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Relazioni odierne

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Durante le ultime settimane ho avuto modo di fermarmi a riflettere su una questione decisamente importante quanto ignorata  come il relazionarsi tra due o più individui sia nel campo della pura socialità che in quello delle relazioni sentimentali odierni. Dopo aver avuto conferma tramite una curata raccolta di informazioni da svariate  persone provenienti da ogni parte d’Europa dato il mio recente viaggio a Londra, posso affermare con certezza che quello di cui andrò a parlare non riguarda soltanto il nostro paese ma praticamente tutto il nostro continente. Partiamo dalle normali relazioni interpersonali prendendo come esempio l’amicizia tra due o più persone.   “L’amicizia viene intesa e percepita come un rapporto alla pari, basato sul rispetto, la sincerità, la fiducia, la stima e la disponibilità reciproca.” Questo è quello che ci viene in mente quando pensiamo ad una relazione come l’amicizia ma purtroppo ho avuto l’occasione e la dimostrazione che sempre più spesso gli aggettivi utilizzati da questa definizione vengono sostituiti quando l’amicizia vuole diventare una sorta di vantaggio (amici per convenienza, ti sono amico o faccio finta di esserlo perché posso ottenere un qualche vantaggio personale dalla tua amicizia). Basta immaginare una persona narcisista o se vogliamo estremamente egocentrica che si serve degli altri solo per trarne maggiori visibilità e benefici. Questa ormai sembra la base di molti dei rapporti che viviamo oggigiorno, finchè fai comodo o sei utile per qualcosa tutti ti cercano e ti vogliono, quando perdi, per qualsivoglia motivo il vantaggio che gli altri potevano trarre da te magicamente scompaiono tutti. (Voglio sottolineare che sto  GENERALIZZANDO, chiaramente ci sono sempre persone di cui ci si può fidare anche se sempre più rare). A cos’è dovuto tutto questo? Potrei sbagliarmi ma dal mio punto di vista la società di oggi tende ad esaltare e promuovere la singolarità e l’egocentricità di un individuo facendogli credere di essere al centro del mondo e di potersi servire di chiunque per raggiungere ciò che è meglio per se stesso. Questo porta inevitabilmente all’usufruire a volte consciamente altre inconsciamente degli altri per raggiungere i proprio scopi o banali capricci per poi sparire o lasciar morire ogni tipo di contatto con la persona/e “utilizzata” una volta raggiunti i propri obbiettivi. Nella società odierna ha preso piede questa mentalità che sta man mano mettendo le persone sempre più in competizione per riuscire a spiccare e dimostrarsi superiori agli altri ed è una mentalità che personalmente non riesco a tollerare. Quando mi sento raccontate situazioni più o meno gravi che toccano questo tema penso a quanto marcia e senza scrupoli si stia rivelando la società odierna a livello Europeo. Non per altro sto valutando molto attentamente i possibili stati che offrano un alternativa  ad una mentalità collettiva di cui non mi sento ne voglio essere parte che, come una piaga, sta dilagando nelle nostre vite. Veniamo ora alla parte più sentimentale della faccenda ovvero le relazioni. Più nello specifico voglio escludere le storielle adolescenziali anche se si notano molte somiglianze, per concentrarmi sulla fascia 20-35 nella quale nonostante sia da poco entrato mi disgusta sempre di più. (Voglio sempre specificare che sto GENERALIZZANDO prendendo in considerazione un buon 80% delle persone, le eccezioni ci sono sempre, per fortuna). Si sa ai tempi dei nostri genitori attorno ai venti si iniziava già a pensare a metter su famiglia, cosa che ritengo improponibile ora come ora ma che è benissimo posticipabile di qualche anno, a mio avviso un età più che adeguata che permette di completare studi ed avere una carriera avviata può benissimo essere 28-30 anni. A quanto sembra questo non accade comunque perchè mi trovo sempre più spesso a notare persone che dovrebbero essere mature (30 e oltre) che si credono ancora dei ragazzini appena usciti da scuola, completamente incapaci di instaurare rapporti maturi o di farsi carico di responsabilità che personalmente ritengo più che naturale aspettarsi da una persona di questa età. Sto parlando tanto di uomini quanto di donne anche se dimostrati in comportamenti diversi senza essere di parte. Ritengo che tutto questo si possa ricollegare ad un uso IMPROPRIO di strumenti di comunicazione quali social network, superficialità e mancanza di maturità. La facilità nel poter contattare praticamente chiunque senza il minimo sforzo e spesso senza il minimo rischio di essere scoperti, riesce a far si che spesso e volentieri si verifichino atti di tradimenti o anche solo di insinuazione di dubbi riguardo alla propria situazione attuale nella mente della persona con cui si sta interagendo. (Se hai una ragazza carina sono pronto a scommettere qualunque cosa che nonostante informandosi si possa riuscire a sapere che è già impegnata, qualcuno verrà sempre a provarci spudoratamente lo stesso). Questi comportamenti mi ricordano i tempi della scuola quando qualcuno/a provava a mettersi in mezzo a una tua storia sentimentale per cercare di soffiarti la ragazza/o perché interessava anche a lui/lei. Cosa può succedere quando questo accade tra persone da cui ci si aspetta, ormai la testa sulle spalle, ovvero dai 30 ai 40 anni o peggio ancora quando persone di questa età creano situazioni del genere a miei coetanei (quindi 20 anni) ? . Insidiano insicurezze, titubanze, dubbi, sofferenze causati da situazioni poco chiare dove dei BAMBINONI/E che non si rendono conto delle caratteristiche che una persona della loro età dovrebbe possedere, fanno in modo che le loro ”vittime”, quando si ritroveranno cresciute applicheranno nuovamente lo stesso comportamento che anni prima hanno “subito” creando un ciclo continuo e pressoché infinito. Per fare un esempio terra terra prendiamo la situazione di un rapporto di convivenza tra una coppia di ultratrentenni: GENERALMENTE si trova spesso il maschio scaricato dalla donna perché GENERALMENTE è lei che detiene più potere nella coppia (se un uomo potrebbe pensare di ritornare sui suoi passi di solito una donna che ha già deciso è irremovibile) per i più svariati motivi che ora non sto ad analizzare, egli si convincerà di non poter tenere testa ad altre donne della sua età ripiegando su persone di età NOTEVOLMENTE  inferiore su cui chiaramente per lui è più facile insidiarsi dati i molti anni di esperienze in più e facendo percorrere loro una strada che dopo breve periodo spesso non porta da nessuna parte per poi sparire definitivamente a distanza di qualche tempo lasciando domande e dubbi immensi che creeranno così nuove donne in grado di tenere testa nuovi uomini che ricominceranno a loro volta tutto questo ciclo. E come un virus, se ne viene infettati e si contagia a propria volta. Che sviluppi ci si può aspettare da una società del genere, vorrei sapere risposte e opinioni altrui magari da diretti interessati riguardo a questi temi. Spero di non avervi annoiato troppo per la lunghezza di questa mia riflessione.

