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Senza titolo

Salve a tutti, prima di decidermi a condividere la mia storia ho letto molte delle vostre esperienze. Spero di trovare in questo spazio un po’ di comprensione. Sono una ragazza di 23 anni, la mia vita è stata segnata dall’infelicità, dall’isolamento e dal dolore. Fin da bambina ho sempre mostrato una grande timidezza accompagnata da un senso di inadeguatezza nei confronti degli altri. Ho passato le elementari emarginata ad osservare gli altri bambini che si divertivano spensierati; io invece trascorrevo il tempo a leggere, a disegnare senza mai sentirmi parte del gruppo. Quando cercavo di integrarmi ricevevo poche attenzioni e anche le maestre erano convinte che in me ci fosse qualcosa che non andava. In realtà il mio desiderio di socialità era alto e spesso fantasticavo sull’essere amica di questo e di quello, invece nessuno sembrava entusiasta all’idea di passare del tempo insieme a me. Al mio compleanno il più dei bambini non si presentava e quei pochi che accettavano l’invito (costretti dai genitori, probabilmente) finivano per non considerarmi, perciò anche il mio compleanno, atteso con tanta gioia, si rivelava un incubo. Alle medie le cose degenerarono, divenni lo zimbello della mia classe e in seguito dell’intera scuola: insulti, minacce, prese in giro, scherzi di cattivo gusto. Sia maschi che femmine mi chiamavano “cesso” o “sfigata”, io ero incapace di reagire, bloccata dalla mia troppa insicurezza e, arrivata a casa, piangevo fino a sgolarmi. Ricordo bene che un giorno stavo camminando per il mio paese quando un gruppo di 5 o 6 ragazzi e ragazze mi chiese di fare un giro con loro, io rimasi sorpresa; cominciarono a farmi domande sulla mia vita, io cercavo di rispondere sinceramente, ma loro a ogni mia parola ridevano, a un certo punto una ragazza (che era in classe con me) mi spinse con violenza contro un muretto, mi riempirono di sputi e se ne andarono ridendo mentre urlavano a gran voce insulti contro di me. Finite le medie ebbi un periodo di pace, l’unico mio vanto fino ad allora era il rendimento scolastico, così decisi di iscrivermi al liceo classico. Quell’estate mi riempii la testa di illusioni, immaginavo che in quella nuova scuola avrei incontrato persone a cui piacesse leggere come a me e con cui mi sarei costruita finalmente una vita felice. Arrivò il primo giorno di scuola: mi alzai prestissimo per l’emozione, quel giorno mi preparai entusiasta a conoscere i miei nuovi compagni; arrivai a scuola con mezz’ora di anticipo e aspettai impaziente il suono della campanella. Io ero nell’atrio, arrivò un gruppetto di ragazze destinate alla 4^ ginnasio, io misi da parte la timidezza con tutta la forza che avevo, andai loro incontro e mi presentai: vidi gli occhi di queste ragazze squadrarmi dalla testa ai piedi, poi mi rivolsero un saluto distratto e continuarono a parlare fra loro. Mi sentii sprofondare, il giorno che avevo tanto sperato fosse quello della svolta si era rivelato l’ennesima batosta per la mia autostima. Neanche gli altri compagni furono all’altezza delle mie aspettative e in breve tempo capii il problema: erano quasi tutti figli di medici, architetti e avvocati, vestivano alla moda, sembravano interessati solo a feste e pettegolezzi, i miei genitori, invece, erano semplici operai, vestivo ancora come una bambina, ero ingenua e introversa. Dalla 4^ ginnasio in poi persi anche l’unica certezza che avevo: la capacità di studiare, infatti la depressione che mi consumava mi impediva di concentrarmi, passavo anche interi pomeriggi a chiedermi perché esistessi, perché nessuno volesse essere mio amico. Non parlai mai di queste cose ai miei genitori, erano troppo distratti, lavoravano tutto il giorno e si curavano solo del mio rendimento: quando cominciai a ottenere scarsi risultati e a rischiare la bocciatura mi urlavano “sei un fallimento!”, “non vali niente”, “sei un disastro”. Intorno ai 16 anni cominciai a meditare il suicidio: ero certa di non contare nulla per nessuno, la mia vita era davvero pura disperazione, tuttavia mi mancò il coraggio e continuai solo a piangere e a sentirmi giudicata, derisa, insultata. Da tutti. A 18 anni intravidi un raggio di luce poiché conobbi due ragazze ripetenti, Marta e Noemi. Loro mi sembravano diverse, mi parlavano e mi raccontavano le loro esperienze, non erano come il resto della classe, molto meno snob e propense ad accettarmi. Addirittura una sera mi invitarono al cinema con la loro compagnia, prima di uscire le invitai a casa mia e loro mi truccarono (per la prima volta in vita mia); nella compagnia c’erano 4 ragazzi, mi presi una cotta per uno di questi. Non era la prima volta che mi piacesse qualcuno, ma prima avevo troppi problemi per pensare di innamorarmi seriamente, ora invece avevo superato un poco la timidezza e anche in classe grazie alle mie amiche non ero più presa di mira come prima. Pensavo a questo ragazzo tutto il giorno, confidai a Marta e Noemi il mio innamoramento e loro si offrirono di aiutarmi e organizzarono altre uscite. Dopo qualche mese in cui il mio amore per questo ragazzo era diventato sempre più intenso decisi di dichiararmi e una sera gli inviai un lunghissimo messaggio (lo so che può sembrare un modo stupido, ma a me a quel tempo era sembrato già un grande passo). La risposta non mi arrivò mai. Come se non bastasse in quei giorni le mie amiche cominciarono a non calcolarmi e quando chiesi loro spiegazioni mi risposero in modo maleducato e cattivo di non seccare. Il colpo di grazia però arrivò un sabato mattina all’uscita di scuola: lui era lì, subito non capii e sperai romanticamente che fosse venuto per me, l’inferno mi apparve davanti quando vidi Noemi corrergli tra le braccia e baciarlo, non trattenni le lacrime. Loro mi videro e risero spudoratamente. Uscita dal liceo con un voto mediocre mi arenai completamente. In questi 4 anni non ho fatto nulla. Sono sempre stanca, stressata, demoralizzata e non riesco a reagire… Non posso. Ho subito troppo. La mia unica c0lpa è quella di essere sempre stata timida, fragile, inetta e non ho saputo mai prendere in mano niente. Detesto tutto e ho paura di tutto. Mentre scrivo ho le lacrime agli occhi, la mia vita è troppo pesante, perchè mi è stato negato tutto? Chi mi ridarà questi anni? Riuscirò mai a risollevarmi e a cambiare marcia alla mia esistenza? Vi prego, ditemi qualcosa…qualunque cosa, ho bisogno di un consiglio, di un aiuto, di una parola. So che qualcuno può capirmi perché ha vissuto esperienze simili, altri possono almeno immaginare. La vita mi schiaccia, forse i vostri pareri mi possono far reagire. Scusate la lunghezza, ma avevo bisogno di uno sfogo.

