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Il dramma di non trovare uno straccio di lavoro

Non riesco a trovare uno straccio di lavoro e stà diventando davvero un dramma.
A vent’anni sono una ragazza senza prospettive future. Mi sono diplomata due anni fa dando il massimo, pur non conseguendo un risultato ottimo sono arrivata ad un buon punteggio con fatica, impegno, dedizione. Quando sentivo le mie compagne di classe parlare dei loro pomeriggi di shopping, aperitivi e uscite varie non solo mi sentivo estranea a tutto e felice di non appartenere a quel tipo di mondo, ma mi chiedevo con che coraggio si presentassero tra i banchi senza aver aperto libro.
Tutti mi dicono “come sei brava” quando butto giù due righe o “come sei matura per la tua età” quando parlo dei miei pensieri. Eppure sono due anni che cerco lavoro invano. Pur sapendo bene quel che mi sarebbe piaciuto fare ho inviato non ricordo più quante candidature, per fare l’operaia, la cassiera, l’addetta alle pulizie, l’addetta alle vendite, la segretaria, l’addetta alle consegne, al magazzino, la venditrice, la….non ricordo più…
Ho seguito i svariati consigli degli “addetti ai lavori” che negli anni ho raccolto e cercato di attuare, ho sostenuto non so quanti colloqui per ricevere silenzi assensi o “mi dispiace, la sua era una candidatura valida, ma dovendo scegliere un solo candidato sono spiacente di comunicarle che non è lei”. Quanto impegno ci ho messo ogni volta! Quanta amarezza di fronte a queste sberle! Quante ore passate su internet e sui libri per cercare di informarmi sulle aziende, per preparare una lettera decorosa. Quanta ansia, quanti abiti più o meno eleganti ho voluto acquistare per le occorrenze spendendo ogni volta i pochi risparmi. Quanta delusione ad incassare un no dopo l’altro.
Mi si spezza il cuore sapere che devo dipendere dai miei, che fanno di tutto per sbarcare il lunario. O quando vedo il mio ragazzo negli occhi e so di avergli promesso di costruirci una vita insieme. Sono un peso per le persone che più amo, ne ero già consapevole da me, poi nei momenti di amarezza totale, di rabbia, di malessere me l’hanno confermato.
Quanto male fa sentirmi così timida, impacciata, incapace di costruirmi un pizzico di futuro. Io che agli occhi di tutti sono forte, quella che sa sempre come farsi valere e come lottare, quella che è sempre pronta per una nuova sfida..io, che sognavo l’indipendenza, una nuova vita, una nuova famiglia…Io, quella che ha sempre difeso la sua dignità con unghie e denti, scavalcando la timidezza, ignorando chi voleva fermarmi, ho pensato diverse volte in questo ultimo periodo che forse è più difficile scegliere di restare che andare..
Mi sto svuotando della luce che contraddistingue la spensieratezza della gioventù.
Grazie per aver letto

Lettera pubblicata il 29 Giugno 2011. L'autore ha condiviso 3 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Lavoro - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 75 commenti

Pagine: 1 2 3 8

  1. 1
    silentry -

    la scuola era crescita
    il lavoro e ripetizione
    piu amici hai e piu vai meglio

    se ti piaceva e i tuoi genitori ti possono aiutare,
    studia, non sarai un peso, ma una gioia

  2. 2
    simone -

    Bene, benvenuta nel mondo del alvoro, non importa cosa fai, e nemmeno cosa sai, ma solo chi sei e a chi ti appoggi, poi ognuno fa da sè.

    Detto questo, se ti preoccupi per il fidanzato e la famiglia di origine, mi spiace che ti capiti questo, ma temo che dovrai sprofondare ancora un pò nell’umiltà per capire che se qui non trovi lavoro, allora l’estero è l’unica risposta, se sai una lingua meglio sei avvantaggiata, se hai uno studio sei anche avvantaggiata, pure alle prime armi, poi dipende da cosa ti aspetti, se ti accontenti e ti limiti a vivere, di sicuro all’estro, da quel che vedo, ti trovi meglio, poi per l’amore e i sentimenti, mi spiace, ma si deve crescere in entrambi i casi, anche lì, si costruisce con quel che viene dato dalla vita, mi spiace per il mio cinismo, e ti chiedo scusa anche per questo, ma sinceramente ho smesso da un pezzo a credere che lavoro e famiglia vanno di pari passo, quando succede, di solito, non cè solo fortuna, ma qualcuno dietro le spalle che ha permesso ciò.