 

Lettera pubblicata il 26 Settembre 2015. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Relazioni - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 12 commenti

Pagine: 1 2

  1. 1
    xleby -

    ma dal mio punto di vista la società di oggi tende ad esaltare e promuovere la singolarità e l’egocentricità di un individuo facendogli credere di essere al centro del mondo e di potersi servire di chiunque per raggiungere ciò che è meglio per se stesso. (Questo porta inevitabilmente all’usufruire a volte consciamente altre inconsciamente degli altri per raggiungere i proprio scopi o banali capricci per poi sparire o lasciar morire ogni tipo di contatto con la persona/e “utilizzata” una volta raggiunti i propri obbiettivi.)

    HAI DATO UNA DEFINIZIONE DEL LIBERAL CAPITALISMO.
    Si, le persone vengono viste come oggetti: sfoggio il fidanzato fin quando non ne trovo uno migliore. O sto con un amico finché non né trovo uno più conveniente. Quindi SICURAMENTE hai inquadrato una buona larte della verità.

  2. 2
    Rossella -

    Non dovremmo prendercela quando un vecchio amico fa finta di non riconoscerci perché il principio della visibilità è tipico dell’età adolescenziale, costui si sente oscurato dal nostro talento (per piccolo che possa essere). Per quanto mi riguarda ho vissuto questa fase in famiglia. Fino ai sedici anni uscivo sempre con mia zia, poi ho sentito come il bisogno fisiologico di avere una mia identità. Questo desiderio negli anni si è andato affievolendo perché sono una donna; l’uomo fino a quando non si sposa resta sempre ragazzo (è “guaglione”), insegue la visibilità anche dopo i trent’anni perché la sua identità politica dipende dalla mamma… il mondo nella sua mente è una sorta di parco giochi. Storicamente l’uomo celibe ha sempre avuto meno chance della donna nubile. La donna nubile ispirava fiducia per le ragioni di cui sopra.

