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Avere o Essere

di

Credo che questa domanda, sia di routine quando ci si chiede: cosa fare per raggiungere la felicità?
Ho avuto per diversi anni dei problemi psicosomatici, con cui combatto tutt’ora, ma che sono diventati secondari, in quanto dopo diversi anni sono riuscito a mettere le carte sul tavolo e a combattere con i miei problemi legati all’ansia, che mi avevano letteralmente segregato in casa con un principio di depressione.

La risposta alla domanda, per me, sarebbe “ESSERE” in quanto l’avere è sempre stato un qualcosa di momentaneo, di materialistico e non è sicuramente un cospicuo stipendi, una bella macchina o una bella casa, quindi il soddisfacimento dei nostri piaceri materiali a renderci felici.
Per me la vera felicità ed il senso della vita (sperando di non apparire troppo arrogante) e riuscire a trovare qualcuno (o qualcosa) che si ami più di quanto si possa amare se stessi, non una dipendenza affettiva, ma un amore infinito.
So che potrebbe essere un discorso molto astratto, ad ogni modo questa è la mia visione da sognatore della vita. Ad ogni modo, questa persona o cosa si può trovare oppure no, di conseguenza, dovremmo almeno cercare un modus vivendi che renda la propria esistenza almeno sopportabile.
Sono sempre stato incostante, ho provato molti lavori, diverse relazioni, trasferimenti all’estero, ma non sono mai riuscito a trovare un qualcosa di costante, che mi potesse rendere almeno spensierato.
Ho avuto alcuni amici, che reputo tutt’ora dei veri e propri fratelli, ahimè questi ultimi non sono più nella mia stessa città, quindi non c’è più un gran confronto, in più ognuno ha la propria vita e la propria visione (la loro a mio parere perlopiù conformista alla società), dunque non credo siano l’obiettivo principale per raggiungere la spensieratezza e la tranquillità d’animo.

So cosa vorrei, ma non saprei come raggiungerlo. Amo le nuove esperienze, amo condividere e non riesco a stare in solitudine, purtroppo non riesco ad essere egoista e sono quasi sempre propenso ad aiutare i miei amici/conoscenti, cosa che molte volte non è ricambiata (questa cosa credo sia oggettiva), ovviamente amando la condivisione, amo anche il confronto.

Questi aspetti sono astratti, qual’è ora la giusta via di pensiero che possa perlomeno aiutarmi ad avere le idee chiare e seguire un percorso un pochino più concreto?

Scusate gli eventuali errori di battitura e per essermi dilungato un pò troppo, spero perlomeno di essere stato comprensibile…Vi ringrazio in anticipo e buona vita a tutti

Lettera pubblicata il 31 Maggio 2014. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 14 commenti

Pagine: 1 2

  1. 1
    rossana -

    Caro Zinn,
    ti poni un problema molto serio e ben più complesso di quanto si possa immaginare.

    secondo me, la felicità vera e propria è una sensazione rara e di solito molto breve, se si esclude l’etichetta, spesso irreale e banale, che si dà alla vita di coppia. pare non ci sia altra via per essere felici, mentre quella è in assoluto la più ardua, non tanto da impostare quanto da mantenere…

    mi limito ad elencarti quali sono a mio avviso i mattoncini utili per condurre alla meno peggio una vita:

    1) conoscere se stessi.

    in base a quanto sopra:
    2) cercare di capire il più possibile cosa ci piace e cosa no, in modo da evitare almeno quanto sarà possibile scansare;
    3) fare un qualsiasi lavoro, senza strafare, purchè sia di gradimento e permetta di guadagnare la somma strettamente necessaria per vivere in base allo standard che riteniamo auspicabile;
    4) individuare e coltivare almeno una passione (non un hobby o un passatempo ma, se possibile, un vero interesse che possa durare per l’intera vita).

    5) mantenere legami forti e sinceri con i familiari con cui si sentono maggiori affinità;
    6) avere la costanza di cercare e coltivare poche amicizie ma buone, senza metterle in secondo piano rispetto alle relazioni amorose;
    7) uscire di casa secondo i propri tempi, gusti e interessi, guardandosi intorno ma senza agire in pressochè costante ricerca d’amore: arriverà, se deve arrivare, e sarà una bella sorpresa, se si sarà capaci di essere il più possibile quello che siamo in qualsiasi nostro momento, evitando superficialità e dipendenza affettiva.

