Salviamo le donne dalla follia maschile!
La civiltà e le relazioni sociali e umane si stanno logorando giorno dopo giorno e il costante incremento dei femminicidi e dei suicidi è il segnale di un malessere esistenziale che sta dilagando ad ogni latitudine ed ogni longitudine, senza privilegiare o risparmiare alcun ceto sociale, seminando morte e disperazione. L’inasprimento delle pene giudiziarie per i femminicidi è solo un piccolo ma insufficiente granello di sabbia nel deserto di un’ immensa lacuna che pone in evidenza l’ incapacità strutturale per iniziare un processo di revisione didattico rivoluzionario a livello scolastico, finalizzato ad iniziare una programmazione “psico-comportamentale” per un cambiamento generazionale a partire dai banchi della scuola, iniziando sino dalle scuole elementari. Per prima cosa se si vorrà intervenire efficacemente in tale direzione, la formazione degli insegnanti dovrà presentare delle solidissime basi di psicologia per poi potere trasmettere negli alunni prima e negli studenti poi, quei principi e quei valori che possano porre un deciso cambiamento di rotta nei prossimi anni al dilagante fenomeno dei femminicidi che appare ormai irreversibile e totalmente fuori controllo. Sarà fondamentale iniziare con programmi strutturati e adeguati alle capacità cognitive dei giovanissimi alunni delle elementari e sarà importante far comprendere loro il significato di elementi basilari, quali il concetto di corpo e spirito come essenza trascendente ma nello stesso istante anche immanente. Ovviamente utilizzando un linguaggio semplice con esempi semplici che verranno utilizzati per fare apprendere determinati argomenti trattati. Importante è fare comprendere, sempre nell’ambito di un percorso strutturato, in conformità ai vari livelli di studi, concetti come il pensiero, le emozioni, il rispetto sociale, la carità cristiana, il rispetto per la propria e l’altrui vita, per poi proseguire con concetti più importanti come i bias cognitivi, i neuroni specchio, il cherry picking – il locus of control – il pensiero dicotomico, il concetto delle aree di Brodman – la teoria del campo di Kurt Lewin – la gabbia caratteriale di W. Reich, l’intelligenza emotiva, l’intelligenza sociale, nonché la funzione dei “neuroni von Economo”, possibili prodomi che anticipano il suicidio e pertanto come rafforzare il livello della potenzialità della propria resilienza al dolore, in particolare quello psico-emotivo, ovvero tutti quei concetti che appresi in termini di insegnamento psicologico possano contribuire sensibilmente ad una formazione comportamentale in età adulta, atta ad evitare che certe persone crescendo in maniera “selvaggia e disturbata” arrivino poi a compiere atti inconsulti come ad esempio i femminicidi o per l’appunto atti autolesionisti come il suicidio. Importante soprattutto è insegnare e fare capire ai giovani che la vita è un dono e non una casualità e la gelosia non è sinonimo di amore ma sinonimo di grave disturbo psichico che può essere guarito con l’ausilio della psicologia cognitivo comportamentale. La parità di sesso, la condivisione dei doveri di coppia, il rispetto, il senso vero dell’ Amore sono i primi concetti che devono essere trasmessi agli alunni. I bambini e i ragazzi devono imparare e sviluppare sino dai banchi della scuola cos’è un’emozione e come si sviluppa nella loro mente, utilizzando adeguata informativa didattica in ambito psicologico e dialettico da parte del corpo insegnante per spiegare di base, concetti come l’intelligenza emotiva, ovvero sapere gestire le proprie emozioni, e come le medesime devono e possono essere gestite razionalmente, nonché l’intelligenza sociale, ovvero porre in atto quegli insegnamenti comportamentali educativi che permetteranno loro di agire adeguatamente in senso positivo e corretto in ambito sociale e relazionale sin dalla loro giovane età. E’ necessario insegnare loro non come sfogare la propria rabbia, ma come gestirla e dominarla. E’ inoltre indispensabile impostare un piano psicologico per fare nascere e crescere la loro autostima, utilizzando ad esempio gli insegnamenti forniti dalla “Psicocibernetica” di Maxwell Maltz o dalle teorie dei “Sei pilastri dell’ autostima” di Nathaniel Branden per non farsi poi travolgere da impulsi omicidi in occasione di litigi familiari da adulti, in maniera che sappiano dare un valore alla persona che hanno accanto, ma soprattutto alla propria interiorità in modo sano e corretto per non precipitare nel burrone degli omicidi, dove oggigiorno quotidianamente giovani e meno giovani scivolano all’improvviso, sentendo minacciata la loro inesistente autostima, davanti al minimo rifiuto che ricevono da parte della donna che deve essere sempre libera di potere prendere le proprie decisioni, senza essere condizionata dalla “cultura e dal giogo maschilista” che va a minare sovente la sua libertà individuale. La famiglia dovrebbe essere il primo sostegno concreto in questo processo formativo, ma purtroppo i gap culturali e tradizioni