  3. 3
    rossana -

    Omnia,
    a mio avviso hai tratteggiato un quadro esaustivo, calibrato ma più che corretto. la colpa di tutto questo ma soprattutto dell’immaturità e della superficialità dilaganti sta quasi certamente nel benessere post boom economico e nell’orientamento capitalistico assunto anche dalla società italiana negli ultimi decenni. particolarmente incisivo il tuo accenno alla diffusione tramite una specie di inarrestabile virus… meglio prendere atto in modo concreto e approfondito di questa realtà dei fatti, per poter meglio capire e meglio regolarsi di conseguenza.

    ho ammirato il tuo equilibrio e condivido la tua intolleranza nei confronti di chi fa di tutto e di più per apparire superiore, magari occultando meglio che sa e può le sue magagne, che tende a cancellare o rinnegare.

    non so se in altre culture si possa trovare situazioni sociali meno sconfortanti ma te lo auguro di tutto cuore. non posso che aggiungere che non si dovrebbe MAI mettere la mano sul fuoco per nessuno: fidarsi è bene ma non fidarsi è sempre meglio!

  4. 4
    Golem -

    « Omnia,
    munda mundis; coinquinatis autem et infidelibus nihil mundum, sed inquinatae sunt eorum et mens et consci»

  5. 5
    M. -

    Omnia,

    interessante lettera, e la cosa che mi interessa di più, e che mi ha stupito in positivo (forse c’è speranza), è l’aver visto l’accostamento tra assetto sociale/relazionale e il turbo capitalismo, che è l’epoca che stiamo vivendo noi, ed è la reale causa di tutte quelle situazioni “usa e getta”.
    È facile osservare e rendersi conto del colpo da maestro compiuto dal turbo capitalismo, che ha formato una macro classe sociale: i consumatori, distruggendo la classe media che è sempre stata la locomotiva della nostra società.
    Noi siamo consumatori non solo di oggetti, ma anche di persone.
    Per sopravvivere il capitalismo ha bisogno di individui, perché una persona sola, è una persona che ha bisogno di tutto e quindi consuma di più, ma soprattutto si trova in una situazione di debolezza rispetto a chi è inserito in una rete familiare, e una persona debole è una persona ricattabile. Pensiamo al mercato del lavoro, per esempio; per necessità di sopravvivenza individuale, si accetta l’inacettabile, e ci dicono che dobbiamo ritenerci fortunati.
    Il primo e più grande nemico del capitalismo era ed è la famiglia, infatti le politiche dedicate a lei sappiamo come sono: inesistenti.
    La famiglia contiene ciò che il capitalismo vuole annientare, cioè il principio di solidarietà tra persone.
    È importantissimo capire questo aspetto perché è il mercato, sono i soldi, i profitti che ci governano.
    Questo discorso è lungo e non poco complicato.
    Se ci sarà voglia e serietà di affrontarlo e non buttarlo in vacca, si potrà fare. E sarà utile.
    Ciao a tutti

  6. 6
    chaponine -

    Ciao Omnia, secondo me il problema non si presenta per via del benessere economico, in quanto ci sono paesi che a livello economico sono molto più ricchi di noi ma godono di questi problemi in maniera minore, quasi impercettibile. Il problema vero della nostra società è la mancanza di rispetto, tutti ci crediamo più furbi degli altri ed è una continua gara al massacro, dove perdiamo tutti. Il rispetto deve essere alla base di ogni relazione umana, ed il problema più grande secondo me è che le persone al giorno d’oggi non si rendono neanche conto delle mancanze di rispetto, proprio non gli entra in testa. Faccio un esempio per renderti l’idea: io fidanzato da un anno e mezzo, si parlava di convivenza a breve, lasciato per sms. Oltre alla mancanza di rispetto enorme di una persona senza palle, non avrei neanche potuto farle capire la gravità della situazione, perché nella sua mente contorta e malata quello era il modo giusto di agire, era normale lasciare una persona con cui saresti andata a convivere a breve con un sms. Come quando al Capone diceva che con i suoi omicidi apportava del bene alla società: lui era veramente convinto di fare del bene. Per esempio ti sembra normale adesso tutta questa attenzione sugli animali? A me piacciono, ma è normale secondo te il fatto che vengano trattati meglio delle persone reali?

