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Annoiarsi a lavoro

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Lettera pubblicata il 2 Maggio 2018. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Lavoro - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 444 commenti

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  1. 31
    Chibi -

    Care ragazze, mi sembra di capire che il problema è legato alla tipologia di azienda a gestione familiare ( come quella dove lavoro io), di gente preparata non sanno cosa farsene. Lo vivo quotidianamente sulla mia pelle.
    Personalmente sto cercando altro e seguo corsi serali finanziati dalla regione, sono sposata ed ho una figlia, il periodo non è dei migliori ma io non voglio fossilizarmi in una situazione che non mi appaga in nessun modo. Ho ancora tanto da dare!
    Dolly,capisco anche il punto di vista dei tuoi genitori che è quello di tutti i genitori alla fin fine, ma prova, manda qualche CV, fai dei colloqui anche solo per la tua autostima.
    E se nella vostra città ci sono, fate dei corsi, è sempre un modo per farsi conoscere dalle varie associazioni che li organizzano e si può sempre lasciare il proprio CV.
    Un grande abbraccio virtuale a tutte!

  2. 32
    Anika -

    Hai mai parlato della cosa con i titolari? Del fatto che ti avevano prospettato contatti con clienti esteri che di fatto non ci sono? Comunque se vuoi crescere e fare carriera le realtà a conduzione familiare sono da evitare come la peste. La mia ex titolare licenziandomi causa covid mi ha detto che comunque avevo imparato un mestiere e che avevo competenze da spendere. Non le ho riso in faccia per non litigare e lasciarci in buoni rapporti ma quante gliene avrei dette. Ad oggi io non so fare niente. In teoria dovrei sapere gestire la contabilità e l’amministrazione ma di fatto né durante l’apprendistato né successivamente nessuno mi ha insegnato nulla di concreto. A parte rispondere al telefono, fare qualche fattura e pagare i fornitori tramite homebaniking io non so fare niente. Ora sono a casa e mando cv nella speranza che se dovessero assumermi come impiegata siano disposti a spiegarmi cosa devo fare. Perciò io fossi in te mi guarderei in giro, anche all’estero eventualmente.

  3. 33
    Anika -

    Cara Chibi hai ragione e credo anche io che il problema siano le piccole realtà in cui non c’è possibilità di crescita/carriera. Se posso chiederti mi interessa sapere che tipo di corsi stai facendo e in quale regione. Io mi sono informata ma i corsi che vorrei fare sono tutti a pagamento e in questo momento non ho neanche i soldi per piangere.

  4. 34
    Chibi -

    Si, il problema è l’azienda a conduzione familia.
    Io ho un’esperienza precedente di 18 anni in
    un’azienda grande e strutturata dove ho imparato di tutto e campo di rendita.
    L’azienda poi ha delocalizzato la produzione et voilà, lavorino in aziendina piccolina…uno strazio.

  5. 35
    Dolly -

    @Yog Non sarò “skillata” a livello commerciale perchè ho fatto studi umanistici, ma per fare il back office estero (come era stato promesso a me) alla fin fine non è che ci voglia chissà quale titolo. Io non sapevo nulla del mestiere, ma ora quando arriva qualche ordine anche da paesi extra UE so bene qual è l’iter da seguire e i documenti da preparare (a differenza della mia collega “export manager” che dopo 4 anni non sa nemmeno usare il gestionale!). Le competenze si possono anche acquisire facendo esperienza, ed è così per tutti, per qualunque tipo di lavoro. Ho solo avuto sfortuna a capitare in un’azienda piccola e deprimente. Mie ex compagne di università svolgono lo stesso lavoro in aziende più grandi e ne sono la prova vivente.
    @Anika Si, hai ragione, spesso analizzo lati positivi e negativi di stare qui. Non guadagno una fortuna, sono 1300 euro al mese per 8 ore di lavoro al giorno, 5 gg su 7. Lo stipendio mi permette di vivere, lavoro a pochi minuti da casa,…

  6. 36
    Dolly -

    ambiente rilassato e nessuno mi mette pressione, questo nel bene e nel male. Nel bene perchè certamente non sono sotto stress, nel male perchè non mi vengono assegnati compiti e non ho obiettivi chiari e definiti da raggiungere. Stipendio e tranquillità mi fanno rimanere, ma ho anche voglia di mettermi in gioco, di fare qualcosa che mi dia più soddisfazione. Oppure ho pensato di rimanere e chiedere una riduzione di orario (la mia collega fa un part-time), ma sarebbero 300 euro in meno che comunque fan comodo. Mi avvicino ai 30 e devo capire cosa voglio, anche perchè nei miei piani c’è il crearmi una famiglia nei prossimi anni.
    @Chibi Hai ragione, le aziende familiari sono così nella maggior parte dei casi e a detta di molti…Poca organizzazione e poca pianificazione. All’inizio è stata proprio questa sensazione di “casa” ad attirarmi rispetto ad altri ambienti “snob”, ma ora ho i miei ripensamenti. Giusto ieri sera ho risposto a due offerte, vediamo. 🙂

  7. 37
    Chibi -

    Anika, io abito in Romagna, diverse associazioni di categoria ( CNA, iscom,cescot assoform) organizzano corsi sia serali che pomeridiani finanziati dalla regione.
    Spesso rivolti a disoccupati, per aiutarli nel reinserimento nel mondo del lavoro.
    Perché spesso fungono anche da intermediari con le aziende.

  8. 38
    Chibi -

    A dimenticavo, che nella maggioranza dei casi, i corsi sono gratuiti.

  9. 39
    Chibi -

    Se vogliamo parlare di tranquillità, sì anche da me c’è, e pure troppa per i miei gusti.
    Ogni tanto un po’ di pepe non guasta…qualche obiettivo da raggiungere..nuove mansioni.
    Le famose skills e o competenze trasversali si acquisiscono con l’esperienza, se ne fai poca ne acquisisci poche…se questo fosse stato il mio primo lavoro, mio Dio non ci voglio neppure pensare..
    sarei quasi a zero.
    Come dicevo, io campo di rendita dal mio precedente lavoro…
    Al momento, l’aspetto positivo per me, sono le 30 ore settimanali.
    Posso seguire famiglia e casa senza scapicollarmi.
    Ciò non toglie che anche la gratificazione lavorativa aiuta a livello di autostima.
    Come dicono i mental coach sono in k-!

  10. 40
    Bottex -

    Scusate se mi intrometto, ma credo che stiate guardando solo i lati negativi della situazione, trascurando quelli positivi. In una piccola azienda non c’è possibilità di carriera, ok. Però in genere si vive in un contesto più umano, informale e piacevole, dove i dipendenti e i padroni sono persone, non solo numeri. O pezzi meccanici, visto che una grande azienda è come una macchina, che per funzionare bene necessita che ogni pezzo svolga la sua (unica) funzione a dovere, o viene sostituito. Inoltre, credo che per un dipendente sia assolutamente irrilevante quanto è grossa o prestigiosa la ditta dove lavora e quanto fattura: quel che importa è che gli piaccia il lavoro che svolge, che abbia uno stipendio decente, che venga trattato con rispetto e abbia orari di lavoro non massacranti. Rinunciare a questo diventando un semplice numero per due biglietti di banca in più per me non conviene. Chiaro che poi la cosa è soggettiva, ma ci sono lati positivi da non ignorare. Saluti.

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