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Vivo solo di finzioni perché la realtà mi ha distrutto

Caro Direttore, sento l’ardente bisogno di condividere la mia storia con i visitatori di questo sito in quanto mi riesce molto difficile essere autentica con le persone che frequento e fanno parte della mia vita reale.
Cercherò in breve di mettervi a conoscenza degli eventi che hanno segnato la mia esistenza e l’hanno notevolmente condizionata trascinandomi in un tunnel da cui non riesco ad uscire e in cui la luce del sole della speranza non riesce a raggiungermi ed illuminarmi.
Mi chiamo Maria, una studentessa di 23 anni dal carattere estremamente complesso che si nutre di bugie, finzioni, di compromessi, di scarti e il racconto che seguirà vi renderà partecipi delle cause.
La mia infanzia è stata contraddistinta dalla solitudine e dalla mancanza d’affetto in quanto entrambi i miei genitori non furono molto entusiasti del mio arrivo nella loro vita e purtroppo certe sensazioni un bambino le percepisce sin dallo stato fetale.
Loro nei primi miei anni non erano mai in casa per lavoro e quando rientravano erano sempre molto freddi sia tra di loro che nei miei confronti anche perché stressati dalle pressioni e dalle critiche familiari. Infatti ad aggravare la mia e la loro situazione c’era l’insofferenza dei miei nonni e dei parenti intimi nei miei confronti in quanto il mio arrivo in questo mondo precedeva il matrimonio dei miei.
Subivo pesanti rimproveri, punizioni, percosse senza che ce ne fosse un reale motivo e spesso mi sentivo rifiutata e mi chiudevo nel silenzio o nel mio mondo virtuale in cui ritrovavo un bambino poco più grande di me che mi dava affetto, coccole e attenzioni.
Non parlavo molto, osservavo gli altri e cercavo di imitarli e così nacque il mio desiderio di imparare a leggere e raggiunsi il mio obiettivo prima di frequentare la scuola.
Da quel momento le serate nella mia stanza con il mio amico immaginario finivano sempre con la narrazione da parte mia di una fiaba.
Questi racconti mi permettevano di sperare nel futuro e di pensare che anch’io potessi essere felice.
A scuola ero molto in gamba, mi impegnavo, mi entusiasmavo e ottenevo ottimi risultati ma sul fronte delle relazioni le cose non erano altrettanto eccellenti dal momento che ero sempre molto diffidente e anche aggressiva a volte.
Con i miei compagnetti maschi riuscivo a condividere l’interesse per le macchine e il pallone ma tutto finiva lì.
Nella vita reale tutto ai miei occhi appariva particolarmente insidioso, esercitavo nei confronti del mondo tutta la mia diffidenza e trovavo rifugio in quel mondo inesistente che però tanto sollievo concedeva alle mie giornate.
Un giorno, i miei presero coscienza della situazione e distrussero in un sol colpo tutte le mie fantasie.
Questa volta, a ragione, mi inflissero un trauma.
A stento mi ripresi e cominciai con apatia a rendermi conto che di mondo ce ne era uno solo e che non avevo più vie d’uscita.
Proprio in quel periodo la situazione tra i miei cominciò a complicarsi
o meglio a divenire un inferno: litigi, animati scontri verbali, botte, tentativi di suicidio da parte di mia madre ecc…
