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Sto vivendo una grande difficoltà…

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Non mi sono mai sfogato raccontando la mia storia, ma per la prima volta ne ho bisogno. La prima parte potrebbe sembrare la classica storia d’ amore finita, successivamente racconterò aspetti che nessuno sa ma che ora mi stanno crollando addosso.

Oggi sto vivendo paradossalmente il mio più grande momento di difficoltà a causa della fine di una relazione. Tutto è finito improvvisamente senza possibilità di dialogo e senza possibilitá incontrarsi di magari rimediare. Non c’è stata nessuna seconda possibilità, tutto dovuto sicuramente al periodo covid e ad una malattia che negli ultimi mesi mi ha devastato fisicamente e mentalmente. Così la persona che amavo, ha pensato che il mio essere “spento” non fosse dovuto al momento, anzi ha pensato che io fossi quello e mi ha rinfacciato di tutto, anche cose non vere come presunti tradimenti. Mi ha messo un’ etichetta di mostro, fallito, cattivo e mi ha cancellato dalla sua vita. Eppure mi ha conosciuto nel periodo migliore, quando appunto si innamoró di me( anche se ora capisco che non era mai stato amore). Eppure sapeva cosa ho vissuto nel periodo covid, essendo stato nel centro della “guerra”. Distrutto nel fisico e nella mente. E lei non era da meno, mi bombardatva dei suoi problemi quotidiani e io cercavo, a mio modo, di rincuorarla, per poi scoprire che questi miei tentativi erano visti come uno sminuire i suoi problemi. Le ho dato sempre una possibilità e l’ ho perdonata più volte. Proprio ora che le cose iniziavano a tornare alla normalità ha deciso di stroncare, con me vicino alla guarigione, lei con tutti i guai e problemi vicino alla risoluzione e la vita che sta tornando alla normalità dopo la parentesi covid.

Il vero punto della mia storia non è questo. Questo è stato semplicemente il mio crollo totale, dopo una vita a combattere e rialzarmi più forte di prima .

Da piccolo ho dovuto prendermi cura di mia madre che aveva problemi psicologici e tralasciamo tutte le cose che ho vissuto in questa fase. Sono stato cresciuto da mia nonna e da lei ho avuto l’ unico esempio di amore vero. Mio padre si arrangiava a modo suo ma non è mai stato una figura presente. Poi ci fu la morte di mia nonna, ero ancora ragazzo e tutto il peso dei problemi familiari caddero sulle mie spalle, oltre al dolore per la perdita di mia nonna. Qualche anno dopo l’ ennesimo evento tragico, il suicidio di mia madre vissuto dal vivo. Fu difficilissimo ma dopo un po’ di tempo riuscii a riprendermi anche con l’ aiuto della famiglia di mio padre e successivamente decisi di intraprendere un percorso universitario. In questo periodo conobbi nuove persone, amici e trovai il primo vero amore della mia vita. Conclusa l’università iniziai a cercare lavoro, partecipai a qualche concorso e riuscii con soddisfazione a vincerli. L’ altra mazzata della mia vita arriva dal primo amore, mi lascia per un altro. Con il passare del tempo gli amici si allontanavano, ognuno con i propri problemi, la propria quotidianità e ad oggi i rapporti si sono ridotti all’osso. Mi rialzo ancora una volta e incontro la ragazza di cui vi ho raccontato sopra. Sembra l’ incontro del destino, fra tante al mondo incontro lei che mi racconta aspetti simili alla mia vita, lei che nemmeno mi conosceva, mi racconta al primo incontro particolari che mai a nessuno aveva raccontato. Così piano piano nasce una storia. Proprio questa storia oggi, finita, mi sta prosciugando tutte le energie. Inizio a sentire il peso del mio passato. Forse prima avendo più tempo per me stesso riuscivo a recuperare, oggi con lo stress del lavoro e qualche problemino di salute, sento di non aver raggiunto nulla. Ogni parentesi felice diventa poi un dolore o una difficoltà da superare.
Lo stesso impegno nel vincere un concorso ed ottenere un lavoro sicuro è diventato un mezzo danno, poiché sono finito nel pieno della pandemia a lottare per salvare la vita delle persone e alla fine sono finito per ammalarmi; lavorando in un ambiente pessimo, fatto di nonnismo e scarso rispetto per la dignità umana. Per fortuna sono stato spostato da quell’ ambiente a causa della mia malattia.

