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Tracce di te

di salvo ruotolo

Un po’ di tempo fa, ad una cara amica, ho regalato dei libri. Tra questi, Il mercante di Venezia di Shakespeare, e L’uomo che piantava gli alberi di Giono. Insieme ai libri, un segnalibro fatto a mano da me, e firmato.
Ho messo libri e segnalibro nel sacchetto di stoffa della libreria di fiducia nella quale avevo comprato i libri, e glieli ho dati. Sul sacchetto era stampato il nome della libreria, col logo. Il nome era lo stesso di ciò che consente, ad un’imbarcazione senza motore, di prendere il largo e navigare.
Un afoso pomeriggio di luglio abbiamo avuto una discussione telefonica. Una discussione telefonica assai nervosa, direi. Lei, dopo qualche giorno, lascia libri e segnalibro al bookcrossing dell’Università. Non voleva, di me, alcun ricordo fisico, mi disse.
Qualche mese fa, in un post su un suo Blog, tra le altre cose, scrive:

«Volevo dirti che mi dispiace essermi sbarazzata del tuo regalo. Ma, in quel momento, la rabbia era tanta. I libri dicono molto anche di chi il regalo lo fa, e io li ho comprati anche per questo motivo.
Sì, ho comprato i libri di cui mi ero liberata! Meglio: di cui pensavo essermi liberata! Ma sono stati loro, alla fine, a cercare me, trovandomi. Li ho comprati nelle stesse edizioni avute da te: Einaudi e Salani. Non solo. Ho fatto qualcosa d’altro, e, forse, di più. Ho comprato alcuni libri conosciuti grazie a te, perché io non li conoscevo, questi libri. Ad esempio, ho comprato L’albero di Anne, di Irène Cohen-Janca – ricordi? – , e La prova del miele di Salwa al-Neimi, poetessa siriana. Poi, ho anche comprato Decameron nell’edizione da te consigliata.
Non saprò mai, immagino, cosa pensi di queste mie righe. Anzi. Forse queste righe ti faranno pure arrabbiare! Ma mi sembrava aver commesso un torto, non aver più il tuo regalo. E quindi ho pensato di riparare, ammesso si possa. Volevo dirti, attraverso queste righe, delle tracce che hai lasciato dentro di me. Su di me. Tracce, ma non solo tracce!».

Mi piacerebbe sapere, cari lettori, se a voi sia mai capitato sbarazzarvi di libri avuti in regalo da una persona a voi molto cara. Oppure, al contrario, se avete saputo che, libri da voi regalàti, siano poi stati abbandonati da qualche parte, o venduti.

Lettera pubblicata il 24 Giugno 2020. L'autore ha condiviso 13 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Cultura - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 18 commenti

Pagine: 1 2

  1. 1
    Bohemien82 -

    Quando sono stato lasciato da colei che credevo il mio Amore, ho buttato ogni suo regalo, compresi libri. Quelle pagine di carta mi apparivano come carta igienica, peraltro sporca. È buona norma non dimenticare di buttare la spazzatura casalinga.si evitano insetti e cattivi odori.

  2. 2
    Golem -

    No. Io ho ancora il libro regalatomi dal mio primo ammore, a otto anni: “I tre porcellini”.
    Mi ha insegnato molto sulla vita e su come le persone in modo diverso la affrontano.

  3. 3
    Yog -

    Gli unici libri che ho buttato erano relativi a racconti di edificanti storie di bambini extracomunitari tipo “Il cacciatore di Aquiloni” e altri dello stesso tenore.
    Non mi erano stati comunque regalati da persone care, quelle sanno che leggo tutt’altro e se proprio devono farmi un regalo vanno sul sicuro (boccia di narda stravecchia, quella col fischio che la butto).
    In ogni caso niente bookcrossing: i miei sono finiti rigorosamente in raccolta differenziata.

  4. 4
    Golem -

    Libri? Tra Milano e la Puglia abbiamo circa 4000 libri, i miei per lo più saggi; 1263 dischi tra vinile e CD e 812 film. Ma molti libri li ho regalati alle biblioteche scolastiche degli istituti frequentati da mia figlia. Il testo più antico ha oltre 400 anni, ed è un’edizione del Malleus Maleficarum (https://www.studiarapido.it/malleus-maleficarum-il-piu-famoso-trattato-sulla-stregoneria/) trovato a Roma in una bancarella presso Castel Sant’Angelo nel maggio del 1980, lo ricordo bene. Pagato 15mila lire. 50 euro di oggi (hahaha 🤣 quel venditore non capiva un c..... Forse pensava si trattasse di un testo “vecchio” sui “malleoli malefici”). Ma i “Tre porcellini” è sempre lì, sul comodino, giusto per non montarsi la testa, come succede a tanti intellettuali e non.
    Non ho mai utilizzato nè mai utilizzerò “libri virtuali”. Il virtuale “non esiste” come relazione, nemmeno per quanto riguarda il libro. Per me leggere sull’IPad sarebbe come far l’amore col preservativo. Non c’è paragone.

