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E’ troppo tardi ormai per trovare una soluzione

di

Se scrivo qui è per cercare un conforto forse, non so più niente ormai, e spero non una porta chiusa….

L’anno scorso in questo periodo ero pieno di vita perché speravo con tutto me stesso che il 2017 fosse veramente per me l’anno della grande svolta, non l’anno della crisi più nera – che mi ha portato a perdere la voglia di vivere, di continuare a svolgere ciò che amavo e non sapere più chi sono o meglio aver paura di esserlo rimettendomi in continua discussione sapendo che le persone a cui tengo non lo condividono … – dalla quale è difficile uscirne, perché dopo tanti tentativi viene meno la forza di rialzarsi e di credere nel futuro, e si pensa con frequenza di trovare una soluzione definitiva a tutto, togliendo il disturbo. Perché anche se ho quasi 25 anni è troppo tardi ormai, per trovare una soluzione.

Lettera pubblicata il 21 Dicembre 2017. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 16 commenti

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  1. 1
    Gabriele -

    È difficile capire ciò che ti è capitato. Intanto con tutto il dovuto rispetto, tutti quelli che scrivono che “vogliono farla finita” non li capisco, in fondo dei conti, stando a questo ragionamento io dovrei essermi ammazzato già almeno 10 anni fa. Io ho la tua stessa età, studio all’università ed ho la fortuna di lavorare in famiglia, e tu dirai: sei fortunato e privilegiato. Si è vero sono una specie di privilegiato, però ho ugualmente paura. Paura che se volessi cambiare ambito non riuscirei a farlo perchè le aziende stanno chiudendo una dopo l’altra. La fortuna lavorando è che posso prendere contatti con fornitori e altre aziende, che sono purtroppo tutte in una situazione critica. Sei un Paese ha in economia incentrata sulle Piccole imprese, è chiaro che se viene una crisi economica, le prime a risentirne sono le Piccole medie imprese e di conseguenza i giovani che cercano lavoro. Le grandi Società di capitali in Italia ho scoperto da poco essere circa sulle 30’000 unità, quindi avere difficoltà nel trovare lavoro è perfettamente normale, non c’è niente di cui vergognarsi.

  2. 2
    f03 -

    Il problema o meglio la situazione è cominciata a sfuggire di mano grosso modo lo scorso anno a giugno, durante la sessione estiva degli esami. Non che prima andasse tutto bene, ma riuscivo a gestire la faccenda. Cominciavo a sentire sempre di più il bisogno di rivelare a qualcuno chi ero ( un ragazzo GAY), anche se fino a qualche anno prima quando ascoltavo in tv o su internet i motivi che avevano spinto i ragazzi a fare coming out, i quali sostenevano che ad un certo punto è inevitabile, si sente il bisogno forte di dirlo a qualcuno, non ci credevo, ma è così. Pensavo non mi interessasse, in quanto avevo deciso fin da quando capii, di non raccontare niente a nessuno, anche se mi capitava di essere nervoso a casa mentre tornavo da scuola o avere dei giorni NO che giustificavo con chi chiedeva con mille scuse…
    Ma invece toccò anche a me qualche mese dopo, perchè avevo deciso di concentrarmi a pieno sugli esami per non riflettere e di rimandare ancora una volta la questione. Quella estate fu pessima, era diventata quasi un’ossessione se rivelarlo o meno.

  3. 3
    f03 -

    Si cominciava a parlare in modo quasi normale della famosa legge sulle unioni civili, il primo trono gay e potrà sembrare una sciocchezza ma avevo visto una serie tv per caso dove c’erano due ragazzi gay che vivevano normalmente ( senza la presenza dei soliti stereotipi) la loro storia… Insomma tutto questo è stato una sorta di campanello d’allarme sommato alla grande voglia di uscire allo scoperto, su tutto il tempo che stavo perdendo e non potevo recuperare e a tutto quello al quale ho dovuto rinunciare ( uscite, storie, amici). Tornato dalle vacanze rivelai chi ero a mia sorella, che mi rassicurò e mi fece calmare.
    Credo di avere capito chi ero realmente alle superiori, anche se mi accettai solo alla fine del percorso scolastico. In prima cominciai a guardare i ragazzi con interesse invece delle ragazze, cosa che se ci penso bene avveniva anche prima, ma che tra me e me giustificavo in vari modi.

  4. 4
    f03 -

    Alle superiori persi  la testa per un ragazzo mio coetaneo, ovvio lui non lo ha mai saputo, cotta che durò a lungo fino ai primi anni dell’università. Non ho mai avuto una ragazza, anche se alle superiori durante le vari fasi dell’accettazione — un giorno mi accettavo e l’altro no– provai a cercarmi una ragazza della quale credevo di essere preso. Non feci durante la conoscenza iniziale – durante l’intervallo a scuola- nulla di importante, anzi mi ero pronunciato pochissimo ( ammetto di essere un po’ timido ma credo non sia stato quello il motivo),comunque quando la faccenda naufragò non ci rimasi più di tanto male, anzi tornai a pensare, non avevo mai smesso in fondo al ragazzo che mi piaceva.

    L’accettazione non è stata affatto semplice, ho dovuto affrontarla da solo non raccontando niente a chi conoscevo, sia perchè di amici veri forse non credo di averne mai avuti sia per vergogna e paura. Per non parlare dei miei genitori che non hanno mai avuto nessun sospetto, sono sempre riuscito a camuffare davanti a loro o a scuola come stavo. Ma dentro stavo e sto male e capita a volte che in camera mia mi sfogo piangendo senza farmi sentire da nessuno.

