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L’incontenibile disgusto per l’essere

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Lettera pubblicata il 19 Marzo 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 131 commenti

Pagine: 1 8 9 10 11 12 14

  1. 91
    unamamma -

    Cara Suchende mi fa molto piacere che tu mi abbia letta e “ascoltata”..passavo spesso di qui per vedere se i avevi risposto e sono contenta che tu lo abbia fatto. Lo sai, anche la mia bimba non ha un carattere semplice. Ha due anni ma è nata ribelle. Non ama particolarmente le coccole e si concede solo quando vuole lei. All’inizio ci rimanevo male..ora ho imparato ad assecondarla e la coccolo solo quando lei vuole e comunque si lascia coccolare solo da me e un pochino dal padre e dalle nonne. E’ un bel po’ capricciosa e spesso è nervosa senza motivo. Io tendo a non assecondare i suoi capricci e spesso facciamo proprio a braccio di ferro e non cedo fin quando lei non ubbidisce (tipo butta qualcosa a terra per dispetto e io la costringo a raccoglierlo oppure si fa prendere da un attacco isterico e io la metto sul letto e non la prendo fin quando non si calma, in genere tendo a non asseccondare i suoi capricci). Riguardo il tempo…hai ragione questa cosa della qualità del tempo è una sciocchezza. Mia madre era casalinga ed è sempre stata con me..io lavoro la mattina. Il pomeriggio stiamo quasi sempre insieme. Anche se non riesco a stare tutto il tempo dietro ai suoi giochi perchè una mamma deve purtroppo fare tante cose. Quando dici : il fatto è non è mai stata realmente con me. TI spieghi meglio per favore. Troppe attenzioni..troppo affetto? In che senso? Ecco mia figlia è ancora troppo piccola e non posso certo fare grossi ragionamenti..ti posso chiedere se hai ricordi di quando eri così piccola e di cosa avresti voluto. Te lo chiedo perchè io ad esempio sono stata una bimba abbastanza felice almeno fino ad una certa età e quindi mi chiedo se mia figlia avesse dei disagi da cosa potrei capirlo? Oddio scusami se ti faccio tutte queste domande magari anche seccanti ma vedi io credo che i ragazzi “diversi” … “problematici” (non voglio offenderti Suc) ci siano e io vorrei essere un adulto presente, un adulto che è stato un adolescente e che ha avuto magari gli stessi problemi (sono stata una ragazzina in carne…e sto tornando ad esserlo con immenso dispiacere) e che forse puo’ aiutare anche magari dicendo “questo problema lo risolvi da solo, se sbagli pazienza, vuol dire che ritenti.” Sono sicura che non bisogna eccedere con i figli in nessuna cosa ma cara Such siamo esseri umani e ci portiamo dientro e dentro anche quello che siamo noi..poi i figli..sono essere umani anche loro..diversi da noi e non possiamo fare altro che aiutarli e sostenerli per quanto possiamo e riusciamo. Mi permetto di suggerirti di vedere il lato “buono” dei tuoi genitori, loro almeno si sforzano di farti sentire amata (magari sbagliano) ma non ti hanno abbandonata, magari eccedono, magari sbagliano il modo, magari anche loro hanno dei limiti, come li ho anche io, li abbiamo tutti… pero’ Such ci sono e tu non devi sentirti in colpa se loro ti vogliono bene a prescindere. Certo io ti avrei dato un ceffone se tu avessi spinto il fratellino e te lo darei anche oggi

  2. 92
    unamamma -

    se scoprissi che ti fai le canne e magari litigheremmo furiosamente e saresti incazzata a morte con me..ma io sono fatta così.. se mia figlia fa qualcosa di sbagliato la riprendo ovviamente dipende da tante cose ma comunque tendo a non essere troppo permissiva perchè in questo modo sono stata educata anche io e perchè caratterialmente sono così ma questo mio modo di essere potrebbe andar bene ad “un” figlio e meno bene ad “un” altro..proprio perchè i figli sono persone… Ma aldilà di tutto pero’ Such saremo pur legati da qualcosa di diverso e speciale, non credi? Non credi Such che a prescindere da tutto (modo di essere, mondo esterno, filosofia di vita ecc)con i genitori ci sia qualcosa che vada oltre? qualcosa che non si vede..che forse non si sente nemmeno a volte ma che c’è, che esiste a prescindere. Tu sei una persona intelligente Such, ti fai anche un sacco di domande e va bene, ma non avere fretta.. già..non avere fretta di trovare quello che cerchi. La vita ti ha tolto ma ti ha anche dato… Posso dirti che mi pare tu abbia fretta? Fretta di vivere..fretta di qualcosa…non saprei nemmeno dirti cosa e credo che nemmeno tu lo sappia.Perte tutto da molto lontano ed ora è complicato tornare indietro ma si puo’ ANCORA. Questa è la parola di svolta. ANCORA. Sei in tempo Such.. sei in tempo per vivere senza l’ansia di vivere tutto e subito. E comunque 16 anni sono un’età difficile, e non scherzo..ma passerà..passerà credimi. Ti sono vicina ma ti prego di non continuare a fare “cazzate”. Una mamma.

