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Dopo 6 anni di relazione lui non vuole figli

di monica1988
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 1 Maggio 2022. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 163 commenti

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  1. 51
    panegirico -

    Intanto mi sembra che in questa epoca la vita il conto lo stia presentando sopratutto a chi i figli decide di farli, poi che significa mancanza di responsabilità? Anche chi non ha una famiglia ha comunque le sue responsabilità: il lavoro, le scandenze, l’affitto o il mutuo da pagare, ecc…
    Golem i tuoi discorsi non hanno senso oltre che essere intrisi di nauseante moralismo.

  2. 52
    Golem -

    Panegì, se anche tu vuoi nascondere le tue paure dietro i panegirici che fai, hai incontrato la persona sbagliata. Dire che i miei discorsi non hanno senso senza spiegare il perchè, la dice lunga sulla tua qualità di argomentare seriamente. Da sempre la vita non ha certezze, e una volta ne aveva ancora meno, eppure si viveva, si facevano progetti, spesso si sopravviveva, ma si andava avanti. Il moralismo semmai lo fai tu e i tuoi compari di pavidità, che vi accontentate di campare senza infamia e senza lode, e vi trovate scuse banali per farvi la ragione che vi piace.
    Poi che significa che anche chi non ha una famiglia ha le sue responsabilità, il lavoro, le scadenze, l’affitto, il mutuo; e allora, forse chi ha famiglia ne è esente? Magari ha solo più coraggio e fiducia nel futuro, e il futuro può essere solo un figlio. E poi, quale sarebbe il conto che questo momento storico sta presentando a chi i figli decide di farli? Tu dai fiato alle corde vocali senza sapere quello che esce, perchè se conoscessi i momenti storici sapresti che non siamo MAI stati meglio di oggi》

  3. 53
    Golem -

    》I miei nonni hanno fatto una guerra, e hanno mantenuto in due 12 figli, alcuni importantissimi nella mia vita; mio padre ne ha fatto un’altra, ha fatto due figli ed è emigrato dal sud per mantenere da solo la famiglia, e pur non essendo stato un padre molto presente non mi ha demotivato nella accettazione della paternità. Come ho detto ad Asterix, è soprattutto la paura che vi frena e non la riflessione sulla durezza dei tempi, che come ho detto non sono mai stati più “relativamente” sicuri di questi. Quindi, tu che non saresti un moralista, fammi un elenco delle TUE vere ragioni, e vedrai che ti applaudo, ma piantala di tirare fuori ragionamenti da ascensore sull’argomento. Te lo ripeto, non sono la persona adatta. Ciavio.
    ÷÷÷
    Viola, in un mio post ho premesso che la condizione di base per fare un figlio è quella di trovare la persona giusta, che al contrario di quanto sostieni esiste. Ed è giusta non tanto per le ragioni che hai citato, che spesso cambiano col tempo, ma soprattutto perchè è quella pronta a VOLERE un futuro con noi. Col cuore e con la testa.

  4. 54
    senzaparole -

    premesso che i figli vanno fatti se ci sono tutte le condizioni necessarie al loro sostentamento e lala loro educazione e serenità, mi viene da chiedere cosa si intenda per istinto di procreazione?
    cosa vuol dire istinto a diventare mamma o papà?!
    faccio fatica ad inquadrarlo nella società attuale.

  5. 55
    Max -

    Golem, assodato che l’atteggiamento di ottimismo e speranza è sempre preferibile rispetto al suo opposto, contrariamente a te, io credo che al giorno d’oggi i motivi per guardare al futuro con ottimismo sono assai pochi. Io credo di essere più giovane di te (ho 55 anni), ma credo che se è vero che negli scorsi secoli e millenni l’umanità stava peggio di adesso, altrettanto vero è che la generazione del dopoguerra ha vissuto un benessere e una sicurezza che sembra si stiano inesorabilmente sfaldando. Fino a qualche anno fa, era più facile trovare un lavoro e dopo un inizio precario era più facile addivenire a soluzioni più stabili. Questo permetteva di fare un minimo di programmazione futura sia per sé stessi che per eventuali figli. Ora invece il lavoro o non si trova, oppure si trova ma in forme assai più precarie, nonostante magari si siano fatti studi impegnativi e ben qualificanti. Certo, in un modo o nell’altro a sopravvivere si riesce, di fame non si muore, ma finisce lì.