  5. 5
    f03 -

    Questo modo di approciarmi alla situazione nel corso degli anni mi ha sempre di più fatto stare male, perchè invidiavo tutto quello che io, solo perchè gay, non potevo/posso avere.

    Nello studio in questi anni, mi sono rifugiato in pieno, studiando dalla mattina alla sera anche durante le feste, per non pensare, ma anche perchè volevo riuscire a laurearmi nei tempi giusti. Inoltre non avendo degli amici con i quali uscire mi rimaneva solo l’università come distrazione.

    Dopo aver fatto il primo coming out decisi dopo poco tempo di fare il secondo con uno dei miei genitori: mia madre. La cosa anche se momentaneamente sembrava essere andata bene, provocò un periodo ancora in atto di discussioni con parole pesanti da parte di entrambi, alternato a giorni di quiete. Forse tutto questo è dovuto al fatto che non mi ha accettato ( cosa che sento), anche se dice di si, ma so che l’argomento è tabù perchè sono sempre io che cerco un confronto.
    Dopo aver detto chi ero, io non mi sono mai pentito, ho sempre difeso quello che sono. Ma l’impossibilità di essere chi sono mi ha portato a vivere un momento brutto, durante il quale la mattina non avevo voglia di alzarmi dal letto, perchè non riuscivo, non avevo la forza per farlo.

  6. 6
    f03 -

    Non avevo un motivo per reagire.
    Un anno fa sapevo chi ero e cosa volevo dalla mia vita avevo dei sogni, e volevo andare dallo psicologo per trovare il coraggio per esserlo (per superare la paura del giudizio degli altri e in particolare dei parenti), invece oltre a quello sono andato, perchè dopo continue paranoie per quello che è successo, da un paio di mesi ho dei continui dubbi su  i due pilastri di me stesso che ho sempre difeso e di cui sono sempre stato fiero : chi sono, con continue domande che mi portano sempre alla stessa risposta, e il mio percorso universitario, se continuarlo oppure abbandonarlo per cercare un lavoro, cosa che sto facendo, ed essere autonomo ed andare via di casa.

    So che non avere una vita sociale e degli amici sui quali poter contare non aiuta a risolvere la situazione come anche stare a casa tutto il giorno a chiedersi chi sono….
    Vorrei solo riuscire a riprendermi la mia vita in mano non pensando alle cattiverie delle persone che ci saranno sempre e non dovendo rinunciare a qualcosa solo per il fatto di essere gay, cosa che non ho scelto io….. scusate se ho mandato più messaggi ma in uno non ci stava

  7. 7
    Gabriele -

    Ti dico cosa vuoldire per me essere gay: vuoldire essere un Fuco. Io non sono Gay, lo è mio fratello, e ti posso assicurare che non è facile sapere che è gay. Più che altro mi dà un tremendo fastidio, venirlo a sapere nel modo in cui me lo ha detto lui: non ha fatto coming out, mi ha detto direttamente che ha un ragazzo. Non ti nego la frustrazione e soprattutto l’essere trattato come l’ultimo dei mona. Alla fine si è trovato un lavoro, ma che lavoro? Sta da solo e io non ho ancora la forza di perdonarlo o riprendere i rapporti, perchè ho il mio maledetto orgoglio, sul quale arrampicarmi.
    Non fare lo stesso errore, per favore. È un trauma sapere che una persona cara è gay, se qualcuno ti dice il contrario mente.
    Ciò non significa, costruirsi una vita parallela, dove: “o la pensate come me, oppure ciao a tutti”, tua madre non ti ha mandato fuori di casa, e ti assicuro che questo è già un grande risultato. Non mandare all’aria i rapporti familiari, solo perchè sei gay, non fare di testa tua, per favore. Non fare come ha fatto mio fratello.
    P.s. Ora verrà, non so quando, e io non so come comportarmi, te la faccio io una domanda: cosa fare? Cosa gli devo dire?

  8. 8
    Gabriele -

    Altra riflessione: si è vero sei Gay, ma io non conosco nessuna persona che sia etero o gay, che non si possa fare degli amici. Non ti puoi certo fustigare. Sei quello che sei. Le polemiche che io porto a riguardo sono semplicemente la possibilità di essere reso partecipe degli accadimenti che riguardano i miei familiari, tua madre non sarà diversa da me. Se tu glielo hai detto serenamente, e non l’hai trattata da cretina, allora sicuramente, non dico che lo accetterà, ma almeno ti appoggerà. Mio fratello non si è comportato così, come tu ti sei comportato con tua sorella è tua madre. Mi ha presentato la situazione pretendendo di farmela andare bene, tagliandomi di fatto fuori.

  9. 9
    Golem -

    Se c’è un momento storico della storia recente nel quale i gay vanno per la maggiore, è questo. Mi sembra che sia tu a rendere complicata la tua dituazione.
    Accettati e fatti accettare, appoggiandoti ai gruppi di solidarietà omosessuale. Pensa che gli etero non li hanno, ‘sti disgraziati. E oggi come oggi servirebbero anche quelli.

  10. 10
    Suzanne -

    F03, credo, purtroppo, che molta importanza risieda anche nel luogo in cui vivi. Cerca di frequentare grandi città, se puoi, allarga la tua cerchia di conoscenze e ti accorgerai che la tua situazione è più comune di quanto non sembri. A differenza di Gabriele, penso che tu non sia obbligato a dire nulla se non te la senti. Essere accettati non dev’essere una conquista sofferta, ma una condizione che ci è DOVUTA. Non sei tu a doverti sforzare, ma le persone attorno a te, anche perché tu sei sempre lo stesso, questà è un’evidenza talmente banale da essere dimenticata.

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