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Depressione per la fine di una storia

di PotiPoti

Ciao A tutti. Ho letto su questo sito delle storie simili alla mia, e per questo ho deciso di provare a raccontare quello che sto vivendo.

Sono una ragazza di 29 anni. Due mesi fa il mio fidanzato, con il quale stavo da 8 anni (di cui 2 di convivenza), mi ha lasciata.

Per me è stato un dolore immenso. Ho pianto per un’ora di fila, in maniera disperata, ho provato un dolore così lacerante e così nero che non lo augurerei neanche al mio peggior nemico. Avevo già sofferto prima che mi lasciasse, perché era all’estero per lavoro e la sua lontananza mi faceva star male. Ho sofferto nel momento in cui è tornato a casa e mi ha fatto capire con mille segnali che la sua intenzione era quella di finirla. Ho sofferto quando mi ha detto che era finita. Ho sofferto i giorni successivi. Mangiavo poco, sono dimagrita. E io sono già magra di costituzione. Mi stavo consumando.

Sono stata da uno psichiatra/psicoterapeuta (solo due volte in tutto, da quando è successo), e sto prendendo un ansiolitico a bassissimo dosaggio. 

In questi due mesi, anche se la sofferenza e il dolore erano sempre presenti in me, ho cercato di reagire e di analizzare con razionalità il nostro rapporto. Ho tirato le somme, ho elencato i suoi difetti (e mi sono resa conto che erano più dei pregi). Ho realizzato che in questi momenti difficili bisogna ritrovare sé stessi, fare affidamento solo su sé stessi, crescere e andare avanti, per il nostro bene. Mi sentivo forte. Ho ammesso i miei errori, mi sono ricordata dei suoi, e mi sono detta che prima o poi sarebbe finita. Semplicemente, non eravamo fatti per stare insieme, anche se la nostra vita ci sembrava felice, fino alla scorsa estate. 

Un anno e mezzo fa avevamo comprato casa insieme, una casa dove io ho trascorso molti mesi da sola, per via di questo suo lavoro all’estero, e dove ho vissuto i giorni della separazione. Questa casa per me era diventata un fardello: ogni cosa mi ricordava lui.

Ho quindi trovato una piccola casa per me, in affitto (premetto che lui, dopo la settimana in cui è tornato e mi ha lasciata, è andato di nuovo all’estero e si trova tuttora là). Non vedevo l’ora di traslocare, per chiudere finalmente quella casa piena di brutti ricordi. 

Questa spinta ottimistica si è però esaurita quando mi sono effettivamente trasferita nella nuova casa. Domani è trascorsa una settimana dal trasloco, e io mi sento ancora come il primo giorno. La prima sera che ho trascorso qui, sola, ho provato un panico allucinante. Mi sono sentita sola, in balia degli eventi, sperduta, abbandonata. Avevo, e ho tuttora, un rifiuto per questa casa, e mi dicevo “che ci faccio qui? Io me ne torno a casa mia”.

Paradossalmente, invece di stare meglio perché avevo finalmente abbandonato i brutti ricordi, stavo peggio perché avevo abbandonato la nostra casa, la mia ultima ancora di salvezza.

Adesso mi sento triste, depressa, sola. Faccio le cose solo perché le devo fare. Mangio perché lo devo fare, vado al lavoro perché devo lavorare, vado in palestra perché non posso togliermi anche quello. Ma non ne ho nessuna voglia. Non ho voglia di niente, non ho spinte vitalistiche, non ho sogni, non ho speranze, non ho obiettivi. I consigli degli altri mi sembrano inutili. Mi lascio trasportare dal flusso dei giorni, pensando a lui 24 ore su 24. Se negli scorsi due mesi mi sono concentrata sui suoi difetti e vedevo solo quelli, adesso i suoi pregi offuscano completamente quei difetti. Mi manca. Mi manca da morire. Ho paura di aver perso l’amore della mia vita. Mi manca il suo essere giocoso, affettuoso, divertente. Mi mancano le nostre risate, le nostre parole in codice, i nostri nomignoli. Mi manca la sua vicinanza. 

E tutto ciò mi fa rabbia. Perché allora in questi due mesi non ho fatto altro che buttare tutto sotto il tappeto, e invece la sofferenza c’era eccome. Ammettere di amarlo ancora mi fa sentire debole. Pensare a lui nel momento in cui mi sento più sola mi fa sentire ingiusta. Come se lo stare con lui fosse la mia unica ragione di vita. 

No, non voglio pensarla così. Ma non voglio nemmeno soffrire in questo modo. Sto male, da quando ho lasciato la nostra casa è come se mi fossi resa conto nuovamente del fatto che è finita per davvero. Mi sento un pesce fuor d’acqua in questa nuova casa, quando ci entro mi viene l’ansia. Non la sento mia. La vedo come una costrizione, come una soluzione obbligata perché diversamente non potevo fare. La vedo come l’emblema della mia solitudine, del mio fallimento. Non la vedo più come un nuovo inizio, in positivo. E non so come uscire da questo circolo vizioso di pensieri. Ho paura di cadere in depressione, mi ci sento molto vicina.

Lettera pubblicata il 7 Marzo 2017. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Amore e relazioni - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 7 commenti

  1. 1
    Itto Ogami -

    Secondo la “legge del menga” chi ce l’ha nel C… se lo tenga…
    Ricordo un altro detto, molto rude, che diceva: “se ce l’hai nel C… non muoverti o l’altro gode di piu’ “.

    Ho fatto un mix tra queste massime è ho ottenuto: “se qualcuno te lo piazza in quel posto, non cercare di TOGLIERLO”.

