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Disperazione

Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 14 Novembre 2008. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 91 commenti

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  1. 31
    fl53 -

    … no, non è facile: ma è forse facile vivere intrappolati? Non si fa fatica? è bello, utile, dà gioia?
    I comportamenti che finora hai subìto ti hanno ferito l’anima … accade così a tutte le persone che vivono simili esperienze. L’anima è come lacerata, si disperde … si fa fatica a ‘sentire’ se stessi dopo aver vissuto per salvare relazioni, accontentare gli incontentabili, proteggere figli , ecc …
    A forza di lasciarsi manovrare da altri, l’anima si ammala, perde forza: reagire pare impossibile, non si sa come fare … e si finisce per farsene una colpa, il che peggiora solo le cose.
    Bisogna curare l’anima lacerata dandole tempo ed attenzioni, proprio come si fa con il corpo. Come? parlare con se stessi , rivalutarsi, rivedere il passato alla luce della nuova consapevolezza delle responsabilità degli altri e poi impegnarsi a FARE qualcosa, lavoro, volontariato, sport.. dipingere, scrivere, ricamare, camminare. L’importante è, poi, metterlo in comune con altri: portare lavori, dipinti, ricami a una mostra, a una vendita di beneficenza, fare sport con altri (camminare, nuoto, bici …). Andare al cinema, leggere giornali e libri e poi parlarne con le amiche. Entrare in un’associazione, fare gite organizzate con gruppi. Insomma … ricominciare a vivere e a volersi bene. Soprattutto allontanare la paura: è inutile.
    Riguardati il Signore degli Anelli, che è tutta una metafora … c’è un ragno gigantesco che paralizza le vittime, imprigionandole in una montagna di cunicoli e meandri oscuri dove solo chi diviene come lui (e con lui collabora) può sopravvivere in una parvenza di libertà (sopravvive Sméagol-Gollum, sdoppiato e spezzato in due: in lotta tra la tentazione potere-prevaricazione e la sua parte ‘buona’, che ama la pace e rispetta gli altri …. Cioè la lotta tra la scelta di odio e quella di amore, in ultima analisi). Succede di venir imprigionati in una montagna di accuse, offese, elucubrazioni paranoiche, succede di non riuscire più a muoversi: paralizzati da comportamenti che, come fili vischiosi, riducono la libertà (e la gioia di vivere) fino a rendere la nostra casa, la nostra cucina, la nostra camera (per lussuosa che sia)come un cunicolo buio e opprimente.
    Comunque, oltre ad aprire gli occhi, per uscire dai guai è necessario liberarsi dalla trappola e per farlo, bisogna invertire i comportamenti: smetterla di lasciare ad altri il controllo delle nostre emozioni e delle nostre azioni. Ti faccio un esempio. Ho un’amica che racconta un episodio (uno dei mille che ha vissuto): compra l’insalata e la mette in frigo. Impegnatissima con marito-figli-casa-lavoro, preparando la cena non si accorge che due o tre foglie hanno il bordo marcio; il marito entra in cucina, vede le foglie toccate e comincia a sbraitare: incapace, fannullona, sprecona … con tutti i soldi che ti do nemmeno ti preoccupi di farmi trovare l’insalata fresca … sei una disgraziata, pensi solo a te come sempre, e così via. I figli sono frastornati. .. segue .

