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Il metodo di studio

Salve a tutti,
Scrivo per cercare un confronto in merito allo studio universitario. Premetto che ho sempre studiato, sin da quando ero piccola, mi sono molto dedicata all’apprendimento e mi piace imparare, conoscere, arricchirmi. Ciononostante, da quando sono all’università ho cominciato a mettere in discussione il mio metodo di studio, perché diverse volte mi è capitato di non riuscire a gestire il numero di pagine e il tempo che avevo a disposizione per preparare gli esami e, quindi, nonostante studiassi, mi sono ritrovata a ripetere con l’acqua alla gola e l’ansia che ha accompagnato i giorni prima di alcuni esami è stata quasi invalidante. A prescindere dal risultato, che nella maggior parte dei casi mi ha soddisfatto. Il mio problema è che vorrei studiare serenamente, senza il timore di non finire per tempo il programma o comunque di non essere sufficientemente preparata. La mia incapacità di gestire il tempo qualche volta mi ha indotto a rimandare gli appelli ed è per questo che ho deciso, facendo una promessa a me stessa, che devo sforzarmi di non rimandare più alcun esame. A parole è tutto bello e semplice, però nella pratica so che incontrerò difficoltà notevoli. Forse tendo ad imparare ”a memoria”… la memoria è sempre stata il mio punto di forza, però per certi aspetti mi limita perché non riesco bene a svincolarmi dai testi e studiare utilizzando le parole del libro implica molto più tempo e soprattutto molta più fatica a far propri i concetti.
Che cosa posso fare? Ho la buona volontà di impegnarmi, ma sono certa che qualcosa non vada nel mio metodo, perché non sono soddisfatta dello spirito con cui sto affrontando l’università. Questo percorso mi sembra infinito e più ci penso, più mi deprimo. Potete darmi qualche consiglio sul metodo di apprendimento? Se avete frequentato o state frequentando l’università, potete dirmi come vi organizzavate/organizzate e qual era/è il vostro metodo di studio?
Grazie a tutti per l’attenzione.

Lettera pubblicata il 23 Marzo 2019. L'autore ha condiviso 6 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 4 commenti

  1. 1
    Gabriele -

    Secondo me, ci vorrebbe un pò più di contatto con la realtà. Anche io studio ed ho studiato. Per farti un esempio pratico, ho sempre cercato di studiare al meglio. Nel mio corso c’era un esame di ingegneria, ma le cose non riuscivano ad entrarmi perchè, avevo bisogno di vedere nella realtà. Ne parlai col professore, molto bravo, che mi ha regalato uno dei pass, per una fiera del settore dove dovevano essere esposte molte delle macchine che stavo studiando. Era così semplice e perfetto visto nella pratica. Secondo me è questo che manca una trasposizione nella realtà. Dovresti anche tu cercare una manifestazione reale di ciò che studi, per evitare di aspettare di entrare in possesso della laurea per capirlo. Molte volte si tende a subire le complicazioni che gli altri ci impongono, magari anche tu scoprirai che l’ingegneria non è per niente complicata così come la fanno apparire. Non è un esame ben superato che ti dà accesso al sapere. Io ho fatto tre mesi in una fabbrica come operaio, a scopo puramente didattico ( volevo capire come funzionavano certe macchine) non ci vedo niente di umiliante, anzi. Ero affascinato dalle macchine e da come funzionavano, in più mi pagavano per farlo, mi sembrava strano perchè se fosse stato per me lo avrei fatto gratis.

  2. 2
    Yog -

    Lalli96, la vita è fatta di ansia. Peraltro inutile, perché è ovvio dove si va a finire tutti, ovvero a mangiare l’insalata – pur sempre piena di vitamina E – dalla parte delle radici. Fattene una ragione.

  3. 3
    Rossella -

    Io la prima volta scelsi una facoltà che, nella mia mente, si presentava come l’ultimo baluardo della civiltà. Mi ritengo soddisfatta della mia scelta, nonostante tutto. Nonostante l’interruzione degli studi e tutte le difficoltà che mi hanno dato la misura della storia, Sai, per me è fondamentale radicarsi nel secolo. Per forza di cose ho dovuto confrontarmi con la natura selvaggia ed è stato allora che ho deciso di seguire le mie passioni con pessimi risultati. L’idea di fondo è che, per procedere in maniera spedita, bisognerebbe svincolare le progressive acquisizioni culturali dai bisogni naturali. Ritornando indietro, come ti dicevo, sceglierei di percorrere la stessa strada nonostante il giudizio di chi pensava che io fossi una persona che rincorreva la vanagloria. Oggi come allora ritengo che il mio orgoglio fosse pienamente giustificato. Volevo diventare una donna grande quanto un adulto. Non grande nel senso di grande grande.

  4. 4
    Golem -

    Non so se Architettura sia un baluardo della civiltà, ma lavorando, mentre studiavo, ero costretto a organizzarmi. Devo dire che 26 anni fa era più facile farlo perchè vi erano metà degli esami a scelta rispetto ai 30 canonici, che sceglievo anche per collocazione orari. Comunque ho completato gli studi in 6 anni, contro i 5 previsti. Per i primi 4 anni facevo un esame nella sessione inverna, uno in quella primaverile e quattro in quella estiva, di cui almeno due di progettazione, che preparavo durante l’anno in corso essendo lunghi.
    Quindi mi obbligavo a questo regime arrivando a 24 esami in quattro anni. Gli altri 6 più, la tesi, mi hanno occupato 2 anni. Il segreto? La volontà.
    Comunque, porsi degli obiettivi ragionati con delle scadenze è fondamentale. Volerli raggiungere lo è di più.

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