    8) non attendersi nè pretendere troppo, nè da se stessi, nè dal prossimo o dalla vita;
    9) essere conciliati e tolleranti con gli altri più di quanto lo si è con se stessi;
    10) volersi bene e aver cura di sè, sempre, in tutti gli aspetti.

    le scelte di vita di coppia sono un capitolo a parte, che si deve studiare e scrivere in due, se è quando si è trovata la persona compatibile.

    spero che qualcuno di questi suggerimenti (volti essenzialmente all’essere a tutto tondo) possa esserti utile e ti auguro un futuro sereno.

  2. 2
    Zinn -

    Cara rossana,

    ti ringrazio vivamente per la tua risposta esaustiva.
    Sono praticamente d’accordo su tutto, nonostante ciò, ritengo che ci sia una variabile che non può essere trascurata facendo un’analisi razionale.
    La variabile alla quale alludo è senza dubbio il condizionamento che ha la società su di noi.
    Odio la monotonia, ho ottimi amici (ahimè) dall’altra parte d’Europa, non sono inserito in nessun contesto sociale che mi permetta di condividere o confrontarmi con nessuno in merito a questo argomento (lavoro, ma i miei colleghi sembrano letteralmente schiavizzati da quest’ultimo ed ossessionati dal tempo, in quanto quelle poche ore che hanno a disposizione per loro stessi le trascorrono con la propria compagna o la propria famiglia, per poi tornare alla solita e monotona routine).

    Vengo al dunque, ammesso che i tuoi punti siano correttissimi da un punto di vista filosofico, mirati alla propria crescita personale, d’altro canto non credo siano perseguibili nel contesto in cui io mi trovo, essendo per un modo o per un altro dipendente da qualcosa o qualcuno (che siano genitori, lavoro, casa, soldi etc.)
    Io avevo anche pensato di mollare tutto ed andarmene in qualche monastero (seppur la mia assenza di fede), affinchè la meditazione potesse giovarmi in qualche modo, anche al solo fine di scorgere un raggio di sole.

    Ti ringrazio per il tuo aiuto e spero di poter avere nuovamente un confronto con te. A tal fine scrivo il mio indirizzo email: rattoslocos-italia@hotmail.com

  3. 3
    rossana -

    Caro Zinn,
    spero che non penserai che sono riuscita a mettere a punto tutti i dieci i suggerimenti della mia falsariga? sono più che scarsa in almeno 4 o 5, senza contare le carenze subentrate in seguito, nei successivi capitoli dell’esistenza… la perfezione non esiste, tanto meno per se stessi… anzi, più si aspira a qualcosa e di solito meno possibilità si hanno di raggiungerla…

    sono, come te, di natura inquieta. credo faccia parte di temperamenti che si annoiano facilmente e che non hanno di fondo una vera attrazione per quasi nulla e nessuno (o meglio, per tutto e tutti, ma solo superficialmente, tranne rarissime macroscopiche eccezioni). gran brutto guaio, con cui però ci si deve abituare a convivere!

    secondo me, i veri amici s’incontrano da bambini, quando la scelta è istintiva e per niente finalizzata a interessi materiali. se i tuoi sono “ottimi”, come dici, anche a distanza dimostra loro costanza, che è un gran valore, quando speso nel contesto giusto.

    io ho soltanto pochi conoscenti affini. non ho mai avuto amici, forse perchè non mi è stato dato modo d’imparare a farmeli ai tempi dell’asilo o delle elementari, o forse perchè per sentirli tali dovrebbero essere fin troppo speciali. la vera amicizia è rara almeno quanto l’amore.

    frequento di certo meno “ambienti” di te… e potrei continuare ma non ti sarebbe di alcuna utilità. mi sento però di puntualizzare che la società non può condizionarti più di tanto, se non glielo permetti. sta a te decidere quello che ti va di quanto ti viene offerto e quello che preferisci rifiutare. per me non è stato affatto difficile orientarmi nelle scelte, nei limiti, ovviamente, delle condizioni di base in cui mi sono via via venuta a trovare. niente “assoluti” ma tutti i “relativi” possibili…

    ti scriverei volentieri in privato se fossi certa di avere le forze psico-fisiche di mantenere un interscambio virtuale ma non mi piace iniziare rapporti che poi posso non essere in grado di portare avanti in modo corretto. se vuoi, continuiamo a scambiarci opinioni o a discutere argomento per argomento qui, estendendo il dialogo anche ad altri utenti.

    l’idea del monastero mi sembra ottima per una vacanza particolare, se ti è possibile realizzarla, ma anche nel silenzio della tua stanza o durante una passeggiata solitaria si può riflettere su di sè per conoscersi meglio. sei per caso attratto dalla religione?

    buona serata!