  7. 7
    Itsabeautifulworld -

    Questo è il tempo dell’ambivalenza, hai ragione. Non è vero che molti decidono di non sposarsi ma invece di “accompagnarsi” perché è “la stessa cosa”; non è assolutamente la stessa cosa (ora tralascio il senso del matrimonio che risiede nel matrimonio religioso, ma la Chiesa ad esempio ha ragione su tutta la linea): tu sei talmente importante per me che io ti dono tutto me stesso per sempre. E qualcuno direbbe: “Eh, ma se poi non funziona?” Il problema è che il “per sempre” spaventa laddove si persegua l’ambivalenza per tutta la vita e non si sappia cos’è l’amore (non parlo solo di amore al possibile coniuge, ma anche ai futuri figli ovviamente). Oggi siamo tutti per il “voglio divertirmi”, ma in realtà si perde solo tempo per non dover prendere alcuna decisione. Oggi sto qua, domani mi sposto là, oggi “ti voglio bene”, domani invadi troppo il mio spazio personale. L’accompagnamento si basa sull’uso dell’altro con la possibilità sempre presente, allorché mi sono stancato, di mollare baracca e burattini (tanto non ti ho promesso un bel niente, e lo sai!).
    Lo stesso vale per le amicizie, che non sappiamo più neanche cosa siano. Anche lì il sacrificio insito in ogni relazione (perché come diceva Fichte l’Io ha senso solo laddove c’è un Non-Io che lo limita e viceversa, senza andar troppo nello specifico che magari ci sarebbe troppo da dire e tutto nell’ambito della filosofia fichtiana e non voglio ammorbarvi) viene rifiutato a priori, prima ancora di sapere in cosa consista effettivamente, ma solo in una relazione vera che comporta sacrificio e limitazione al mio sconfinante ego si costruisce la felicità e la veracità. Siamo fatti così: per quanto possiamo dire “no, io sono emancipato e faccio come mi pare”, noi rimaniamo naturalmente fatti così. Non c’è egoismo che tenga. Di conseguenza i figli soffrono, gli “amici” soffrono, i parenti soffrono, i coniugi pure sono insidiati da questa mentalità e non si sopportano… e così vengono danneggiate anche le persone intorno, anche quelle che non hanno ragionato così, ed è un circolo vizioso.

  8. 8
    Diego -

    Omnia, vorrei riassumere il problema in due righe, tralasciando le “colpe” della società e tirando in causa il personale libero arbitrio umano.

    L’individuo moderno, ovvero l’individualista affarista ed arrampicatore che costituisce il prototipo umano attuale, è troppo preso dai suoi “progetti di vita” per dedicare sè stesso all’amicizia e all’amore, non ha tempo, quindi commuta queste due ali dell’anima in opportunismo, con il risultato di crearsi un mondo di nemici simili a lui, tutti contro tutti, sprofondando all’inferno manifesto.

    Mi disse un emerito babbeo, che ritenevo mio amico e che si è dimostrato un Giuda: “Non voglio più amici, solo nemici”. Molto bene, non avrà altri che quelli.

    Quindi, cosa pretendi da pidocchi aspiranti managers (maschi e femmine), che hanno messo in cantina il bambino che è in loro per fare business e shopping? Hanno ciò che si meritano, sebbene si credano adulti, maturi e responsabili. Poveri figli loro.
    Chi è fuori status vigente deve purtroppo guardarsi bene le spalle da costoro.

  9. 9
    maria grazia -

    “Non voglio più amici, solo nemici”

    Diego, quel tuo ex-amico non era un babbeo, ma soltanto uno che ha riconosciuto la realtà per quello che è, e cioè che i VERI amici non esistono, o comunque sono veramente RARI. tanto vale regolarsi di conseguenza. e anzi ti dovresti sentire onorato per il fatto che ha deciso di investirti di un sommo privilegio: DIRTI LA VERITA’.

    Non credo che la soluzione alle proprie frustrazioni stia nell’ invidiare chi è riuscito – a differenza di noi – a realizzare certi traguardi.

  10. 10
    ildissacratore -

    Diego, quante fregnacce che scrivi. E’ arrivato il prete del blog!! Ma per piacere 😀
    A stò mondo contano solo tre cose:

    1. soldi
    2. patonza
    3. successo

    Sfido io che quel tuo amico ti ha dato quella risposta. E perchè dovrebbe rinunciare a fare il manager e ad avere tante belle fighe intorno ? per stare appresso a un pirla come te? hahahha 😀

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