    Mi spiace davvero ma nn farti limiti, sul serio, prendi la vita per quel che offre, non per quel che si è sognato, le parole di molti arrabbiati direbbero ciò, ma la verità è che siamo una generazione di transizione, si spera in un mondo migliore.

  3. 3
    Anonymamente -

    Ho provato a studiare dopo il diploma, ma purtroppo sul più bello, quando inziavo ad organizzare la mole di studio, l’eccessiva gravosità economica causata dalle svariate spese universitarie ha fatto sì che abbandonassi con non poco dispiacere lo studio. I “lavoretti”, sottopagati e scostanti, che occupavano da 2 a 4 pomeriggi settimanali rappresentavano entrate troppo esigue per poter mantenere tutti i costi connessi alla vita da studentessa.
    Studiare era più per cultura personale che per effettivo sbocco lavorativo. Tuttavia, non essendo nè ricca nè benestante, guardandomi attorno e vedendo “gli eserciti” di laureati disperati quanto me (forse un pò meno, forse più speranzosi ma molti di fatto a spasso) mi faccio un pensiero e dico che costringere un’intera famiglia a sacrifici per poi avere in mano un pezzo di carta igienica è da egoisti, per quanto ci sia il buon fine.

    Con le lingue raggiungo al massimo il livello scolastico, con lo scritto in inglese me la cavo in un modo o nell’altro, l’orale mi crea un blocco, dovuto probabilmente alla timidezza esagerata che mi contraddistingue e che mi da la sensazione di dire un mare di cavolate mentre parlo. Come se pensassi automaticamente che capisco solo io gli strafalcioni di suoni che riesco a tirare fuori…
    Ma quando parlavo di andare o restare non mi riferivo al bivio “Italia o estero”.

    Per me il sogno di una famiglia resta una delle poche cose che mi fanno andare avanti in questa perenne stasi di insoddisfazione di me stessa, è il sogno che in un modo o nell’altro mi trasmette la forza di continuare a sbattare la testa sul muro per quanto mi stia facendo del male. In un’Italia in cui ci si lamenta dei giovani disinteressati a crearsi un’autonomia (che poi certe volte non è che non vi sia il desiderio, quanto la mancanza di possibilità), in un’Italia in cui le unioni profonde vengono ricordate con nostalgia, in un’Italia in cui i modelli sono famiglie sfasciate, avere un sogno da anni e da anni provare a rincorrerlo non mi sembra una meta così “malata”. Avrò tutti i difetti che vuoi, ma quando dico qualcosa di importante è perchè davvero lo penso e lo voglio e mia responsabilità, verso me stessa e quel ragazzo, oltre che verso la mia famiglia che ha fatto salti mortali per farmi crescere, è farcela. Il problema è che non so davvero come fare…………

  4. 4
    Io -

    Ho 40 anni e vivo solo, disoccupato, soffro d’insonnia dal terrore di non avere più i soldi per pagare l’affitto! Ho chiesto, anche umiliandomi, un lavoro; non è sufficiente! Provo odio un odio così grande che non puoi nemmeno immaginarlo! Benvenuta in questa italia di me…!