  3. 93
    rossana -

    ciao Suchende,
    riprendo i miei commenti sui tuoi scritti.

    premesso che non intendo criticare chi non conosco e che magari l’attitudine di ridurre il castello a una baracca è quella giusta, non mi sembra che lo psicologo che frequenti sia molto adatto a te. sai da quanto tempo esercita la professione? hai riscontri di pazienti soddisfatti, magari incontrati in sala di attesa?

    non lo ritengo adatto perchè per riuscire ad aprirti con lui hai prima dovuto farlo con noi e con il tuo professore… cosa per lo meno strana, che potrebbe significare scarsa sintonia fra voi.

    lo ritieni più intelligente di te? questo è di solito il mio metro di misura per accettare una leadership in qualcosa, anche se in certi casi mi devo accontentare di qualcuno che sia più preparato di me nel settore di volta in volta coinvolto, soprattutto quando si tratta di aspetti tecnici.

    secondo me, dovrebbe indirizzare la tua personalità verso una maggior consapevolezza complessiva (con successiva accettazione graduale di fatti e persone, a partire da te stessa) non volerti ridurre al livello della maggior parte dei tuoi coetanei quando è evidente anche a un cieco che hai una maturità nettamente superiore. può essere vero che il troppo pensare nuoce ma mi sembra anche innegabile che se uno nasce quadrato, o si evolve in quadrato, non è che poi, se un altro glielo chiede, può diventare tondo! riflettici un po’ su e vedi cosa puoi fare in merito.

    mi sembra innegabile che stai vivendo un momento in cui hai un disperato bisogno di sostegno, e il bisogno è talmente forte che lo cerchi ovunque ma che preferiresti trovarlo, com’è logico che sia, nell’altro sesso. anche rispetto a un ragazzo con cui accompagnarti potrebbe valere il principio che, per poterti sorreggere, dovrebbe essere più forte di te, almeno strutturalmente parlando.

    detto questo, mi dispiace dover ribadire qualcosa che può non piacerti: se ci si vuole appoggiare a qualcuno, nella maggior parte dei casi si finisce per imbattersi in qualcuno che desidera appoggiarsi a noi. a volte può anche funzionare ma è sempre preferibile imparare prima a reggersi da soli, almeno nelle parti più significative della nostra costruzione interiore. un compagno dovrebbe essere la ciliegina sulla torta ma, prima, si dovrebbe essere in grado di preparare almeno una ciambella!

    alla tua età è giusto fare esperienze ma non bisogna attendersi troppo fin da subito, per la verità non bisogna aspettarsi troppo mai! se in un’intera vita si possono incontrare due o tre angeli, è già grasso che cola se si ha la fortuna di incappare, prima o poi, in un amore sincero e ricambiato. e non è che si trovi domani, sulla porta di casa, anche se qualche fortunato in tal senso può anche esistere…

    mi rendo conto che ti posso sembrare fredda perchè scrivo di raziocinio quando io stessa a volte mi sono comportata, e ancora mi comporto, non proprio in linea con i pensieri. d’altra parte, pratica e teoria non sempre vanno d’accordo…

  4. 94
    rossana -

    (segue da 94) si fa quello che si può, raramente quello che si vorrebbe…

    la figura della madre è centrale in ogni esistenza, persino in quella di bambini abbandonati alla nascita. affermazione banale, solo per sottolinearne l’importanza e la forte influenza che può avere in tutta la vita di relazione di un figlio.

    mi pare di ricordare, anche se forse non ci sono prove in merito, che quando esistono seri disturbi nel comportamento dei ragazzi, una causa o una concausa sia da identificarsi in famiglia, specialmente nel rapporto con i genitori o con uno di essi (non sempre quello più controverso).

