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Il loop comunicativo nelle relazioni amorose

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Lettera pubblicata il 29 Settembre 2016. L'autore ha condiviso 16 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 115 commenti

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  1. 31
    Golem -

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    Scuserai queste premesse, che faranno incazzare le solite “note” ma, come ho fatto per la discussione sull’amore, servono ad chiarire le dinamiche socio-morali che ci conducono a vedere le cose in un certo modo, dandole per scontate quando invece non lo sono per niente.
    La visuale marxista nasce dalla riflessione sull’evidenza che lo sviluppo industriale stava portando quelle logiche all’esasperazione, con le ripercussioni sociali che sappiamo, per le disparità sociali che creava. Quindi la logica del “lavoro” assumeva due visuali secondo le parti in gioco. Chi lo viveva per la personale “realizzazione” (secondo la logica capital-calvinista) e chi per la sola sopravvivenza.
    Quello che é derivato da questa situazione, al netto delle lotte sociali che dalla fine dell’800 ad oggi abbiamo conosciuto è quello che viviamo oggi, mentre quella logica sta segnando definitivamente il passo, riportando l’Occidente a riconsiderare in termini più sobri quella antica visuale nata nelle abbazie come emanazione di una regola religiosa e divenuta mano a mano sociale, entrando nella nostra etica morale come lavoro uguale “realizzazione” di sè. Ed è vero, ma c’è un particolare, sono stati aggiunti i modi per farlo, utilizzando il solito sistema della suggestione di cui ho parlato quando trattavamo le “emozioni” amorose e “l’illusione” che le accompagna, indirizzate dal consumismo visto come specchio attraverso il quale “riflettere” il personale livello di rispondenza a quelle antiche norme religiose, trasformate ormai dalla famosa secolarizzazione in segni di vicinanza al “divino”, ma raggiunto con un atto pagano di fatto.

    Riuscire a capire che il lavoro, se non deve rispondere a ragioni di sopravvivenza, DEVE diventare una forma di espressione di un sè che non può più sottostare ad una forma di sfruttamento pilotato dalla solita “illusione”, significa dare un vero senso al rispetto di sè stessi. Significa VIVERE VERAMENTE.

  2. 32
    Kid -

    Credo che in certi casi ci si renda conto col tempo di non poter condividere in modo soddisfacente la quotidianità col partner perché di base si è diversi in modo netto. E certe differenze anche se cadessero sulle sfumature nella vita di tutti i giorni alla lunga pesano perché trasmettono sensazioni negative . Un mio caro amico si mangia il fegato da anni per via della fidanzata, essendo lui molto empatico con tutti mentre lei lo è prevalentemente verso gli altri prima che con lui. Del resto lei ha una visione del partner come di colui che per amore deve capirla ed accettarla. Quando è chiaro che per lei la cosa più importante sia avere una reputazione sociale positiva anche a discapito delle esigenze contingenti del partner.Quasi ogni giorno litigano come pazzi ma nessuno lascia l’altro perché ormai dopo dieci anni c’è l’affetto e forse amarsi per loro significa saper riappacificarsi ogni volta . Come nell’altro thread, lui ormai è così frustrato da sfociare nel border ( oggi ti odio e ti insulto a bestia e non voglio più vederti e domani ti rispondo al telefono chiamandoti “amore”) . Le , sorda ai suoi scleri , lo tratta come un ragazzino che dovrebbe controllarsi mandandolo ancor più in bestia. Personalmente , non riuscirei a vivere in rapporto caratterizzato da una incompatibilità di fondo perché il non essere capito nelle mie emozioni/ bisogni elementari mi porterebbe ad una situazione insostenibile. Eppure loro due sembrano comunicare lo stesso seppur in questo modo malato ,visto che durano ormai da dieci anni e senza fare un passo avanti , come se avessero trovato un linguaggio. Forse la comunicazione è un concetto che ogni coppia sviluppa in una maniera che non è possibile definire univoca. Dipende da come la intendi tu e da come la intende il tuo lui e se con essa vi incontriate o meno.

