dato valore. E, nel caso di un prepotente come il tuo ex, perché ti venga dato il permesso di farlo senza sentirti in difetto, o comunque in colpa perché lui si sente ferito dal fatto che stai facendo una cosa che per te è innocua ma che per lui non lo è.

    Perché una dinamica come quella del tuo ex può atecchire?
    Forse anche (forse) perché lui, per sedare la sua ansia, si muove su schemi precisi, e luoghi comuni.
    E da un certo punto

  6. 56
    Luna -

    di vista lo fai anche tu, anche se in senso contrario.
    Anche tu in qualche modo forse cerchi di controllare la realtà, l’armonia e la disarmonia della realtà, e le sue variabili, attraverso quella che definisci “coerenza”.
    Ora, la coerenza nei valori e nelle idee in cui ci riconosciamo è una qualità, però, come si diceva, lo è anche la flessibilità.
    E lo è anche, a volte, accettare il rischio di poter sbagliare.
    Pensare di poter sbagliare alleggerisce il carico per chi, tentando di non sbagliare mai, per paura di sbagliare (come se un errore potesse portare sempre conseguenze catastrofiche) vive in tensione costante. E quindi non si ascolta. Perché è tutto testa, analisi, variabili, schemi, ecc. Preventivi.

    Poiché hai paura di essere ferita, forse, passi il tempo a cercare di non ferire nessuno?
    Poiché hai paura di non poterti fidare degli altri vuoi dimostrare agli altri che possono fidarsi totalmente di te?
    Poiché ti senti indifesa pensi che tutti siano anche più indifesi di quello che sono?
    E ti senti responsabile per loro.

    Spostare il piede non è necessariamente lasciare.
    Spostare il piede è sentire che qualcuno ci sta pestando il piede (indipendentemente se volendo o no, quali siano le sue motivazioni) e spostarlo.
    Non è una cosa estrema, è una cosa nel qui e ora.
    Il punto è che quando lui ti pestava il piede tu non lo spostavi, tu gli spiegavi che te lo stava pestando e continuavi a lasciarlo lì.
    Dicevi a te stessa: sto male con questo piede sopra il mio!!! Ma sempre lì stava.
    E alla “pestatura” si aggiungeva la frustrazione di parlare con un muro, con uno che non vedeva l’evidenza, e, anzi, proponeva pure una realtà alternativa, in cui magari era lui a farsi male alla suola pestando il piede a te.
    E lì a svenarti per dire l’ovvio a qualcuno.
    A qualcuno a cui non importa di cippa di sentire la sua versione, perché è fin troppo evidente che gli conviene tenersi la sua.

    Di fatto il tuo istinto ti diceva che qualcuno ti stava pestando il piede, e che avresti dovuto spostarlo, in quel momento. Ma tu reprimevi l’istinto forse. Perché cosa sarebbe successo se tu lo avessi spostato? sarebbe stato un errore?
    quindi andavi in spiegazione e in avvertimento.
    “guarda che io potrei spostare il piede! E cosa succederebbe poi? Lo sai tu? Io no… Vuoi davvero che io faccia questa cosa? Questa cosa che non so dove mi porterà? E se poi sbaglio? E se poi sposto il piede e mi accorgo che sto meglio lontano da te? Che si fa? Io ti avverto… guarda che a me verrebbe proprio da spostarlo… ma se poi ascolto l’istinto guarda che non lo so se sarò ancora in grado di rimettere il piede là sotto… Facciamo che lo lascio qui, però renditi conto che ho scelto di lasciarlo qui per darci ancora una possibilità… Perché non sappiamo mica come va a finire se ascolto l’istinto…”.
    Va a finire che uno sa cosa sente, davvero.
    E lo accetta, per quello che è.
    Un rischio che vale la candela, sicuro.
    E non si conosce attraverso gli schemi, ma attraverso le sue sensazioni e le sue scelte in base a quelle.
    Baci 😀

  7. 57
    Luna -

    MORE: mi è ricapitato tra le mani quel libro che ti dicevo tempo fa. E’ un libro che, secondo me, ha il pregio di mostrare come funzionano certi meccanismi, che non sono affatto ovvi, purtroppo, e in parte anche perché non si sposta il piede.

    Dice perché, per l’innescarsi di certi meccanismi, chi ha bisogno di dare può diventare preda di chi ha bisogno di prendere, il perché si può sentire il bisogno di giustificarsi di fronte a qualcuno che si erge a “moralizzatore” e che manipola attraverso la negazione dell’identità dell’altro, dei messaggi contrastanti che mandano in confusione e altre “amenità”…

    nessun libro è oro colato, ma credo che quel libro possa offrire se non delle risposte una maggiore chiarezza. e anche aiutare a non girare a vuoto in analisi che non possono tenere conto di quei meccanismi, perché riconoscerli, senza conoscerne l’esistenza a priori, e senza capirne “certe chiavi” non è automatico.

