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Razionalità o vigliaccheria?

Mi chiamo Silvia, ho (avevo? ) una relazione più o meno stabile di quasi due anni, fondata principalmente sulla mia filosofia dell’utilità dell’amore. Ci siamo conosciuti quando ancora frequentavamo le superiori (lui le frequenta ancora) e a poco a poco la nostra storia è riuscita a sconvolgere completamente tutte le mie nobili aspirazioni carrieristiche da femminista convinta, fino a portarmi ad un punto di crisi in cui i miei valori si sono scontrati frontalmente con le previsioni concrete per il mio futuro. Ora sono al primo anno di un’università che mi porta via gran parte del tempo, causandomi a sua volta frequenti periodi di stress e depressione, accompagnati da sbalzi d’umore spaventosi. Penso tanto, forse troppo stando a quanto mi dicono, ragiono sempre con la testa, sempre… tranne quando lui è con me. Questo mi mette in crisi, mi spaventa. Ultimamente il mio sogno di lavorare all’estero ha cominciato a sbiadire, sostituito dall’immagine di una trentenne casalinga che bada ai figli mentre il marito alcolizzato lavora in fabbrica. Perché guardando lui, il suo stile di vita, il suo modo di essere e di pensare non riesco a immaginarlo che non come un fallito. E anche se lui afferma di potersi adattare alle mie esigenze, che mi seguirebbe fino in capo al mondo se solo glielo chiedessi, io ho paura che all’ultimo momento mi abbandoni. Ciò che provo per lui ora è come una sorta di dipendenza emotiva mista a disprezzo verso alcuni lati della sua personalità e dei suoi comportamenti che spesso mi inducono a momenti di rabbia intensiva, sostituiti subito dopo da delusione e profonda tristezza, perché per quanto sia detestabile, continuo a volergli bene, nonostante ciò sia controproducente. Io lo amo, desidero averlo accanto, farmi coccolare e consolare, ma poi quando le effusioni e le carezze terminano prendono posto i pensieri, tutti quei pensieri fatalistici su un destino segnato che non credo di essere pronta ad accettare.
Insomma, desidero davvero vivere il resto della mia vita con lui? Come faccio ad essere certa che non mi lascerà mai, quando già ora mi fa soffrire le pene dell’inferno semplicemente non dedicandomi le attenzioni che pretendo? E se un giorno si stufasse del mio carattere insensibile e spesso quasi crudele? E semmai decidessimo di restare insieme, fra cinque anni lo amerò ancora? E fra venti? Quando lo scoprirò forse sarà troppo tardi e non avendo una risposta immediata a queste domande, preferisco non rischiare.
Ieri ho deciso di troncare il nostro rapporto, così di punto in bianco, senza dargli alcuna spiegazione e impedendogli ogni tentativo di rimettersi in contatto con me. Ho paura che se lo rivedessi finirei col ricaderci e gli stessi dubbi e le stesse ansie mi assaliranno dopo un mese o una settimana. Oggi mi ha telefonato in continuazione e ogni volta che rifiutavo la sua chiamata, attendevo con ansia il suo prossimo tentativo.
So che presto o tardi dovrò affrontarlo, ma se fosse per me, desidererei soltanto che sparisse per sempre, così da poterlo dimenticare una volta per tutte e ritornare ad essere la vecchia Silvia indipendente e razionale.

Lettera pubblicata il 29 Febbraio 2012. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Amore e relazioni - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 6 commenti

  1. 1
    IO -

    spero vivamente che il tuo ragazzo legga quello che hai scritto e che ti mandi a quel paese per non rovinarsi lui la vita insieme alla principessa sul pisello.

