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I buchi neri

di geko

Ci sono persone, uomini e donne, che la mattina temono lo specchio, eppure lo osservano.
Temono la vita, eppure vivono. Lavorano, escono, incontrano gente. Eppure non si sentono mai all’altezza.
All’altezza di cosa? Non si sa, neppure loro lo sanno. Forse, all’altezza dell’altezza. Mah!
Ci sono persone che da fuori sembrano belle, interessanti, ma che dentro sono morte da tempo, non un battito, non una speranza. La speranza, già. Che concetto! Un tempo, lontano, forse avevano speranza, ma poi s’è persa, non si sa dove e per quale motivo, forse un trauma, un incubo o niente.
La notte spesso non dormono, si alzano, accendono il pc e scrivono. A chi? Non si sa, Scrivono al pc, ad uno schermo. Questo schermo, a volte, sembra essere l’unica porta di comunicazione. Ed è anche strano, perché con tutti i mezzi che si hanno per comunicare, alla fine si rimane sempre soli nella comunicazione.
Il messaggio arriva, ma non si sa a chi, e poi che importa?
Ci sono insomma queste persone, uomini e donne, magari anche giovani, ma che giovani non lo sono mai state. Vecchi da sempre, come le stelle che stanno per diventare buchi neri. Sempre troppi pensieri, da pensare subito e tutto in una volta. Sempre chiuse in se stesse, queste persone fanno tutto, non sono propriamente depresse, forse disilluse, abbattute, forse, ma non rientrano nemmeno nella categoria delle depresse. Con molta amarezza da parte degli addetti, che pensano che una persona o è depressa oppure è solo che si lamenta per il nulla.
Queste persone non conoscono l’amore, lo vogliono, ma non lo conoscono. Se lo incontrano, non lo vedono, faticano a riconoscerlo. E se anche lo riconoscono, poi non ci credono. E l’amore, alla lunga, diventa la grande A: amore, abbandono, atrocità, asocialità, un po’ tutto, chiuso nel concetto di Amore.
Queste persone, uomini e donne, vorrebbero cambiare. Si, lo vogliono. Si sforzano. Ma non cambiano mai.
Forse la vita, col tempo, può farli partecipi di qualcosa, ma non è mai vivere in pieno.
Ecco, loro questo vorrebbero dalla vita, vivere in pieno. Tutto qui. Non essere partecipi della propria vita, ma viverla. Sembra facile. Eppure, la linea è sottile, tra vita, morte e non-morte. Non sono la stessa cosa, queste persone lo sanno bene. Uomini e donne.

Lettera pubblicata il 2 Marzo 2011. L'autore ha condiviso 25 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 5 commenti

  1. 1
    giuly -

    Io sono uno di quei buchi neri

  2. 2
    Cacoon -

    Il percorso di queste persone assomiglia all’uscire e rientrare da una tana.

    Ogni tanto sentono di voler e dover cambiare, allora occhieggiano dal buco, scrutano, mettono fuori la testa, cercano di ambientarsi di nuovo ed alla fine prendono coraggio. Prima una mano, poi l’altra, ed infine si ergono col le spalle tese per guardare meglio. Alcune volte passa qualcuno, le osserva, tira dritto. Altre ancora, questo qualcuno si ferma, dà loro una scarpata alla mano destra facendogli perdere l’equilibrio tenuto con tanta fatica, e finendo per farli ripiombare nel buio rassicurante del solito “amore, abbandono, atrocità, asocialità”.

    Così… fino alla prossima volta.

  3. 3
    geko -

    Cacoon, hai capito alla perfezione.

  4. 4
    geko -

    E’ incorragiante vedere come, più le lettere sono profonde, meno ci sono risposte e interventi. Che tristezza.

  5. 5
    anonimo87 -

    mi aggiungo a giuly

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