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Sono in un limbo, necessito consigli

Sono stata per l’ennesima volta risucchiata inaspettatamente dal vortice del mal di vivere.
I miei stati d’animo si prendono gioco l’uno dell’altro. E in mezzo ci sto io che non ci capisco più niente.
24 anni, tante strade provate, pensavo di aver trovato la strada giusta e con essa la pace.
Invece non è così, 
faccio fatica a fare qualunque cosa, non riesco più a fare le cose che devo e voglio fare, sto sveglia la notte e dormo tutto il giorno 15 ore circa, non mi svegliano nemmeno i bombardamenti. Le medicine, psichiatri e psicologi non mi possono aiutare, fidatevi (anni di tentativi con scarsi risultati in termini di costanza, sono in cura)
sto pensando di ritirarmi dall’università (è due mesi che non riesco ad aprire libro) e la cosa mi fa soffrire molto perchè vorrebbe dire ammettere il fallimento più grande della mia vita,
la possibilità di studiare è sempre stata molto importante per me e i miei fortunatamente me ne hanno dato la possibilità, ma io mi sento in colpa, sono in un limbo, sono bloccata, quello che voglio è continuare a studiare, non c’è nient’altro che vorrei fare, ma poi di fatto a periodi non ce la faccio, troppa ansia e certezza di non farcela, e nonostante gli argomenti molto spesso mi interessino realmente, devo lottare con me stessa ogni volta. 
Non voglio mollare, ma c’è una componente autolesionista in me che mi autosabota, sono sempre stata cosi fin dai 19-20  ma poi stavo meglio e alla fine riuscivo a fare le cose con buoni risultati (ovviamente mettendoci il doppio rispetto agli altri) ma ora sento che non è giusto aspettare che l’onda depressiva si attenui ogni volta, è prendermi in giro, soffro molto e mi sento in colpa nei miei confronti e dei miei genitori. Sento che quello che voglio e per cui lotto con tutta me stessa invano (tutta me stessa non basta) non corrisponde a quello che di fatto è nelle mie possibilità. I miei genitori mi sostengono, sostenendo la mia intelligenza e doti di studio (che io proprio non vedo, ho difficoltà enormi a memorizzare) e comprendendo la mia malattia, ma io non voglio più comprendere né accettare. Sono in un limbo.
Sono una personalità con interessi artistici e anche una certa dose di dote artistica in più di un campo, ma sono cose che non portano a un lavoro sopratutto se incostante, insicura e riservata come sono io (o sei un mostro di bravura o sennò sei solo una delle tante persone con l’arte dentro). La creatività è tutto ciò che mi tiene viva e da una parte è anche la mia maledizione (che mi distragga da una vita più inquadrata?). Questa mi viene spontanea ma vorrei tenerla solo come hobby. Non so più che fare. Oltre per la mia difficoltà psicologica di base, soffro molto per questo limbo. 
Oltretutto tra una cosa e l’altra mi sono anche ritrovata senza amicizie, raramente ma davvero raramente ho compagnia e in famiglia va molto male, anche mia mamma non sta tanto bene, ci sono dei circoli viziosi da cui nessuno di noi familiari sa uscire. Vorrei andare a studiare fuori e uscire da questo incubo di vita, ma ho paura e i miei genitori mi vogliono tenere sotto controllo, vogliono esserci se sto male,  vi immaginate a vivere con altri studenti nello stato in cui sono? non sono autosufficiente. e non avrei i soldi per pagare l’affitto. sono finita, mi vergogno tanto, eppure se esco le amicizie che ho avuto e le conoscenze che ho mai direbbero che sono così disadattata. Dall’esterno sembro normale, solo un po’ timida e impacciata ma niente di più.
 Alla mia età, si dovrebbe aver già costruito tanto, invece io non ho ancora costruito niente. Mi sento marcire. Non so fare niente, con la mia autostima non sono in grado più di comportarmi in pubblico e di fare lavoretti, sto regredendo dal punto di vista sociale, cronicamente. Sono scoraggiata e autostima sotto zero, come è sempre stato.

cosa fareste al mio posto? non so più che fare, non so più che pensare.  Grazie a chi vorrà rispondere, è importante per me. Qualsiasi critica e consiglio anche il più ovvio è benvenuto. Sono una tela bianca.    