Lettera pubblicata il 14 Maggio 2015. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 7 commenti

  1. 1
    michelle -

    Ciao cara,

    mi e` dispiaciuto molto leggere le tue parole. Devi tener duro, perché la tua vita, quella vera, deve ancora iniziare.
    Ora che hai finito la scuola, finalmente puoi essere indipendente, lavorare, guadagnare, dedicarti alle cose che ti piacciono, viaggiare, esplorare, frequentare nuovi posti e conoscere persone mature e che ti apprezzino.
    E` ora che finalmente sei libera che hai l’occasione di ricominciare da capo!
    Cosa fai ora? Lavori? Vivi ancora con i tuoi? Inizia a fare piccoli cambiamenti e piano piano, senza nemmeno accorgertene, ti troverai a vivere una vita diversissima da quella a cui sei abituata.
    Un abbraccio

  2. 2
    Rossella -

    In genere queste problematiche subentrano negli anni dell’adolescenza perché a quell’età il carattere diventa più definito e si tende a chiudersi in sé stessi. Perlomeno io e i miei fratelli siamo stati bambini molto allegri e vivaci. Poi è chiaro che l’inizio delle medie ti mette davanti ad un corso di studi decisamente più impegnativo e cominci a diventare più serio, più compito. A quel punto le strade si dividono… nel senso che molti ragazzi della scuola proprio non vogliono saperne e continuano la vita dei giochi e della strada. Ad una certa età non ti senti a tuo agio per strada perché non ti confronti con dei bambini e così preferisci startene a casa a fare i compiti. I miei pomeriggi li passavo quasi sempre a scuola per approfondire alcune materie e per partecipare ai laboratori. Alle medie avevo diverse amiche che per un motivo o per l’altro sono cresciute prima di me. Immagino che per un ragazzo sia molto più difficile, non impossibile! Devi essere selettivo perché è impossibile pretendere di riuscire confrontarsi con tutti.

