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Il flagello dei femminicidi: un grido di dolore e urgente necessità

L’Italia è tra i 5 Paesi in Europa con il più alto numero di donne vittime di femminicidio, ovvero omicidio intenzionale, non certo un primate di cui andare fieri. I femminicidi, uno degli aspetti più oscuri e dolorosi della nostra società, e non solo, rappresentano una tragica realtà che richiede l’attenzione di tutti noi. Si tratta dell’uccisione sistematica e deliberata di donne basata sul genere, e si manifesta in molte forme e circostanze non solo in Italia ma in tutto il mondo. Questo fenomeno inquietante ci costringe a riflettere profondamente sulla nostra società, le sue radici e la necessità urgente di un cambiamento culturale e strutturale. Le statistiche dei femminicidi sono allarmanti. In molte parti del mondo, le donne sono uccise semplicemente perché sono donne. Questo può avvenire in contesti familiari, relazionali, o addirittura come risultato di violenza di genere diffusa. Ogni anno, migliaia di donne perdono la vita a causa di questa violenza. Questo non è solo un problema di un paese o di un continente, ma un problema globale che richiede una risposta globale. Per affrontare efficacemente i femminicidi, è essenziale comprendere le radici profonde di questo problema. La misoginia, la disuguaglianza di genere, la cultura dell’oppressione e la mancanza di rispetto per i diritti delle donne sono solo alcune delle cause che alimentano questa violenza. In molte società, le donne sono ancora considerate inferiori agli uomini, una visione distorta che giustifica e perpetua questi atti orribili. Una delle chiavi per porre fine ai femminicidi è un cambiamento culturale profondo. Dobbiamo sfidare le norme sociali che perpetuano la disuguaglianza di genere e promuovere l’uguaglianza e il rispetto per tutte le persone, indipendentemente dal loro genere. Le scuole, le famiglie e i mezzi di comunicazione hanno un ruolo cruciale nel plasmare la mentalità delle persone e nel combattere questi pregiudizi radicati. Parallelamente al cambiamento culturale, è essenziale che i governi adottino misure rigorose per proteggere le donne dalla violenza di genere. Queste misure dovrebbero includere leggi più severe contro i femminicidi, un sistema giudiziario che punisce severamente i colpevoli e una rete di supporto per le vittime. Inoltre, è fondamentale promuovere la solidarietà tra le donne e gli uomini. La lotta contro i femminicidi non è solo una questione femminile; è una questione umana. Tutti noi dobbiamo unirci per sostenere le vittime, sensibilizzare sull’importanza di questo problema e lavorare insieme per porre fine a questa violenza. Ma anche noi dobbiamo fare di più perchè i femminicidi rappresentano una piaga sociale che non possiamo più ignorare. È urgente che tutti noi, come individui e come società, ci impegniamo a combattere questa forma di violenza di genere. Solo attraverso un cambiamento culturale profondo, la protezione legale e la solidarietà possiamo sperare di porre fine a questa orribile epidemia. Le vite delle donne dipendono da questo impegno e dalla nostra capacità di creare un mondo più giusto ed equo per tutti. Il Governo ha messo in campo nuovi provvedimenti in merito con una revisione del Codice rosso. Una revisione della legge del 2019 in cui vengono inserite pene più pesanti, procedura più rapida e nuovi reati, con la speranza che siano in grado di fermare questa strage, perchè di strage si tratta.
Marco Morandi
Vobarno

Lettera pubblicata il 8 Settembre 2023. L'autore ha condiviso 20 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 96 commenti

Pagine: 1 2 3 10

  1. 1
    Tommy -

    Ecco la soluzione, licenze di porto d’armi meno restrittive, preferisco che le donne si portano addosso una 357 Magnum piuttosto che uno spraiy al peperoncino, tanto questa nazione fa schifo, quindi che si tutelano da sole!

    E se dipendesse da me applicherei la pena di morte in questo schifo di paese buonista, altro che Rems e rieducazione, sono sempre piú schifato. 🤮

  2. 2
    maria grazia -

    Tommy condivido il tuo pensiero, le donne devono potersi difendere da sole in caso di pericolo. Anche perché è oggettivamente impossibile poter mettere una pattuglia in ogni casa o in ogni angolo. Visti i tempi che stiamo vivendo, ben venga la detenzione di armi a scopo di protezione.

  3. 3
    Tommy -

    Il problema è che con le leggi che abbiamo la vedo molto dura la detenzione di armi a scopo di protezione Maria Grazia. Guarda qui:

    https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2023/07/29/uccise-la-ex-delfino-e-arrivato-nella-rems-di-genova-pra_88d4bf28-af0b-4709-a289-a704608e310f.html

    Poi dimmi se non ti viene il volta stomaco.