Lettera pubblicata il 1 Gennaio 2015. L'autore ha condiviso 5 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 13 commenti

Pagine: 1 2

  1. 1
    Rossella -

    Negli ultimi anni si tende a veicolare un’immagine di famiglia incentrata sui bisogni dei genitori e quindi non c’è tempo per coltivare quei legami che consentirebbero ai figli di superare i piccoli momenti di crisi che fanno parte del loro percorso evolutivo. Questo tipo di mentalità ha penalizzato pesantemente chi ama la vita abitudinaria… ti potrei consigliare di fare un viaggio ma non avrebbe senso. La verità è che intorno a te ci sarebbe già dovuta essere un tessuto di rapporti che ti avrebbe dovuto trasferire un sano bisogno di emancipazione.

  2. 2
    TiPrendoeTiportoVia -

    @Rossella

    Secondo un modulo di interdipendenza orizzontale, la verticalizzazione di un modello implementato da origine ad un innato potere decisionale, l’accorpamento delle funzioni ed il decentramento scorporato favoriscono l’individuazione di fini qualificanti. In questo scenario possiamo inserire una situazione non totalizzante ed in qualche modo autonoma nonché preesistente, con componenti assistenziali e di forte ribaltamento logico sequenziale. Dopo questa doverosa premessa, possiamo tranquillamente affermare che la tesi Copernicana non si basa sull’eliocentrismo perche all’epoca Elio e le storie tese non esistevano?

  3. 3
    Bobo -

    Ti capisco molto bene, ragazza. Io ho quasi 10 anni più di te, ho perso entrambi i genitori (cancro) anni fa, e sono solo qui in Italia (con la mia fidanzata), nel senso che i miei parenti sono all’estero (e sono italiano!). Tre anni fa la mia azienda è fallita, mi sono trovato ” a piedi” con il lavoro, senza cassa integrazione, senza indennità di nessun tipo, solo con tante tante grane. Io, “costretto” a fare il geometra per proseguire la tradizione familiare quando in realtà ho sempre dimostrato prediligere le materie artistiche, dalla musica (che oggi è la mia seconda professione) al disegno a mano libera.
    Scusa se ho descritto in breve la mia vita, è solo per farti notare la somiglianza fra le nostre situazioni, quello che ti posso dire è di affrontare una cosa alla volta, e con calma, di tempo ne hai tanto, tantissimo.
    E’ evidente che hai bisogno di sicurezze, sei una persona timida (come me), ma a volte non dobbiamo aspettare che la sicurezza ci arrivi solo ed esclusivamente dall’ipotetico partner ideale. Dobbiamo cercarla dentro di noi, nelle nostre passioni (anche se purtroppo non coincidono con la professione che svolgiamo) e nell’idea di mettere il massimo impegno in direzione dei nostri obbiettivi.
    Non sto dicendo di puntare al risultato, ma di impiegarsi al massimo per arrivarci, se il risultato non dovesse poi essere quello auspicato, pazienza, in ogni caso un impegno costante porta a dei risultati utili alla nostra soddisfazione, che non è cosa da poco. In breve, SE decidi di lasciare l’università, devi essere pronta a non guardarti MAI INDIETRO (se avessi proseguito, avrei potuto = DA ELIMINARE)e devi avere già un’idea chiara della direzione da seguire. Diversamente, tieni duro, resisti, a volte bisogna stringere i denti come se fossimo su una barca nel mezzo di una tempesta, resisti, assieme a tutte le sofferenze arriveranno sicuramente delle soddisfazioni concrete, è questo il pensiero che non ti deve abbandonare, MAI! Buona fortuna