  8. 58
    lara -

    intervengo su questo avvincente dibattito a due introducendo la mia dovuta a un esperienza personale.Io non mi intendevo di questi temi,si li leggevo,li ascoltavo a volte e consolavo,davo forza alla malcapitata di turno,dicendo le ovvietà:ma come fai a sopportare ciò?e dagli all infame,ti aiuto io,certi ceffi dovrebbero morire etc etc etc e di seguito”a me giammai mi potrebbe succedere,ma come possono non accorgersi di certi segnali,ma sò tonte!”,eh già,io invece mi sentivo in gamba,forte,emancipata,carina indipendente..figuriamoci se a me si paventerebbe mai un cosi losco figuro,lo intercetterei subito,sò troopppooo sveglia,e che ho studiato a fare?Basta evitare certi ambientacci,chessò bische,locali equivoci,patrie galere e campagne isolate..poi arriva chi mi interessa realmente,cavolo che uomo..che intelligenza,che raffinatezza,che cultura..,che fascino…azzo che stipendio!!e che trattamento,un pò esagerato ..manca solo che mi lanci petali di rose al mio cammino,ecco questo si che è la persona perfetta,a uno così bisogna aspirare..ma come fanno le altre ad accontentarsi di qualcosa di meno,questo ci vuole,se mi scomodo a stare con qualcuno devo esser trattata con i guanti bianchi,come una regina o come diceva”la mia principessina”..e mia madre..:oh figlia mia ammazza che pezzo da novanta che hai scelto!mò faccio schiattà le mie sorelle alias tue zie con i loro generi miseri falliti precari morti di fame,il mio genero sì che è la famosa cocuzza di totò,azzo che figurone che fà la mia bambina!tiè beccateve questo.E il mio lavoro,8 ore al giorno per mille pidocchiosissimi euro,ma vuoi mettere viaggiare,e allora lui che insiste insiste insiste fino a farmelo lasciare..con le mie ex principali che schiumano(fatalità 2 sorelle racchie,che vi ricorda),ma si…per ora mi godo l amore e questa grazia di dio..poi ricomincerò tra qualche anno,mi dicono che fuori imper una crisi,cosè una crisi?ahh ho capito,quando non arrivi con i soldi!!poverini,tapini,io nooo,che sedere ragazze,capitase a ognuna di voi,e il sesso poi,na bomba!maroonna,chi me lo avesse detto!perfetto,se aveva pure le lucette era una slot machine.Eh già…fino a che quel sesso perfetto comincia a essere un pò troppino,tutti i giorni,uffà però a volte non mi v,ma lui ci rimane male,abbiamo tanto tempo liberoin fondo,okkk..poi 2 volte al giorno,ma amore basta mica ci corre dietro qualcuno,pacati,abbiamo utta la vita,e lui che cambia umore e mi accusa di ingratitudine…io che inizio a percepire che qualcosa non và,ma pazienza nessuno è perfetto,nel frattempo arriva la mia macchina nuova e il camper dei miei sogni da 70.000euro,in contanti(SUOI)e arriva anche la maggior richiesta i “attenzioni”,sei troppo bella dice non voglio mai lasciarti sola,quell amica ha un brutto ascendente su di te,ma era la mia migliore amica ..e troppi amici,troppi sms sul mio cel,io che li cancello sennò lui stranisce.Vi risparmio il seguito per mancanza di caratteri e tempo ora ma..tornerò appena potrò..