In passato credevo nel vero amore, nella vera amicizia, speravo un giorno di crearmi una famiglia. Speravo di diventare un buon marito, ho sempre considerato la donna al mio fianco come un onore, qualcuno da rispettare che meritasse il mio amore e la mia fedeltà. Speravo di avere dei figli per essere quel genitore che non ho mai avuto, se non in mia nonna, ed insegnargli ciò che il dolore mi ha insegnato. Invece mi ritrovo ancora una volta a dovermi rialzare.
È passato qualche mese ma il dolore non è intenso come in passato, è subdolo e giorno per giorno mi logora dentro. Ho nuovi amici, esco, mi diverto, conosco ragazze e persone nuove. Al lavoro mi distraggo ma quando torno a casa il pensiero torna sempre lá…
Speravo un giorno, dopo tanti sacrifici e lotte, di godermi la mia merita pace e felicità.
Invece finisco sempre al punto di partenza.

Lettera pubblicata il 16 Settembre 2021. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 4 commenti

  1. 1
    Max -

    Carissimo, ho letto la tua storia ed essa, per molti aspetti è assai simile alla mia. Inizio dicendoti che io sono una persona cieca dalla nascita, ho 54 anni, son sposato e ho due bambine di 10 anni. Nonostante quest’ultimo particolare però, la mia vita è triste e deludente quanto la tua. Infatti il rapporto con mia moglie è pressoché inesistente, nella migliore delle ipotesi si limita a una sorta di coinquilinato e lei da più di 10 anni mi si rifiuta nell’intimità. Quando io le faccio presente che una situazione così, in un rapporto di coppia, non è normale, lei mi risponde che non è affatto vero, che nessuno ha stabilito che in un matrimonio debba per forza esserci il sesso e che comunque lei ha troppo da fare, e che io non posso aiutarla con le bambine e che quindi non ho il diritto di protestare. E conclude dicendo che se non son felice, posso anche separarmi. Ma io l’amo e amo le bambine, non voglio una vita senza di lei, vorrei solo che tale vita fosse diversa.

  2. 2
    Max -

    E poi lei quando mi ha sposato conosceva le mie condizioni e le bambine non son nate per caso, le ha volute a tutti i costi, per cui adesso non può comportarsi come se tutto ciò che le succede fosse colpa mia o fosse una disgrazia imprevista. Peraltro, anche il mio passato è molto simile al tuo, poiché mia madre ha lasciato me e mio padre, anch’egli cieco, quando io avevo poco meno di due anni e papà e io fummo accolti da mia nonna paterna, che per i primi anni di vita mi ha allevato e curato con immenso affetto. Poi ho dovuto frequentare il collegio per ciechi a Roma, dai 5 ai 10 anni, poi ne sono uscito e ho vissuto per due anni con mia madre che però era assai inaffidabile e ciò rese necessario che, a 12 anni, io mi trasferissi presso mio padre e la sua seconda moglie. Ho studiato, mi son laureato e ho un lavoro, ma mia madre è sempre stata un punto di sofferenza per me e quando avevo 27 anni si è tolta la vita. E ora, che speravo in un po’ di serenità, le cose stanno così.

  3. 3
    Lig.m -

    Max c’è qualcosa in cui sbagliamo… io ad esempio sono troppo buono, sincero, sempre pronto a perdonare e a trovare il buono anche dove non c’è.
    Nonostante io stesso mi trovi in questa difficoltà, ti dico non mollare, lotta ancora per la tua felicità e abbi il coraggio di prendere scelte anche difficili. I tuoi valori, il tuo impegno e i tuoi sacrifici valgono più di tutto ciò che stai vivendo. Se la felicità non arriva, abbi il coraggio di cercarla mettendo in discussione tutto.

  4. 4
    Max -

    Carissimo, grazie per la tua risposta e per la tua solidarietà. È vero, in teoria dovrei prendere scelte ardite, anche difficili, ma come si fa? Anzitutto io mia moglie l’amo ancora: sogno una vita diversa, ma pur sempre con lei, l’idea di non averla più al mio fianco mi distrugge. E poi io in questo matrimonio ho investito tutto: tempo, energie affettive e psicologiche e tutte le economie che avevo, per cui anche volendo non avrei né la forza né la possibilità di ripartire da 0, come se avessi 30 anni, nessun figlio, maggiori risorse psicologiche e anche, permettimelo, economiche. Per cui rischierei di mandar per aria ciò che, pur con i limiti del caso, ho costruito per avere come alternativa la miseria e la solitudine. Però è ingiusto trovarsi imbottigliati in questo modo, dovendo scegliere fra una felicità amputata o il disastro totale, mentre mia moglie ha ottenuto tutto ciò che voleva! Se io me ne andassi, lei non ci rimetterebbe niente: io invece, ci perderei tutto.

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