  5. 5
    ElizabethBennet -

    Mi è capitato – e mi capita – di andare alla ricerca della persona a me cara dentro le pagine degli autori che quella stessa persona mi ha detto di aver amato. Anche io, come te, ho acquistato di recente non meno di quattro opere di un autore triestino, forse il massimo scrittore italiano vivente, solo perché quella persona speciale per me mi aveva confidato di averlo sentito particolarmente vicino a sé. Sono tutt’ora immersa in quella lettura. Perché l’ho fatto? Per colmare un’assenza, per simulare una vicinanza, per avvicinare almeno idealmente chi è lontano. E per una fame potente di informazioni: che cosa ci ha trovato di speciale? che cosa lo ha tenuto incollato alle pagine? perché quelle pagine sono state così significative? Dentro quei libri andiamo alla ricerca di chi non c’è, un po’ per capire, un po’ per rimediare, un po’ per illuderci di accorciare le distanze e riempire i vuoti. Funziona? Sì e no. 1/2

  6. 6
    ElizabethBennet -

    La mancanza, il vuoto e una certa tristezza che non se ne va fanno fare cose un po’ folli: ecco allora che la cronaca della città in cui quella persona abita (letta dalle pagine di un quotidiano online) in cui magari si parla di cose minime – non sono stati disattivati i parchimetri in città, nonostante il lockdown, e le persone hanno continuato a pagare il parcheggio anche se non era dovuto, ad esempio – diventa rilevante: leggi la notizia, osservi la foto che la correda dove si vede una strada di quella città e pensi “chissà quante volte sarà passato di lì!”. E allora anche i parchimetri diventano a modo loro interessanti. E una webcam che inquadra un angolo di quella città, mai visitata, ti dice se lì dove si trova quella persona sta piovendo, come da te, o no. Potrei raccontartene altre di piccole follie come questa ma per pudore mi taccio. Quindi, non mi stupisco della tua amica che si è ricomprata quei libri, perché ho fatto qualcosa di simile anche io! 2/2

  7. 7
    Golem -

    Benny; “Mi è capitato – e mi capita – di andare alla ricerca della persona a me cara dentro le pagine degli autori che quella stessa persona mi ha detto di aver amato…un po’ per illuderci di accorciare le distanze e riempire i vuoti. Funziona? Sì e no.”

    Io dico di no. Andare a cercare di riempire i vuoti con altri vuoti non riempie mai la vita. La fantasia è sempre un’evasione dalla realtà, dalla vita, anche quando sembra aiutarti a “cercarla”…la vita.

  8. 8
    salvo ruotolo -

    @Bohemien82
    Nelle tue stesse condizioni, non ho avuto il coraggio – che mi manca tuttora! – di buttarli via. Li ho restituiti a lei. E quando sono stati rifiutati – è capitato! -, li ho regalàti ad un’Associazione di volontariato. 🙂

    @Yog
    Non avevo molti dubbi sul fatto che il bookcrossing non fosse la tua destinazione preferita … 🙂

    @Golem
    Perfettamente d’accordo con te sul libro digitale. Lunga vita al cartaceo! 🙂
    Molto interessante l’edizione del «Malleus Maleficarum».
    «I tre porcellini», poi, è una fiaba imperitura. 🙂

  9. 9
    salvo ruotolo -

    @ElizabethBennet
    È vero! La lettura dei libri amati dalle persone a noi care, diventa a n c h e un luogo attraverso cui «vedere» qualcosa di loro. Anzi. Quasi «vedi» loro, attraverso quei libri. Loro frammenti, quantomeno. Ed è un gesto di affetto – o di Amore, anche – chiedersi:«Perché ha scelto proprio questo libro? Cosa gli avrà conferito, poi, questa lettura?».
    Sono d’accordo con te: si leggono i libri che sono piaciuti a chi ci è – o ci è stato? – molto caro, per molte ragioni: illudersi di accorciare le distanze; rimediare ad un’assenza, etc.
    Le «follie» di cui parli appartengono anche a me, e non da oggi. Con Google Maps rivedi, che so io?, un pontile per l’ennesima volta, e ti immagini lei mentre vi passeggia. Rivedi i luoghi visitati assieme, e un nodo ti stringe la gola.
    Le persone a noi care sono dentro e fuori quei libri da loro amati. Hanno lasciato tracce dentro di noi. In realtà, in molti casi, non solo tracce, ma territori interi. Sconfinati. E questo li rende immortali. 🙂

  10. 10
    Bohemien82 -

    ‘Nelle tue stesse condizioni, non ho avuto il coraggio – che mi manca tuttora! – di buttarli via.”

    Lo avevo capito, per questo ho fatto riferimento al mio passato sentimentale. 🙂
    Saluti.

Pagine: 1 2

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