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Padre padrone mi ha rovinata, cosa posso fare per uscirne?

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Lettera pubblicata il 10 Giugno 2009. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Famiglia - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 158 commenti

Pagine: 1 2 3 4 5 16

  1. 21
    *esasperata* -

    l’e-mail di sissi 88 cade ad hoc.proprio ieri sera quello che mi ha concepita ha picchiato brutalmente mia madre (52), mia sorella (22 anni)e me (19).non ne posso davvero più.sono giunta al parossismo.ieri notte ho pensato pure di farla finita.il problema è che mia madre si ostina a non volerlo lasciare , ma questa storia va avanti d aben 23 anni.non ne posso più.giovedì avrò il test di medicina.sto pensando addirittura di non andarlo a fare e di cercarmi un lavoro per andarmene di casa.tutto quello che chiedo è essere felice.non m’importa dell’università, dei ragazzi.chiedo solo di vedere il sole ogni giorno.non so quante volte ho pensato di ucciderlo.è un bruto, parassita, che vive alle spalle di mia madre, insegnante.mi f aschifo.e credo che non si possa provare un odio come il mio.desidero la sua morte, e credo che sia la cosa peggiore che esista al mondo.oltre alle violenze fisiche, quello ci massacra anche con quellle verbali.credo che solo chi abbia visto la propria madre e la propria sorella trascinate per il pavimento per i capelli possa comprendere quanto io provi.il paradosso è che tutti sono ammaliati dalla bontà che mostra solo una volta varcata la soglia del cancello.non ne posso più e posso davvero dire che un orco del geneere, che mi ha messo al mondo, ha rovinato la vita di ben 3 prsone.crdetemi, in questo caso il perdono è impossibile.

  2. 22
    leonhart -

    Devo dire di rimanere stupito….Non immaginavo che ci fossero così tanti casi di violenze domestiche….e devo dire che tu….^esasperata^…..sei il caso che mi colpisce di + ….
    chiacheriamo?…

    come a sissi ti lascio la mia mail: leonhart_swz@yahoo.it

  3. 23
    Barbara -

    cara Sissi, ti capisco perfettamente prchè mi vivo una storia simile, ho 42 anni ed ancora ci lavoro insieme con questo padre che mi è capitato tra capo e collo, oramai in me c’è la sana convinzione che devo andarmene e starci lontano il più possibile, nel frattempo ho avuto due figli e stò cercando con tutte le mie forze di non ripetere dei comportamenti simili, devi andare lontano da lui e prima possibile, fatti coraggio, ne vale la tua vita e la tua sanità mentale, purtroppo credo che mi abbia rovinato non poco la vita, quando ho letto la tua lettera mi sono venuti i brividi perchè ti somiglio molto, e comunque non è mai troppo tardi per liberarsi del mostro, si perchè è così un mostro, hai tutta la mia fiducia affinche tu possa realizzare i tuoi veri sogni e tutti i tuoi desideri…fallo per te ma anche per me e per tutte quelle persone che come noi soffrono del male di queste brutte ma brutte persone…un carissimo e affettuosissimo abbraccio, Barbara