  2. 32
    fl53 -

    … La mia amica si agita, si sente in colpa, soffre perché vede i figli soffrire; piangendo come una fontana, getta tutta l’insalata, sale in macchina e va fino a un supermercato fuori città aperto fino alle 22, compra altra insalata, torna a casa, riempie l’insalatiera mentre il marito la guarda con disprezzo e le dice che ‘ormai’ si è arrangiato a cenare da solo. Poi le mette un muso che dura giorni, va e torna senza orari; quando è presente non parla, pianta grane per ogni minima cosa (mentre lei si fa in quattro perché tutto sia perfetto), l’atmosfera si taglia col coltello. Lei si sente in colpa e sola. Tiene lontani gli amici: sta male e sa che il marito si comporterebbe male. Passa giorni a chiedersi dove e quando ha sbagliato. Cerca di riallacciare col marito, ottenendo porte sbattute e insulti, in risposta ha solo accuse ingigantite, alla fine non capisce più di che cosa si parli. Estenuata, dopo un mese, persa la nozione del perché è iniziato tutto, pur di finirla gli chiede scusa e lui, allora, le concede di ‘far pace’ non senza aver fatto il prezioso ed essersi fatto a lungo pregare. Ti lascio immaginare come i figli abbiano vissuto la cosa. Inutile dire quanto sia durata la pace.. il primo contrattempo è stata la scusa per un’altra scenata e altri musi peggiori di prima: dato che ‘gli era andata bene’, il marito aveva spostato il limite. Una realtà fragile, straziata … un inferno che alla fine è giunto alle percosse.
    Nessun inferno nasce tale e quale: è sempre il risultato di una escalation. Come si è poi scoperto , il marito in questione aveva molto da nascondere (come di solito ha ogni violento).
    In un rapporto sano, prima di tutto il marito non avrebbe detto nulla per l’insalata, ma se anche l’avesse fatto perché aveva la luna per traverso, la reazione sarebbe stata: “Ma va là (risata), ho daffare: vedi tu se l’insalata è da buttare o è recuperabile”.
    Nel rapporto ormai degenerato, il cambiamento di comportamento consisterebbe in questa reazione: “Sei scortese e non mi impressioni con questa scena. Io voglio passare una serata serena … ragazzi, tra poco si va a tavola. Controlla tu se l’insalata è recuperabile, io ho altro da fare “
    Che lui sbraiti, che se ne vada, che si metta calmo a sistemare l’insalata o che faccia peggio il giorno dopo, che si scusi … o che faccia altro, comunque sarà LUI ad essere pressato a dover scegliere un comportamento e non viceversa! Se farà peggio, sarà colpa sua (basta non farsi impressionare), se farà meglio sarà merito suo … come andranno le cose, si vedrà, ma intanto la moglie ha modificato le cose, ha iniziato a tagliare un filo della trappola…
    La rotta si cambia con piccoli spostamenti …. fammi sapere come va, in bocca al lupo (è prorpio il casi di dirlo)ciao 🙂

  3. 33
    lory -

    Credo da quanto mi dici che sia colpa di mio padre di questa situazione mi ha sempre tormentato….! Scusa se ci ho messo tanto a rispondere ma ho avuto parecchio da fare! ho anche ordinato il lbro che mi hai consigliato… ti farò sapere! Cari saluti

  4. 34
    fl53 -

    ciao Lory, che piacere sentirti! sono contenta che hai preso il libro, fammi sapere …. un abbraccione :))

  5. 35
    lory -

    Sono contenta io di averti trovato….i tuoi suggerimenti sono stati molto preziosi, spero lo sia anche il libro! Grazie mille!

  6. 36
    lory -

    Una frase mi ha colpito molto rileggendo quello che hai scritto che hai dovuto rinunciare ad alcune sicurezze per essere te stessa…. beh è quello che anch’io ho sentito per molto tempo prima di arrivare a questo punto! Resistevo ai continui ricatti durante la mia tormentta carriera universitaria… studiavo a Perugia veterinria i miei vivevano a Roma ero una brava studentessa! Ma già dal terzo anno della mia carriera universitaria mio padre mi richiamò a Roma con la scusa di mettere a posto un appartamento comunale che altrimenti avrebbe ridato via se io non mi fossi rimboccata le maniche e da lì sono iniziate tutta una serie di minacce… non riuscivo più a studiare da Roma(di 8 anni di studio effettivaente a perugia ho fatto solo 3 anni il resto mi è toccato studiare da roma perchè non mi davano i soldi) continuavano a minacciarmi e la pseudopsicologa mi minacciava che se non andavo alle sedute sarei impazzita e mi doveva dare gli psicofarmaci… ha distrutto la mia vita quella bastarda si è fatta gioco delle mie paure per guadagnare…. qualcosa dentro di me mi spingeva ad abbanonare l’università perchè sentivo che i miei attraverso quei ricatti continui mi stavano rovinando la vita! Ma per me quella laurea contava molto pensavo fosse una buona cosa per il mio futuro e ho resistito a quest’inferno fino a ritrovarmi così ora…. forse era meglio se lasciavo l’università quella che tu anche hai definito sicurezza(un titolo di studi) si è rivelata la vera trappola! Questa è la mia vita non riesco ancora a capire come sia successo….. come abbia pouto rovinarmi così!

  7. 37
    fl53 -

    carissima Lory, ci sono diversi tipi di certezze!
    Quelle che dipendono dagli altri e quelle che dipendono da te stessa.

