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Hai un lavoro, sei fortunata

Sono stanca, veramente stanca di sentirmi ripetere questa frase. Ma più che altra di sentirmela ripetere da chi non ha voglia di lavorare. Che poi in realtà non sapevo cosa scrivere nel titolo, perché il mio problema non è neanche tanto il sentirmelo ripetere in continuazione. E’ uno sfogo. Provo a spiegare la mia situazione.

Purtroppo ho vissuto in una agio apparente fino ai miei 20 anni, un agio tale da permettermi le migliori scuole private e un ambiente “altolocato”, sebbene io mi sia potuta permettere solo le rate, non il costo della vita in quell’ambiente. Sono stata definita a lungo una snob al contrario perché ho sempre evitato determinati ambienti, spesso ne sono stata anche emarginata. Ecco perché le mie amicizie di lunga data sono pochissime. Selezionatissime. Le poche persone che mi accettavano come ero ed accettavano le mie avversità verso un ambiente fatto per lo più di apparenze. Ora però anche queste amicizie di lunga data stanno diventate complicte perché non c’è nulla, aldilà dell’immenso affetto che mi lega. Ma non trovo più punti in comune. E’ come se parlassimo due lingue diverse.

Mio padre ha perso il lavoro e in concomitanz ho fortunatamente trovato io un lavoro. Il che è un’immensa fortuna perché altrimenti non avrei potuto arrivare dove sono arrivata ora. Ha ricomiciato a lavoricchiare qua e là, ma non basta per riuscire ad arrivare a fine mese.

Ho una casa in affitto con il mio compagno. Fortunatamente lavoriamo entrambi. Abbiamo un cane e un gatto e riusciamo ad arrivare a fine mese nonostante il mio stipendio se ne vada completamente in affitto e supporto ai miei genitori. Il suo copre le bollette e le spese vive. Da parte mettiamo poco e niente, ma spesso ci riteniamo comunque privilegiati.

Il problema è la vita sociale. LE amicizie storiche, come dicevo, sono 3/4 da parte mia, 2 delle quali passano il tempo a ricordarmi che sono fortunata, ma poi si comprano la borsetta Michael Kors o come diamine si chiama, da 300/400 euro. Altre amicizie ci ritengono stolti perché stiamo in affitto invece di comprare casa, ed è inutile continuare a spiegare che le bache non finanziano il 100% e nessuno dei due ha genitori che possono mettere un anticipo. Continuano a sottolineare quanto sia sciocco stare in affitto perché tassi così bassi non si sono mai visti.

Poi ovviamente non manca chi mi ricorda che ho 31 anni (manco ne avessi 50), e non mi decido a fare un figlio. A nulla conta che alle persone più care io abbia confessato di soffrire di questa cosa. Di soffrire di questa situazione. Ma in questo momento, saremmo sull’orlo con un figlio, sebbene ovviamente, se dovesse arrivare, lo terremmo. Chi ci continua a chiedere perché non ci sposiamo. Un ambiente di lavoro in cui sposarsi è diventata moda e se non ti sposi sei di serie B, e scusate tanto se i problemi economici della mia famiglia li confesso solo alle persone più care, e non mi va di sbandierarli a lavoro. Dovrei girare con un cartello in fronte che spiega perché non mi sposo, perché non ho figli bla bla bla. Normalmente riesco a fregarmene, ma a volte mi sento infinitamente sola, e anche un po’ umiliata da battute e frecciatine. E a volte, anche io che ho imparato ad avere una corazza, mollo. E non so con chi parlarne.

Perché se ne parlo con il mio compagno lo mortifico, perché vorrebbe non farmi sentire di serie B, e si sentirebbe responsabile di non potermi dare di più. Con le amiche storiche non posso parlarne perché “io sono la fortunata che ha un lavoro”, anche se non compro un vestito da anni e vado avanti con quelli che non stanno più alle sorelle del mio compagno, mentre con loro ogni giorno è un giorno di shopping. Con i miei ovviamente non poss confidarmi perché si mortificherebbero e, con tutti i sacrifici che hanno fatto per farci percepire il benessere, e per garantisci quello che, a torto o a ragione, per loro era il meglio, non ho alcuna intenzione di farli sentire inadatti al ruolo di genitori solo perché non possono aiutarci con un anticipo per una casa o con un matrimonio.

