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Il dramma di non trovare uno straccio di lavoro

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Lettera pubblicata il 29 Giugno 2011. L'autore ha condiviso 3 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 75 commenti

Pagine: 1 5 6 7 8

  1. 61
    19simone70 -

    @deio4-stefano

    Un selezionatore difficilmente lo selezionano per capacità empatiche o perchè in grado di capire se una persona è adatta a lavorare o no in quell’azienda, in 10 minuti non sai niente di una persona, e meno con un CV corto, a mè non frega una mazza se il selezionatore deve leggersi 100CV e li vuole in un determinato modo per poter capire chi è efficiente ed organizzato, è pagatoper farlo e lo deve fare, e se è co......, ha dei vantaggi in più, visto che persino un responsabile di reparto difficilmente lo scelgono capace, empatico, organizzato ecc., per esperienza un capo lo scelgono bastardo, doppiogiochista, malleabile, sempre disponibile verso i suoi superiori, e soprattutto co...... quanto basta, non deve fraternizzare, non deve chiaccherare, se non per creare un determinato tipo di ambiente chiuso e limitato, insomma deve solo ed unicamente far produrre.

    @anonymamente

    Nessuno vuole la rivoluzione violenta, ma una rivoluzione per quanto tale, violenta lo diventa quando si ritrova senza mezzi per diffondere in maniera aperta e pubblica, spesso le notizie, idee, e quant’altro serve per avviare un’azione anti-politica-attuale, avviene in maniera trasversale, con volantini e riunioni nelle salette di quartiere, oppure sottobanco, cioè di nascosto, perchè le cose pubbliche pubblicate, spesso sono informazioni che vengono filtrate a più livelli, perfino in internet.

  2. 62
    colam's -

    Anonymamente, non bisogna essere troppo idealisti e perfezionisti.
    Le rivoluzioni sono violente per definizione. Per lo meno questa che serve a noi lo sara’.

    Non conosco bene la storia di M.L. King e Ghandi, sembra che abbiano fatto rivoluzioni non violente. Ma noi dobbiamo rovesciare un potere che si difendera’ e rovinare interessi potenti: la finanza mondiale, i politici corrotti, la mafia…

    Solo per la mafia ci sta una sola soluzione secondo me: il pugno (cioe’ il prefetto) di feRro. Per l’economia mi devo informare bene su cosa succederebbe se l’Italia decidesse di dire : “chissene dei buffi, noi non pagamo più “.

    Comunque sono d’accordo, l’italiano si muovera’ quando gli toccheranno il proprio benessere individuale.