  3. 33
    Suzanne -

    Golem, direi che io sono rimasta al motto monastico spogliato della prima parte; mi accontento quindi di un “lege et labora” (non dimentichiamo l’importanza data alla lettura e meditazione nel Medioevo).
    Comunque, sono assolutamente concorde sull’assunto che il lavoro dovrebbe poter permettere la realizzazione di sé, ma credo che questo punto venga oggi declinato in modi assolutamente distorti. In una società ideale ciascun individuo dovrebbe mettere a disposizione della comunità le proprie capacità, siano esse di carattere pratico o intellettuale: così l’artigiano si sentirà utile e quindi necessario nella realizzazione dei propri manufatti, il contadino amerà i frutti del suo duro lavoro, il politico si dedicherà appunto alla sua comunità per organizzarla e gestirla al meglio e così via. Ciò significa che un individuo non potrà sentirsi realizzato nel fare il musicista se quel talento non gli appartiene. Il problema è che oggi la società ha creato pochi e standardizzati profili di mestieri auspicabili, declassando tutti gli altri (cioè la maggior parte) allo “scarto”, ovvero ciò che si fa solo per disperazione e quindi non potrà darci alcuna soddisfazione. Gli unici buoni motivi per lavorare sembrano essere ormai guadagnare molti soldi, essere al vertice di qualche gerarchia, oppure, aspetto ancora più ingannevole, essere un artista e diventare quindi famoso. Salvo poi sacrificare tutto il proprio tempo per accumulare denaro che manco si riesce a godere, essere subissati di responsabilità e cadere nel burnout, o confondere il successo con la popolarità. I prodotti commerciali musicali ed editoriali dicono molto in tal senso…

  4. 34
    Suzanne -

    Markus, esattamente ciò che volevo dire: forse non c’era nemmeno il tempo per interrogarsi su cosa fosse una comunicazione autentica.
    Maria Grazia, io credo che certe coppie si basino su dinamiche particolari che viste dall’esterno possono sembrare sbagliate ma che funzionano perfettamente. Mia nonna non è mai stata dominata, nemmeno un secondo della sua vita, anche se si prestava a questo “gioco delle parti”; nemmeno io ambisco ad essere dominata, eccetto in particolari circostanze.

  5. 35
    Golem -

    Suzanne, siamo intrappolati in un altro loop, che è quello dei falsi miti. Quando parlavo del modo per realizzarsi intendevo proprio questo. Siamo bombardati da messaggi che ci allontanano dal “vero” per indirizzarci verso percorsi senza soluzione di continuità. Riuscire a svincolarsi da questa schiavitù subliminale non è facile perché richiede maturità, attenzione, cultura e capacità critica. Anche i parametri di autorevolezza sono falsati, non meno che in altre branche della cultura, come per l’arte. Oggi si assurge a livelli di “riferimento” perché si è utili al sistema economico e non per altri meriti. Se osserviamo la qualità dei prodotti in senso lato, da quelli politici a quelli dichiarati intellettuali fino a quelli di prima necessità, il valore e la presunta bontà di questi sono nelle mani di chi si sa o di chi li sa pubblicizzare, toccando i famosi tasti dell’immaginazione e di cui tanto abbiamo parlato. Oggi uno statista è un bravo venditore di promesse, e un artista nasce perché lo decidono i mercanti d’arte, e l’ignoranza abissale di molti parvenue arricchiti fa il gioco che deve fare, come nel caso di Jeff Koons, Damian Hirst, Cattelan, la Abramovich e compagnia bella.
    Se tu schiaffi un caprone morto in una soluzione fisiologica e lo esponi sotto l’egida di un gallerista famoso, come Saatchi per esempio, te lo comprano per un milione di euro, quando dal mio macellaio in Salento lo pago a quattro euro al chilo vivo.
    E la solita storia, il valore di una cosa è decisa indipendentemente da quello reale ma da quello che rappresenta. In fondo è una specie di innamoramento indotto. Quanti si sono innamorati di capre e caproni che ritenevano opere d’arte fino a prova contraria?