  9. 59
    fl53 -

    Ciao a tutte, oggi finalmente trovo un poco di tempo per leggere e scrivere qui… ho davvero giornate impossibili in questo periodo.
    More, penso che tu abbia ricevuto in risposta moltissimo, specie da Luna, e mi pare molto costruttivo il vostro dialogo.
    Quando racconti i tuoi valori e i tuoi tentativi di realizzarli nelle relazioni, tu parli di rispetto, libertà, progetti, esigenze reciproche e si percepisce che sei riflessiva e capace di agire in accordo a questi tuoi valori: sai pazientare e dare moltissimo, sai essere autocritica, ma sai anche troncare.
    Si percepisce un tuo ‘Essere’ molto consistente, pur nel momento difficile che vivi: sei ferita, sei in cerca di risposte e lo fai ascoltando te stessa, cercando aiuto e confronto all’esterno e mantenendo il riferimento ai tuoi sentimenti e valori (che nel contempo verifichi … non li prendi col paraocchi!), ed anche alla tua famiglia, dove -se ricordo bene- i comportamenti sono basati su valori e sentimenti sani che, pur con le difficoltà della vita, non abbandonano mai il rispetto.
    Quello che è indubitabile, è che hai lasciato che qualcuno ti imprigionasse: ti sei lasciata bloccare fisicamente (svaghi, amiche, cinema … alla fine anche percosse), ma soprattutto hai lasciato che la tua mente venisse intrappolata, messa sotto pressione tanto da arrivare a concedere sempre più terreno a una volontà esterna che (cosciente o no) aveva come scopo di scalzare la tua sicurezza di te stessa, la tua autodeterminazione….
    Anche se ciò è quanto di più comune esista sulla faccia della terra, è essenziale per te capire come mai tu abbia concesso ad altri questa prevaricazione: hai rischiato molto. Ed infatti stai riflettendo proprio su questo.
    Ma (cosa che accade a tutti quelli che vivono queste esperienze)… come un uccello chiuso a lungo in una stanza che, a forza di scontrarsi contro i muri perde la capacità di volare e, anche se liberato, per un bel pezzo farà brevi voli a scatti (come se ancora ci fossero i muri), così il pensiero a lungo impegnato in una relazione imprigionante, anche se ormai libero continua a scontrarsi contro i muri mentali costruiti da un altro essere (problematico, insicuro, possessivo, geloso, ecc … i muri mentali sono il risultato dei SUOI problemi).
    Ci vuole tempo, e riflessione, per smettere di sbattere contro il muro mentale creato nella nostra testa dai problemi altrui, un muro fatto da dubbi del tipo: lui voleva coscientemente farti del male, mancarti di rispetto, imprigionarti oppure ‘poverino’, non lo faceva apposta? lui amava o non amava? ecc ecc.
    Soprattutto, ci vuole tempo e riflessione per smettere di sbattere contro i muri fatti di dubbi su noi stessi che l’altro ci ha costruito, proprio dentro la nostra testa, giorno per giorno, con un muso, una carezza, una scenata, un regalo, uno schiaffo, un ricatto … muri del tipo: sono buona, brava, adeguata,’giusta’ oppure egoista, incapace, inadeguata, ‘sbagliata’? ecc ecc.
    Parli anche di …. segue ..

  10. 60
    fl53 -

    Parli anche di un rapporto precedente, esauritosi dopo un po’ e del tuo disagio nel sentire che si impoveriva, ma anche dello tuo ‘starci dentro’ malgrado ciò.

    Io penso, More, che tu abbia solo bisogno di amore, ma che la tua valutazione di te stessa sia tale per cui ‘abbassi il tiro’ e ti trovi a relazionare con persone inadatte. Il perché è da ricercare in te e nella tua storia e spero che tu legga quel libro che ti avevo consigliato (Le vostre zone erronee, Dyer, Bur): parla proprio di questo.
    L’Essere ‘è’ e, prima o poi, i nodi vengono al pettine: se l’altro è immaturo o superficiale, il rapporto si esaurisce presto; se l’altro ha problemi profondi, li nasconderà (consciamente o no, è un SUO problema) ed userà la tua intelligenza, la tua buona volontà e il tuo bisogno di amore e (consciamente o no, questo è un SUO problema) ti imprigionerà.
    Purtroppo, la reazione ‘matura’ e ‘buona’ ad un rapporto oppressivo è la dipendenza affettiva: un rapporto dove l’altro usa la tua forza per imprigionarti (più resisti, più ti incastri).

    Una bella definizione dell’Amore è: Accorgersi.
    Accorgersi che l’altra persona ‘è così’ e accorgersi che ‘così’ è bello, e dirglielo, e farglielo sentire: è così che l’Amore diviene ‘permesso di esistere’ e incoraggiamento all’altro ad ‘essere’ se stesso nella sua vita.
    Spero che valga qualcosa per te, che io ti dica che mi sono accorta di te, proprio perchè sei ‘così’ (non mi risulta che per l’amicizia esistano limiti di spazio-tempo-età): pur paziente, riflessiva ed attenta, hai rispettato la tua scelta per valori di pace, amore e rispetto e allo stesso tempo protettola tua dignità, ed hai saputo troncare una relazione malata. So di molte donne, molto meno giovani di te, che non ce la fanno: si lasciano distruggere, ridurre a larve di se stesse.

    Ecco … More dice che non ci si può aspettare niente da nessuno, ma io direi a More che ci si può aspettare moltissimo da molte persone … ma che bisogna sceglierle, con la prudenza data dall’aver sperimentato che, se ci sono molte persone speciali e stupende, ce ne sono in giro altre che di stupendo hanno ben poco.
    Ammettere con se stessi il proprio essere ‘speciali’ (che non è superbia, né pretesa, né rarità ma scelta semplice di vivere e condivivere i valori ‘belli’ … e non proseguo per mancanza di tempo, anche se ci sarebbe altro da dire) fa scomparire quel ‘muro tra sè e sè’ che ci allontana dalla vita piena.
    ciao ciao :))

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