  6. 56
    Max -

    Per assumere delle decisioni impegnative uno ha bisogno di poter guardare al futuro con una certa sicurezza e di non doversi ogni volta domandare: l’anno prossimo lavorerò sì o no? E dove lavorerò? Potrò restare unito alla mia famiglia o dovrò separarmene per fare il “migrante” eterno? Potrò comprare una casa, farmi un’idea delle scuole in cui manderò questi benedetti figli? A ciò si aggiunga che le esigenze, rispetto al passato, sono molto aumentate e è diventato assai difficile separare il necessario dal superfluo (Prova a pensare a quanto costano e impegnano sport, feste varie ecc. che, oggi più che in passato, i figli debbono per forza avere). E che dire della ricomparsa delle pandemie, che sembravano un lontano ricordo? E di una guerra che rischia di scolvongere l’Europa e l’intero pianeta, ipotesi, anche questa, fino a ieri fantascientifica? Insomma, chi, prima di mettere al mondo un figlio in queste condizioni, ci pensa seriamente, una sua parte di ragione ce l’ha.

  7. 57
    Golem -

    Caro Max, non sono un millenian ovviamente, ma un baby boomer, quindi ho già percorso un bel tratto di strada, ma del passato rimpiango solo l’innocenza dell’infanzia, vissuta al Sud, circondato da una grande quanto modesta famiglia fatta di nonni e zii che mi riempivano di affetto. Il resto è stata una lotta continua, seppure -e non è poco, lo ammetto- con il lavoro che non mi è mancato mai. Ma sono partito da sottozero, in un Nord dove all’epoca si era poco più che immigrati nordafricani, riuscendo con non poca fatica a farmi una posizione studiando di sera o mentre lavoravo. Posso immaginare che i nostri figli vivano un’involuzione socio economica, si vede, abituati peraltro a un benessere acquisito da noi genitori, dove mia figlia -laureata e ancora precaria al momento- da quando ha 20 anni ha una sua abitazione acquistata in contanti da mamma e papà, cosa che io ho dovuto attendere oltre i 30 anni e con un mutuo di 15. L’ottimismo a cui penso si chiama volontà, ed è solo con questa che si affrontano tutte le realtà della vita. E si superano, con o senza figli.

  8. 58
    senzaparole -

    crescere 12 figli 80 anni fa è identico a crescerli oggi… sisi come no.. mi viene da ridere.
    mio nonno erano in 10 credo ma si passavano gli abiti usati e le scarpe rotte e mangiavano un po’ di pane e frutta per merenda e al pomeriggio dopo scuola andavano a lavorare nel pollaio.. uguale ad oggi proprio!! ma siamo seri.

  9. 59
    rossana -

    senzaparole,
    si è tutti, sempre, moooltooo seri, soprattutto… con sé stessi. 🙂

    In particolare quando si pensa che ci sia un solo modo giusto di pensare e di vivere: il proprio!

    Trader,
    scusa se mi permetto di dissentire in merito alla possibilità di dialogo su un sito online.

    Nella migliore delle ipotesi è uno specchio da sfruttare per chiarirsi le idee nel confrontarle con quelle altrui; nella peggiore, la più frequente, un esercizio dialettico per aver l’ultima parola, in modo da auto-convincersi di essere insuperabilmente perfetti!

    Nessuno cambia le sue opinioni nel considerare quanto possano essere migliori quelle di altri! Sarebbe pure poco apprezzabile se così non fosse…

  10. 60
    Acqua -

    La verità è che una volta ci si sacrificava per mantenere i figli e questi essendo spesso numerosi non crescevano con le pretese e le ambizioni dei giovani di oggi. Ai nostri giorni invece i genitori vogliono mantenere la loro vita e i loro spazi, ma, probabilmente per senso di colpa, sono portati ad accontentare in tutto per tutto i desideri dei figli col risultato che i figli non devono più impegnarsi e lottare (o almeno non come nel passato) per il loro benessere e realizzazione. Onestamente non credo sia una questione di “giusto” o “sbagliato”. Non è positivo né “sacrificarsi” per i figli, né evitare di diventare genitori per paura di perdere la propria libertà/individualità. La volontà di non procreare può prevalere o meno sull’istinto di riproduzione a seconda delle proprie esperienze personali e dei progetti e desideri maturati da ciascuno.

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