Anche se noi ci crediamo assolti, siamo lo stesso coinvolti

Prendo in prestito una frase di una meravigliosa canzone di De André per aprire una riflessione, in parte collegata ad altre lettere visionate di recente. La mia domanda è : al posto di sprecare tempo ed energie nel riempire il
web di ulteriore spazzatura ( come se non ce ne fosse già abbastanza), non sarebbe piú sensato farne un uso un attimino piú intelligente? In un periodo storico in cui sempre piú giovani si ritirano dalla vita reale per trincerarsi dietro uno schermo e molto spesso trarre solo linfa avvelenata per le loro insicurezze, non è responsabilità di ciascuno di noi ponderare bene ciò che si scrive, in che modo e con quali intenti? Ovviamente il discorso è estensibile anche al sociale : invece di lamentarci sempre dell'epoca terribile in cui viviamo (ah signora mia, si stava bene una volta!) o del Paese da cui fuggire verso un Estero Terra Promessa che esiste solo nelle nostre teste, non sarebbe forse il caso di ripartire da noi stessi e lavorarci su? Basta con questa lagnanza perpetua, come se noi non fossimo parte attiva di tutto ciò che ci circonda! Intanto ritorniamo ad attibuiree i nomi corretti ai comportamenti, senza scuse : la maleducazione non è mancanza di buonismo, l'aggressività non è sinonimo di sincerità e l'ignoranza non è un modo alternativo di informarsi. Iniziamo ad essere sinceri con noi stessi e a fare la nostra piccola parte. Fine tempo a disposizione. Per onestà intellettuale, nella critica rientro anch'io.
Lettera pubblicata il 30 Gennaio 2024. L'autore ha condiviso 16 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .

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Categorie: - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 13 commenti

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    Gabriele -

    Condivido la tua riflessione, e sono felicissimo di vedere una tua lettera, dopo tanto tempo, Suzanne.
    Io credo che ci sia un limite, invalicabile, che è ciò che è tollerabile da ciò che non lo è.
    Io trovo intollerabile per esempio, che una persona che perde i propri effetti personali, non possa contare su un terzo sconosciuto, per vederselo restituire, dopo identificazione presso pubblici ufficiali. Vicenda personale, ho trovato effetti personali, per terra, e ho cercato un pubblico ufficiale per l’identificazione, poiché io, privato cittadino, non potevo esercitare una facoltà (rovistare, alla ricerca di contatti o vedere gli estremi della C.I.), solo perché la conseguenza era legittima, perché comunque avrei leso il diritto alla privacy della persona interessata.
    Così ho provato a chiamare il numero delle forze dell’ordine, per farmi aiutare, se avessero una pattuglia in zona, o qualcuno in zona, di modo da non fare tanta strada a piedi, con effetti non miei, mi hanno mandato

  2. 2
    Gabriele -

    …mandato una pattuglia, è spiegata la situazione, i vigili hanno proceduto al l’identificazione del proprietario, tra l’altro meravigliati dalla lucidità col quale trovavo intollerabile, il rovistare fra effetti personali non miei, perché avere una facoltà non significa doverla esercitare, specialmente se di fronte c’è un diritto, in questo caso alla privacy. Fatti rimanere di sasso i vigili, aspetto che venga il proprietario del portafogli, un uomo sulla quarantina, piccolo imprenditore, che aveva il volto della riconoscenza, fatto rimanere di sasso. Mi ha proposto una ricompensa, che ho rifiutato, rimasto di sasso un altra volta. Mi sono fatto offrire uno aperitivo, quello sì.
    Quello che ho imparato da questa storia, che ho condiviso con voi, è che non c’è l’abitudine alla gentilezza, a trovare intollerabili certe cose, o anche altre, lasciarsi scivolare addosso tutto, e lamentarsi.
    Il mondo almeno in parte lo plasmiamo noi, e dunque io mi comporterò sempre così, anche se…

  3. 3
    Golem -

    Cara Suzy, io, per quanto mi riguarda ti voglio anticipare che non mi sento assolto da niente: sono colpevole, ma come lo siamo tutti. Cercare di invocare la gentilezza, l’educazione e la cultura, oggi, quando queste di fatto non ci sono mai state nei rapporti umani, è solo una mera speranza che forse rincorriamo dalla nascita del Cristianesimo, senza mai averla raggiunta. Anzi, pure “l’esercizio” della “religione dell’amore”, com’è quella di Cristo, ha avuto modo di mettere in evidenza le aberrazioni dell’animo umano, da quelle più cruente a quelle più bieche del famoso perbenismo a cui spesso faccio riferimento. Quello che succede oggi con i recenti mezzi di comunicazione sociale non è altro che un’amplificazione di quelle aberrazioni che sono immanenti nell’animo umano, il cui primo segno metaforico di questa condizione lo leggiamo nel gesto di Caino. E quello è stato scritto da uomini, non certo per mano del Presidente Celeste. Uomini che avevano già imparato a conoscere i propri simili già tre millenni fa. Da allora sono cambiati i mezzi, non i fini.

