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L’altra faccia della medaglia

di

Si dice che i genitori sono gli unici ad accettarci per quello che siamo. Forse non tutti, o almeno una madre esigente come la mia è l’eccezione che conferma la regola. Se vorreste sentire il mio racconto ve ne sarei davvero grato. È una storia di una madre, di un figlio, e un padre. È anche una storia sul nuoto, l’agonismo e il sacrificio. Avrebbe voluto raccontare di come sono diventato un campione olimpico, felice e realizzato. Invece parla di un fugace assaggio di gloria, di lacrime, e di come le passioni non è che le insegui, sono loro che ti vengono a cercare.
La mia avventura con il cloro è iniziata alla scuola materna, posso dire di essere cresciuto a bordo vasca. A dieci anni mi allenavo tutti i giorni due o tre ore, non avevo il permesso di andare a giocare dagli amici, ma, soprattutto, di lamentarmi per non poterlo fare. Era Novembre, prima gara ufficiale della mia vita. Conquistai un bronzo, ricevetti uno schiaffo al posto di un bacio. Tra diete ferree, allenamenti estenuanti, estati a metà, piano piano i risultati sono arrivati: perennemente a podio ai campionati di categoria, e qualche esperienza internazionale. Ero felice, perché era felice mamma, o forse la mia era una contentezza a se, non lo so. Mi sentivo più bello, più forte, vincente. A casa, nonostante tutto, le iniezioni di autostima non mancavano, e non è che i miei fossero dittatori: se non c’era la gara al mattino seguente, il sabato sera potevo sempre andare al cinema o a ballare con i miei amici. Poi, forse per le troppe aspettative, ho iniziato a soffrire di attacchi di panico, e ho avuto relativo calo prestazionale. Avrei voluto che i miei mi avessero detto che per loro ero sempre il numero uno, invece mi sono ritrovato a fare i conti con un padre menefreghista e una madre demotivante che mi ripeteva ogni giorno di essere codardo, svogliato e patetico. Dove ho trovato la forza per non smettere non lo so, forse nella paura di non essere accettato da mia mamma. E se non sei accettato da un genitore, non sei accettato da nessuno. Poi è arrivato il 2011, i miei 17 anni e la mia prima fidanzata “ufficiale” quella che ne vale la pena, aldilà di tutto il resto. Ora stiamo insieme da un anno, posso dire, mio malgrado, di essere fortunato. Al nuoto ci tengo ancora, come ci tiene mia mamma, pur facendomi qualche pressione in meno. Purtroppo le ultime gare non sono andate tanto bene. Il suo sguardo gelido, gli insulti non detti, li sento addosso come un macigno. Ho paura di smettere, tanta. Il nuoto è odio e amore, passione e dedizione. Parlare di un oro alle nazionali vuol dire parlare degli scherzi con i compagni, gli incoraggiamenti, l’adrenalina in ultima frazione. Purtroppo però ricordo più spesso le urla, gli insulti, le vitamine schifose da prendere tutti i giorni, le uova a colazione, la perenne lotta contro il cronometro. Si può mettersi a servizio per far felice qualcun altro? Forse no. Anche se quel qualcun altro è tua madre. A Giugno c’è la maturità. Poi dovrò optare fra una settimana a Ibiza con la classe, o i campionati italiani a Roma. Dentro di me ho già deciso. Ho scelto anche che da grande voglio fare il giornalista, viaggiare, per scoprire posti nuovi e rivalutare quelli vecchi. Come lo dico a mia madre che finita la stagione regionale mollo il nuoto? Non me lo perdonerebbe mai. Direbbe che sono un ingrato, che ho paura di rischiare, che preferisco le tane ai treni. Purtroppo però, quel treno per Londra 2012, non è mai passato alla mia stazione. O forse si: Era Novembre, prima gara ufficiale della mia vita. Conquistai un bronzo, ricevetti uno schiaffo al posto di un bacio. Come potevo salire sul vagone, se non riuscivo nemmeno ad arrivare primo alle regionali?
Grazie per aver letto, suggeritemi come affrontare il discorso con mia mammma. Un bacio a tutti, buona serata (:

Lettera pubblicata il 14 Aprile 2012. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Famiglia - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 7 commenti