    è ben noto, poi, che la tua età è spesso problematica sia per i figli che per i genitori. tanto che i figli, per potersi scrollare di dosso l’attitudine protettiva dei genitori, nella maggior parte dei casi sono costretti a farlo con la classica “spallata”. meglio se entrambi avessero consapevolezza che è giunto il momento del distacco e lo portassero avanti gradualmente.

    pura teoria, anche questa, e pure abbastanza sdolcinata, in quanto non avviene quasi mai così. ci si lascia, per ritrovarsi più avanti negli anni, poichè i legami di sangue sono a volte difficili, in quanto non c’è scelta soggettiva, ma sono spesso i più saldi, quelli in cui ci si può sempre rifugiare…

    ti invito quindi a pazientare e a sforzarti di capire tua madre (visto che sei in grado di farlo) e ti dico come la vedo sul destino. a mio avviso, è composto da tre parti, presenti in diversa misura nella vita di ognuno.

    1. una parte in cui non è data nessuna possibilità di scelta (diverso nascere sani o malati, in Africa o in America, orfani o da genitori che si amano o si odiano, ricchi o poveri, ecc… = radici e infanzia).

    2. una parte in cui esiste la possibilità di orientare il proprio futuro, determinata da dotazioni di base che possono essere sviluppate sia in relazione al temperamento che a seguito di influenze esterne alla famiglia (impegno nello studio, nel lavoro, nei sentimenti o tendenza alla libertà da costrizioni, desiderio di relazioni sociali o inclinazione all’isolamento, interesse in più settori o concentrazione su uno in particolare, ecc… = formazione ed evoluzione).

    3. una parte in cui gli eventi capitano a caso, come le grandi disgrazie o le grandi fortune, spesso entrambe immeritate. qui risalta la stoffa di cui è fatto un essere umano. entra in gioco, cioè, al massimo livello la sua capacità di REAZIONE, di ADATTAMENTO e di personale ELABORAZIONE di sè in rapporto al passato, a cosa lo circonda e a quanto gli va via via accadendo (= carattere e vita adulta).

    questa è, secondo me, la chiave di volta dell’esistenza, che fa sì che da un padre ubriacone e dissoluto possa nascere un figlio dottore, o che un uomo, massacrato nel fisico da un incidente d’auto, possa portare avanti una vita di lavoro anzichè arrendersi e struggersi in lamenti…

    così la vedo oggi. domani, chissà… scusa la mia presunzione…

  5. 95
    rossana -

    ciao Suchende,
    sono a pezzi: la burocrazia e la mancanza di professionalità mi stanno annientando. mi ci vorrà l’intero fine settimana per rimettermi in pista…

    mi piace molto l’idea del corso di teatro e l’idea delle foto che ti sei fatta fare (vorrei tanto poterne vedere almeno una!). è a scuola che puoi seguire il corso? mi piacerebbe potessi recitare…

    anch’io ho in mente di farmi immortalare dalla macchina fotografica (che in genere odio) da più di un anno… magari, invogliata da te, riuscirò a farlo. il problema in tal senso è che vorrei delle fotografie accattivanti e un tantinello erotiche. ti sembra sensato nella cosiddetta terza età?

    le canne fanno male, si sa, soprattutto se sono tante. il mio concetto di fondo in materia è che ognuno ha il diritto di vivere e di morire come meglio gli pare. assurdo non permettere a qualcuno di fumare in ascensore o in auto quando si cammina su strade infestate da agenti inquinanti di vario tipo e ci si ciba mediamente di schifezze (difficile trovare alimenti sani, anche spendendo molto e facendo scelte più che oculate).

    quello che non mi piace, scusa la franchezza, è la vigliaccheria. preferisco chi si suicida non riuscendo ad accettare se stesso o la propria esistenza (che poi sono più o meno la stessa cosa) a chi si lascia andare in una modalità di vita anestetizzata e inconsistente, arrecando danno a se stesso e dolore permanente ad altri. gusti personali, s’intende.

    non c’è niente di male in una sbornia di tanto in tanto, se il fisico lo permette. altra cosa è andarsene in giro per il mondo perennemente ubriachi. il guaio con il fumo è che ti avvolge e ti schiavizza mentre tu credi di poterlo controllare. ti trasforma, a poco a poco, diabolicamente, senza che tu nemmeno te ne renda conto.

