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Vita da precario

“lavorare da precario e sempre meglio che non lavorare”. Questa frase, che contiene una grossa verità, è pur sempre indicativa dei tempi che viviamo. Infatti, è vero che si lavora ma come ci si sente quando ci si approssima alla scadenza del proprio contratto e non si sa con certezza se e quando si verrà riassunti. In quei giorni ti prende lo sconforto e la sensazione che tutto ti sembra finito e se poi pensi a tuoi cari (che magari non sono più giovani e neppure in buona salute) ti prende la depressione non sentitirti “adeguato ” ad una società che ti appare estranea dalla quale apprendi solo che se hai i soldi potrai permetterti delle cure adeguate e che sicuramente non potrai farti una propria vita. La precarietà del mondo del lavoro ha trasformato tutto in precario dalla famiglia (se sei riuscito a formaterla) agli stessi rapporti tra le persone dove prevale l’edonismo e la felicità del momento….la mia domanda a questo punto è una sola, cosa lasceremo dietro di noi se non il nulla.
Marco Baratto

Lettera pubblicata il 23 Settembre 2005. L'autore ha condiviso 12 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 2 commenti

  1. 1
    alberto -

    Egr. Ministro siamo all’inizio dell’anno scolastico, e già accadono nelle scuole cose poco ortodosse, la mia per sapere se è corretto che un D. Scolastico di una scuola primaria di Catanzaro, preclude ai bambini le materie di Italiano e di Inglese, in quanto la maestra titolare è ammalata, e non intende nominare la supplente, e quella di inglese, viene utilizzata dal D. Scolastico per risolvere le problematiche della scuola, cosa che è avvenuta anche per l’anno scolastico 2004 – 2005.
    mio malgrado mi troverò costretto a trasferire mia figlia in un’altro plesso scolastico con gravi ripercussione per mia figlia, con la quale abbiamo già avuto una discussione, in quanto dispiaciuta a perdere i propi compagni di scuola.
    mi dica lei come possiamo risolvere tale problema,onde evitare un esodo in massa da tale plesso scolastico.
    con stima Alberto
    cz 29/09/2005

  2. 2
    Flavia -

    Il mercato del lavoro è assai mutato negli ultimi vent’anni, per non dire trenta.
    Io nei primi anni ottanta facevo l’operaia alla Fiat e ho vissuto quel grosso cambiamento che era stato messo in opera con l’avvento della Cassa Integrazione di massa e le ristrutturazioni e riconversioni della Fiat. E’ da lì che sono iniziati tutti i grandi mutamenti del nostro mercato del lavoro: la Fiat e i sindacati avevano messo le basi per intaccare la sicurezza del posto di lavoro, che come sappiamo era frutto di tante lotte operaie, anche sanguinose.
    Da quegli anni in avanti è stato un continuo attacco alla stabilità del posto di lavoro, almeno per gli strati di lavoratori meno qualificati, e questo ha portato a una precarietà generale, adesso siamo alla precarietà come stato “normale” di condizione di lavoro. Non ci sono più organismi associativi dei lavoratori che possano dare grandi battaglie su questo punto, le rivendicazioni sindacali, quando ci sono, sono del tutto corporative (vedi insegnanti o controllori di volo o addetti ai trasporti pubblici).
    Tutto ciò per dire che non ci dobbiamo aspettare niente in merito alla sicurezza del posto di lavoro e che ormai tutti sono sottoposti a ricatti quotidiani. E’ così, e finché non interverrano grandi mutamenti sarà così.
    Questo riguarda anche il posto pubblico (ora difficilmente raggiungibile, dato che neppure ci sono più quei mitici concorsi con 50.000 persone in gara…). Ancor peggio a volte si comportano i sindacati deli enti pubblici, tante volte mi è capitato di pensare che stanno contro i lavoratori…
    Dei problemi e difficoltà personali il mercato del lavoro se ne frega allegramente, essendoci molta offerta, tra l’altro. I laureati sono ormai tantissimi, e così la forza lavoro specializzata, insomma per chi assume la scelta non manca, nessuno è indispensabile e tutti sono intercambiabili.
    Mi aspetto prima o poi grandi contraddizioni, anche alla luce della maggiore presenza di lavoratori stranieri anche specializzati, i quali prima o poi faranno un po’ di casino per migliorare le proprie condizioni di lavoro.

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