E quindi scrivo qui, perché sebbene io mi senta una privilegiata sotto molti punti di vista, so che mi sono guadagnata tutto, e che sto facendo sacrifici. E non mi sento un’eroina se penso a chi porta avanti un’intera famiglia con un solo stipendio, magari facendo pure il pendolare, anzi….in confronto a queste persone mi sento niente. Ma mi sento un’eroina di fronte a chi si mette su un piedistallo pensando di avere la verità in mano, di chi si lamenta senza sapere cosa c’è dietro questo lavoro. E, per inciso, ho accettato un lavoro sicuro, che è stato una fortuna trovare, ma che non riguarda minimamente ciò che sognavo, ciò per cui ho studiato, ciò per cui i miei si sono sacrificati. Ho accettato un compromesso per la sopravvivenza, mettiamola cosi, sebbene sopravvivenza sia un parolone. Soffro ogni giorno perché non posso dedicare tempo a ciò che amo, inseguo il mio sogno nel tempo libero, cosciente di quanto sarà difficile, forse impossibile raggiungerlo con questi ritmi. Ma sono scelte. Io ho fatto le mie.

Accetto il sei fortunata, solo da chi veramente non ha avuto questa fortuna, e so che siete in tanti, e vi auguro di trovare presto un lavoro e di non mollare. Il mio è arrivato quando avevo 25 anni, fra capo e collo, quasi per caso. Non sentitevi offesi da questa mia lettera, non riguarda voi. Ma riguarda tutti quelli che si comportano tipo in quel film di cui non ricordo il nome: gente che cerca lavoro sperando di non trovarlo. E poi, se osi un giorno sentirti un po’ giù di morale ti dice: “ma che vuoi tu, che hai pure un lavoro!”.

Lettera pubblicata il 12 Gennaio 2017. L'autore ha condiviso 17 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Lavoro - Me stesso - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 6 commenti

  1. 1
    Rossella -

    Ciao,
    ti capisco, ma penso anche che nel quotidiano l’armonia di una coppia potrebbe dipendere anche dall’entusiasmo che ti viene dallo stare accanto ad una persona straordinaria. Mi rendo conto che e’ difficile ammetterlo perche’ viviamo in un mondo in cui dobbiamo investire quasi tutte le nostre energie per compensare al senso d’ineguatezza che non dipende neanche da noi. Si tratta di una realta’ con la quale sei chiamato a convivere giornalmente. Ma tutto cio’ non ti potra’ mai togliere la grande gioia che ti danno tante piccole accortezze verso tuo marito che nascono dal profondo del tuo cuore. La cosa e’ reciproca… anche lui sa cosa ti sta a cuore e trova sempre il modo per fartelo capire. Questi pensieri non hanno prezzo. Non sono promesse, quasi certamente non si realizzeranno mai, ma sapere che qualcuno ci ha pensato, o che ci avrebbe potuto pensare, ti fa sentire viva e completamente soddisfatta. Non aspetti altro. Niente di materiale. Un saluto 🙂

  2. 2
    suzanne -

    Dreamer, in questa lettera affermi determinate idee per poi negarle implicitamente attraverso la tua insoddisfazione. Consigli agli altri di darsi da fare per trovarsi un lavoro, ma poi ti lamenti della tua posizione. Critichi chi passa le giornate a fare shopping, ma poi alla fine ti senti sotto sotto di serie B. Il problema ovviamente è la tua percezione distorta della realtà, probabilmente basata su una costruzione mentale durata anni, in cui ti sei immaginata in un certo modo. Se e quando riuscirai a modificare questo ideale verso cui tendere, tutti le tue insoddisfazioni svaniranno d’incanto.

  3. 3
    Yog -

    Ma quale è il tuo sogno? Fare shopping con le amiche ricche? E’ legittimo ma, se è questo quello che vuoi, nelle tue condizioni puoi solo sperare nella prossima vita. Tanto vale che cambi sogno alla svelta, di sogni ce ne sono a bizzeffe.
    Oppure sogni il matrimonio? Che problema c’è, noleggi un vestito bianco, 50 € al prete e 200 € di tartine e prosecco non millesimato ed hai risolto il problema; senza contare che gli invitati (pochi) non si sentiranno in dovere di farti un regalo e romperai loro meno le balle.
    O è la casa che ti rode? Guarda che pagare l’affitto non è sempre una cattiva idea, una casa di proprietà significa tasse, manutenzione e rogne.
    Insomma, l’importante è volere le cose giuste. Se non si può bere narda, si berrà il brodo del lidl.