  3. 63
    Clarissa -

    Anonymamente, premesso che dici cose sempre sensate… Ma… La violenza (solo da una parte) c’è già… Le vittime ci sono già… I morti ci sono già… Un’intera generazione (e anzi due, se vogliamo comprendere i trentenni/quarantenni/cinquantenni e i ventenni di ora, e bada che voi ventenni, per certi versi, mi sembrate ancora più fragili, sconfortatissimi: vedete noi; l’esempio, ora, l’avete, mentre noi avevamo l’esempio di un altro mondo: genitori, sia pure con un reddito modesto, con un posto di lavoro sicuro, e dei diritti e davanti a noi c’era l’ignoto bello e buono, che era il baratro, però) è stata massacrata, è andata, finita, chiuso. Parlano degli immigrati che arrivano (solo come “problema”: non sia mai che possano essere una risorsa), ma si tace di Italiani che se ne sono andati, in milioni, da questo paese… Perché NON ESISTEVANO, per l’Italia. Se ne sono andati perché qui non esistevano… Le manifestazioni ci sono da anni… Le manganellate, col sangue, le vittime (già) del terremoto abruzzesi (per dirne una) se le sono prese… I lavoratori di ogni tipo sono scesi in piazza… I precari hanno protestato… Gli studenti, gli insegnanti, gli operai, i cassintegrati, i poliziotti, tutti tutti tutti hanno manifestato, ma intanto qui non si lavora, intanto la vita passa, intanto ogni giorno dobbiamo stare a guardare, venire a sapere di nuove inchieste, nuovi milionari scandali… Siamo alla FOLLIA. Un incubo. Ma vero.
    Se mi dici: domani, guarda, fermiamoci tutti. Fermiamo i treni, gli autobus, i taxi, chiudiamo i negozi, i bar, i supermercati, gli aeroporti, gli uffici, le banche, le fabbriche, tutto. E andiamo in piazza. E diciamo e ora basta. Ora veramente qua si ferma tutto. Ma è un sogno…
    Tu dici che gli Italiani si svegliano solo quando si tocca il loro interesse, se ho ben capito. Io invece dico che quando – subdolamente, con mezzi raffinati da una parte e dall’altra con mezzi molto semplici e diretti, e anche violenti – ti “insegnano”, ti martellano, ti manganellano, che va bene così, che tu non hai diritti, che il lavoro è “un lusso” che io ti ho regalato… Che l’università è un lusso… Che se vuoi viaggiare decentemente, vai, paga, e stai comodo in “altra classe”, il gioco è fatto. Ti hanno istruito a dimenticarti dei tuoi interessi (diritti), che avrebbero dovuto sempre, sempre, sempre coincidere ANCHE con quelli della collettività, perché tu, altrimenti, tu che hai dimenticato questo, diventi un parassita, uno che cercherà di prendere e basta, ma non solo, prendendo alla collettività… Prendendo ai figli, ai nipoti, ai deboli, a quelli che vengono dopo di te…

    Ma è un giro perverso, malato: perché il parassita poi crepa, pure lui, della sua stessa malattia… Ma morendo si porterà dietro molti… Quelli che ha ammazzato lungo il suo cammino, quelli che si sono fatti ammazzare senza reagire, e quelli che verranno dopo. Dopo la guerra. Nel senso che resteranno, si troveranno, macerie… Macerie, macerie e macerie.

  4. 64
    Clarissa -

    Noi quarantenni, in un certo senso, nemmeno avevamo una guida. Come potevamo averlaa? I genitori stessi non potevano capire quanto stava succedendo. Ci dicevano da una parte: accetta quello che trovi, poi vedrai… Dall’altra: ma che fai, non ha senso… Non potevano, nemmeno loro, esserci d’aiuto. Adesso, come voi, si rendono conto. Io me ne rendevo conto già a vent’anni… Anche se ho detto a te, ieri, che tu ti rendi conto prima e meglio, e in un certo senso è vero, perché ripeto che hai una generazione davanti, distrutta. Questa certezza l’hai. Io avevo capito, purtroppo, senza avere ancora quella certezza. Voglio dire che mi rendevo conto: e questo esattamente come te, non appena preso il diploma. La generazione con i genitori che non capivano, pure loro, che diavolo stesse succedendo al mondo… Quasi a momenti sospettavano di te: che fossi tu un buono a nulla… Che fossi tu a cui piaceva tanto cambiare, ora un po’ qui, ora un po’ lì… Tre mesi qui, ciinque là, un po’ di nero su, un bel contrattino co.co.co, un bel cottimo di là, che goduria… Questa sì che è “libertà”… i genitori che ti confondevano a loro volta, e certe volte, anzi, spesso, dovevi lottare fuori e dentro casa: contemporaneamente. Lottare fuori per il lavoro, anzi, “uno straccio di lavoro”, come te, e lottare dentro casa, perché i genitori si agitano, si preoccupano, ma non possono nulla, in realtà, solo “lamentele” (anche in buona fede), se non sono lungimiranti… Se non hanno studiato… Se non hanno gli strumenti per capire… Vai a vedere cosa fanno i genitori-parassiti (lungimiranti…) di questo paese: loro, i figli, li mandano subito a studiare fuori, si capisce… Cosa vuoi studiare all’università qui? Che manco, a volte, c’è il posto a sedere e ti devi fare la “lezione” in piedi, sulla porta? Poi tornano e li sistemano qui, e se non possono farlo, sono tranquilli lo stesso: tanto il loro figli hanno studiato a Oxford, no? Qualcosa troveranno: all’estero.