    sono gli altri a dover constatare, DOLOROSAMENTE, quanto tu sia diventato alieno a te stesso, quanto in te non si possa più ritrovare la precedente identità, perduta e smarrita nei meandri della tua stessa mente. se continuerai a commettere stravizi, anche solo con la marjuana, i tuoi occhi, arrossati, si faranno vuoti. finirai con il vivere nel nulla, illudendoti di star meglio, e attraverserai l’esistenza diventando insensibile non soltanto a te ma anche al tuo prossimo. è la strada giusta se non desideri essere più coinvolta da niente, nemmeno dall’amore…

    come un tunnel, ti isolerà da tutto e da tutti, impossessandosi di te a poco a poco e tenendoti ancorata a un buio che ti darà l’illusione di essere luce. provo tanta pena per chi cade in questo ingranaggio destrutturante, soprattutto perchè la sua vita non migliora affatto ma difficilmente avrà più la forza e il desiderio di tornare a vivere davvero, a provare gioia e dolore, a percepire il tempo e le stagioni…

    il condizionamento è essenzialmente psichico ma non per questo più facile da smontare. si diventa parassiti, si rimane soli e si è sempre più disprezzati dalle persone normali, che lottano ogni giorno per condurre una vita decorosa.

  6. 96
    rossana -

    segue da post 96

    ovviamente, come tutti, parlo bene e razzolo male, vivendo quasi esclusivamente a base di dolciumi, pane e pizza e abusando spesso di liquorini dolciastri (diabete pressochè inevitabile nel tempo, autogiustificandomi con il pensiero che potrebbe essere una tara genetica, dato che sono in parecchi in famiglia ad esserne stati colpiti, e non volendo vedere in questo fatto un monito per migliorare le mie abitudini alimentari). abbondanti coccole alternative sì, sbornie mai!

    le tue disquisizioni filosofiche sul destino non mi annoiano affatto! anzi, mi aiutano a riflettere. magari avessi più interlocutori come te!

    il discorso sull’ “altro” per me è più vasto e più inquietante. il mio punto di vista in merito è che, se nell’infanzia sei stato accettato nella tua identità più intima e sei stato amato in un modo che quantitativamente e qualitativamente si avvicini a quello di cui avevi bisogno, dovresti essere in grado, da adulto, di vivere una sufficente autonomia emotiva. il che non significa che non desiderai accompagnarti con qualcuno simile a te ma che non proverai un bisogno spasmodico di avere un partner o di frequentare amici ad ogni costo. la tua autostima e le tue sicurezze possono vivere di rendita nel tempo…

    a torto o a ragione, penso che nessuno potrebbe avere un’idea concreta di sè se non guardandosi nello specchio di chi lo circonda. a mio avviso, sono pochissime le persone in grado di vivere in serenità completamente sole e temo questo non sia possibile se non a seguito di una precisa SCELTA soggettiva, derivante da precedenti verifiche di vita sociale. non avrebbero senso realistico una solitudine e un’autodefinizione obbligate dal fatto di non avere simili nei dintorni. inoltre, anche Tarzan, ammesso che sia davvero esistito, viveva in compagnia e in sintonia con gli animali nella jungla…

    credo anche che ben poche persone possano vivere esclusivamente per se stesse. il più isolato e il più arido degli scrittori o degli studiosi, portando avanti quanto di suo interesse, si illude in questo modo di comunicare, prima o poi, qualcosa di sè agli altri. neppure i diari si scrivono soltanto per sè…

    la difficoltà sta nell’identificare persone a noi affini per poter avere un vero interscambio. l’elevata intelligenza rappresenta un dono e una condanna, in quanto diventa difficile trovare persone che possano stimolarla ed appagarla. la noia e la frustrazione sono sempre dietro l’angolo, a meno che non si sia capaci di “scendere” qualche gradino e di accostarsi con umiltà alla diversità altrui. c’è sempre da imparare ma su percorsi diversi da quelli che vorremmo. anche in questo, bisogna sapersi adattare non essendo sempre la luna a portata di mano…

    non voglio farti prediche. puoi controbattere e discutere tutto quello che vuoi. anch’io, come te, sono in continuo divenire, sempre contenta di apprendere punti di vista altrui e di modificare i miei, se ritengo giusto farlo…

  7. 97
    rossana -

    Ciao Suchende,
    termino il mio sproloquio, essenzialmente una testimonianza di vita.