  4. 4
    Zinn -

    Cara Rossana,
    sono nuovamente d’accordo con te.
    La perfezione non esiste,ma va detto che quest’ultima viene considerata sotto un’ottica oggettiva.
    Cos’è la perfezione? Se noi riflettessimo su questo termine attribuendogli un significato soggettivo, potremmo giungere ad una conclusione del tipo la MIA vita è perfetta in quanto…anche se personalmente mi appare un’utopia.

    Anche l’aggettivo che ho usato per descrivere i miei amici “ottimi”, va considerato in modo soggettivo.
    Credo sia una questione di semantica, io considero determinate persone degli ottimi amici, in quanto sono convinto della solidità del nostro rapporto, so che, malgrado la distanza, avrò sempre la sicurezza di poter contare su di loro,vista la fiducia e la stima reciproca che nutriamo.
    Nonostante questo,non posso negare il fatto che vi è sempre un egoismo individualistico dentro di noi, ciò significa che ognuno di noi ha il proprio cammino da perseguire ed i propri obiettivi da raggiungere.
    Per quanto riguarda gli “interessi” (di qualunque natura essi siano), non credo che si avvicinino lontanamente al significato del termine “amicizia”.

    Ritengo che la società circostante ci condizioni in ogni nostra azione.
    Certo, si può essere convinti di essere padroni della propria vita, ma le direttive sociali ci perseguitano anche per soddisfare i nostri bisogni indispensabili.
    Quando dobbiamo andare a comprare un pacco di pasta con il reddito sudato durante un mese di lavoro, quando freneticamente dobbiamo calcolare il tempo della giornata e rispettare degli orari, quando dobbiamo cercare di dividere le spese per riuscire a pagare la bolletta della luce a fine mese. Con questo non voglio dire che dovremmo vivere sotto un regime anarchico, ciò non toglie che la domanda da porsi non è più “cosa voglio fare” ma “cosa devo/posso fare”, visto che nessuno ti aspetta o ti regala nulla.

    Come preferisci, ritengo che un confronto possa essere in ogni caso uno spunto di riflessione al fine di scorgere qualche sottigliezza mirata ad un miglioramento personale.
    La religione mi affascina, ma la fede non è mai stata un punto fermo nella mia vita.
    Quando ho un attimo di tempo, cerco di passeggiare, meditare, scrivere,esularmi dalla realtà circostante, ma sono degli attimi, visto che prima o poi la monotonia si reimpadronirà della mia vita.
    Vorrei, almeno per un breve periodo, distaccarmi da tutto.
    Vista la mia giovane età la speranza è l’ultima a morire, comunque vada sarà…

  5. 5
    Never -

    Ciao, tra Essere ed Avere direi sostanzialmente più Essere. Però non me la sento di essere estremista. Nella vita ci sono alcuni valori fondamentali che ad averli, cmq si sta meglio. Diciamo forse:
    1) salute
    2) affetti
    3) benessere economico

    E nessuno dei tre purtroppo è scontato. Io sono sulla trentina e dieci anni fa pensavo più alla felicità come una metà da raggiungere,lottando nel caso. Ora invece sono più propenso a vederla come il “godersi il viaggio”,come uno stile di vita. Partiamo dalla certezza che non può sempre andare tutto bene nella vita e che molto sta nell’atteggiamento con cui affrontiamo le cose. Pensare anche a chi sta peggio di noi aiuta. Secondo me il punto di base è quello descritto da rossana quale “conoscere se stessi”. La chiave è lì. Conoscendo a fondo se stessi (cosa molto difficile),ci è più facile operare le scelte giuste. Pensiamoci, quante volte facciamo una cosa sapendo che non fa per noi ma ci ostiniamo cmq a farla? Io sono un pensatore quanto te mi sa, ma anche pensare meno aiuta. Secondo me diventa utile riflettere su se stessi ma fino a un certo punto…Bisognerebbe anche vivere spensierati un po’,tenendo conto che non possiamo avere tutto sotto controllo sempre. E’ cmq una forma di insicurezza. E non credo molto al caso o alla fortuna…è vero,ci possono essere situazioni più favorevoli,ma molto dipende da noi. Per dire, in città è più facile fare conoscenze che in campagna verrebbe da dire, conosci più gente. Quindi chi nasce in città è più fortunato. Io non credo…credo che dipenda sempre da noi,tranne per casi eccezionalissimi che non sono cmq quelli come noi che possono permettersi cmq di scrivere con un pc su internet. Molto spesso è la nostra pigrizia a non volerci far cambiare stato delle cose, perchè è così…se una cosa non va si cambia o si prova a farlo. Invece alle volte è più comodo lamentarsene. Alle volte invece basta un episodio per cambiare tutto il punto di vista,specie in amore. C’era quella storiella del cagnolino che cercava di mordersi la coda (felicità)senza riuscirci e il cane più anziano gli diceva,che nel suo caso lui non la cercava e la coda (la felicità) lo seguiva spontaneamente. Un po’ di vero c’è…tutto sto discorsone per dire che la risposta sta un po’ nel mezzo..essere attivi ma lasciar anche andare un po’