  5. 5
    Anonymamente -

    Caro Io,
    secondo me sono in tanti nella nostra situazione.
    Però sai qual è il problema? Che tra di noi comunichiamo il disagio ma poi di fatto non cambia niente di una virgola perchè nessuno ha la forza, il coraggio, forse la capacità, il buonsenso di AGIRE. Sono fermamente convinta che finchè non mobilitiamo INSIEME l’intero Paese, senza inutili quanto ignoranti divisioni tra Nord e Sud, non cambierà niente.
    Siamo in tanti, tante teste, molti di noi sono sicuramente più brillanti dei caproni che ci governano: possibile che un intero popolo non riesca ad inventarsi niente?
    Dobbiamo creare qualcosa, fosse anche iniziare da una raccolta firme.. inziamo a fare scioperi anchen senza i sindacati, manifestazioni capillari, a rompere le scatole, ognuno di noi…
    Secondo me se inziamo a fare gruppo partendo da parenti, amici, vicini di casa, conoscenti del quartiere fino ad allargarsi in iniziative comunali e poi piano piano a livello regionale, sono davvero convinta che le persone oneste sapranno rivendicare l’Onore di essere italiani. Non permettiamo questo.
    Siamo un bel popolo, abbiamo una storia e una cultura invidiabile famosi in tutto il mondo non solo per la pizza e la buona cucina…Dante, Michelangelo, Tiziano, Raffaello, Mazzini, fino ad arrivare a Pertini, Montanelli, Biagi, da Roma, Firenze, Venezia, Palermo, la varietà paesaggistica, le coste, le alture, il clima, il sole e potrei andare avanti…sono i nostri vanti. E noi stiamo permettendo che un patrimonio del genere venga distrutto da una schiera di cittadini che perdono il sorriso, la tipica allegria, il benessere per quattro squallidi arrivisti che pensano solo a gonfiare le loro tasche a discapito di un intero Paese. No, non deleghiamo più nulla a nessuno, è ora di fare qualcosa. Io sono pronta ad una rivoluzione ideologica e culturale, senza armi, senza violenza.
    Se c’è qualcuno che vuole unirsi, proviamo a comunicare, a inventarci qualcosa, senza temere perchè INSIEME, solo se davvero INSIEME, possiamo forse fare qualcosa…

  6. 6
    Almost-Imperfect -

    Premetto che il lavoro secondo me è un diritto, l’unica cosa che veramente ci consente di sentirsi e di essere autonomi e indipendenti. Il mio lo rispetto, lo venero quasi e mi ritengo non fortunata, di più, ad averne uno…
    ma per averlo ho dovuto aspettare un bel pò, ma neanche aspettare, mi sono dovuta dare da fare
    ora come ora sarà brutto dirlo, ma il 95% dei giovani italiani ha la laurea, con un diploma e basta si fa ben poco
    c’è troppa concorrenza e si parte svantaggiati; capisco anche che i più hanno preso un pezzo di carta che nemmeno si meritavano, ma di fatto ce l’hanno
    la crisi che c’è di certo non aiuta
    però Anonymamente ci sono cose che potresti fare già da subito; dici di non sapere bene le lingue ma al giorno d’oggi non è difficile né impararne una nuova, né perfezionarsi in quelle che si conoscono già.
    Leggi libri, guarda la tv, fai qualche corso online, parti e vai all’estero così lavori e impari
    Ma la staticità non ti aiuterà nella tua ricerca di questo puoi esserne sicura

  7. 7
    simone -

    Pur condividendo in parte quanto detto da Almost-Imperfect, concordo su una cosa basilare in questi casi, la staticità, voglio dire, se io ascolto qualsiasi precario o dipendente fisso sfiduciato fino al midollo per i motivi più svariati, hanno ragione tutti a dire, “non troviamo lavoro!”, ma in realtà lavoro si trova, solo che è più che sottopagato, ma lavoro ce ne è, chiamiamolo lavoro malato, ma cè.

    È pur vero che nel nostro paese vige la legge delle buone conoscenze, ma per mia esperienza, partono avvantaggiate solo laddove sono di famiglia oppure per conoscenze acquisite strada facendo, per capacità, e per capacità non intendo saper fare il propio lavoro, ma saper conquistare la fiducia di talune persone, ed escludiamo da ciò la parte malate, cioè, quelli che chiedono soldi per avere lavoro, in realtà lo fanno di lavoro loro questa cosa da codice penale, ma viene accettata da tanti, ed è una piaga del nostro paese, al pari degli strozzini.