    Macché revisione della legge in cui vengono inserite pene più pesanti? Solo chiacchiere e basta!

  4. 4
    maria grazia -

    Già conoscevo quella triste vicenda. Purtroppo Tommy i casi come quello non si contano, io stessa in passato ho avuto a che fare con un tizio del genere. Praticamente sono viva per miracolo.

    Viviamo in un paese ipocritamente buonista e ultracattolico, che educa le donne alla sottomissione fin da piccole. Poi sono questi i risultati.

  5. 5
    Tommy -

    Maria Grazia, psicopatici come quello vanno eliminati, altro che recuperarli nei Rems.
    Che poi i Rems non dovrebbero proprio esistere, guarda come hanno ridotto questo schifo di paese:

    https://genova.repubblica.it/cronaca/2023/08/03/news/genova_pra_effetto-delfino_la_rabbia_dei_residenti_che_vivono_a_pochi_metri_dalla_rems_solo_adesso_riflettori_su_di_no-409855096/

    Ma dove siamo arrivati?
    Sono sempre piú schifato e incaxxato!

  6. 6
    Gabriele -

    Secondo me, la donna non deve essere proprio messa nella condizione di doversi difendere, mai. Facciamo tutti i proclami sul mondo libero, su quanto sia democratico anche il nostro modo di pensare o il Paese in cui viviamo, e poi dobbiamo sentire che una donna viene uccisa, e che il suo carnefice, aveva il braccialetto elettronico, che però non ha funzionato ed è arrivato sotto casa della donna per poi ucciderla. Voi dite che le donne hanno diritto di difendersi, ed io respingo questo pensiero, perché se fossimo in un Paese civile, sarebbe il Paese medesimo che difende le donne, senza il minimo dubbio. Questi eventi succedono, perché da qualche parte c’è gente che non fa il suo lavoro, come mai, quel braccialetto non ha funzionato? Non ha responsabilità sia di legge, che morale, la società che non lo ha fatto funzionare? Di quegli aspetti non parla mai.
    Io piuttosto, visti i fatti, che mi rifiuto di accettare, proporrei la condizione della donna minacciata: se una donna si difende

  7. 7
    Gabriele -

    …da una situazione dalla quale possa scaturire una lesione ai suoi danni, fino ad anche la morte, le darei il diritto di difendersi come meglio crede, se una donna, in corso di un fatto simile, per difendersi, uccide qualcuno, magari il tizio sottoposto a misure, tipo il braccialetto elettronico, che però non segnala la prossimità, quella donna non sarebbe nè imputabile, nè oggetto di alcuna indagine, poiché sottoposta ad una condizione contro la sua volomtà, ovvero di donna minacciata. Come negli Stati Uniti. Una donna che uccide un aggressore, non è imputabile di omicidio, ma viene immediatamente trattata come “donna in condizione di pericolo per sè stessa”, non si avvia nessun procedimento, penso nemmeno il Grand jury…
    Io non sono d’accordo sul far diventare l’Italia un West, dove ogni cow-boy alla Eastwood, possa andare in giro e sparare, che poi diventa come lì in U.S.A. dove un maniaco entra e spara e fa una strage. Pensiamo anche ai responsabili che non fanno…

  8. 8
    maria grazia -

    Gabriele sono d’ accordo con te. Nessun paese dovrebbe mai diventare un far west. È pur vero che per una donna è molto difficile difendersi da un uomo in caso di aggressione, se è disarmata. Quindi forse sarebbe meglio insegnare alle donne a come potersi destreggiare in certe situazioni piuttosto che sperare nell’ onnipresenza dello Stato e delle forze dell’ordine in qualunque anfratto e circostanza. Una cosa che, per vari motivi, è difficilmente realizzabile.

  9. 9
    Tommy -

    Almeno negli U.S.A c’è la pena di morte, cosa che ci vorrebbe anche in questo paese, vedi che a certe merdaccie come Luca Delfino ci penserebbero non due volte, di più, tanto tipi come quello sono solo la FECCIA della terra, punto!

  10. 10
    maria grazia -

    Tommy, credo che la pena di morte non sarebbe comunque un deterrente, perché chi arriva a uccidere per motivi “passionali” ha enormi problemi con la propria capacità di controllarsi, con il proprio background educativo, ecc… e non sarebbe la prospettiva della punizione a fermarlo.

    E infatti non a caso negli USA i serial killer hanno sempre proliferato.

    La visione di una donna che si difende e reagisce a violenze e soprusi capisco che possa essere poco romantica per alcuni, ma allo stato delle cose è la più pragmatica.

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