  2. 2
    LUNA -

    questa lettera mi sembra un fake. Oppure davvero qualcuno può credere di gestire ‘tanto lucidamente’ delle SUE paure che non ammette di avere, che traveste con altre ansie fittizie e scaricando sull’altro il proprio TERRORE delle emozioni, della vera intimità, dell’abbandono? Sì, mi sa che ciò esiste, che tu sia un fake o no. Nel caso tu esista per fortuna, sempre che tu lo voglia, ovviamente, puoi affrontare non lui (che si ritrova a non riuscire a vedere quanto non può fare per delle cose tue irrisolte) quanto soprattutto le false idee sulla ‘fatalità dell’esistenza’ e dei spaventosi luoghi comuni tra amore e libertà, femminismo (?) e femminilità, su ciò che un uomo DOVREBBE darti e assicurarti sempre e ciò che tu col cacchio che sei tenuta a dare. L’amore, così, non è manco ‘utile’ ma diventa uno schermo su cui tu proietti una eterna frustrazione, paura, tua. Ma non è che l’assenza di legami cambierà la paura. Lui stesso diventa un ‘fallito’ per quanto tu senti la TUA incapacità di vivere e lasciarti vivere una relazione equilibrata? Sono dura? Sì. Perché c’è una rabbia, in questa lettera, vera o no che sia, che fa impressione. Rabbia verso sè, la vita, i sentimenti, la condivisione, le scelte, prima ancora che verso l’altro. La capacità di provare emozioni uguale fallimento, sfiga, rovina. E l’egoismo, fino alla molestia morale, quale estrema difesa. Se esisti è quando hai scritto di ‘indipendenza’ che più che mai hai scritto da persona dipendente. E non da lui. A monte. La vera e sana indipendenza emotiva non ha nulla a che vedere con la pseudorazionalità di questa lettera. Se sei vera da dove partono queste false idee, realmente, lo sai tu. Se è un fake anche le cose che decidiamo di scrivere, tra milioni di opzioni, una ragione ce l’hanno, mi sa.

  3. 3
    colam's -

    Invidio il tuo ex. La mia ex, che ragiona su per giu come te, ci ha messo molti più anni per accorgersi che “no, in realta’ voglio questo e quello e tu non sei compatibile”. Lui almeno di anni ne ha persi pochi.

    Che dirti ? Vai ! Fai quello che ti senti, fai la donna femminista carrierista razionale e in bocca al lupo. Io personalmente preferisco le donne mogli madri lavoratrici.

  4. 4
    ste -

    Cara,
    AMARE significa anche affidarsi, avere fiducia, avere spirito di abnegazione nei confronti del partner, e RISPETTO…
    E siccome vuoi tornare “ad essere la vecchia Silvia indipendente e razionale.”…bhe brutte notizie, l’Amore non fa per te…!!!
    Trovati un buon vibratore, ti darà molte più soddisfazioni di quelle che cerchi…

    (SCUSA PER LA SCHIETTEZZA)

    Ste

  5. 5
    marsi17 -

    Tralasciando gli altri commenti che, per quanto sinceri e bene accetti non mi aiutano, ammetto che il tuo, @LUNA, mi ha fatto riflettere.
    Premettendo che non si tratta di un fake, per quanto surreali possano sembrare i miei pensieri, trovo la tua analisi spaventosamente accurata.
    Mi rendo perfettamente conto di avere paura, allo stesso tempo mi ritrovo assolutamente incapace di affrontarla. Dici che non è scappando che risolverò le mie difficoltà, ma ho visto come vanno a finire questo genere di storie e onestamente preferirei imparare a cavarmela da me fin da subito piuttosto che ritrovarmi a quarant’anni, abbandonata e con dei figli a carico che non sono in grado di mantenere.
    Dici anche che dovrei affrontare me stessa ed è quello che sto cercando di fare, ma innanzitutto voglio evitare di coinvolgere lui che, fortunatamente, si sta già adattando piuttosto bene alla sua nuova vita da single.
    Continuando a vedere le cose in questo modo, non farei altro che illudere entrambi. Evidentemente come ha scritto @ste l’amore non è il mio forte, per quanto debba ammettere che non riceverne più sia più doloroso del previsto.

  6. 6
    colam's -

    direi che stai confermando quello che ti dice Luna, quando scrivi: ” l’amore non è il mio forte, per quanto debba ammettere che non riceverne più sia più doloroso del previsto”…

    … innanzi tutto l’Amore è dare, prima ancora di ricevere, o perlomeno la penso così. Perciò già parti con il piede sbagliato secondo me. Innanzi tutto l’amore è qualcosa che è bello quando esce da te , non che è bello ricevere.

    Perciò sei razionalmente lucida, e inadatta all’amore. Sei brava ad averlo capito.

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