    Poi cè da dire, che la frase “Dobbiamo fare qualcosa INSIEME”, è un pò come aspettare che qualcuno ti prenda per mano e ti accompagni.
    La nostra politica, destra o sinistra che sia, è malata proprio di questi atteggiamenti, nessuno si prende la responsabilità di fare il primo passo e di andare avanti anche da soli, consapevoli, nonostante i dubbi e le paure cui ci si ritrova in queste grandi sfide, dove l’uno è promotore dell’altro, dove ognuno è azione che porta ad una reazione contemporaneamente, insomma, se nons iete convinti voi di voler cambiare, cè poco da ragionarci su, anche in queste cose la staticità porta danno.

  8. 8
    Anonymamente -

    Almost-Imperfect, sono d’accordo solo in parte con quel che dici.

    E’ giusto darsi da fare, provare e riprovare… giustissimo, altrimenti sarebbe solo lamentarsi. Infatti non ho detto che sono stata due anni ad aspettare che cada la mamma dal cielo, al contrario, proprio per questo sono stanca. Ma mi sembra onestà intellettuale anche riconoscere dei limiti: non tutti hanno le stesse capacità. Ignorarlo sarebbe scendere nel luogo comune che tutti con la volontà possono arrivare ovunque, non è sempre così. Almeno non secondo me.
    Altrettanto posso dirti che personalmente ho conosciuto più persone brillantemente preparate con la terza media che plurilaureati, incapaci di mettere insieme due parole con un senso logico, un filo conduttore e senza orrori grammaticali.
    E per quanto riguarda il discorso estero non sono ideologicamente favorevole. E’ vero, potrebbe essere un’opportunità da valutare. Ma io sono italiana, amo l’Italia nonostante tutto ed è qui e da qui che voglio lottare per cambiarla. Perchè dovrei andarmene? Non è la pigrizia a farmi rimanere, per un certo senso sarebbe più facile andare che restare (per quanto difficile, sia chiaro), è l’Amore per il proprio Paese, la voglia di viverlo e vivermi qui e adesso, per questo però ci vuole una bella scrollata.

    Scusa, ma da che fonte parli del 95% dei giovani laureati????? A me non sembra proprio che gli italiani laureati raggiungano questo picco, nemmeno i Paesi più avanzati hanno questi livelli, basta consultare qualche fonte presumibilmente attendibile. E tutta la schiera di diplomati (tasso ben più alto dei laureati) è destinata a finire sotto i ponti????
    La laurea non sempre corrisponde ad una preparazione. Personalmente ho un diploma professionale, una mia ex compagna di classe sta studiando all’università le identiche stesse materie con qualche calcolo in più: lei stessa dice che lo fa per il pezzo di carta, ma di fatto quel che apprende è sono le identiche cose che conosce. Laurea oggi non è garanzia di lavoro ne, ahimè, tantomeno di reale formazione.
    Secondariamente, un percorso universitario costa non poco, per una famiglia che subisce la crisi con uno stipendio minimo è pressochè impossibile mantenere gli studi, o paghi le rette, i libri, il trasporto o mangi. Guarda qui:
    http://www.swas.polito.it/services/Rassegna_Stampa/dett.asp?id=4028-138935537

    Tutto questo per dire che se ripenso a quando gli insegnanti o le persone in genere mi dicevano “vedrai che tutti questi sforzi saranno ricompensati”, mi sento presa in giro. Qui ruota tutto intorno a squallidi favoritismi, per cui ad esempio la mia vicina di casa che ha fatto il mio stesso identico percorso, che è stata bocciata ed è riuscita a diplomarsi con un calcio nel di dietro, quella che mentre io passavo i pomeriggi sui libri era a fare shopping qua e là solo perchè ha una mammina che fa combriccola con mezzo mondo ha trovato un lavoro, per quanto sottopagato sia.. QUESTO FA SCHIFO.