    Le prime sono la chiave con cui gli altri ti chiudono dentro la trappola cioè l’inferno costruito da loro.

    Le seconde sono la chiave per uscirne.

    La cosa importante è sapere che, nel momemto stesso in cui deciderai di usare la tua chiave, in quel momento esatto, la chiave degli altri, quella con cui ti tengono in trappola, come per magìa non funzionerà più e non ti potranno più tenere dentro l’inferno.
    Non è una favola.
    La chiave giusta, quella delle tue certezze, ha un potere invincibile, anche se probabilmente a te ora sembra tanto debole da essere inservibile. A te, ora, sembra di non valere nulla, di aver sbagliato tutto.
    Addirittura, ti pare di aver sbagliato anche dove hai fatto cose grandiose, dove hai usato la tua intelligenza, la tua fatica, la tua determinazione, il tuo coraggio.
    Non è così.
    A differenza di te, io ho pensato bene di abbandonare medicina. Ero al quarto anno.
    Ho anche rinunciato a dipingere, malgrado mi fossi clessificata terza al mio primo concorso.
    Farò la brava moglie-mamma-figlia che rinuncia a sè, che dà tutto per la famiglia, mi sono detta.

    Non sarebbe poi stata una così cattiva scelta, in fin dei conti.
    Il guaio è che il risultato delle nostre scelte non dipende solo da noi: la stessa scelta avrebbe potuto portare ad una famiglia felice, ad una vita piena se altri non avessero usato tutte le occasioni della vita per fabbricare la trappola, per generare l’inferno.
    Purtroppo, peggiori sono le persone che ci troviamo vicine e tanto peggio andranno le cose.

    Questo è il link al mio blog: http://blog.libero.it/fl53
    Ho già dato il link, qui in LaD, perché possa servire a qualcuno a vedere che cosa succede se si rimane nella trappola.

    Oggi non mi trovo a casa, e ho difficoltà con internet: sarò di rientro dopodomani, ed allora avrò modo di scriverti alcune cose che vorrei dirti ora.
    Intanto ti abbraccio forte ….
    🙂

  8. 38
    LUNA -

    Ciao ragazze, ciao Fl53 🙂 ho letto la lettera e i commenti.
    Fl53 ha detto delle cose importantissime, anche dal punto di vista pratico 🙂 quelle che possono fare e fanno davvero la differenza e il confronto di esperienze si rivela utile 🙂
    Adesso è tardissimo e sto crollando dal sonno, e tornerò con più calma…

    ci sono un paio di cose che vorrei dire, però, tra le cose che mi hanno colpito leggendo…

    uno dei grossi problemi quando una persona riesce a tirare fuori il proprio dolore riguardante la molestia psicologica, la violenza morale e le sue conseguenze (emotive, e pratiche ad ampio raggio), il più delle volte cominciando a parlare di un amore, un amore che fa male, descrivendo un’acuta e insieme cronica sensazione di malessere ma senza sapere che sta parlando di violenza e non di amore, è la sensazione di non riuscire a farsi capire e che chi legge o ascolta non possa capire.
    E’ anche per questo, perché conosco questo problema, che è una conseguenza delle molestie morali, per averle purtroppo provate sulla mia pelle, che scrivo in questo forum.
    Scrivo ovviamente anche perché il sano e reciproco confronto di emozioni ed esperienze con donne che hanno avuto ed hanno, purtroppo, esperienze di violenza psicologica serve anche a me.
    Dicevo, del non capire…
    l’inferno della violenza psicologica,che inizia in modo strisciante e poi muove dentro di noi delle cose o forse dovrei dire piuttosto le paralizza, è effettivamente complesso. Complesso da spiegare a chi non sa di cosa si stia parlando. Chi ne parla, chi si racconta, quando comincia a percepire il suo malessere ad un livello veramente insopportabile (il che però, la consapevolezza che sia insopportabile è già segno del fatto che la tela del ragno sta cominciando a rivelarsi davanti agli occhi per quello che è, anche se non si riesce a vederla e si parla ancora d’amore) sa di cosa parla, perché il malessere che prova, le cose che descrive, al di là delle interpretazioni che derivano dalla molestia morale stessa, è il suo dolore…
    il suo senso di essere intrappolato…
    al contempo ha l’impressione di non riuscire a spiegarsi, prova il disperato bisogno di uscire dal dolore, ma ammette di non esserne capace, prova vergogna nell’ammettere di non essere capace…