    Se le persone buone sono tante ma di rado se ne ha una percezione netta e approfondita, a mio avviso è più difficile incontrare persone con cui poter beneficiare di grande sintonia, soprattutto mentale. In più di mezzo secolo ne ho trovate soltanto tre: uno è diventato mio marito (il matrimonio però non ha funzionato perché la carenza di valori comuni in merito alla coppia e alla famiglia ha finito con lo scardinare la mia già scarsa attrazione sessuale), la mia analista e ora una parente che ha una forte propensione alla spiritualità. Un’altra mezza dozzina di compagni di viaggio per brevi tratti, con cui le affinità mentali erano di minor consistenza ma con i quali mi trovavo a mio agio su altri aspetti, comunque arricchenti.

    Da notare che non ho mai amato la vita sociale e che, a parte il lavoro e gli altri contatti di stretta necessità, ho sempre preferito vivere in modo isolato. Ecco una connotazione di carattere che può molto influire sulle relazioni!

    Se ne desume che, se per un soggetto è difficile fare vere amicizie, ancora più difficile può esssere il trovare la cosiddetta “anima gemella”, a meno che non si voglia appioppare a qualsiasi tipo di superficiale trasporto o interesse l’altisonante etichetta di “grande amore”. Comprendo la tua giovanile impazienza ma ti invito alla pazienza: occorre fortuna, impegno e tempo, oltre ad attento discernimento, per identificare la persona adatta, che non potrà comunque mai darci TUTTO quello di cui avremmo bisogno, esattamente come non hanno potuto farlo nemmeno i nostri genitori, che nella maggior parte dei casi pure avrebbero voluto con tutto il cuore… So di aver già affermato quanto sopra ma lo ribadisco, trattandosi di un concetto secondo me importante.

    Ti sembrerà strano ma soltanto ora, nonostante una lunga psicanalisi a metà della mia vita, sto cercando di capire meglio chi sono. La famiglia mi ha dato insegnamenti pratici, la scuola nozioni culturali, la religione vincoli di comportamento (che mi hanno molto danneggiata) ma nessuno mi ha insegnato a guardare dentro di me con onestà e coraggio. E’ una mappatura che andrebbe fatta proprio alla tua età, perché in seguito la vita di lavoro e di famiglia di solito non lasciano tempo alle introspezioni, utili anche per effettuare scelte sul futuro quando ancora si è in tempo.

    E’ vero che siamo perennemente in divenire ma è altrettanto vero che certe caratteristiche di fondo mutano molto poco. La mia modalità di autoanalisi strutturale e comportamentale è alquanto infantile: cerco di sapere chi sono sulla base di cosa ho fatto finora, e di come l’ho fatto, e anche in relazione a quello che mi piace, a quello che approvo o disapprovo. Se mi trovo in difficoltà su un qualche importante tema di vita, cerco e confronto diversi aforismi, per “sposare” poi quello che meglio si adatta a me e che mi rende più chiaro il mio sentire in merito.

  8. 98
    unamamma -

    Ma non ci scriverai più? eh..Such?

  9. 99
    Suchende -

    Tranquilla, unamamma. A scrivere scrivo, con i miei tempi, le mie contraddizioni, i miei dubbi, le mie mancate risposte alle vostre domande, ma scrivo. Anzi vi avviso che dal momento che sabato mi trasferisco potrei non usufruire della connessione ad internet per un po’ e quindi non spaventatevi se non mi dovessi presentare per un lasso di tempo ancora maggiore, tanto, male che vada, ho già deciso che se dovrà finire, sarà fra circa 400 giorni, in Norvegia, quindi ho ancora un po’ di tempo.
    Oggi non sono andata a scuola. In effetti la ragione è alquanto stupida: ho fatto tardi, molto tardi, e non avevo voglia di prendermi l’ennesima ramanzina dal professore di italiano, con il quale ho un rapporto fondato sull’indifferenza o al massimo il disprezzo e puerili punzecchiature. Per di più sia Ted che il mio prof di latino e greco oggi non c’erano e quindi per me aveva ben poco senso andare a scuola per riempirmi la testa di stupidaggini (il professore di italiano è molto, ma molto cattolico, tant’è che ha iniziato la sua carriera come professore di religione, e le sue riflessioni sono molto chiuse, limitate e parziali proprio come la sua intelligenza)e vedere le solite facce smorte o, peggio ancora, piene di una vita che non comprendo e alla quale sento di non appartene, sentendomi gli occhi puntati su questo mio corpo pesante e squallido che mi asfissia e mi opprime. Sto riconsiderando la magrezza, sapete? Sono giorni che ci provo, ma senza successo. Complice, ovviamente, mia madre che essendo a casa più spesso per dirigere il trasloco rompe le scatole e mi mette davanti agli occhi ogni ben di Dio, pur avendola più volte informata del mio tentativo di seguire una dieta e supplicata di non rendermi le cose più difficili di quanto non siano, ma vabbè, a quanto pare o digiuno o vomito fino a farmi passare lo stomaco per la laringe, visto che le mezze misure non possono esistere. Vorrei perdere almeno 10 kg, ma più ci provo più la bilancia mi riempie di sconforto con i suoi malefici numeri. E poi sono stanca. La notte non riesco ad addormentarmi prima delle 3:30/4.00 e la mattina non c’è verso di falmi alzare. E poi sì, solito sconforto, solita depressione, saltuaria voglia di fare, presto trucidata dalle mie azioni fallimentari. Insomma, “same shit, different days”.
    Passiamo ora a un po’ di considerazioni…

