Il coraggio di chiudere, la colpa di chi va via
di
aleba
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Io posso anche mettermi nei panni di una donna che desidera un figlio e vede dall’altra parte un no. Però è anche vero che tu sottolinei di averlo sempre detto che non desideravi dei figli. Allora bisognerebbe anche avere la maturità e la consapevolezza, nei panni di lei, di chiedersi:
perché mi sono messa con un uomo che da subito mi ha detto che non avremmo avuto figli se io invece ne volevo? e’ una scelta, che può costare frustrazione, ma è comunque una scelta.
oppure: ad un certo punto della mia vita io ho capito che desideravo un figlio, sapevo che l’altra persona non ne voleva, e me lo aveva sempre detto. Allora posso anche accompagnarlo, o possiamo accompagnarci a vicenda, in un percorso per vedere se sia possibile.
Ma non è che se una persona ha tutta una serie di sue ragioni per cui non si è mai concepito padre o madre cambia in 5 minuti. Mi sembra alquanto irrealistico esigerlo. Quando tu dici: non volevo cambiare vita non credo ti riferisci a delle banalità, ma al significato comunque più profondo che tu davi a degli equilibri (anche dentro di te, non solo nella relazione) che temevi di mandare in tilt. E queste ragioni erano le tue ragioni.
Certo, cambia il fatto che una persona dica: ci penso o vado da uno psicologo domani o il fatto che metta la testa sotto la sabbia.
Tuttavia, ripeto, se una persona ha delle resistenze fino ai 40, 50 anni è anche piuttosto logico più che illogico che non consideri un problema le sue resistenze bensì una preservazione di un equilibrio.
Vedi, Fuori dal Coro, sulla questione figlio a me non sembra che ci sia tanto una questione di chi ha torto o ragione. Come ti ho già detto, inoltre, una frase come “perché non vorrei pentirmene” per me sarebbe raggelante, non stimolante. Contiene già un dubbio interno, più che una certezza e una volontà. E’ diverso dire: voglio una cosa o credo che dovrei volerla altrimenti poi magari mi pento.
Non era chiara neanche lei fino in fondo, da quello che tu dici, ma tu sembri essere diventato il capro espiatorio anche delle sue incertezze sulla sua identità e sul suo orologio biologico. O la questione figlio è diventata un capro espiatorio di altre frustrazioni, sue o comunque riguardanti la vita di coppia.
Solo che quello che va fuori di capoccia associando alla non paternità (o alla possibilità invece di vedersi anche padre) un martirio sei tu, e questo a me dispiace molto. Perché di per sè tu ti sei anche evoluto in modo positivo con te stesso (e non perché si evolva in senso positivo chi passa da un no a un sì, in senso assoluto, ma perché comunque tu dentro di te hai ampliato una visione di te stesso. il problema è che questo ampliamento corrisponde ad una castrazione profonda.
Insomma, pare tanto che tu abbia castrato lei, ma di fatto quello castrato mi sembri tu. E non solo per il fatto che hai perso la personan che amavi, cosa che purtroppo può accadere nella vita, anche se sarebbe meglio di no (continua)
LUNA
Ciao Luna. Aspettavo il tuo “continua” per risponderti. Ma immagino che non abbia avuto il tempo di poter terminare di scrivere. In ogni modo ti rispondo lo stesso. Si Luna, la tua disamina penso sia corretta. Soprattutto quando dici che io non volevo un figlio per preservare degli equilibri, anche interni. Si, è la verità. Alla fine hai espresso in due parole quello che sentivo. “Equilibri”. Si equilibri che possano essere dati da paura, cambiamento di vita, di relazione di coppia, responsabilità ecc. Si tutto vero. Invece credo che lei abbia preso questo mio rifiuto come quasi una decisione da despota. Il ftto stesso che lei continui a ripetermi “Tu non hai VOLUTO capire” sottolineando il “non hai voluto”. Quasi come io non avessi avuto la minima intenzione di voler capire. Quanto sbaglia quanto dice ciò. E proprio per questo vorrei avere la facoltà di poter leggere nel suo pensiero. Se realmente lei pensa questo. Purtroppo il mio malessere, quello attuale è dato in particolar modo da questo non capire cosa le è in realtà balenato nella mente. Se davvero lei non stava più bene con me, se la questone figlio possa aver influito in tal modo nella sua psiche o se l’intervento alla tiroide possa aver scaturito in lei qualche meccanismo particolare. So solo che particolarmente in questi giorni di festa soffro in maniera ancora più accentuata. Soffro dentro. Tanto. Immensamente. Non