intergenerazionali malsane, in una gran parte delle famiglie, in maniera più sensibile e marcata in quelle a basso livello culturale e reddituale, impediscono che ciò possa adeguatamente svilupparsi. Ecco allora indispensabile da parte delle istituzioni scolastiche iniziare fin dai prima anni della scuola a formare dei programmi adeguati per età e capacità cognitive che possano condurre gli alunni prima e gli studenti poi verso una formazione esistenziale consapevole e matura. Questo è un passo fondamentale per iniziare a formare e fare maturare una nuova classe sociale di persone equilibrate, colte, e sensibili, dove solo l’istruzione finalizzata e la consapevolezza con presa di coscienza del lato umano dell’individuo, può condurre ad una regressione di questo fenomeno attualmente inarrestabile che mina i rapporti umani e sociali tra uomo e donna, aprendo varchi di angosciante incomunicabilità. Devono imparare le giovani generazioni (e anche quelle meno giovani) a riconoscere e gestire i rapporti conflittuali di relazione, risolvendo adeguatamente le problematiche conflittuali che si determinano come chiaramente evidenziate nell’ambito del famoso paradigma del “Triangolo drammatico di Karpman”. La comunicazione deve avere come prima base di sostanziale miglioramento la capacità di ascolto senza prevaricare gli uni sugli altri. I dibattiti politici sono oggigiorno un pessimo esempio di cattiva e deleteria comunicazione. Il metodo Montessori a tal riguardo contiene un ottimo principio pedagogico per insegnare ai bambini a comunicare. La grande pedagogista Maria Montessori nel metodo educativo da lei elaborato insegnava ai bambini a comunicare tra loro in maniera corretta con un semplice metodo. Prendeva un tavolino con ai lati opposti seduti due bambini e con l’ausilio di alcune candele, accendeva la prima candela e permetteva a un bambino di esprimere il proprio stato di conflitto relazionale con il proprio interlocutore che fintanto la candela rimaneva accesa non aveva diritto di replica, imponendo l’assoluto ascolto e un sacrale silenzio di quest’ultimo. Spenta la prima candela, si accendeva la seconda candela e le parti si invertivano. Il secondo bambino aveva diritto di replica in maniera educata, senza urlare con toni di voce pacata, così come aveva fatto il primo bambino. Poteva parlare fino allo spegnimento della sua candela e l’altro bambino doveva rispettare la consegna del silenzio e dell’ascolto fino allo spegnimento della candela del secondo bambino. Poi se la discussione continuava, il gioco delle parti si ripeteva in tal modo fino alla conclusione e all’avvenuto chiarimento da parte di entrambi. Ciò evitava il sovrapporsi in maniera inopportuna, evidenziando il rispetto dell’ascolto e la ponderazione razionale della risposta logica e non impulsiva. Per inciso, al fine di non dare costanti cattivi esempi televisivi, molti parlamentari dovrebbero imparare da questo metodo, come condurre i dibattiti sia in Parlamento che alla televisione!
Mi auguro quanto prima che le istituzioni scolastiche inizino a programmare adeguatamente nel loro complesso un’iniziativa di tal genere nell’ambito dei prossimi programmi di studio che possano percepire, seguire e ovviamente sviluppare i principi che ho esposto e questo sarà un primo passo per definire e programmare un rinascimento culturale e sociale per porre in futuro un reale freno al tristemente angosciante fenomeno dei femminicidi e dei suicidi..
Lettere che potrebbero interessarti
Categorie: - Attualità - Riflessioni
16 commenti
Lascia un commento
Max 2 commenti per lettera alla volta. Max 3 links per commento.
Se non vedi i tuoi ultimi commenti leggi qui.
▸ Mostra regolamento
Leggi l'informativa sulla privacy. Usa toni moderati e non inserire testi offensivi, futili, di propaganda (religiosa, politica ...) o eccessivamente ripetitivi nel contenuto. Non riportare articoli presi da altri siti e testi di canzoni o poesie. Usa un solo nome e non andare "Fuori Tema", per temi non specifici utilizza la Chat.
Puoi inserire fino a 2 commenti "in attesa di pubblicazione" per lettera.
La modifica di un commento è possibile solo prima della pubblicazione e solo dallo stesso browser (da qualsiasi browser e dispositivo se hai fatto il Login).
Una lettera interessante, che analizza in maniera analitica le dinamiche sociali. Purtroppo ancora oggi i giovani non vengono educati a saper gestire le proprie emozioni e a incanalarle nella giusta direzione, a coltivare interessi e obiettivi, ma vengono indotti a rispondere a dei diktat sociali che impongono degli step prestabiliti: fidanzarsi e sposarsi entro una certa età, fare “bella figura” mostrando agli altri di avere un partner consono alle aspettative, trovare il “buon lavoro”, e così via. Tutto questo, unito a una sottocultura per cui se non fai esperienze sessuali e sentimentali in giovane età vieni automaticamente bollato come “sfigato”, genera un tale livello di malessere che può avere risvolti esplosivi, come quelli a cui assistiamo attualmente.