  1. 1
    reborn -

    Amico mio,non lasciarti scivolare la vita di dosso,non far diventare il nuoto un’ossessione per colpa di tua madre.Sai ti dirò ogni genitore esprime il proprio voler bene in vari modi,tua madre anche se ha dei comportamenti con te,discutibili..anzi molto discutibili..per lei quei gesti equivalgono ad un ” ti voglio bene” in modo del tutto astratto e impercettibile.Ti posso comprendere,è dura vivere così..secondo me dovresti farti qualche domanda..su ciò che vuoi davvero,ed in parte verso la fine della tua lettera te la sei già fatta.Non è importante ciò che vuole tua madre da te,ma importa ciò che tu vuoi dalla vita,i tuoi sogni le tue idee. le tue passioni coltivale e vivele appieno,siamo giovani..se cominciamo alla nostra età a farci “sottomettere” ai sogni altrui non riusciremo mai a vivere.Penso che il nuoto sia un sogno di tua madre..piuttosto che tuo..quindi diglielo..e digli pure che un genitore deve amare il proprio figlio così com’è con le proprie passioni e idee, e che non si può voler ciò che il figlio non vuole.Le passioni sono tutte belle,se moderate..fare una vita..ricca di rincorse,dallo svegliarsi presto..dall’inseguire vittorie a tutti i costi..dal voler diventare il numero uno per forza..vivere così ti strugge.Vivi in un’illusione..è tolta quella passione che ti rimane? quell’autostima..quell’essere vincente senza la passione si smaterializzano..perchè erano frutto di un’illusione della tua mente.La vita la si vive con equilibrio,le passioni non bisogna viverle con eccesso,nella vita bisogna sempre cercare di migliorarsi è vero,ma non si deve aver paura di inceppare..perhè quello non è essere perdenti..è voler crescere ed imparare.Questo mondo ci regala tantissime emozioni,la felicità e l’essenza di vivere la si trova nella natura.Caro amico,devi sentirti libero,fra poco avrai la maturità..un piccolo passo verso la vita..comincia a dire a tua madre ciò che vuoi fare,senza rancore..senza paure..bisogna essere fieri di chi siamo.Certo non dobbiamo sentirci superiori a nessuno ma neanche inferiori,vivi la tua vita nei colori che tu vuoi..non farti guidare dalla mano di tua madre.Il padrone del tuo destino sei esclusivamente tu.Se ti va lasciami una tua mail così facciamo due chiacchiere,buona serata e mi raccomando..si sempre te stesso..mai farsi condizionare dagli altri..non facciamoci illudere da una società che vuole i vincenti..i vincenti non sono le persone che vincono..il vincente nella vita per me è colui che rimane sempre umile,che nella sua vita ha un equilibrio..non vive la vita negli eccessi,e che non ha paura di sbagliare..perchè attraverso quest’ultimi cresciamo come persone,buona serata

  2. 2
    Farfalla_rossa -

    Te lo dovrà perdonare, sopratutto perchè hai un ideale in testa (che molti non hanno) e lo fai per il tuo bene.Spiegale come ti senti,anche se lei nega qualcosa tu continua, e dirgli che anche se fallisci è umano. Il nuoto può rimanere come passione, come sport, perchè no, fa bene alla salute. Però hai bisogno di vivere la tua vita, non di diventare un robot. Gli scherzi con i compagni e l’adrenalina non li troverai esclusivamente là. Che poi gli amici veri ti sostengono nonostante tutto.

  3. 3
    T.D._ -

    Il problema non è come tua madre potrebbe perdonarti per la decisione di lasciare il nuoto, quanto come tu possa perdonarla per essersi dimenticata di fare la Mamma anziché una rigida educatrice. Ti rendi conto che per compiacerla hai rinunciato ad un’infanzia e una giovinezza spensierata? Fatti un serio esame di coscienza: davvero ami il nuoto? O lo ami perché è il metro di misura con cui tua madre ti valorizza (poco, tra l’altro)? Spero che quella ragazza ti salvi, fatti portare via!