  4. 24
    fl53 -

    holetto il commento di ‘esasperata’: mi trovo adun internet point e ho pochissimo tempo.
    So esattamente di che cosa parli e devo dorti questo: tu ce la stai per fare, a meno che la brutalità, che per millenni ha schiacciato mogli e figli di esseri violenti e vigliacchi, non l’abbia vinta anche su du te.
    Tu la dài vinta al violentatore, se rinunci a medicina: è quello che lui vuole, perché se non ti affermi, tu sarai nelle sua mani ogni giorno di più e prima o poi farai la fine di tua madre o tua sorella.
    Tu la dài vinta al violentatore se perdi il tuo tempo a cercare di convincere tua madre, lei è violentanta e devastata nel corpo e nella mente: non è più in grado di decidere. Lo stesso vale per tua sorella.
    Se vuoi fare qualcosa, l’unica cosa che salverà te, tua sorella e tua madre è rivolgerti ad un centro antiviolenza. Se io tornassi indietro, andrei addirittura dai carabinieri: vent’anni fa ho visto mia sorella picchiare selvaggiamente suo figlio, di due anni; le ho fatto una sfuriata, ma ho ceduto alla vergogna e alla paura della madrepadrona che comandava la famiglia, ed ho cercato di fare il possibile da me: errore gravissimo, le conseguenze sono state disastrose. Chi si comporta in questo modo disumano è affrontabile solo da qualcuno che abbia l’autorità per farlo.
    Se non vinci la paura e la vergogna, non ci sarà felicità per te: quel male che ha devastato la mente e l’anima di tuo padre è una pesilenza infettiva dell’anima e rimane dentro la famiglia, finché c’è qualcuno vivo. L’impossibilità di reagire di tua madre fa parte del meccanismo degenerato che l’ha schiacciata.
    La verità è luce in una stanza buia.. : dopo una vita infernale, io sto scrivendo un libro con nomi e cognomi. Trova il coraggio, se vuoi la felicità per te e per chi ami (per assurdo. Di lui, fregatene! … anche se l’unico modo per far qualcosa per lui è proprio denunciarlo!!
    Per farti capire a che cosa porta il silenzio con i violenti (che sono prima di tutto violentatori dell’

  5. 25
    fl53 -

    ciao ‘esasperata’
    So di che cosa parli e ti dico: tu ce la stai per fare, a meno che la brutalità, che per millenni ha schiacciato mogli e figli dei violenti vigliacchi, non l’abbia vinta anche su di te.
    Vincerà il violentatore, se rinunci a medicina:è quello che lui vuole, se non ti affermi tu sarai nelle sua mani ogni giorno di più e rischi la fine di tua madre o tua sorella.
    Vincerà il violentatore se perdi il tuo tempo a cercare di convincere tua madre, lei è violentanta e devastata nel corpo e nella mente: non è più in grado di decidere. Lo stesso vale per tua sorella.
    Se vuoi fare qualcosa, l’unica cosa che salverà te, tua sorella e tua madre è rivolgerti ad un centro antiviolenza. Se io tornassi indietro, andrei addirittura dai carabinieri: vent’anni fa ho visto mia sorella picchiare selvaggiamente suo figlio, di due anni; le ho fatto una sfuriata, ma ho ceduto alla vergogna e alla paura della madrepadrona che comandava la famiglia, ed ho cercato di fare il possibile da me: errore gravissimo, le conseguenze sono state disastrose. Chi si comporta in questo modo disumano è affrontabile solo da qualcuno che abbia l’autorità per farlo.
    Se non vinci paura e vergogna, non ci sarà felicità per te: quel male che ha devastato la mente e l’anima di tuo padre è una pesilenza infettiva dell’anima e rimane dentro la famiglia, finché c’è qualcuno vivo. L’impossibilità di reagire di tua madre fa parte del meccanismo degenerato.
    La verità è luce in una stanza buia.. : dopo una vita infernale, io sto scrivendo un libro con nomi e cognomi. Trova il coraggio, se vuoi la felicità per te e per chi ami (di lui, fregatene! … anche se l’unico modo per far qualcosa per lui è proprio denunciarlo!!
    Per farti capire a che cosa porta il silenzio con i violenti ( prima di di tutto violentatori dell’anima, la violenza fisica è uno dei suoi effetti,come la violenza economica), eccoti il mio blog.. il peggio non è ancora scritto: http://blog.libero.it/fl53/
    In bocca al lupo :))