  9. 9
    Almost-Imperfect -

    anonymamente che la laurea la danno anche ai cani non lo metto in dubbio, ma sta di fatto che quel pezzetto di carta da più punti del tuo, che altro non è che un altro pezzo di carta
    partendo da questo principio non ti ho detto che i laureati sono tutti intelligenti e i diplomati no, ma non venirmi a dire che tu hai le stesse conoscenze di un laureato perché non ci siamo proprio.
    poi se quelli che conosci tu non sono capaci a scrivere e non gliene frega niente di studiare, quello è un loro personale problema; ma ‘sta gente, tipo la tua amica, non penso che alle superiori si sia data tanto da fare, o sia stata una cima! cioè… ignoranti erano e ignoranti saranno rimasti
    allora fanno bene quelli che si fingono dentisti o dottori no? tanto è solo un misero pezzo di carta…
    tu dici
    […] Ma mi sembra onestà intellettuale anche riconoscere dei limiti: non tutti hanno le stesse capacità. Ignorarlo sarebbe scendere nel luogo comune che tutti con la volontà possono arrivare ovunque, non è sempre così. Almeno non secondo me […]
    quindi perchè non premiare uno che invece si da da fare e pensa davvero di poter arrivare ovunque?
    dovessi fare un colloquio di lavoro io a qualcuno, puoi stare sicura che questa qualità l’apprezzerei tantissimo, è così rara

  10. 10
    Anonymamente -

    Che dia “più punti” sì, ma fino ad un certo punto. Seguivo poco tempo fa un team di formatori che non parlava della laurea come il requisito più gettonato per l’assunzione, bensì talento. E secondo una loro stima, riferita all’ultimo periodo rispetto al momento in cui parlavano, avevano riscontrato più “talentuosi” diplomati che non laureati. Questo per aprire una parentesi e chiuderla riguarda al discorso “punti”. Fingere??? Scherzi?!
    Mi informo parecchio, sento spesso ragazzi, mi ci confronto e parlando con molti giovani si arriva sempre allo stesso punto. Cioè al momento di ragazzi, laureati e diplomati a casa, ce ne sono tanti. Ragazzi disponibili a fare qualsiasi cosa pur di fare un lavoro, me compresa. E puoi venire a dire quanto vuoi “io se dovessi fare un colloquio una cosa del genere non la vorrei proprio sentire” (e per inciso proprio perchè c’è chi ragiona così che non lo dico), ma io la buona volontà, la voglia di darsi realmente da fare sì che sono qualità che apprezzerei.
    Anzi, ti dirò che sembra si stia verificando il fenomeno della controtendenza, ovvero i laureati (tra cui tanti amici del mio ragazzo, tra cui conoscenti) si sentono dire “spiacente, troppo qualificato” (ergo: “non ti posso sfruttare abbastanza”), mentre ragazze che hanno magari la qualifica professionale bene o male le cassiere riescono a farlo. E’ la legge dello sfruttamento.
    Tutto questo per arrivare al punto che, se la laurea qualche anno fa era una certezza, oggi può addirittura essere punto di svantaggio.

    Simone, per il discorso “lavoro sottopagato ma c’è”, quello che ripeto è che in due anni ho inviato una marea di candidature anche per quei lavori sottopagati, purtroppo quasi tutti nelle mani delle agenzie iterinali che non richiamano mai, che spesso chiudono senza preavviso, dove trovi un personale dalle dubbie qualità umane e conoscenze. Tutte e dico tutte, anche per l’addetta alle pulizie ti rispondono che ci vuole esperienza. Non sono capace di inventarmi esperienze a destra e a manca, le uniche (a parte i cosiddetti e svariati “lavoretti”, forse la staticità appartiene a qualcun altro) mi sono state offerte dalla scuola: troppo poche. E come me a tanti altri che conosco. O siamo i più sfortunati che ci siano, o i più scemi, o c’è qualcosa che non va…

    …qualcosa che da sola la sottoscritta, pur continuando a cercare per quanto stanca, non può cambiare. E chi ti ha detto che stia ASPETTANDO? O che sono la prima a non voler cambiare e non volermi prendere le responsabilità? Trai delle conclusioni estranee alla realtà. Perchè insieme ad un gruppo di persone sto provando, invece, a fare qualcosa ATTIVAMENTE e sono stata tra le prime a firmare, ma siamo ancora troppo pochi. Forse perchè ci sono giovani che, avendo trovato un lavoro, magari qualche anno fa quando le cose erano più facili, credono che il dramma della disoccupazione non possa toccarli mai. Finchè non c’è l’interesse diretto si stà dall’alto a cercare le COLPE di chi non ha lavoro

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