  9. 39
    LUNA -

    oscilla tra una misura di consapevolezza del dolore che prova, violento, le false idee che ha stampate nella testa, fatte di sensi di colpa, inadeguatezza, dipendenza, il terrore di dover ammettere che il suo carceriere sia davvero un carceriere…
    sono queste alcune delle sensazioni che una persona che cerca aiuto o che lancia il suo grido di disperazione può provare…
    ci si sente in qualche modo separati dal mondo, perché in fondo si è separati dal mondo, ma nel senso che di solito il ragno, quando tesse la sua tela, fa esattamente questo: fa sentire separati dal mondo, separa dal mondo. Anche se si è parte del mondo non lo si sa più.
    A volte le persone sono fisicamente separate dal mondo, perché si ritrovano, come la donna che ha scritto la lettera, in un posto lontano dagli affetti, dal contatto con gli altri, da un lavoro che permetta una maggiore indipendenza, da persone che siano in grado di vedere un crollo psicologico e fisico. A volte la prigione non ha pareti fisiche, ma non cambia… le persone violentate psicologicamente continuano a camminare in mezzo alla gente, magari ad andare al lavoro (ciò finché la depressione e la disperazione lo permettono ancora) ma si sentono comunque separate dal mondo. Perché hanno un segreto. Perché mentono a se stesse prima ancora che agli altri, al mondo, perché cercano disperatamente di conservare un equilibrio, di “risolvere”, perché hanno paura che il mondo non capisca e/o giudichi, senza capire perché rimangono in trappola.
    Capiscono che qualcosa le divora. ma cos’é veramente? e come uscirne? sperano ancora che sia il carceriere a dire: tranquilla, da ora andrò tutto bene. Ma il carceriere non lo dirà mai.
    Chi non capisce vede la trappola, ma non capisce le difficoltà che chi è in trappola prova nel cercare di uscirne. Ma a chi ha scritto la lettera vorrei dire di fidarsi di chi invece conosce la molestia morale, e ne è uscito, come FL53. Di fidarsi anche del fatto che sa cosa significa sentirsi in trappola così.

  10. 40
    fl53 -

    Come dice Luna (nottambula!!), il confronto con altri che hanno sofferto o soffrono violenze psicologiche, serve moltissimo a chi è già riuscito ad uscirne, perché la violenza lascia sensibilità e un grande spazio per la comunicazione e l’affetto. Ma è addirittura indispensabile a chi soffre e non vede la trappola in cui vive, dato che è invisibile: è la sua casa. Solo confrontandola con le altre esperienze la si riconosce; avviene una specie di contatto, un‘illuminazione nuova e accade come alle ragnatele investite da un raggio di sole: diventano visibili.
    Un’altra cosa rende visibili le ragnatele:la polvere.Qui si può cascare in ciò che dice Luna: mentire a se stessi. Anni di dolore e brutte cose, i fili sporchi ingrossano, si intuisce la ragnatela, ma è l’unica sicurezza (ci illudiamo la dia ai nostri figli) e si boccheggia paralizzati nei comportamenti ‘da ragnatela’. Se si sbaglia, arriva il ragno. Se non si sbaglia,arriva lo stesso: al lui piace pungere, paralizzare.Nella ragnatela, tutto fa paura:si è appesi nel vuoto,là fuori precipiteremmoperché non siamo nessuno, come ci fa credere il ragno. Illudersi, per non cadere nel vuoto. Do ancora il link allo spot passato su tutte le tv : http://www.youtube.com/watch?v=SMsYog7t-tQ
    Il rischio è soffocare nella polvere, nell’illusione che il ragno smetta di fare il ragno.
    Un pensiero mi invadeva la testa, l’ultimo mese di inferno con mio marito:“se questa volta recupero la pace, poi non lo contraddirò mai più; non esprimerò pareri,desideri,non penserò.Mangerò quello che vuole lui,vedrò i film che vuole lui, farò sesso quando e come vuole lui,dirò di sì su figli, politica, religione, su tutto. Farò ogni giorno le stesse cose, e basta”. Un suicidio.
    La molla della sofferenza atroce non mi bastava a troncare:sicurezza per i figli, per me, e poi quella cosa delle colpe a metà e la follia della pazienza infinita.La sofferenza riusciva solo a spingermi a cercare aiuto,ma…quando una persona

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