  4. 4
    Suzanne -

    Vero Golem, ma il punto del mio scritto voleva essere un altro. Cosí come non sopporto quell’autocommiserazione sulla propria vita, con una lagna perpetua su quanto siamo afortunati, allo stesso modo mi risulta intollerabile questa moda di lamentarsi della società, dello Stato italiano, dell’epoca storica in cui viviamo, dell’intero multiverso quando noi siamo i primi a non fare nulla per rendere tutto meno squallido. Anzi, facciamo la nostra parte per perpetuare i vari tipi di aberrazioni. Ho visto una toccante intervista ad Alessandro Baricco, che è stato il mio mito indiscusso fino ai 25 anni e che rimane una persona di grande spessore intellettuale, durante la quale afferma come l’infelicità è un modo per non lasciare andare persone, situazioni, atteggiamenti. Insomma, c’è sempre una parte di nostra responsabilità, anche nel prepetuare la nostra sofferenza o quella altrui. Il senso della lettera è : basta lagne insopportabili, rimbocchiamoci le maniche e aggrediamola questa…

  5. 5
    maria grazia -

    Quando leggo certe uscite io davvero non so se ridere o piangere… Ma poi, come si fa a dare credibilità a una che non accetta – secondo quanto lei stessa afferma – che si abbiano idee diverse dalle sue? Qualcuno ha spiegato alla signorina in questione che la dittatura è finita da un pezzo? Si può concordare o meno con un’ idea, si può trovarla anche demenziale, ma l’ altro ci piaccia o no ha il diritto di esprimerla. A me non piacciono i maschilisti, per esempio. Ma hanno il diritto di dire la loro, come io dico la mia. Ma poi perché si ha tanta paura o tanta intolleranza verso chi non segue il mainstream? A mio avviso L’IGNORANZA è questa: attaccare un certo mondo ( quello della controinformazione) solo per farsi tornare i propri conti. Tipico di chi di cultura e intelligenza ne ha veramente poca. La società in cui viviamo è ottusa, narcisistica, inutilmente competitiva. Non deve stupire che giovani e anche meno giovani preferiscano vivere la maggior parte del tempo dietro

  6. 6
    maria grazia -

    a un PC o a uno smartphone. Atteggiamento che io non condivido ma che capisco.
    Riguardo all’ estero, personalmente credo che il paradiso non esista da nessuna parte, ci sono pro e contro ovunque stai. Si tratta solamente di immettersi nel contesto che ci è più congeniale. E a me l’ Italia, a causa della sua arretratezza in tutti i campi, non mi è congeniale, e non ho il potere di cambiare le cose. Punto e basta.

    Io penso semplicemente che quando si è parlato di bruttezza fisica o di doversi mettere con un immigrato extracomunitario, qualcuna di sia sentita toccata per motivi suoi. Ma questo non significa dover giustificare certe esternazioni. Costei piuttosto farebbe bene a lavorare sul concetto di se, senza aspettarsi per forza riscontro e consenso dall’esterno.

  7. 7
    Trader -

    Tutto giusto, Suzanne. Noi potremmo fare la nostra parte usando meglio questo canale di comunicazione che è internet.
    Putroppo anche qua imperversano messaggi deliranti di tutti i tipi e a nulla serve cercare di fare ragionare chi insiste nell’esprimere certi concetti abominevoli.
    Non sopporto chi si limita a lamentarsi senza fare nulla, magari dando la colpa agli altri.
    “la maleducazione non è mancanza di buonismo, l’aggressività non è sinonimo di sincerità e l’ignoranza non è un modo alternativo di informarsi”.
    Vero. E aggiungo: la controinformazione non è disinformazione. Correre dietro a teorie strampalate non è segno di intelligenza.
    Indymedia faceva informazione dal basso, testimonianze di chi sapeva qualcosa perché lo aveva visto con i propri occhi. Ragionamenti razionali. Kla era l’unico che vedeva i missili sotto le ali degli aerei che avevano colpito le Torri Gemelle e infatti veniva criticato da tutti.
    Quella era controinformazione.

  8. 8
    Trader -

    Era interessante la tua lettera sulle fallacie argomentative, se te ne vengono in mente altre, aggiungile. Ecco, per esempio quel tema offriva interessanti spunti di riflessione

  9. 9
    Suzanne -

    Sí Gabriele, anche questo è fare la propria parte. Trader, se riesco a ritagliarmi un po’ di tempo approfondirò argomenti correlati, piú per mantenermi la mente allenata che altro.
    MG… Devo pure replicare? Specchio riflesso. Ecco, questo è il livello.

  10. 10
    Inlakech -

    Sono perfettamente d’accordo con te, Suzanne, ma il lavoro su di sé implica prendere coscienza di sé e responsabilità di sé.
    Ghandi diceva: “sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo.”
    Ora, a te dà fastidio un comportamento e da questo nasce il tuo scritto, ti lamenti di chi si lamenta anziché indagare in te questo fastidio e vedere un maestro in chi fa nascere quel fastidio, un momento per imparare qualcosa di te e prendere coscienza.
    A questo punto la domanda è: quale cambiamento hai portato?
    Più che di colpe (di cui per me non ha senso parlare) parlerei di responsabilità.
    Tutti componiamo la società e tutti contribuiamo, anche solo energeticamente, alla sua creazione perpetua.

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