  5. 65
    Anonymamente -

    Sì, Clarissa, ma il rischio di una rivoluzione vera e propria è che a morire siano proprio coloro che non hanno avuto nulla, non quelli che hanno avuto tutto, finendo così per perdere doppiamente, capisci quello che vorrei evitare?
    Guarda, tu mi accenni al terremoto in Abruzzo: purtroppo lo so benissimo. Permettimi di spendere due paroline. Non so se hai mai sentito parlare di Samanta di Persio. Ha scritto tre libri, uno più agghiacciante dell’altro, il secondo parla proprio della speculazione sulle vite a L’Aquila, il primo si concentra sulle nostre aziende, fabbriche di morti bianche per volontario menefreghismo e il terzo ti racconta quante balle senti alla televisione quando senti parlare di gente che si suicida in carcere, invece viene amazzata, come i terrificanti episodi del G8 del 2001. Scusa se mi sono permessa, ma ho notato che a te piace il fatto che riporti fatti che vedo con i miei occhi, che vivo: bene, anch’io amo la concretezza, leggiti questi 3 libri, sono raccolte di testimonianze dirette delle vittime o dei familiari, sono delle denunce-incitazioni ad agire.

    Arrivare a fermare tutto il Paese, al SOGNO, come giustamente tu lo chiami, sarebbe fantastico, che poi sia utopico sono la prima a dirlo. Eppure bisogna pur provarci, no? Non fare niente è proprio perdere ancora prima di iniziare. Secondo me il problema delle manifestazioni di cui parli è che sono stati episodi tra loro isolati e concentrati più che altro nei centri. Secondo me c’è l’esigenza di capillarizzare il territorio. Di portare la voce della protesta anche nel paesino più sottovalutato, e per questo per quanto non lo ami molto, devo riconoscere internet come potente mezzo, da integrare alla presenza fisica di rappresentati di un moviemento chiaro, con obiettivi concreti e immediati.
    Per quanto riguarda l’associazionismo (e qui rispondo anche a Colam’s), quelle che tu immagini come riunione nei sobborghetti, io le vivo di persona. Fortunatamente ancora legali, giustificate da un’esigenza di riunione mensile ufficializzata da statuto, ma ti assicuro che per qualsiasi questione prima o poi si finisce per parlare di politica, non per polemizzare, perchè purtroppo o per fortuna è lei che regola la vita pubblica e anche privata. E se dico per fortuna è perchè per me il mostro nero non è la politica in quanto tale (in fondo gli antichi politici erano filosofi), il mostro nero sono i rappresentanti e il sistema che hanno creato. Per questo credo che ci vorrebbe una completa pulizia nei palazzi governativi e parlamentari, ci vorrebbero “le persone di strada”, chi ha subito sulla propria pelle il marciume dei suoi predecessori. E dovrebbero poter stare seduti nella poltrona uno, massimo due mandati, non vent’anni, per la miseria! Il problema è come sradicare le carogne che adesso ci succhiano tutto: temo che abbiate ragione, che ci voglia la rivoluzione, solo che continuo a sperare in cuor mio che non faccia ulteriore male a chi già è stato tolto tutto…