so cosa sarà del mio futuro. Onestamente non riesco a vederlo. Così come non vedo neanche il presente. Oggi vigilia di Natale mi sento come un pesce fuor d’acqua. Io che il natale lo aspettavo con ansia da sempre. Adesso mi sembra qualcosa di assurdo. Ho gli occhi spenti nel guardare quell’atmosfera che mi ha fatto sempre gioire. Mi manca da morire quella parte di me con cui condividere certe gioie e sensazioni. Ripeto Luna. Mi ritengo una persona molto semplice. A cui piacciono le cose normali. Non ho mai avuto grilli per la testa. E’ paradossale solo pensare che in questo rapporto senza volerlo ho mentito a me stesso. Si ho mentito a me stesso perchè negando un figlio a lei l’ho negati anche a me. Perchè fondamentamte adesso che sto riflettendo molto su me stesso, su come sono fatto realmente ho capito che io sono fatto per stare in famiglia. Con i miei affetti tra i quali un figlio…dei figli. Hai detto bene tu.La paura di scombinare degli equilibri che credevo di aver raggiunto in un solido (credevo) rapporrto di coppia mi ha fatto allontanare lo scopo reale della mia natura. Quello che non capisco è come lei, persona così intelligente, sensibile e…donna non mi abbia capito così come ero realmente. Eppure il fatto che mi abbia detto più volte che sarei stato un padre “esemplare” dimostra che alla fine aveva compreso il mio modo di essere. E allora perchè questo suo comportamnto, questo suo allontamento senza possibilità di appello. Tutto ciò mi lascia allibito, perplesso e tuttora incredulo. Purtroppo il mio cervello da due anni non “stacca” da questo…
LUNA….segue
…problema. Il mio cervello sta sempre lì. A due anni fa e agli anni precedenti. Quelli vissuti in armonia con mia moglie. I miei anni più belli. Anni che così belli credo di non averne mai più.
Luna per ora concludo questo mio post augurandoti per quanto possibile un sereno Natale a te e alla tua famiglia. Estendo gli auguri ad ALEBA e MARIA che tanto mi sono state vicine in questi ultimi tempi. Auguro anche a voi ALEBA e MARIA un sereno Natale.
Un bacione a tutte voi e…sono qui
Ciao
Sono qui anche io. Grazie degli auguri, di cuore auguro un sereno Natale anche a te, sereni giorni…non solo per il Natale, ma per ogni giorno che arriverà. Ne arriveranno di giorni, alcuni mi vedranno sola anche fisicamente, quando la mia bambina sarà con il suo papà. Voglio vivere me stessa attraverso questa solitudine, voglio cercare risposte anche sulla mia inadeguatezza come compagna che non ha mai raggiunto la qualifica di moglie. Spesso quando ci penso mi rattristo. Non sono perfetta, ho tanti difetti…ma di una cosa sono certa: la felicità non deriva dai soldi e dal potere, per me. Per me la gioia di vivere, la serenità del sonno e del risveglio, la voglia di fare, di lavorare, di impegnaresi, la soddisfazione della vita deriva soltanto dal sentimento. L’amore, l’amicizia, l’empatia tra persone che si fidano l’una dell’altra. La voglia di ascoltare, la capacità di aprirsi e il coraggio di rischiare perchè credi nelle intenzioni di chi ti sta vicino. I soldi possono comprare il bene? una bella casa può rendere una famiglia unita e disponibile verso il prossimo? una bella macchina ti rende una persona amabile? Se il tuo orologio costa 5000 euro, quando ti chiedo l’ora mi trasmetti amore? Io amo amare, io ho bisogno di amare, ho bisogno di coltivare affetto che sia per mia figia, per le mie piantine, per i miei gatti, per i gatti di strada, per i piccioni che volteggiano sul campanile, per le foglie giallo oro del ginko, per le cime innevate, per l’aria tersa che respiri ammirando la vallata, per il mare calmo d’estate e per le sue onde schiumose durante la burrasca. Tutto questo lo comprano i soldi??? Sono un’illusa se penso che quando c’è l’amore c’è tutto? se s’è l’amore nessuna difficoltà è insuperabile??? sono una scema se credo che l’unica forza che tiene unite le persone anche oltre la morte … è l’amore??
Buona Natale, buona notta…
baci, Alena
no, meravigliosa amica, non sei scema nè inadeguata. Sei ‘tanta’, in senso positivo. ‘tanta’ come un respiro a pieni polmoni, di aria buona e con intorno il verde, la vita. Te li meriti i respiri sereni. Buon natale! E anche a maria e a fuori dal coro. Mi dispiace per le tue tribolazioni, per il disorientamento che comprendo. Cerca di essere, intanto e sempre, un buon papà per te stesso. Suona retorico, lo so, ma prenditi un po’ per mano. Vi abbraccio!