    Per unamamma: Dal tuo messaggio trapela una dolcezza ed un coraggio disarmante, proprio solo alle neomamme innamorate delle proprie creature. La tua mi sembra avere carattere, io non ne ho mai avuto tanto. Sono sempre stata un tipo più riflessivo, un tantino indisponente, ma per tapparmi la bocca è bastata probabilmente la vita. E’ perfettamente normale, comprensibile, umano e direi quasi ammirevole che tu mi ponga queste domande, che non sono affatto seccanti e l’essere una persona probabilmente “problematica” non penso sia un deficit morale, o per lo meno non è per il mio essere problematica che mi ritengo inferiore agli altri. (continua)

  10. 100
    Suchende -

    (continua da 100) Ciò che posso dirti, riguardo ai possibili disagi della tua bambina, è molto poco. Certe forme di mal di vivere si stratificano e si compattano pian piano, aggiungendo delusione a delusione, sbaglio a sbaglio, sensazione di inadepienza ai propri doveri, sensazione di non raggiungere determinati standard. Cose non sempre controllabili, cose che non sempre un genitore può vedere, prevenire e curare. Quando avevo 13 anni e iniziavo a render palesi certe forme di disagio interiore (costituito da una forma particolarmente sensibile del sentire, una percezione di dolore e male costante intorno a me e supportato dal mio vissuto non proprio ideale per la mia autostima) mio padre cercava di parlarmi. All’inizio, come penso di aver già detto, non volle credere al mio appello. Persi i primi chili, iniziavo ad avvertire un peso costante, una forza oscura che mi ottenebrava la mente, impedendomi di pensare, di reagire, di fare qualunque cosa. Tutto ciò che volevo era dormire e non svegliarmi più, sprofondare nel mondo dei sogni, o ancora meglio in quel soffice limbo oscuro di cui ho parlato nei messaggi precedenti. E avevo voglia di piangere, tanta, pur non essendone in grado. Le poche fievoli amicizie che avevo sparirono tutte, senza una vera ragione apparente. Accuse di schizofrenia, di immaturità e non ricordo cos’altro perchè non riuscivo a divertirmi, perchè non perdevo la testa per un ragazzo, perchè sentivo tanto dolore, pur non essendo un disoccupato di 40 anni con una famiglia a carico. Da qui la convinzione che non avessi( che non abbia) il diritto di stare male. Oggi, probabilmente, se dovessi parlare con una ragazzina di 13 anni spaventata a morte dal mondo e dalla vita non riuscirei a prometterle niente di più di quello che si aspetta, però potrei sempre farle notare che siamo sulla stessa barca, tutti quanti, e che prima o poi tutti se ne accorgeranno. Ma allora io non avevo nessuno e ne parlai con i miei genitori. Dopo un po’ di tempo, forse rendendosi conto che avevano sbagliato a prendere con tanta leggerezza i miei moniti, mio padre cercò di farsi avanti. Siamo molto simili io e lui, quasi identici direi ed è per questo, probabilmente, che non riusciamo ad andare molto d’accordo il più delle volte, ma se non altro possiede una calma e un’apparente freddezza che assolutamente non potrei trovare in mia madre. Ma più parlavamo, più mi rendevo conto che di cose da dire ce ne erano tante, troppe. Eravamo come due estranei che si incontrano per la prima volta e parlano aspettando l’autobus dei propri disagi esistenziali, con la differenza che mio padre aveva la presunzione genitoriale di capirmi al volo e di volermi guarire da un giorno all’altro con una bacchetta magica. Quando dico che i miei genitori (e mia madre soprattutto, che, forse, un po’ come tutte le mamme spera di trovare in me una confidente stretta ed affettuosa)non sono mai stati con me veramente è questo che intendo. (continua)

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