  4. 4
    gingerfox707 -

    Appunto, sei una tela bianca. Sta a te dipingere la tua storia. Devi trovare in te stessa la forza di reagire, nonostante sia difficile. So perfettamente cosa significhi avere una famiglia problematica e ho attraversato un periodo in cui rifiutavo ogni tipo di contatto sociale. Trova qualcosa che riesca ad impegnarti a livello mentale, che ti faccia sentire bene. Anche io avevo pensato di lasciare gli studi, perché non facevo che confrontarmi con gli altri, non mi ritenevo abbastanza brillante. Solo con il tirocinio ho trovato la conferma che cercavo: quella era realmente la mia strada. Di conseguenza sforzarmi era il minimo che potessi fare. Non lasciarti vincere dalle paure, dall’ansia, dal disagio. L’università é fonte di stress e durante il periodo degli esami io e le mie compagne vagavamo per la biblioteca come anime in pena. Ho fatto fatica a fare conoscenza con 3-4 ragazze, ma alla fine ho condiviso con loro molte preparazioni in vista di esami, laboratori ecc. Questo mi ha aiutata a “distribuire” e dare sfogo alla mia ansia. Scusa la domanda indiscreta ma…Non hai conosciuto nessuno durante le lezioni?

  5. 5
    blurryone -

    Grazie a tutti delle risposte, aiutano più di quanto possa sembrare.

    Per Gingerfox,
    concordo con te che spesso un amico che ti sostenga per il solo fatto di esistere aiuti molto ma purtroppo non sono riuscita a fare amicizia, e con qualche conoscenza ho anche provato a approfondire e a chiedere di ripetere insieme o di uscire, ma ho ricevuto solo rifiuti oppure “si si” di circostanza che si sono tramutati presto in un un unico eterno mai. Non so in che anni andavi all’università ma i tempi purtroppo sono cambiati,
    si tende sempre di più a escludere, finchè è questione di parlare in aula nei cambi tra una lezione e l’altra o in attesa del treno va bene, ma poi le persone tendono a stare con amicizie pregresse e raramente si aprono al nuovo o allo studio con qualcuno non ritenuto all’altezza. La mia non è una critica ma solo la realtà dei fatti. Poi ormai sono indietro e quindi è ancora più difficile.
    Sono stanca di propormi e rendermi solo più vulnerabile ad ogni “passante” indifferente. Non posso più sopportarlo.
    Il clima in casa è terribile, mio padre poco comunicativo con i suoi maledetti silenzi, un fratello aggressivo che fino a qualche anno fa si è sempre sfogato su di me a parole e anche con le mani (per i miei genitori erano normali liti tra fratelli) e una madre che ogni giorno che passa è sempre più distrutta dalla vita, confusa e troppo sensibile, e che oltretutto risente della mia condizione, si richiude in camera in stati che sfiorano il catatonico e quando è attiva esce e torna il più tardi possibile,
    in entrambi i casi per non vedere, per non soffrire.
    Forse sono io che l’ho ridotta così.

  6. 6
    gingerfox707 -

    Quando ho scritto di aver pensato di lasciare gli studi ho dimenticato di aggiungere “quattro anni e mezzo fa”. Non penso trovare delle amicizie in universitá sia un evento rarissimo. Non mi ritrovo affatto nella tua descrizione. Ho visto persone abituate a trascinarsi esami per piú di un anno riuscire a laurearsi comunque!Non é davvero mai troppo tardi per rimettersi in pari!Sembra quasi che tu abbia deciso di rinunciare, arrendendoti di fronte agli eventi. Lo fai per paura di fallire. Rifletti: Portare a termine obiettivi aiuta ad avere piú fiducia in sé stessi. Davvero non ti importa piú del tuo percorso? Non avevi una valida motivazione a sostegno della tua scelta?
    Mi dispiace tu sia dovuta scendere nello specifico nel descrivere la tua situazione familiare, però non pensi che concludendo l’università riusciresti in parte a sentirti piú “realizzata”? Potresti dimostrare a tua madre che gli sforzi fatti sono valsi a qualcosa, senza sentirti in colpa della sua condizione (cosa comunque errata). Il silenzio in famiglia cela tensione. Solo sforzandoti di ritrovare il dialogo (in modo graduale chiaramente) con tuo padre la situazione potrebbe migliorare.
    Riguardo a tuo fratello penso il suo sia un modo innammissibile di sfogare il proprio disagio. Non subire, non farti trattare come la piú debole e parlane con i tuoi genitori (anche in sua assenza per facilitare le cose).

