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Ombrelli neri riparano l’orrendo viso del dolore

Per il futuro che sembra in certo nella mia mente

Per la luce che ho dimenticato, per gli anni in cui i miei occhi guardavano il cielo sognando.

Sognando io ho smesso, ho smesso di navigare, mi son perso tra l’oceano dei miei desideri.

Ho ceduto la mia spada.. Ho dichiarato che la mia fine e’ gia’ giunta.

Piange il mio cielo, piange una parte di me… Sì una parte di me cerca ancora.. di risollevarsi ma

Solo lampi mi disorientano. 

Comprendo che mai qualcuno potrà amarmi perché sarò io a soffocare quel sentimento chiamato AMORE.

e.. ancora qui scrivo, come mie ultime lettere che forse mai saranno ultime perché non voglio ancora scrivere la parola FINE.

Concedimi la possibilità di non chiudere gli occhi.

Non voglio addormentarmi con i problemi che come insetti invadono la mia mente di notte,

E mentre gli altri guardano la mia vita come PERFETTA essa in realtà risulta essere IMPERFETTA.

Sfrega il mio cuore, batte nell’oscurità solo.

Perdonami amor mio per non averti concesso la possibilità di SALVARMI.

Scendo queste scale di questa chiesa, mentre la gente copre il volto

Ombrelli neri riparano l’orrendo viso del dolore

Non c’è luce ne parola… La pioggia già sta parlando.

Cammino lentamente tra tombe e foglie cadenti, tra alberi che sempre fermi lì tutto osservano.

Io nel frattempo sto andando via, mentre tutti fermi sul dolore in silenzio non commettono più l’omocidio della mia adolescenza, perché

ora sembra tutto chiaro, perché ora e’ troppo tardi, e’ tardi per dire “Non avere paura”. 

 

Me stesso

Alessandro P. 12/04/15 

 

 

Lettera pubblicata il 12 Aprile 2015. L'autore ha condiviso 5 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 1 commento

  1. 1
    Rossella -

    Bisogna rassegnarsi davanti all’evidenza che abbiamo poco da raccontarci. Mi rendo conto che il pensiero di dover convivere con qualcuno che non ha questo tipo di tolleranza potrebbe arrivare a togliere profondità al nostro sguardo e a farci sentire delle persone insignificanti. Si fatica a trovare qualcuno che sia disposto a credere nel tempo che trascorre con noi, a parte la famiglia s’intende. Guarda: penso che si dovrebbe tornare a credere nella bellezza per non vivere la famiglia come una sorta di catacomba; tardi o presto potremmo veramente ritrovarci da soli come chi non ha mai avuto la consapevolezza di esserlo sempre stato. Panico! La solitudine senza Dio deve essere una gran brutta cosa; quanto deve essere triste convivere con il pensiero che finanche tuo fratello è appena un compagno, qualcuno che la “vita” ha messo accanto a te per caso e per necessità. Negli ultimi tempi mi pesava non avere argomenti in comune con i miei fratelli… ho trovato immediatamente un modo per debellare questa sorta di malattia. Non mi piaceva questo sentimento e comunque in tanti anni non mi era mai capitato di volergli dire per forza qualcosa… si stava insieme! Secondo me è una questione di confini, una sorta di “culto dell’Europa” :noi siamo europei ma parlando in generale potrei dire che mi sembra un problema d’imperialismi. C’è un formalismo ritualistico che talvolta fa capolino oltre la cornice della sicurezza degli stati. Infatti nel mondo i cristiani sono perseguitati perché riconoscono il primato di Dio e la cosa unita al continuo sbarco di migranti, che viene vissuto come una minaccia alle frontiere dell’impero, potrebbe destabilizzare i piani relativi alla sicurezza. Insomma, a quanto pare, dobbiamo dirci qualcosa per confermare il nostro spazio… le serie tv vanno per la maggiore, insieme ad altri programmi. L’unico problema è che non le vedo e quando mi parlano di personaggi nuovi mi sembra di stare su Marte. Non per questo mi sento una marziana. Buona serata!

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