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Una volta nella vita incontri la persona giusta

di semplicementeeleonora
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Lettera pubblicata il 14 Settembre 2007. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 79 commenti

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  1. 61
    semplicementeleonora -

    cara Mimi’ difficile dare consigli per la vita degli altri, tutto quello che io posso dirti è che se hai bisogno di un orecchio discreto che ti ascolta io sono disponibile a farlo.
    ti lascio il mio skype scrivi il nome di questo sito e io mi ricorderò di te.
    skype: athena.1983

  2. 62
    mimì -

    ciao, io non riesco ad accedere a skype. tramite whatsapp non è possibile?
    sennò mi accontento di scriverti via e-mail.
    grazie per l’attenzione. so che ho bisogno di terapia e la sto già facendo ma con poki risultati. chissà se riuscirò ad uscirne. ma forse è destino..

  3. 63
    paola58 -

    Non esiste la persona giusta. Esistono le persone giuste e si intervallano nella nostra vita e nella nostra storia: nessuno è meglio o peggio. Siamo tutti differenti e per ognuno troviamo affinità e affiatamento nel percorso di vita che abbiamo.
    Pensare a una persona come a qualche cosa di straordinario già porta a fare un errore madornale, significa eccesso. L’amore esiste e nessuno l’ha mai veramente catalogato in maniera definitiva. Allora è un sentimento a dir poco “poco affidabile”. Forse per questo ci ributtiamo nella mischia e vogliamo incontrarlo. Ma secondo me non esiste. E’ un ideale. Esistono le persone, persone normali con cui stiamo bene o stiamo da cani.
    Ero romantica un tempo. Ora mi sento una persona realista ed equilibrata.

  4. 64
    kingAmato -

    Amore e dolore per Schopenhauer Amore e dolore per Schopenhauer Per Schopenhauer la vita è un continuo alternarsi di dolore e noia: il dolore è provocato dal bisogno, dal desiderio non appagato. Quando però questo desiderio trova il suo appagamento, subentra la noia, e questa situazione si ripete all’infinito, come in un circolo vizioso. Per superare il dolore Schopenhauer ricorre a vari modi, quali l’arte o l’ascesi. L’amore, a primo impatto, potrebbe sembrare un’altra via di fuga dal dolore, ma per Schopenhauer non è così, anzi, è visto dal filosofo come un’estrema forma di dolore. Schopenhauer distingue tuttavia l’amore in due tipi: l’eros e l’agape, la pietà, la carità; quest’ultima è una forma positiva d’amore. L’eros, invece, è un istinto distruttivo, che non porta nulla di buono. Esso è atto alla perpetuazione della specie, ed esiste solo sottoforma di impulso sessuale; anche chi crede di essere realmente innamorato, secondo il filosofo di Danzica in realtà inconsciamente sta solo cercando di continuare la propria razza. Anche l’ideale di bellezza ha questo scopo: l’uomo, cercando il bello, cerca di migliorare la sua specie. Insomma, l’amore è visto come un semplice bisogno fisiologico e un atto procreativo tanto che, dopo il momentaneo godimento successivo all’atto sessuale, l’uomo non prova appagamento, perché non ha fatto nulla per sé, ma ha semplicemente obbedito alla Natura, di cui è lo «zimbello», che gli aveva affidato la missione di procreazione. Il simbolo dell’amore sensuale diventa così la mantide religiosa, che prima si accoppia, poi uccide il suo partner. Dunque Schopenhauer, privando ormai l’amore di ogni aspetto romantico e di ogni idealizzazione, afferma che esso è costituito da «due infelicità che si incontrano, due infelicità che si scambiano, una terza infelicità che si prepara», dl momento che, generando una nuova vita, la si destina inevitabilmente a quella sofferenza che è comune a tutti gli uomini. La carità, o…

  5. 65
    Golem -

    Non cambierei una virgola del post, e poi Shopenhauer dei moderni è tra i miei preferiti. Sacrosanto.

    Per quello che hai scritto potresti essere un mio fake, anche se io non avrei mai scelto quel nick.

  6. 66
    rossana -

    Riporto da http://it.wikipedia.org/wiki/Arthur_Schopenhauer alcune note sulla vita amoroso-affettiva di Arthur Schopenhauer (1788-1860), che da sole possono bastare a dare un’idea delle esperienze sulle quali ha basato i suoi concetti sul genere femminile. In “L’arte del trattare le donne” (capolavoro di misoginia) afferma la superiorità maschile.

    “Il 20 aprile [1805] il padre muore per un grave incidente: viene ventilata l’ipotesi d’un suicidio, ufficialmente per questioni economiche, ma molto più probabilmente a causa dell’insofferenza da parte della moglie, cosa che il filosofo, anche in futuro, non le perdonerà mai.”

    “s’innamora di Karoline Jagemann, un’attrice cui dedica una poesia sentimentale.”

    “Ha un’intensa relazione amorosa con una nobile veneziana, Teresa Fuga, che gli rimarrà nei pensieri fino a vecchiaia inoltrata. Lo stesso anno mentre, risiedeva ancora a Dresda, ha una relazione con una domestica; la donna avrà un figlio, probabilmente di Schopenhauer, morto poco dopo la nascita.”