PS: Fuori dal Coro, mi dispiace per i miei post incompleti, a volte penso di riuscire a tornare e poi tra impegni vari non riesco.
Nessuna storia è veramente uguale, già solo per il fatto che è come si vivono le cose che fa la differenza e la stanchezza, la delusione ecc sono tue quando parli di te.
Purtroppo in una cosa le storie che finiscono o che hanno una crisi forte sono uguali: o la crisi si ricompone (e c’è una reale possibilità che ciò avvenga, anche al di là delle nostre irrealistiche aspettative e del nostro desiderio che una crisi non sia neanche mai esistita, e anche al di là della nostra voglia di “combattere” se l’altro/altra non ha interesse a combattere per, o persino CI combatte contro) o la storia è finita. E per quanto male possa fare comunque bisogna guardare avanti consci di questa realtà, che bisogna rielaborare, affrontare, ma che rimane una realtà. Non una fine, soltanto, ma un nuovo capitolo in partenza. Inoltre la storia che finisce non compromette realmente un tutto che c’era anche già prima, anche se al momento pare che la propria identità sia totalmente disgregata.
Ora ti dirò una cosa che non ti piacerà e certo non ti convincerà – e io non voglio convincerti di nulla, non sto cercando di venderti un’idea o un’enciclopedia 😉 –
Il lutto dopo la fine di una relazione ha i suoi dolori, i suoi soqquadri e i suoi tempi, e non ci sono sconti, lo so, però mettendo un altarino dentro di te rispetto al passato se così non è possibile non riavrai il tuo amore, non riavrai il passato, non riavrai tua moglie com’era prima e non riavrai te stesso più di adesso e più di prima. Non salverai il tuo amore e quello che è stato tenendo un altarino dentro di te che via via sarà solo più polveroso.
Anche il più grande amore ha bisogno di un presente e di un futuro, e poiché non conosciamo mai il futuro, ha bisogno di un presente, sostanzialmente. Io lo capisco il tuo grande dolore e comprendo le tue sensazioni e nemmeno ti dico di avere fretta, perché una bacchetta magica non esiste e le tue considerazioni (non quelle autopunitive o a circolo vizioso, ma le riflessioni costruttive) non ti servono solo a scaricare ansia, sgomento, ma ti servono via via anche a farti un tuo quadro della situazione. Però arieggiare un po’ la stanza in cui tieni quell’altarino (scusami la parola, non me ne viene una migliore, e non è dispregiativa, solo simbolica) non può farti che bene. Anche se comunque pensi che sia impossibile un futuro diverso e non lo vuoi (e non mi riferisco ad un’altra donna, parlo in generale di uno stare meglio TU), anche se il cielo ti sembra comunque meno blu, i fiori meno profumati, tutto ti sembra più spento e che anche il cibo abbia meno sapore
datti la possibilità di arieggiare un po’ quella stanza. Il modo lo troverai tu.
Un mio amico si è dato alla corsa, perché la corsa oltre a fare bene al fisico, scarica e tiene la mente concentrata su altro.
Esige una certa disciplina e a volte, quando si sta come stai tu ora, ci vuole molta pazienza e amore per se stessi ma anche un po’ di “disciplina”.
Ove per disciplina non intendo qualcosa di male, ma intendo anche darsi il tempo per piangere, ma sapere anche quando dirsi “adesso basta, cerca di pensare ad altro”.
Hai detto che già lo fai, e io non dico che non lo fai.
Penso anche che le emozioni vadano vissute e che sul dolore non si può mettere un cerotto. Però mi chiedo se a volte tu non ti butti da solo benzina sul tuo fuoco di elucubrazioni. Quasi che, pensandoci meno, tu non facessi abbastanza per risolvere “il problema”.
Magari così non è, quindi scusami se dico cose a sproposito.
Però se così fosse tu hai fatto diverse cose, da parte tua, ma non puoi risolvere il problema di una separazione che l’altra persona vuole se la vuole e quindi la separazione non viene vissuta come un problema bensì come una soluzione.
Una separazione porta a vari problemi ed un soqquadro a più livelli, è innegabile. Già i livelli emotivi sono tantissimi.
Ma comincia ad essere “più vivibile” nel momento in cui si centrano anche i problemi.
Il tuo problema oggi non è che due anni fa hai detto di no ad un figlio, ma è che non riesci ad accettare questa separazione.
Che non riparti.