  4. 4
    Dr.Cox -

    Grazie per i consigli ragazzi … T.D._ , in effetti hai ragione … diciamo che io a mia madre l’ho perdonata perchè ,anche se lei ha sbagliato,l’ha fatto con amore…lei era convinta di sapere cosa fosse meglio per me e mi ha imposto una disciplina rigida perchè diventassi un nuotatore affermato.A volte mi viene il dubbio che abbia fatto tutto questo per riscattare le sue frustazioni e allora un po’ mi dispiace.Pero’ mi vuole bene,lo so . Mi offende con parole dure quando sbaglio,perchè parte col presupposto che io sia abbastanza forte per sopportare tutto cio’ e fare tesoro delle critiche.Purtoppo invece mi butta giu,e arrivano gli attacchi di panico e complessi di inferiorità.Da quando c’è la mia ragazza,che è appunto la prima fidanzata che ho deciso di portare a casa e con cui ho instaurato un rapporto duraturo,s’è calmata un pochetto . Domani affrontero’ l’argomento con mia madre . Dopo scrivo qui il discorso che ho intenzione di farle , se avrete voglia di leggerlo 🙂 buona serata

  5. 5
    Aria85 -

    A parte il fatto che mi sale una rabbia inimmaginabile a leggere ste cose…cito:

    Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole tenendo conto delle capacità, dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli.

    Articolo 147 del codice civile.
    I tuoi lo conoscono bene…ci hanno giurato sopra il giorno che si sono sposati.
    Se dovesse occorrere,ricorda loro che è delle tue aspirazioni e inclinazioni che dovrebbero tenere conto,non delle loro.
    E spiegagli anche che il giornalista potrai farlo tutta la vita.Il campione di nuoto no.
    Detto questo,non credo ci sia una forma più giusta di un’altra per comunicare il tuo desiderio…non mi sembrano persone comprensive…
    Segui i tuoi desideri,sempre…la prendono male?
    Cavoli loro!
    E’ la tua di vita che devi costruire…non abbatterti mai!

  6. 6
    Dr.Cox -

    Grazie anche a te Aria85 !! con i vostri consigli mi sta svanendo qualsiasi senso di colpa … Mia madre ad amici e parenti parla di un bambino che da piccolo non voleva mai uscire dalla vasca dopo il bagnetto . Che in estate avevano sempre le dita lesse per le giornate trascorse in aacqua e che ha otto anni ha maturato il sogno di partecipare alle Olimpiadi . Quando una volta,superando me stesso le ho detto che il sogno della medaglia olimpica me l’ha inculcato lei ,che al mare ero l’ultimo ad entrare in acqua e il primo uscire ,che l’odore del cloro lo odio , lo detesto con tutte le forze,e che a dieci anni avrei preferito guardare un cartone animato o andare alle festicciole al McDonald’s piuttosto che combattere contro un cronometro,lei mi ha esposto il suo concetto del circolo virtuoso:cioè lei a me ammette che nessun bambino di 10 anni si allenerebbe 13 ore alla settimana di propria volontà…ma l’allenamento costante fa eccellere,cosi’ un bambino talentuoso ottiene complimenti, ammirazione e soddisfazione. Così si costruisce la fiducia e si rende divertente quello che prima non lo era. Ha detto che dovrei ringraziarla perchè perchè ho raggiunto risultati di elevato spessore tecnico.Questo è accaduto due anni fa.I miei tempi si sono alzati molto da allora . Non ho piu’ voglia . Domani le parlo . Vi faccio sapere . Grazie , buonanotte !!

  7. 7
    Aik -

    Amico ho letto la tua storia e onestamente non è facile trovare qualcosa da scrivere anche perché non ho mai provato sentimenti simili ai tuoi posso dirti una cosa sola:

    Ricorda sempre che la vita è tua e tu sei ancora giovanissimo cerca di trovare la forza per comunicare ai tuoi genitori ciò che pensi sia meglio per te perché nessuno può darci certezze per cosa sia meglio per noi proprio per questo arriva un momento nella vita che dobbiamo avere il coraggio di decidere per noi stessi e se è vero che i genitori vogliono il nostro bene un domani, che credimi è molto prossimo, che tua madre ti vedrà felice non potrà essere piu severa con te…

    Il ‘mestiere’ del genitore non è affatto facile anche io ho avuto un padre severissimo ma ora ho un rapporto splendido con lui..

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