  6. 66
    Clarissa -

    Anonymamente, se tutti quelli che non hanno diritti (questo è: per una bella fetta di paese i diritti non esistono, e quello che non capiscono o non vogliono capire quelli che negano, girando la testa, è che implicitamente ANCHE I LORO diritti, nonché la loro dignità, sono, in un certo senso, negati: quale, infatti, dignità vuoi avere, avendo avuto un lavoro “per lusso”? Per “grazia di Dio”? O dopo una “gavetta” che ti ha fatto mettere la TUA dignità sotto i piedi… O uccidere la tua umanità… O ingoiare merda: a secchiate. Quale dignità perché ti sei prostituito? Quale dignità, perché non sei minimamente competente, di politica, di amministrazione pubblica, di economia, di cose specifiche tecniche ecc., e stai là, a rubare?) si fermassero: non andassero a lavorare quasi gratis, sottopagati, a nero, con pseudocontratti, forse qualcuno si accorgerebbe che esistono. Lo sanno già, sia chiaro, che esistono: visto che lavorano per loro… Le categorie più “protette” (virgolette d’obbligo perché… Protette, sì? Ancora per poco…) hanno scioperato, protestato ecc. E’ cambiato qualcosa? Anonymamente, in Italia c’è una buona parte che vive bene, benissimo, e gli va bene così. Fra questi, sai quanti “piccoli imprenditori”, per fare un piccolo esempio? Il titolare che si prende una dozzina di ragazze nel corso degli anni, risparmia, lui, con contratti di apprendistato, se va bene, e se gli gira in altre forme (nero-schiavitù-ricatto). Nel frattempo, di fatto, non insegna un mestiere: perché quella ragazza, quelle ragazze, domani, non farà (faranno) pasticceria. Farà la commessa. Farà il call center. Farà che pulirà i cessi (se trova: a nero). Sai quanti lavoratori in più potrebbero esserci, per dire, nella Guardia di Finanza? Visto che certi “lavori” (sottopagati, in nero, ecc.) non dovrebbero essere consentiti: punto e basta. Eh, hai voglia te, a lavoro per i giovani e meno giovani: un esercito, guarda, nella Guardia di Finanza, in Italia. Te lo immagini, questo paese già da sempre “sensibile” alla corruzione, al reato, dopo gli ultimi venti anni, con l’esempio dei politici della cosiddetta Seconda Repubblica… ? Hai voglia a mani pulite (sporche…)… Mani e piedi, guarda. Tutto il corpo, guarda. Quali esempi, dopo gli “imprenditori” che ridono al telefono, mentre muoiono gli abruzzesi? Te lo immagini il paese come sarà lasciato?
    Lo vedi già, tra le tue coetanee di cui parlavi, no? Andiamo a fare shopping, che dimentichiamo tutto, eh? Ti faccio un esempio, allora: io posso anche manifestare tutti i giorni, insieme a milioni di altri (e sono anni che le manifestazioni ci sono state…). Bene. Poi che succede? Che è successo? No, perché se nella Guardia di Finanza nun je la fanno, se la Polizia nun c’ha manco la benzina (“per uscire”, quando c’è la chiamata; però per manganellare i terremotati sì, c’era la benzina), se le Cancellerie dei Tribunali manco hanno i computer… Se i giudici devono girare con la valigia con dentro i fascicoli…