    In questo momento qualsiasi fesseria ti venga detta NON VALE NULLA. Che la tua vita è tua, che sei giovane, che puoi rifare tutto meglio, che il futuro è felice, che che che che….. TUTTE UNA MAREA di cazzate.

    In questo momento purtroppo DEVI soffrire. Non perché lo dico io, ma perché non si “eradicano” i sentimenti da una persona da un giorno all’altro. Chi lascia di solito soffre meno perchè era già preparato al saluto. Invece l’altro finisce SPIACCICATO come una mosca sulla paletta..

    Avrai solo rabbia, tristezza, male, e negatività. E’ esattamente ciò che si prova quando un grande sentimento viene tradito (o viene a mancare per cause naturali, per esempio la morte del partner). Ci vuole molto tempo per superare la crisi, e anche dopo anni si riportano comunque i segni di queste cose nella propria vita. Molte donne diventano ciniche e fredde ad esempio.

    Posso suggerirti solo questo: tu hai scelto la persona con cui sei stata. Se era sbagliato, gli altri non sono come lui. Quando scegli, cercane uno COMPLETAMENTE diverso. Molte donne fanno l’errore di RIPETERE le stesse scelte.

    Cerca di resistere.

  2. 2
    Rossella -

    Ciao,
    penso che per superare questa fase dovresti riscoprire le cose ti facevano stare bene prima di uscire con questa persona. Non pensare all’amore. Pensa alle abitudini. Ma infondo l’amore che cos’è? Un uomo che non alimenta le tue emozioni con il suo entusiasmo viene percepito come un’entità dalle persone che stanno all’esterno. Nella vita pubblica ci potrebbe anche stare, perché ti posso assicurare che ci sono uomini assolutamente negati. L’amore quando finisce tutto resta un’incognita. Alla mia età un uomo che mi lascia non fa altro che darmi dimostrazione del fatto che vogliamo cose diverse. Non sono più attaccata al pensiero dell’amore. Accolgo la notizia con grande rassegnazione, anche perché volendo mi basterebbe andare a fare una piega per ritrovarmi sommersa d’inviti di ragazze che organizzano una serata tra amiche. La distanza in amore, nel mondo di oggi, non aiuta. Ma ti posso assicurare che in tutte le epoche ci sono stati uomini che vivevano in funzione degli input del gruppo, ovverosia del personaggio di riferimento (amici, ecc.) che gli dava l’idea di essere solo. Per una donna con la mia sensibilità il divorzio è stato un grande passo in avanti. Nel medioevo esisteva una cultura che non ti faceva pesare determinate freddezze, ma nel mondo di oggi è difficile stare con un uomo che, anche dopo l’innamoramento, continua a conservare lo stesso tipo di mentalità… a me dà una strana sensazione. Mi sento un’intrusa e il desiderio di tornare a casa mi fa regredire sotto tutti i punti di vista.

  3. 3
    PotiPoti -

    In questo momento non ci penso neanche lontanamente, al mio prossimo ragazzo. Ho il cuore a pezzi, e solo il pensiero di donarlo a qualcun altro in maniera così incondizionata come ho fatto col mio ex, mi fa star male.
    Non voglio più appoggiarmi a qualcun altro come ho fatto con lui, perché adesso che lui non è più accanto a me io sono caduta e non ho la voglia e la forza di rialzarmi.
    Quindi si deve star male per forza? In questi due mesi mi sono solo illusa di averla presa in maniera razionale?
    Non riesco più a pensare ai suoi difetti, e ai difetti del rapporto. Penso solo ai pregi, ai ricordi belli, che ora fanno tanto male.
    So che devo dare tempo al tempo, ma ho paura che nel frattempo (scusate la ripetizione) cada in depressione…

  4. 4
    Xleby -

    Negli scorsi due mesi hai fatto come la volpe che non poteva arrivare all’uva… Non puoi negare TUTTO vedendolo come interamente negativo…

    Nessuna situazione è solo bianca o nera, tuttavia per voi gli aspetti neri erano di più di quelli buoni per questo è finita.

    “In questo momento non ci penso neanche lontanamente, al mio prossimo ragazzo. Ho il cuore a pezzi, e solo il pensiero di donarlo a qualcun altro in maniera così incondizionata come ho fatto col mio ex, mi fa star male.”

    Si, giusto per un periodo… Ma gli altri non possono pagare le colpe di qualcun altro.

  5. 5
    Vic -

    PotiPoti
    Quando ci diamo tutto a una persona,
    bisogna rifletterci bene,
    perchè diventa parte del nostro equilibrio.
    e una storia può finire, fa parte della vita.

  6. 6
    maria grazia -

    Quindi Itto se un uomo soffre è colpa della donna cattiva che gli è capitata, mentre se soffre la donna è stata colpa sua che ha scelto male?..
    Insomma in un modo o in un altro è sempre colpa della donna. Ah capisco!..

  7. 7
    Itto Ogami -

    Maria Grazia,

    la donna “moderna” non ha problemi a scegliersi l’uomo che le piace, visto che quasi sempre sono tutti dromedari che non vedono l’ora di andare a letto con qualcuna.

    Al contrario l’uomo si piega a 90 gradi per trovarsi la ragazza.

    Ora entrambi sbagliano ma in maniera diversa.

    La donna dovrebbe essere un pò meno sconsiderata nelle sue scelte, e l’uomo meno venduto.

    Tanto come sbagliano gli uomini sbagliano anche le donne e viceversa, ma entrambi lo fanno in modi diversi.

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