Come se non bastasse, inoltre, nel corso degli anni nacque mia sorella che purtroppo sin da piccola è stata afflitta da un brutto male che non l’ha mai lasciata.
La mia situazione familiare mi indusse a cercare aiuto da amici e conoscenti ma non riuscivo mai a parlarne sinceramente perché provavo un forte senso di vergogna.
Mi infatuai di un ragazzo che viveva nel mio paese e anche se non riuscivo a raccontarmi e a confidarmi approfittavo del suo interesse per me per ricevere ciò che bramavo tanto e fruivo inoltre delle attenzioni del mio maestro di piano che conoscendomi sin da bambina cercava di scrutarmi e di sondare nel profondo del mio animo.
La mia adolescenza nell’incoscienza e sull’onda di un atteggiamento superficiale e poco cauto procedeva ebbra e sicura dell’esistenza di due importanti punti di riferimento sino a quando qualcuno mi ha distrutto totalmente la vita violentandomi e perseguitandomi con pretese e violenze fisiche e psicologiche facendosi forte della mia fragilità, dell’affetto e della riconoscenza che sentivo di dovergli.
Da quel momento in poi ho smesso di credere.
Il ricordo mi perseguitava, l’inquietudine mai mi lasciava, il desiderio di amare e condividere mai mi toccava, la mia voglia di fare e di vivere era stordita e assopita, i miei movimenti meccanici, il mio agire sterile, il mio sguardo spento, la paura soltanto si imponeva con la sua arrogante
forza.
Perennemente depressa, trascurata dagli altri e vittima della mancanza di cura nei confronti del mio corpo e della mia anima continuavo a procedere nel mio percorso come un automa costituito da una sostanza fragile che per autoconservazione si teneva a debita distanza dalla gente.
L’unico interesse che continuava a stimolarmi era quello per i libri e in particolare per la letteratura e questo mi ha permesso di proseguire gli studi.
Dopo anni di buio completo e di soddisfazioni solo scolastiche ed universitarie spinta da una voglia implacabile di raccontarmi e di prendere contatti con il mondo mi iscrissi in una chat per studenti.
Premetto che non era mia intenzione conoscere nessuno piuttosto era solo un modo per attenuare il rumore sordo della solitudine in cui mi ero relegata e che faceva dei rapporti che instauravo con colleghi un fallimento a priori.
Un ragazzo due anni fa in quel sito, attratto non so da cosa, mi scrisse un messaggio che suonava più come una provocazione e da quel momento in poi cominciarono i contatti tra di noi.
Io che avevo sempre pensato di non meritarmi nulla, che vedevo tutto offuscato dalle ombre della paura mi lasciai trasportare dalla sensibilità e dalla profondità del mio interlocutore e dopo un lungo periodo di corrispondenza (per altro non privo di momenti di perplessità e dubbio che nascevano in me) ci siamo incontrati.
Io me ne sono perdutamente innamorata ma, purtroppo, quest’amore non è corrisposto ed è solo una sofferenza inconcepibile per me per molteplici motivi.
In questo momento vivo le mie giornate nella confusione e nell’oblio e le mie notti senza sogni tra tetre lacrime mi riportano ad attraversare con la mente il dolore.
Vivo solo di finzioni perché la realtà mi ha distrutto e ogni preghiera è stata vana e ogni desiderio è rimasto tale.