  7. 7
    blurryone -

    gingerfox i consigli e gli spunti di riflessione che hai scritto sono giusti e te ne ringrazio,
    ma purtroppo ho provato molte volte a parlare con i miei, hanno anche ammesso i loro sbagli, e al di là del dialogo in sé non c’è comunicazione e poi ormai il passato è passato non si può cambiare, si può solo pensare al migliorare il futuro.
    è anche vero che ho paura di fallire, ho sempre avuto moltissima paura di fallire. ma anche questo è qualcosa che ho tentato di cambiare invano. Quando si è di fronte a una malattia mentale purtroppo non è così semplice. Ovviamente l’agire rende realizzati soprattuto in qualcosa che comunque è di proprio interesse, finire l’università sarebbe per me una fonte di grande soddisfazione e di autostima.
    Aspetterò, e lotterò ancora quanto posso e rimanderò la decisione. Ma così facendo non esco da questo limbo.
    Purtroppo al di là di quello che si può consigliare e dire in una situazione come la mia, il problema rimane che se non ho la forza di agire, i consigli sono solo una perdita di tempo per chi li dispensa, in ogni caso scrivere ha funto da sfogo.
    Grazie di tutto davvero e buona giornata

  8. 8
    michelle -

    Cara Blurryone,

    Io ho avuto tanti problemi crescendo, la mia infanzia e la mia adolescenza non sono state per niente felici per via di vicende famigliari spiacevoli, e mi sentivo in trappola.
    Ti sembrero` senza cuore, ma ho lasciato tutto e tutti 6 anni fa, me ne sono fregata e sono partita, ho viaggiato per anni e in Italia non ci sono piu` tornata e mai ci tornero`. Mi dispiace solo per mia sorella perche` e` piu` piccolina di me e so che le sarebbe stato d’aiuto avermi vicina, ma alla fine mi ha sempre capito.
    Ora ho 28 anni, molte persone potrebbero dire che non ho realizzato niente di concreto nella mia vita, dato che ho lasciato l’universita`, non ho una casa fissa, una relazione stabile.. ma io sono molto piu` felice e in pace con me stessa, mi sento libera e mi prendo cura di me stessa da sola, sicuramente meglio di come si sarebbero presi cura di me i miei genitori.
    Mia mamma e` una depressa instabile, ma non le ho permesso di rovinarmi la vita. L’ho lasciata, si, ma non me ne pento. La verita` e` che solo allontanandomi da tutti quei problemi sono riuscita a stare meglio. Ora sono una persona solare, socievole, sono piena di amici e di belle esperienze alle spalle.
    In Italia di amici ne avevo 2 o 3, ora ne ho tanti da tutte le parti del mondo. Non mi sento mai sola.. vivo in una casa condivisa con altri ragazzi e ragazze, siamo tutti amici.
    Il punto e`, se una situazione ti fa stare male, sta a te prendere in mano le redini e cambiarla. Non farti opprimere da tutto cio` che ti circonda. La tua vita potrebbe cambiare da un momento all’altro, devi solo volerlo!
    Un abbraccio

  9. 9
    Gaudente -

    quote “sto sveglia la notte e dormo tutto il giorno 15 ore circa, non mi svegliano nemmeno i bombardamenti.”
    ma quali bombardamenti , per una pigrona come te ci vuole un bel calcio in culo che ti butti giu’ dal letto alle sei , quindi ramazza e scopettone in mano e via a pulire i cessi di casa, che tanto non sei buona per nient’altro.

  10. 10
    stefa86 -

    Oddio come ti capisco!!! Hai chiesto un consiglio e te lo dò col cuore: NON LASCIARE L’UNIVERSITA’!!!!! Chi ti scrive è un ragazzo di 28 anni solo che a causa di problemi interiori ha lasciato l’univeristà;oggi mi dico: “Stefano c….o se ti fossi laureato almeno avresti avuto una cosa della vita di cui andare fiero, camminare a testa alta guardare chi alle scuole elementari e medie ti prendevaa in giro per il tuo fisico gracile e dire guarda chi sono diventato e guardati chi invece 6 tu”. E invece no, ora la mia vità è casa, mare per accompagnare mia madre a cui non mi sento di dirle di no visto il “campione” di figlio che si ritrova e casa perchè non ho nessun amico. E essendo il paese piccolo è difficle fare amicizia. PS io amicizie non ne ho tu nemmeno…. se mi vuoi contattare questa è la mia mail: stefa415@gmail.com magari ci tireremo su a vicenda visto che quelli che non sono nella nostra situazione non possono o non vogliono capire

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