    “Nel 1821 incontra Caroline Richter, detta Medon, corista dell’Opera di Berlino. La loro relazione, fra alti e bassi, si concluderà definitivamente nel 1826.

    “… si sottopose ad un trattamento contro la sifilide, che forse aveva contratto negli anni precedenti, effettuando una cura a base di mercurio e altre sostanze, allora usate per debellare questa malattia.”

    “Dal 1833 decise di fermarsi a Francoforte sul Meno, dove visse da solitario borghese, celibe per convinzione e misogino…”

    “La sua vita è piuttosto ritirata: lunghe passeggiate, da solo o in compagnia del cane barboncino Butz, soprannominato poi Brahma (nome della divinità suprema indù) e Atma (= anima del mondo, in sanscrito), i pasti all'”Englischer Hof” (sempre in compagnia del barboncino, a cui talvolta si rivolgeva chiamandolo “signore”, o lo riprendeva dicendo “tu, umano” quando il cane si comportava male; cambiò persino casa nel 1859 dopo un litigio con un vicino a causa a causa dell’animale).”

    “Negli ultimi anni di vita, soddisfatto del successo letterario, ammorbidisce la sua nota misantropia, e alcuni discepoli frequentano la sua casa, comprese alcune donne, con cui aveva avuto sempre rapporti difficili.”

    ognuno è libero di pensare l’amore in termini prettamente materialistici, volti alla riproduzione, escludendo il sentimento, oppure, viceversa, valorizzanndo l’onnipresente aspetto affettivo, affiancato all’istinto di sopravvivenza, ai primordi impensabile per chi viveva solo.

  7. 67
    Golem -

    Povero Shopenhauer. Buona Pasqua. Auspicando il “Risorgimento” invocato da Valinda.

  8. 68
    maria grazia -

    ciao King
    non potevi esplicare i maniera migliore certi concetti,se non menzionando lo scritto che tu citi. molte persone rimarranno convinte di provare vero amore.. ma in realtà quello che stanno provando per una determinata persona è solo il soddisfacimento ( più o meno consapevole ) di alcune loro ESIGENZE “PRATICHE” – la scelgo perchè secondo me sarà una buona madre/lo scelgo perchè mi piace da impazzire/la scelgo perchè sembra una tipa seria e mi fa fare bella figura con gli altri/lo scelgo perchè è benestante e mi trasmette sicurezza – o come soddisfacimento del proprio EGO ( non ha avuto altri uomini prima di me. io sono il primo e l’ unico! ).
    ovviamente tutto questo non ha niente a che fare con il vero amore, ma con quelle motivazioni istintuali cui accennavi anche tu, e che fanno parte del nostro corredo genetico. Il VERO AMORE è la sublimazione di sentimenti come l’ altruismo, la comprensione, l’ accettazione dell’ altro e il senso di protezione nei suoi confronti, la rinuncia al proprio ego e ai propri istinti attraverso la lucida trasposizione degli eventi. In un rapporto di coppia vero, tutto questo si concretizza con la presenza concreta e costante dell’ altro in maniera esclusiva.

    io non mi dilungherò in pompose citazioni.. mi limito a dire che colui che antepone l’ acrimonia e il disprezzo all’ amore e alla umana tolleranza, è destinato ad essere ( per sua stessa ammissione ) nient’ altro che UN ETERNO PERDENTE. anche se varie donne frequentano periodicamente la sua casa e lo “perdoneranno”.

    “due infelicità che si incontrano, due infelicità che si scambiano, una terza infelicità che si prepara”

    non di rado si riscontra questa situazione di infelicità nelle coppie e famiglie basate su “rapporti di stampo tradizionale”, nei quali la scelta della partner su determinati prerequisiti e la netta divisione dei ruoli sembrano avere un ruolo determinante.

  9. 69
    ets -

    Un post, quello di MG, da incorniciare. Troppo spesso uno dei partner nella coppia ci sta solo per riempire i propri spazi, per nutrire il proprio ego, per sanare le proprie insoddisfazioni. Questo troppa gente lo chiama amore. Si tratta molto spesso di rapporti a senso unico, dove c’è una parte che da e una parte che riceve.
    Ho avuto a che fare con queste persone e non sanno fare altro che succhiare linfa vitale dal partner fino a che questo glielo permette. Non provano amore, ma vogliono solo soddisfare i propri bisogni e coprire le proprie sconfitte.
    Non conoscono altruismo. Non sanno che significa donare nè accettare.
    Anzi, quando ho avuto bisogno del partner l’unico aiuto l’ho trovato proprio alla fine del mio braccio.
    La partner è filata a gambe levate. Sono cose che non perdonerò mai e Dio non voglia che per qualche triste scherzo del destino io abbia ancora a che fare con questa gente magari tra 5 o 10 o 15 anni.

  10. 70
    maria grazia -

    grazie ets per il gentile apprezzamento, troppa grazia! in realtà mi sono solo limitata a riportare quello che vivo sulla mia pelle e che vedo costantemente anche intorno a me: le persone davvero capaci di amare sono rare.

    “Non provano amore, ma vogliono solo soddisfare i propri bisogni e coprire le proprie sconfitte.”

    in particolare questa tua frase riassume in maniera sintetica ma eccellente ciò su cui si basano molti rapporti di coppia, specie quelli in cui il dislivello economico e culturale tra i due partner è particolarmente accentuato.

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