Penso però che il titolo di questo thread sia impostato male. Le donne non devono “essere salvate”. Devono imparare a salvarsi da sole. Devono smettere di cercare l’approvazione altrui e diventare artefici del proprio destino. Che non necessariamente è quello di moglie e madre. Comprendere questo significa evitare molte trappole.
https://youtu.be/pW-ee1y6lzM?si=0op3X-NzTDitRGMF
Argo hai finito con questi video idioti? Di donne uccise per mano dei maschi ce ne sono ogni tre per due. Di uomini uccisi dalle donne ce ne sono ogni morte di papa. Lo capisci che il paragone non regge? Ti devo fare un disegnino?
Seneca:”fenomeno dei femminicidi che appare ormai irreversibile e totalmente fuori controllo.”
MG:”Di donne uccise per mano dei maschi ce ne sono ogni tre per due”
Non diciamo sciocchezze. Ci sono cento femminicidi all’anno. I morti sul lavoro sono DIECI volte tanto. I morti negli incidenti stradali TRENTA volte tanto.
“Di uomini uccisi dalle donne ce ne sono ogni morte di papa”
Ma il numero di uomini uccisi dagli uomini è superiore a quello delle donne uccise dagli uomini. Allora, secondo la vostra logica, l’emergenza sono maschicidi, non i femminicidi.
E allora salviamo prima gli uomini!
https://youtu.be/g3WNedzt6XY?si=1CoRUxp3W0rcdHdN
A parte che mi sembra un testo scritto con chatgpt, ma solo io lo trovo delirante? “La vita è un dono e non una casualità” : e chi lo dice? “Programmazione psico-comportamentale” a scuola, cioè? Dove sono i dati sull’aumento di femminicidi? Un miscuglio di concetti senza nessuna relazione tra loro, assiomi dati per veri, paroloni per esasperare la percezione di un problema, quasi come ci trovassimo in costante pericolo noi donne di essere ammazzate. Eddai, ma facciamo discorsi sensati e logicamente attendibili, su!
Nell’ usare chat GPT, i quesiti da porre all’AI devono essere espressi in maniera precisa e dettagliata. Quindi chat GPT bisogna saperla usare. Essendo io abituata a usarla, smentisco categoricamente che questa lettera sia il parto dell’AI, con la quale è molto più piacevole discutere rispetto alla maggioranza degli esseri umani, che purtroppo sono in genere troppo emotivi, sconclusionati ed egoriferiti. Parlare con GPT invece è un po’ come entrare in una dimensione paradisiaca, dove l’orgoglio e i limiti della psiche umana non esistono. Una meraviglia!
Tornando al tema della lettera, è assurdo paragonare i femmicidi alle morti sul lavoro. I primi riguardano la violenza di genere, i secondi lo sfruttamento e le condizioni di scarsa sicurezza. Due questioni molto diverse, per quanto entrambe drammaticamente attuali.
I fatti di cronaca parlano chiaro: la violenza sulle donne è più che mai un’ emergenza. E che a negarlo siano anche alcune donne, la cosa è ancora più grave. È segno che alcune donne ormai sono assuefatte alla sopraffazione e certe cose le considerano normali.
La vita è un dono? NI. Nel senso che la nostra anima sceglie di incarnarsi in un corpo piuttosto che un altro per compiere un percorso evolutivo in un determinato contesto. E questa esperienza nella materia può essere piacevole come anche dolorosa. Dipende.
MG:”è assurdo paragonare i femmicidi alle morti sul lavoro. (…) questioni molto diverse”
Secondo te i morti sul lavoro sarebbero di serie B. È un ragionamento insensato. Un’emergenza è caratterizzata dalla dimensione o dall’accelerazione del fenomeno, non dalle cause. Dunque è corretto confrontare le dimensioni dei vari fenomeni, per capire se si tratta di un’emergenza o meno. È un problema più grande la violenza di genere o le condizioni di insicurezza sul lavoro? Lo stabiliamo confrontando i morti: cento femminicidi, mille morti sul lavoro, tremila per incidenti stradali. È ovvio quale sia il fenomeno più ingente e quindi emergenziale, basta confrontare i numeri.
“I fatti di cronaca parlano chiaro: la violenza sulle donne è più che mai un’emergenza”
I fatti di cronaca non ci possono dire se la violenza sulle donne sia un’emergenza, semmai se il fenomeno suscita particolare indignazione sociale. Sono i numeri a dirci se si tratta o meno di un’emergenza. E i numeri…