  6. 26
    floppino -

    Io ho imparato una cosa da questa mia ultima crisi,
    da 30 anni ho sempre pensato che il cervello potesse reggere qualsiasi male qualsiasi cattiveri anche tra persone che pensavano che mi amassero, ma il mio cervello si è spento 1 anno fà e cerco di riattivarlo come un bambino che nasce con un male in testa, se non ci riusciro pazienza alla fine nessuno piangera il mio male
    ……
    male e bene non esistono
    e se esistono non saprò mai se sono reali,
    ho perso ogni fiducia.
    sarò un essere solo, che vivrà solo, per assecondare la natura
    altro non posso fare perchè chi mi doveva far diventare uomo
    non c’è riuscito, e solo posso solo inventarmi o immaginarmi ogni giorno
    spero solo che la mia immaginazione si avvicini quando più alla realtà
    di chi si crede quel figlio felice, felice di un padre che in fondo gli voleva bene

  7. 27
    *esasperata* -

    Oramai è trascorso una settimana esatta.Purtroppo la rabbia e l’odio non riescono ad abbandonare il mio animo.Fortunatamente sembra che il destino o un ente trascendentale ,a tutti noto come “dio”, mi abbia privata della felicità familiare, donandomi il resto.Inaspettatamente, ho avuto la forza di andare avanti, presentandomi a sostenere il test di medicina.
    Spero, davvero spero con tutto il cuore di averlo superato.Sapete una cosa?
    Il mio sogno è diventare psichiatra, cosicché possa salvare tutti coloro che subiscono forti traumi a causa di bestie che la vita fa loro incontrare.Mi sono riproposta di costruire un centro, ove tutti, naturalemente, gratuitamente, possomo appellarsi per qualsiasi caso di violenza.credetemi, è assai disdicevole che valori vitali ,sin dalla notte dei tempi, possano essere calpestati da umani che si tramuntano in bestie.Il mio intento è di scoprire i meccanismi che conducono un essere umano ad abbandonare il raziocinio per far spazio all’istinto animale. E pensare che persino gli animali sono dotati di umanità.Fortunatamente riesco a trovar, un seppur minimo ristoro,in voi e a volte penso che con individui così umani ,come te “fl53” o te, “leonhart”, non dovrebbe esserci spazio al mondo per crudeltà simili.in un mondo così nero, non potete immaginare quanto siano invstite di speranze le vostre parole.a volte penso che sia solo un brutto sogno ove incontri con persone come voi rappresentino un dolce risveglio , ma improvviso ,dall’incubo.GRAZIE, GRAZIE DI CUORE.un grazie sì sincero, che solo persone come me, che hanno visto il lato più crudo della vita, possono proferire . credetemi, più il tempo scorre, e più persone come “me” imparano ad apprezzare il lato più profondo, ma invisibile alla maggior parte, di ogni entità che ci circonda.

  8. 28
    fl53 -

    Che gioia leggere un post così!
    Brava, brava, brava brava :)))))))
    In bocca al lupo per il test, facci sapere!
    Bravissima:! non solo non ti lasci spegnere dalla brutalità, ma già hai scoperto quella che è l’UNICA via per non farsi inghiottire dal buco nero degli esseri violenti e malvagi: rivoltare il male in bene, trovare un sano amore per te stessa e per i tuoi sogni, neutralizzare odio e rabbia con l’aiuto e la vicinanza agli altri.
    Fuori dai neri inferni creati dagli esseri malvagi, dove la realtà è così orribile da essere un costante incubo, esiste una realtà buona e vera, che corrisponde ai sogni più belli di chi ha sofferto la violenza e ne è uscito senza farsi distruggere.
    Chiunque può avere figli: succede così che alcuni figli abbiano un padre come il tuo o una madre come la mia, violenti e brutali.
    La tua idea di aiutare gli altri, studiando e creando dei punti di riferimento, è bellissima : anche io sto impegnandomi in qualcosa di simile, con altre persone come noi… ora devo scappare (sono in viaggio in questo periodo), ma se ti interessa ne riparleremo …
    Un abbraccio grandissimo, con grande ammirazione :))))))))))))))

