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Vitti ‘na crozza

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Lettera pubblicata il 13 Aprile 2008. L'autore ha condiviso 18 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 26 commenti

Pagine: 1 2 3

  1. 21
    simone -

    E’ un grandissimo pezzo, concordo che il fatto che la versione ufficiale è bellissima.
    Il fatto che sia stata scritta in tante versioni, conferma la grandezza della poetica del testo e della musica.

    La versione “folk” classificata da Mr. Usul come “farsesca” è tra quelle che comunque aderiscono di più al valore profondo della “sicilianità” studiata anche da G.Pitré.
    Un popolo che storicamente nei suoi momenti più tragici ha guardato alla vita.

    nella versione più folkloristica le ultime strofe esprimono tutto l’amore e il romanticismo del popolo siciliano.

    Cunsatimi cunsatimi stu lettu, ca di li vermi sù mangiatu tuttu,

    datimi sipultura intra ‘nu lettu, cu sciuri russi e gialli dapertuttu.

    C’è ‘nu giardinu ‘mmezzu di lu mari, tuttu ‘ntessutu d’aranci e di sciuri,

    tutti l’aceddi ci vannu a cantari, puru li pisci ci fannu l’amuri.

    ritmo, amore, terra, speranza, mare, poesia… Sicilia.

    Grazie per la vostra attenzione
    Baciamo le mani…

  2. 22
    toroseduto -

    Ciao simone, non sono daccordo che dei versi così profondi vengano “disturbati” dal Lallèròlallà…quindi sottoscrivo quello che sostiene il figlio del tenore; è stata snaturata!
    Me la immagino recitata da un Benigni (è il migliore secondo me),altro che Lallèròlallà… con questi versi entri diritto nel paradiso dei poeti… le cose della nostra martoriata terra, e non mi piango addosso, parlo della cronaca storica e recente, non abbiamo fatto un passo avanti con l’industrializzazione, ma di grandi uomini politici, attori, cantanti il nostro bistrattato SUD ne ha avuto a bizzeffe, non faccio nomi nè citazioni, ma se le canzoni napoletane ancora oggi sono cantate in tutto il mondo dai migliori interpreti, un motivo c’è. Anche se da napoletano non sono soddisfatto della pronuncia, una sola cantante, Mina, canta come una vera napoletana!
    Statte bbuono! Ts

  3. 23
    Antonino -

    Scusate ragazzi, ma dopo avere letto tutti i commenti, mi sento più confuso che mai. Dico. Ma è proprio necessario mettere dentro il “Regno delle due sicilie” i Borboni e altri momenti della storia d’Italia, per discutere di “Vitti na crozza”? Penso proprio di no. Mi viene in mente – con tutto il rispetto – il nostro Bennato con la sua “Sono solo canzonette”. Io vado per i 75 e ricordo di avere ascoltato la canzone – o ballata popolare – nell’anno 1974 in occasione di una cena aziendale in Calabria, cantata in modo stupendo dal coro dei “Caterini Peloritani” di Messina. Una intepretazione struggente con un “lallaerolla” semplicemente lento e greve come si conviene, quando si interpetra una storia triste. Antonino Marino.

  4. 24
    enricolamorte -

    Una versione che rende “logica” la prima strofa della canzone (nella quale, secondo la versione usuale e stupidamente ballerina, un teschio si lamenterebbe di “morire” senza il suono di campane ovvero che alla sua morte non sono state suonate le campane) è quella nella quale un ateo, Saru u ‘cruzzutu’,(testa pelata) in tarda età ha un ravvedimento e si lamenta (con il suo interlocutore che lo incontra triste e gli parla) di dover morire senza un funerale.
    Riporto la prima parte della strofa:
    Vitti Saru u cruzzato a lu cantone
    fui curiusi e ci vo a parlare
    ……
    Infine al povero Ezio, imbevuto di ridicolo e antistorico risorgimentalismo (quello che ci racconta che quando il suo idolo garibaldi moriva, sulla finestra della sua camera si posavano due tristi capinere) non posso che augurare di approfondire quanto accaduto nel Regno delle Due Sicilie semprechè abbia la curiosità di farlo (perchè il sapere non è banale presa di posizione per sentito dire, ma straziante curiosità)

  5. 25
    Marquito -

    La versione riportata da usul è anche la mia preferita, anche se la seconda strofa dovrebbe recitare “chiamu la vita i morti m’arrispunni”.
    Trovo particolarmente struggente la descrizione del giardino posto “ammezu di lu mari” , “tutto ‘ntessutu di aranci e ciuri”.
    Il fascino di questa canzone sta soprattutto nel contrasto fra la musica ed il testo. Io non credo che originariamente Vitti ‘na crozza fosse davvero una ballata popolare. E’ troppo raffinata nella sua voluta semplicità.

  6. 26
    PINO -

    Vorrei esprimere la mia ferma convinzione che il commento di USUL (4) non solo è pertinente ma è la sola verità del nostro Risorgimento.
    La storia la scrivono sempre i vincitori ma come spesso capita (guarda la storia dei pellerossa americani o degli indios del centro e sud america) il tempo fornisce ai perdenti i mezzi per provare quantomeno a confutare quella dei vincitori.

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