  3. 3
    CharlotteToday -

    Scrivi in maniera così chiara e hai buona memoria, perché non proseguire gli studi?
    Mi dispiace per quello che hai vissuto, purtroppo più un’amicizia o un amore sono veri e preziosi più sono rari.

    La vita ti ha dimostrato che non ci sono differenze di classe quando si tratta di avere un cuore buono (cosa che tu sembri avere e vale molto di più dello status sociale).

    I know it’s hard to keep an open heart when even friends seem out to harm you. But if you could heal a broken heart, wouldn’t time be out to charm you? (November rain- Guns N’ Roses)

    Il mio migliore amico ha quattro zampe; forse, l’affetto sincero di un cane o un gatto (puoi fare volontariato all’inizio e quando sarai pronta per la responsabilità, adottarne uno) sarà in grado di sciogliere il dolore che ghiaccia il tuo cuore?

  4. 4
    xleby -

    Sono tuo coetaneo. Solo se si sono vissute esperienze simili ci si può capire. Se vuoi scambiare quattro chiacchiere: raf.nocr@libero.it
    : )

  5. 5
    Goccia nel mare -

    @michelle Ho provato a lavorare saltuariamente, ma ogni volta nessuno mi rinnovava il contratto, inoltre a causa delle mie esperienze ho maturato una specie di fobia sociale e in compagnia di altri mi sento sempre a disagio. Ti ringrazio per le parole, ma il mio problema è appunto il non riuscire a scrollarmi di dosso il passato.
    @Rossella credo ci sia un malinteso, sono una ragazza. Comunque il mio problema non è stato solo quello di essere più matura dei miei coetanei, ma che questo fatto mi ha portato a subire vere e proprie persecuzioni. Anche a me sarebbe piaciuto starmene tranquilla in disparte a imparare senza essere infastidita, invece…
    @Charlotte Today grazie, ma non riuscirei a frequentare un’università per paura di rivivere lo stesso incubo. Quello della compagnia di un animale potrebbe essere un buon consiglio se non che ho già un gatto, gli voglio molto bene, ma purtroppo il suo affetto non riempie i miei vuoti.
    Ringrazio tutte e tre per l’attenzione e la comprensione.

  6. 6
    maria grazia -

    ciao Goccia
    la tua storia mi ha ricordato un bellissimo film che adoro, e di cui ti riporto la scena che preferisco:

    https://www.youtube.com/watch?v=YkzUHF7PTks

    premesso questo, ti posso dire che il tuo riscatto arriverà quando troverai la risposta a questa semplice domanda: vuoi darla vinta a tutti loro, rimanendo timorosa e incapace di affrontare la vita ? o vuoi finalmente REAGIRE PRENDENDOTI CIO’ CHE DESIDERI, lottando per ottenerlo ?

  7. 7
    rossana -

    Goccia,
    stento a credere che la tua famiglia sia così distante da non poter nemmeno ora trovare in essa un minimo di radici, quasi indispensabili per potersi reggere nel confronto con gli altri. hai provato a cercare il sostegno dei tuoi genitori? a volte si deve chiedere per avere.

    se fossi in te, inizierei da un serio confronto fisico per stabilire in quale media mi trovo, e partire da questa per rimettere in ordine il mio equilibrio, per lo meno dal punto di vista più evidente per tutti.

    il passato è raramente azzerabile ma si può, volendo, provare a rileggerlo da adulti. al tempo delle medie mi sentivo brutta e non amata mentre, se guardo una foto di gruppo di allora, appaio in centro, e pure quella più rigogliosa e più attraente.

    in ogni caso, nessun risultato può essere raggiunto senza uno sforzo da parte dell’interessato. prova, ad esempio, a relazionarti con qualcuno a distanza, dove quello che conta è quello che sei all’interno, non quanto di te appare all’esterno.

    non ti scoraggiare e non smettere di metterti alla prova: solo così ce la puoi fare ad uscire dall’isolamento in cui ti sei confinata da sola.

    un abbraccio.

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