  6. 36
    H2O -

    Il problema di fondo è che il cosiddetto “sviluppo economico” sta creando, con ritmo incalzante, un numero crescente di “falsi” bisogni che, a lungo andare, diventano, per molti, irrinunciabili. Provate ad immaginare di privare dello smartphone qualcuno dei vostri conoscenti per un giorno…scommetto che la maggior parte andrebbe in crisi di astinenza e non saprebbe come risolvere problemi banali che una volta si affrontavano senza troppi indugi (come ad esempio orientarsi in una città sconosciuta).
    L’uso esasperato dei sistemi di comunicazione sta, in realtà, rovinando la comunicazione vera ed i rapporti umani. Per non parlare del sistema-lavoro che spesso travolge le persone in un vortice di responsabilità, finte urgenze, prevaricazioni, logorando le relazioni e facendo perdere di vista il senso del lavoro stesso che, in una società’ civile , dovrebbe essere la realizzazione di ciascun individuo attraverso la collaborazione con gli altri nel perseguimento dii un comune obiettivo. Per quanto riguarda, poi, il ruolo della donna, personalmente ritengo che si stia esagerando e che ormai stia diventando insostenibile per molte donne reggere questo duplice ruolo, in parte autoimposto dai condizionamenti sociali, di essere contemporaneamente lavoratrici superefficienti e compagne e madri perfette. Markus lamentava, tempo fa, di incontrare solo donne che vanno di corsa e che non hanno tempo e voglia di ascoltare e comunicare. Capisco perfettamente la situazione e mi ci ritrovo. Spesso dopo 9-10 ore di lavoro e dopo aver recuperato i figli dai nonni, arrivo a casa stravolta e devo comunque rimboccarmi le maniche per preparare la cena, sparecchiare e fare la lavatrice, far fare la doccia i figli e assicurarmi che vadano a dormire (entro le 22.30 perché prima è’ impossibile).Mio marito spesso rincasa dopo le 22 e si limita a consumare ( da solo) quello che gli ho lasciato per cena per poi accendere lo smartphone o la TV e a sua volta sprofondare nel sonno

  7. 37
    H2O -

    E quindi dov’è il tempo per comunicare?
    Anch’io ammiro, a volte con invidia, mia nonna, ormai centenaria, che ha saputo mantenere rapporti autentici , allevare sei figli, realizzarsi pienamente nel lavoro, accrescere la propria cultura, affrontando con sorprendente forza interiore non solo le vicende traumatiche dell’ultimo secolo (tra cui due guerre mondiali) , ma anche alcuni tristi avvenimenti famigliari degli ultimi anni. Probabilmente la “semplicità”, il saper riconoscere l’ “essenziale” e la capacità di distacco dai finti bisogni materiali, tra cui anche il mito del lavoro e del successo, fanno la differenza, uniti, nel suo caso ad una “fede” incondizionata.
    Saro’ nostalgica, ma sono convinta che i rapporti umani e la comunicazione fossero una volta fossero molto più’ autentici di quanto non lo siano ai nostri giorni e che sempre più’ persone, oggi , soprattutto delle generazioni degli anni 70 e 80, avvertano ora il bisogno di “fermarsi” per riscoprire il contatto con la natura e dedicare del tempo alla crescita delle relazioni umane e alla ” meditazione”. L’isolamento è’ una condizione in cui pochi si sentono a proprio agio e non fa parte del l’inclinazione della razza umana.Non siamo degli orsi polari.

  8. 38
    Suzanne -

    Kid, in effetti la comunicazione viene sviluppata nei modi più fantasiosi e questo può essere un bene, se funziona. Nel caso che hai riportato tu però mi sembra di assistere ad un fallimento comunicativo,poiché si ripete sempre lo stesso copione che non conduce ad alcuna risoluzione. E’ proprio ciò su cui mi interrogavo; come non cadere nella staticità di dialogo e quindi di pensiero?
    Golem,cerchiamo di non essere troppo in accordo, altrimenti perdo tutto il mio gusto nel controbattere 😉

  9. 39
    Markus -

    H20
    Tuoi commenti nn. 36-37
    Che dire ? A mio parere sei stata praticamente PERFETTA nel descrivere, in sintesi, semplicità e chiarezza tutto ciò che c’era da dire al riguardo.
    Complimenti !

  10. 40
    Golem -

    Vero Suzanne? Ma in questo caso non ci può essere nessun dibattito accesso come quello “sull’ Amour”, la realtà é quella che descrive la nostra H2O, il “Divide et Impera” dell’antica Roma è tutt’ora valido, come lo è l’attrezzatura antisommossa della Polizia, che usa ancora gli scudi e le tecniche dei legionari che si posizionavano in difesa con la tecnica della “testudo”. Cambiano i mezzi ma il controllo sociale ha sempre le stesse finalità.
    Tu guarda come sono fasulli i mezzi virtuali nell’illudere e dare false verità. Immagina se nella realtà cercassimo le amicizie come su Facebook, andassimo in giro dicendo a tutti, quello che facciamo, mostrando loro le foto del cane o del gattino, entrando nei discorsi altrui e dicendo “mi piace” alla fine, verremmo ricoverati per un TSO immediato. Il problema é che se siamo ridotti a ricorrere a questa realtà “altra”, alle droghe, anche sotto forma di “ammore”, e ad altre illusioni non meno perniciose, è per difenderci da una societá NON sociale, anzi ANTISOCIALE, che divide per imperare, appunto. Ma facendoti credere il contrario. Ma forse sarebbe meglio non capirlo e continuare ad illuderci che siamo liberi.

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