  6. 6
    rossana -

    Caro Zinn,
    tu devi essere ancora molto giovane; io sono quasi a fine percorso. questo mi permette di guardare al passato come a un evento giunto alla sua conclusione, e anche di vederlo per quello che è stato (cosa che non può avvenire mentre sei in viaggio, proiettato nel futuro).

    credo che, al di là della fede in un Dio, a tutti sia data, più o meno in egual misura, una dotazione di base in potenzialità e opportunità. alcuni sono in grado di svillupparle e coglierle appieno, qualsiasi esse siano; altri no, indipendentemente dalla loro volontà. ci sono eventi interni ed esterni controllabili; altri molto meno…

    in buona sostanza, secondo me, se in una vita si riescono a “salvare” poco meno di una mezza dozzina d’anni di benessere interiore e serenità, già è grasso che cola, sia che questi siano localizzati nel tempo dell’infanzia, della gioventù, della maturità o della vecchiaia. per i miei genitori, che avevano superato due guerre mondiali, questi “anni dorati” sono stati quelli dell’inizio della pensione, quando, ancora in buona salute, si sono potuti dedicare alla vigna, agli amici e ai nipotini… il resto dell’esistenza è per lo più lotta.

    quanto sopra in merito alla perfezione, inclusa quella di un’eventuale luna di miele di coppia, che raramente dura oltre i tre anni. le favole, che quasi tutti abbiamo modo di vivere, terminano sempre con il “vissero felici e contenti” semplicemente perchè è più facile fermarsi lì, alla fine della battaglia per la conquista dell’amore, senza proseguire con le difficoltà di farlo perdurare intatto o in crescita nel tempo. tutto comincia, sboccia e sfiorisce: è legge di natura che noi, esseri particolari, vorremmo inutilmente poter sfatare, complici le rarissime eccezioni che confermano la regola.

    sugli amici, condivido quanto hai espresso. sono io a non essere mai troppo incline a rispettare il suggerimento di non chiedere troppo al prossimo. dovrei accontantarmi di quanto ognuno può dare, in base alle sue possibilità e agli spazi che mi può riservare, ma nella maggior parte dei casi non mi basta, non tanto per la quantità del tempo quanto per la qualità della relazione, che vorrei legata alla reale affinità e a un’effettiva profondità.

    restare soli è la peggior auto-punizione che un essere umano si possa infliggere. non per niente il peggio del peggio è la cella d’isolamento. tuttavia, in alcuni casi non si può che finire con il percorrere fino in fondo il cammino scelto come il minore dei mali.

    segue…

  7. 7
    rossana -

    segue…

    quanto ai condizionamenti sociali, che pur gravano su tutti (basti pensare alle attuali tasse), mi ritengo fortunata oltre che vagamente anarchica. non so se per il sistema di crescita allo stato brado attuato nei miei confronti dai miei genitori (che tanti e pesanti scotti mi è costato) oppure per essere stata, sia pure indirettamente, una figlia dei fiori.

    dopo aver visto smontare pezzo per pezzo tutto il sistema precedente al ’68, e aver altresì vissuto il riflusso degli anni ’80, in cui quasi tutto è tornato come prima, se non peggio di prima, mi sembra abbastanza facile essere slegata dalla gran parte dell’odierno sentire.

    ho comporato mobili per casa una sola volta nella vita, in stile francescano; pur avendo a disposizione due abitazioni, ho scelto di vivere in una stanzetta con angolo cottura e servizi; la mia adorata auto, che ora mi sta cominciando a costare davvero troppo in manutenzione, è una mini di 25 anni.