Ripartire non significa per forza avere un’altra donna, non la vuoi, e forse ti sembra anche ti chiudere la porta ad un suo possibile ritorno.
Ripartire significa considerare che comunque la tua vita, volens o nolens, in alcune cose che per te erano importanti e centrali, lo comprendo, è cambiata.
La tua vita è diversa, e non da ieri, è diversa da due anni. E tu non vuoi accettare che sia così.
Non è solo che non puoi. Non vuoi.
E’ il non vuoi misto al non puoi che ti frega.
Ogni volta che ti dici che un presente ed un futuro diverso per te non hanno alcun sapore esprimi, è vero, il tuo stato d’animo di questo momento. Ma al contempo non ti permetti nemmeno di scoprire che invece anche questa tua nuova vita merita comunque di essere vissuta.
E non nel nome del se domani se poi.
E’ la tua vita, Fuori dal Coro, e per quanto lei sia stata un’esperienza importante e straordinaria per te come tu dici, e capisco che faccia male che sia finita e come, c’eri già prima e ci sarai anche dopo.
E che qualità di vita decidi di avere innanzitutto per TE STESSO fa un’enorme differenza. Non possiamo impedire agli ostacoli di venire sul nostro cammino se si presentano o presenteranno, ma partire dalla volontà di riavere una buona qualità di vita, nei diversi livelli, per se stessi intanto, per chi c’è, una differenza la fa.
Tempo al tempo. Ma cerca di arieggiare veramente un po’, più che puoi.
Male non ti fa. Ciao a tutti.
Finito il periodo delle festività, l’anno nuovo inizia con decine di buoni propositi. Non è il cambio di anno che fa la differenza, ogni giorno passa e non torna più..non credo serva arrivare al 31 dicembre per fare bilanci. Ogni giorno farò il resoconto di cosa ho fatto e di cosa non ho fatto per avere una buona giornata. Questo è il mio proposito per gli anni futuri. Ci sono momenti che mi perdo con i pensieri nella mia vita precedente, già perchè è come se fossi morta dentro e rinata, stessa età anagrafica…nuova consapevolezza. E’ difficile conversare serenamente con quella parte del mio cervello che mi dice è colpa tua, dovevi sopportare e dare a tua figlia una famiglia unita. FAMIGLIA? cos’è per voi la famiglia?? no, ho sofferto abbastanza per credere ancora che in famiglia il disprezzo è ammissibile, che denigrare un marito una moglie un figlio sia normale. Mi sdraio accanto a mia figlia mentre le canto la ninna nanna composta appositamente per lei (inventata!!)e lei si addormenta. La famiglia deve stimolare, apprezzare, deve appoggiare, soccorrere, deve permettere alle lacrime di scorrere e asciugarle con rispetto. Una famiglia può essere composta anche da due persone.
aleba ti sento molto piu serena, devi reagire, sono contenta che man mano il tuo peso si sta alleggerendo, devi avere sempre FIDUCIA in testa ogni giorno che passa, io combatto ogni giorno con le mie ansie con le mie ricadute, ma ora va meglio.
fede fede amati come sei tu vali sei unica
ciao maria
@ aleba:
Sono completamente d’accordo con quello che hai scritto. Ci sono persone che antepongono a tutto l’unità della famiglia, come se la felicità dei suoi membri fosse soltanto un optional; un dettaglio irrilevante o di scarsissima importanza. Siccome sono cresciuto in una famiglia disfunzionale, e ho convissuto per tanti anni con una madre frustrata e insoddisfatta, io mi domando che cosa intendano queste persone quando parlano di “famiglia”.
E’ una famiglia quella in cui uno dei due partner è profondamente infelice ? E’ una famiglia quella in cui i genitori sfogano sui figli le proprie frustrazioni, la propria rabbia, il proprio rancore nei confronti del coniuge ? E’ una famiglia quella in cui si va avanti soltanto per vigliaccheria, per forza d’inerzia e per mancanza di attributi ? E’ una famiglia quella in cui non si affrontano i problemi, in cui si recita ogni giorno la commedia, in cui si cerca unicamente di salvare le apparenze ? E tutto questo giova veramente al benessere dei figli ?
So benissimo quanto possa essere doloroso un abbandono, specialmente quando uno dei due partner è ancora innamorato e ritiene ( a torto o a ragione) di avere ancora tanto amore da dare. Ma la fine di una relazione rappresenta una grande opportunità per crescere e maturare, per analizzare meglio i propri sentimenti e per comprendere meglio i propri errori. Ovviamente, per chi è totalmente incapace di fare autocritica, si tratterà semplicemente di un’occasione perduta.