  9. 29
    LUNA -

    Esasperata: mi unisco alle parole del post di Fl53 🙂
    In questo momento casco troppo dal sonno per commentare come vorrei, ma ho letto la lettera di Sissi, e tutti i commenti.
    Brevemente vorrei intanto dire questo: la violenza psicologica è un flagello diffuso, e chi l’ha provata, purtroppo, non resta stupito leggendone le storie, bensì si addolora, capendone gli orrori e le sensazioni. Ma sa, anche, se ha avuto il modo di vederne i meccanismi “da fuori”, che da questi flagelli, interiori, grazie al cielo si può uscire.
    Meccanismi ed effetti come quelli descritti da Sissi fanno parte della ragnatela, come la chiama FL53: per esempio la “relativizzazione” come “grave è altro”, unita però alla sensazione chiara di disperazione – le dinamiche come il senso di colpa che tocca agli apparenti “sopravvissuti”, come chi, in un disastro aereo, avesse perso una gamba sola e non entrambe – il poter diventare, per una serie di assestamenti interni alla ragnatela – il capro espiatorio tra le vittime – il credere ora che non esista una vita fuori dalla “gabbia”, ora che questa vita sarà per sempre inacessibile, ora ancora che, una volta anche che la gabbia si aprisse, non si sarebbe in grado di avere i mezzi di affrontare una vita normale, alla pari con gli altri, essendo stati troppo violentati.
    In realtà le risorse ci sono, e sono tante, tantissime, e spesso uno dei problemi è esserne veramente consapevoli, sotto la coltre di violenze su violenze che ledono, confondono, intontiscono, avvelenano, fanno sentire responsabili di ciò di cui non si è responsabili.
    Le persone che vivono in gabbia hanno difficoltà a sentirsi libere, padrone di se stesse e del diritto di esistere, e hanno una percezione sfocata e ristretta dello spazio intorno anche quando sono lontane dalla gabbia, nelle, potremmo chiamarle, ore d’aria.
    Abituate a vivere con il fiato sospeso, perennemente sotto esame, si sentono pedinate da queste modalità interiorizzate e “pedinate” anche quando sono lontane

  10. 30
    LUNA -

    sono state costrette a temere gli effetti devastanti, dal punto di vista psicologico (a volte anche fisico) del minimo errore, a non fare rumore per non creare problemi, a temere costantemente per l’incolumità (psicologica/fisica) propria e/o dei propri congiunti, a risolvere emotivamente, di continuo, delle situazioni limite di tensione.
    Proprio perché hanno vissuto queste situazioni queste persone, che temono di avere meno risorse degli altri, in realtà ne hanno forse di più. Una volta fatto lo scatto verso l’organizzazione delle energie e delle risorse in una direzione positiva, non di mera difesa, ma di costruzione (come scrivi tu, Esasperata) se ne rendono conto, e assaporano il sapore della libertà. Lo spazio finalmente prende nuova connotazione, si allarga. La rabbia, giustamente, provata diviene risorsa per aiutare se stessi e gli altri, in modo costruttivo.
    Non per adattarsi alla catena e sopravvivere, ma per spezzarla e vivere.
    Io una volta ho scritto, in un’altra lettera, che le vittime di queste tragedie, perché sono tragedie personali, si trovano spesso nelle chiese, quando non c’è messa.
    L’avevo scritto per dire che molto spesso queste tragedie si consumano per anni, in silenzio, per lo sgomento e la paralizzazione che provoca il viverle, per la vergogna, per il tentativo di risolvere e contenere qualcosa di enorme, dai connotati insieme confusi e mostruosi, per il fatto di temere di non farsi capire, fuori, per avere tentato ed essersi scontrati con l’incomprensione e i luoghi comuni.
    La violenza psicologica è una malattia, una malattia che un tempo non aveva un nome, e oggi, grazie a Dio, è riconosciuta, e per la quale esistono le cure.
    Non posso fare molto, se non portare un messaggio: chiunque faccia il suo per spezzare la catena, e quella generale, di questa malattia, fa molto per la sua vita, e insieme per il mondo. Io ne sono convinta.
    E vi abbraccio.

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