    il mio punto debole è la vanità femminile nell’essere e nel vestire, ma anche questa è pienamente soddisfatta con abbigliamento e accessori scelti dalle bancarelle del mercato. ho amato viaggiare, e l’ho fatto come emigrante, caricando su una cinquecento i pochi effetti personali…

    l’essenziale per una sola persona è davvero poco. le cose si complicano moltissimo quando si è responsabili per altri, in particolare per i figli. è per loro che a volte si è costretti a vendersi con tipi e ritmi di lavoro a cui non si sarebbe mai voluto accedere. anche qui, però, volendo, si può quasi sempre scegliere. se oggi potessi tornare indietro, vorrei poter donare a mio figlio più tempo e maggiori attenzioni al posto del denaro che mi sono sforzata di procurargli.

    certo che si è costretti ad sottostare ad alcuni “vorrei ma non posso”. è parte delle regole basilari di vita: basta evitare di farsi davvero condizionare dalle mode e dal pensiero collettivo, cercando il più possibile il meglio per sè.

    quando vedo bimbi che seguono corsi di nuoto, di tennis, di recitazione, e chi più ne ha più ne metta, senza avere mai un pomeriggio libero, oppure giovani genitori che non trascorrono quasi mai una serata in casa (case peraltro da copertina), mi chiedo quanto tutto questo possa rendere felici. così come l’esasperata ricerca della bellezza fisica in un partner con cui condividere la vita…

    a mio avviso, niente è davvero importante, se non cercare il più possibile di essere se stessi e di vivere secondo la propria natura

  8. 8
    rossana -

    Benvenuto sul tema, Never!
    condivido quasi tutto quello che hai scritto, meno… le scarse opportunità d’incontro in campagna…

    so che hai ragione tu, anche in questo. cercavo soltanto di scherzare un po’, come giustamente suggerisci, cosa che di solito mi riesce pochissimo, e anche parecchio male… 🙂

  9. 9
    amelie -

    la felicità è il percorso
    non la meta

  10. 10
    Zinn -

    Caro Never,

    un bevenuto anche da parte mia e grazie mille per aver espresso la tua opinione.

    Sono d’accordo con te, credo che quei tre punti, in tutti i loro aspetti soggettivi, possono essere considerati come la meta, la solida stabilità a cui ognuno di noi mira.
    Il problema è sempre uno, quale strada intraprendere per raggiungerli? Entrambi avete citato la massima socratica “conosci te stesso”, ma quest’ultima ritengo possa essere applicata solamente al terzo punto.
    Purtroppo,la salute ce l’ho relativamente ed il mio malessere che ha caratterizzato gli ultimi anni della mia vita, ha fatto si che io non potessi (fin’ora) anche solo pensare al futuro innanzi a me.
    Sicuramente, moltissimo dipende da noi, ma non credo che gli affetti, dunque i sentimenti, siano un qualcosa di meccanico,non puoi decidere di amare a tuo piacimento.
    Ci sono persone che vivono in città, conoscono migliaia di persone,ma si sentono sole. Mi spiego?
    Per quanto riguarda il lato amore,sono sempre stato un ragazzo incostante, non sono mai riuscito a costruire delle relazioni durature, questo credo sia dovuto ad una mia brutta esperienza, che da allora mi ha esclusivamente fatto vivere delle “serate prive di sentimento”
    Il terzo punto, credo sia l’unico in cui possiamo davvero cercare di scegliere cosa riteniamo meglio per noi, quale cammino intraprendere mirato ad un’indipendenza economica che ci permetta di vivere dignitosamente.
    Non mi ritengo un ragazzo molto pigro, certo è che la mia intraprendenza non mi è mai stata d’aiuto al fine di costruire un progetto solido e duraturo nel tempo, ma non mi rammarico perchè almeno il tempo è dalla mia parte avendo una decina di anni meno di te.
    Su una cosa non ci piove, il mondo esterno è sempre lo stesso, tutto può succedere in modo imprevedibile ed un singolo episodio favorevole può radicalmente cambiare la nostra esistenza.
    Quando si sta male, tutto intorno a noi è nero, quando invece siamo contenti per un qualunque motivo, il tutto assume una piega diversa.
    Ritengo sia una questione di percezione ed è proprio questo il motivo(oltre all’egoismo radicato in me), che pensare ad un’altra persona che ora stia vivendo una situazione molto più drammatica della mia non giova in alcun modo alla mia persona.
    Alla fine hai completamente ragione, forse sta nella mia poca esperienza, nella mia immaturità, ma fin’ora sono sempre stato poco flessibile, in quanto è sempre stato o tutto nero o tutto bianco, a prescindere…

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