  4. 4
    Dreamer -

    @ Rossella grazie delle belle parole. Hai perfettamente ragione….penso di essere molto fortunata anche nel mio rapporto di coppia, perché nonostante le difficoltà stiamo costruendo molto insieme…queste piccole cose me le godo, e mi ci chiudo spesso quando mi sebto giu…concentrandomi su quanto abbiamo fatto insieme…

    @Suzanne hai ragione anche tu. Un senso di inadeguatezza costante mi pervade. Ma non so se definirmi io inadeguata o definire il mondo che mi circonda inadeguato. Ultimamente mi sento orgogliosa di me stessa, sebbene però, continuando a sentirmi definire “di serie b” perché “lui non ti sposa” a volte finisco per scoraggiarmi, sentirmici davvero, e pensare che forse potrei fare di più per ottenere di più, a volte finisco per credere nel fallimento….ma per fortuna non dura mail molto….p.s. leggi anche sotto

    @Yog….quando parlo del mio sogno nel pist, non intendo nessuno di questi. Ho studiato legge perché sognavo di diventare giudice. Mi ritengo una persona che cerca sempre la giustizia e sogno di fare la mia parte concretamente per rendere la giustizia possibile. Se avessi potuto scegliere, probabilmente avrei fatto il praticantato non pagato, esame di stato da avvocato e poi concorso in magistratura….restando sempre nell’ambito della legge. Ma il lavoro mi è arrivato prima della laurea. E con un lavoro certo, non abbandoni per qualcosa di incerto aleatorio e non pagato. Soprattutto se alle spalle hai problemi economici familiari. Quindi ho dovuto decidere cosa fare. Ho continuato gli studi, mi sono laureata e frequento la scuola che mi fornirà il titolo per accedere al concorso. Soffro perché so benissimo che questo non basterà, che potrei non raggiungere mai questo sogno, perché neanche studiando tutto il giorno hai la certezza, figurati facendolo a tempo perso. Ma sono convinta della mia scelta. Voglio arrivare a dire che ho fatto tutto il possibile. E sogno un figlio, quello si….e a volte ho paura anche di questo….

  5. 5
    Dreamer -

    È vero che mi “lamento” della mia situazione, perché comunque è ovvio, se avessi potuto scegliere, il mio percorso sarebbe stato diverso. Ma allo stesso tempo riconosco che data la situazione, non averlo questo lavoro, sarebbe stato decisamente peggio. Non è del lavoro in se che mi lamento, ma è del sentirmi aliena, del non riuscire a rapportarmi con il mondo. E non sogno di fare shopping, e non invidio chi lo fa a raffica (ho fatto delle scelte, non compro vestiti ma i miei piccoli sfizi me li tolgo ogni tanto anche io), semplicemente mi sento impossibilitata a parlare con chi mi corconda. A tutti capita di sentirsi stanchi no? Ammetteremo tutti che lavorare su turni, passare un natale da sola, ad esempioesempiopossa, possa far sentire un po triste ma….io non posso dirlo. Perché se dico che sono stanca, la risposta ès empre quella: beata te che lavori. È questo che mi butta giu. Il non riuscire più a parlare apertamente. Il sentirmi molto sola a volte. Le amicizie che sembrano rivelarsi incompatibili con me. Questo mi rattrista

  6. 6
    Piccolastella78 -

    Trovati amiche fortunate come te e sfogati con loro. Chi ti invidia non può aiutarti e neanche chi si piange addosso. E non farlo nemmeno tu di piangereti addosso. Se ti vuoi sposare davvero, sai che bastano una chiesa, un testimone e la testa sulle spalle! Le tue sono scuse! Sii felice con quello che hai e dove ti trovi; da lì costruisci ancora, andando avanti e non buttandoti a terra senza un motivo soltanto per vittimismo isterico.

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