Scusate qualche errore ma non sono molto lucida.

Lettera pubblicata il 27 Marzo 2010. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 6 commenti

  1. 1
    psiche86 -

    Ciao carissima, ho letto la tua storia e m’ ha colpito molto. Nelle tue parole traspare il dolore che ti porti dentro, e posso immaginare quanto male fa!
    Anch’ io soffro di solitudine e vivo un amore non del tutto corrisposto, ma questi sono problemi che col tempo si risolvono, tutta sta ad incontrare persone che ci riempiono la vita con l’ affetto e le attenzioni che ci meritiamo. Bisogna solo aspettare, vivere tranquilli, fiduciosi ed ottimisti. Hai parlato soprattutto dei problemi familiari e dei traumi che hai vissuto, capisco che sono cose che ti porterai dentro per sempre, e non esistono parole che possano farti stare meglio. Il mio consiglio è quello di provare ad andare da una dottoressa, iniziare una terapia che ti porti piano piano a smaltire quello che hai vissuto.
    Ricordati che non c’ è notte tanto lunga da impedire al sole di risorgere. La vita toglie da una parte, e da dall’ altra, vedrai che tornerai a sorridere ed amare te stessa. In bocca al lupo x tutto!!
    Un abbraccio

  2. 2
    Ale -

    Ciao Maria.
    Sono un ragazzo di 24 anni, mi chiamo alessio.
    Ero preso dalla mia solitudine, dalla scarsa motivazione nel vivere e stavo cercando su internet qualche blog o altro su cui poter parlare e sono capitato qui..
    Mi dispiace tanto per quello che ti è successo, è così ingiusto che alcune persone ricevano 1000 dalla vita e altre ricevano 10, mi dispiace da morire. E’ impossibile dirti in due righe qualcosa che ti faccia sentire meglio e personalmente quando qualcuno (che non ha la più pallida idea di cosa voglia dire soffrire) cerca di farmi sentire meglio con due frasi, io egoisticamente mi innervosisco anche.
    Perciò volevo dirti che se ti va possiamo parlare ogni tanto, così, tanto per non tenerci dentro quello che vorremmo dire, te lo chiedo un pò anche come un favore perchè come ti ho detto non ne viene fuori nulla di positivo dal parlare con qualcuno che non sappia cos’è la sofferenza.

    Ale

  3. 3
    piccolastella10 -

    ciao alessio per me va benissimo…ma come contattarci?

  4. 4
    Bimba -

    Ciao Piccolastella, devo dire che Alessio ha riassunto davvero tutto in poche parole “non ne viene fuori nulla di positivo dal parlare con qualcuno che non sappia cos’è la sofferenza”. Questo è profondamente vero per me. Anch’io sono circondata dall’insensibilità, dall’indifferenza di chi non può davvero capire.
    Capisco il tuo modo di comportarti, ma non lo condivido per quanto, ripeto, hai delle motivazioni tue intrinseche per approcciarti così al mondo. Io invece combatto, nel mio piccolo.
    Ogni tanto sento di non farcela più, ma c’è qualcosa dentro di me, di ispiegabile ed indefinibile che tuttavia molto si avvicina al “senso di giustizia” che mi spinge a vivere una vita basata sulla trasparenza, sull’essere me stessa.
    Tu vivi di menzogne..perchè? Immagino per paura di essere esclusa. Ma essere “inclusa” attraverso un’immagine apocrifa di te stessa non equivale in qualche modo ad essere esclusa ugualmente? Lo so, adesso tu mi potrai contestare “ma se io sto male che me ne frega di stare lì a concettualizzare e teorizzare precetti etici-filosofici”? Questa è una domanda che diverse volte mi è apparsa in testa come una visione, senti il bisogno di aggrapparti al primo appiglio utilitarista, pratico e riscontrabile nella quotidianità..Eppure… Eppure ti dico che è il superfluo il necessario dell’uomo.(Ovviamente, come potrai capire da sola non sono parole mie, nè intendo disonestamente farle passare per tali). Io di questo superfluo non riesco proprio a fare a meno. Ho bisogno di fare della mia esistenza la mia fortezza, costruita con dedizione, con gusto personale e con la mia UNICA identità individuale. Questo si firà alla voglia di essere vera, qualsiasi cosa avvenga, anche a costo davvero di soffrire. Non riesco a biasimare chi, come te, preferisce vivere di compromessi pur di evitare di soffrire (il fine ultimo dell’uomo è pur sempre la ricerca di felicità, innata e naturale), eppure io personalmente perderei la fiducia in me stessa se mi abbandonassi così.

  5. 5
    Ale -

    Maria provo a scrivere il mio indirizzo mail anche non so se lo metteranno: jackdanielsn.7@hotmail.it
    E’ l’indirizzo msn ma non per forza su msn, anche via mail, magari è un modo meno diretto, più discreto.. scegli tu.
    A presto.. e grazie..

  6. 6
    piccolastella10 -

    che dirti? hai obiettivamente ragione

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