  7. 67
    Clarissa -

    Se gli insegnanti precari sono sbattuti a destra e a manca, un po’ qui un po’ lì, in classi troppo numerose per poter insegnare in maniera adeguata… Se si spostano i soldi verso le scuole private… Se in Sicilia il bambino disabile e sofferente è buttato da una parte, in inverno, senza riscaldamento, a “scuola” (è scuola?), perché non ci sono i soldi… Se il genitore deve cominciare a correre, prendere permessi (avendo il “lusso” di un lavoro) per il suo bambino disabile… Se il Sindaco onesto viene ammazzato, se quello che è corrotto invece sta lì, per anni, se il giornalista che fa bene il suo lavoro viene ammazzato o isolato… Se un esercito di non-giornalisti, intanto, fanno i “giornalisti”… Fanno “informazione”… Eccetera eccetera eccetera, che cambia, se si manifesta, dopo che poi si è già manifestato? E’ una cosa importante, sia chiaro, lungi da me volerla sminuire. Manifestare civilmente è importante e significa moltissimo. Ma quando tu dici che ci vorrebbe una completa pulizia nei palazzi di governo, e sono non d’accordo, di più, guarda, ma mi viene in mente il sangue dei terremotati, lì davanti ai palazzi, a protestare, e mi dico (e penso di dirmelo insieme a moltissimi altri…): ma che cosa altro ci vuole, allora? No, perché si torna sempre lì: sempre più in basso si deve andare… Ci raccomandiamo, sempre più in basso… Sennò, che gusto c’è? Altrimenti non si può arrivare alla guerra civile, no? Al peggio del peggio del peggio. Altrimenti non si può arrivare alla violenza che qualcuno, evidentemente, vuole. Quale “scandalo” ci vuole ancora? E scandalo tra virgolette, ormai: perché tanto non si scandalizza più nessuno, no? Di scandali, in un paese civile, ne basta UNO. Non c’è bisogno di farci la raccolta. Coi punti. Che alla fine ti danno il ricco premio, ché hai battuto tutti i record. Qualcuno qualche volta sbotta che si deve andare lì con i forconi. Mi viene da pensare che a questi ci vogliano i carri armati, ci vogliano. I missili. Le bombe. E io sono contro la violenza, pensa un po’. Ma che cosa altro devo essere portata a pensare, io? Questi, di fatto, nei modi civili, leciti, non si muovono. Questi non si muovono manco, appunto, morti. Questi ci hanno fatto capire e continuano a farci capire, a dirci: noi di qui, coi vostri mezzi civili, i vostri mezzi leciti, non ci spostiamo, nemmeno di un millimetro. La situazione è molto, ma molto difficile, Anonymamente. Poi, sai, i referendum, i nuovi sindaci… Bene, benissimo. Sarà una goccia nel mare? Che però significherà la rinascita (civile) di questo paese? Io non lo so. So, per ora, che è qualcosa (e guarda che per assurdo una parte di me aveva iniziato a pensare, già molto tempo fa, in tempi insospettabili, che era l’inizio della fine, per questi…). E so che sono andata a votare (come sempre), e personalmente completamente a terra, dicendomi: lo faccio, fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia. Il che ti dice… Tutto.

  8. 68
    Clarissa -

    Clarissa, il tuo discorso non fa una piega, dall’inizio alla fine. Posso farti una domanda? In che provincia vivi?

  9. 69
    Clarissa -

    Ciao, scusami, ma perché ti sei chiamata/o Clarissa anche tu? 🙂
    E poi: che importanza ha in che provincia vivo? Vivo in Italia, nel cuore dell’Europa.

  10. 70
    Anonymamente -

    Ciao Clarissa,
    scusami ero io a farti la domanda, Anonymamente, inserendo il nickname mi sono confusa e ho copiato la riga sotto…
    Ti ho chiesto in che provincia vivi per un semplice motivo: parlando o seguendo discorsi qua e là diversi sostengono che le visioni tra i cittadini del nord e del sud riguardo la situazione italiana siano diverse tra loro, in relazione al luogo di provenienza.

    Personalmente riconosco per certi tratti una cultura diversa di fondo, ma ho sentito scrivere e dire da ragazzi e adulti del sud tante cose che io penso e percepisco anche se vivo dall’altro capo dell’Italia. Semplicemente per curiosità volevo capire se la sintonia che ho avvertito nelle tue parole conferma questa mia idea, ovvero che la distinzione tra nord e sud piano piano stia diventando solo una barriera ideologica (e bisogna lavorarci su), ma piano piano il muro delle (presunte) differenze si stia sgretolando. Io credo che l’unico motivo per cui dovremmo ringraziare questa situazione orrenda sia proprio questo.

    Buona serata anche se lo leggerai domani

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