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Noi invisibili

di nessuno

Cari Direttori,

(mi esprimo usando il plurale in quanto ho inviato questa lettera ai Direttori dei più autorevoli giornali della nostra nazione)
Sono un giovane ragazzo “invisibile” e Vi scrivo questa lettera, con la speranza di ottenere i Vostri prestigiosi pareri, per lanciare un “grido di stomaco” liberandomi da tutto l’unto che questa società mi lascia addosso. Mi definisco “invisibile”, in quanto non rappresentato, o meglio non messo in risalto, perchè chi dovrebbe dà luce a quella parte di giovani (i “Veri Giovani”), che con la loro presunzione e molte volte ignoranza, si elevano come mandatari di messaggi e modi di agire privi di buon senso e di uso costruttivo della logica, lasciando nell’ombra chi come me non si riconosce in questi. Piccolo esempio rilevatore di tale giudizio.
Pochi giorni fa c’è stata la festa del I° maggio con il consueto concerto in piazza San Giovanni, e uno dei temi della manifestazione era il “NO ALLE MAFIE”. Benissimo, bel tema, era l’ora di affrontare tale discorso, ma il problema è che lo affrontiamo sempre allo stesso modo, ed in questo caso con “parole prive di senso logico”; mi spiego meglio: se si grida “NO ALLE MAFIE” e poi coloro che lanciano questo grido hanno in mano una canna il tutto mi sembra un po’ paradossale dato che queste sono commercializzate illegalmente dalle mafie, e non solo, ma chi stava sopra il palco di certo non era contrario alle canne (vedi battute sulla Senatrice a vita Rita Levi Montalcini, alla quale è stato consigliato di fumarsi una bella canna). Io, “ragazzo invisibile”, mi rendo conto che nella società moderna si dia troppa importanza a questa categoria di “giovani”, e a volte il consumo di alcool, droga e l’essere comunista (quest’ultima costituisce una componente essenziale per festeggiare il I° maggio) diventa quasi una moda.
La vera colpa di tutto questo è di quella classe dirigente che con la loro azione politica creano mostri da distruggere, dittature da evitare, inasprendo, esasperando il confronto necessario in una società democratica. Sarò ripetitivo, ma chi conta sono questi “giovani”, arrivati, anche dopo tante vetrine rotte e slogan offensivi. a sedere al tavolo delle decisioni più importanti. Da questi non sono affrontati forse, secondo me, temi importanti e significativi per un giovane che si affaccia nel mondo del lavoro; invece di gridare contro l’America (cosa anche giusta sotto certi aspetti) sul tema della pace, argomento troppo generico e pieno di ovvietà, vorrei sentirli battersi per la meritocrazia, una delle forme di legalità che può esistere in una società civile! Se tutti ottenessero quello che meritano la società sarebbe migliore, ci sarebbe meno incompetenza, meno frustrazioni da parte di chi non vede raggiunto l’obbiettivo per il quale ha sudato e combattuto tanto, e quindi meno violenza e cattiveria. Penso che questa debba essere una delle battaglie, da parte di chi ne ha competenza, per riuscire realmente e radicalmente ad ottenere risultati per i giovani e per i lavoratori. Il vero motivo per cui non viene affrontato seriamente tale problema è perché la politica sopravvive sui clientelismi e questo non viene gridato da quei “giovani” dato che non sono sicuri delle loro forze e, quindi, sperano, anzi molti sono rassicurati, che ci sarà qualcuno a pensare per loro. Il “NO ALLE MAFIE” è un argomento molto interessante e impegnativo, per questo speravo da tempo che venisse affrontato, perché come è vero che dobbiamo puntare alla meritocrazia è anche vero che ciò si ottiene eliminando le mafie. Ci sono altre mille riflessioni come questa che noi “invisibili possiamo affrontare in modo diverso, e invito tutti coloro che si sentono come me ad iniziare a farsi sentire, per far capire a chi ci ascolta che esistiamo anche noi. Ho scritto questa lettera senza mai fermarmi, ho gridato quello che avevo dentro, l’ho buttato fuori come lo stomaco rigetta quello che non è in grado di digerire, per questo chiedo scusa se sono risultato offensivo, poco chiaro e presuntuoso nell’eleggermi portavoce di quei giovani che restano nell’ombra. Pertanto, non firmerò con il mio nome perché voglio e spero che questo non diventi un grido personale ma di tutti gli “invisibili”, così definiti da me, e che un raggio di sole possa farci uscire dall’ombra in modo tale da essere presi in considerazione,
noi “Giovani comuni”.

FIRMATO
Invisibile

Lettera pubblicata il 8 Maggio 2006. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Cittadini

La lettera ha ricevuto finora 7 commenti

  1. 1
    Alan -

    Caro invisibile,

    sono d’accordo con la maggior parte delle tue considerazioni. Vorrei però farti riflettere su alcuni punti accennati nel tuo post che forse non sono stati sufficientemente approfonditi.

    La mafia, o le mafie, hanno praticamente le mani su tutto. Capisco che trovi una contraddizione in chi grida no alla mafia e poi consuma stupefacenti. Purtroppo però non c’è molta differenza tra questo e aprire un’attività commerciale a Catania, rivolgersi all’usura perchè si è indebitati, giocare a video-poker,frequentare gli ultrà della squadra del cuore, andare con una prostituta, comprare una casa in determinate aree di questo paese. La mafia prende possesso di tutto ciò che è redditizio. Qualunque cosa si fa si contribuisce attivamente a rimpinguare le sue casse, la maggior parte delle volte del tutto inconsciamente. Lo stato, o per meglio dire la mancanza dello stato, ha permesso tutto ciò.

    L’appartenenza ad un gruppo, che sia di sinistra, di destra, punk, dark, romanista, laziale o liberal-cattolica, spinge i giovani a prendere una posizione che non è mai frutto di una scelta ponderata. Si finisce per appartenere ad uno schieramento per non appartenere a quello opposto, per condividere insieme ad altri i medesimi ideali, per la paura di rimanere isolati. E se gli ideali oggi sono questi, il problema di fondo e che mancano quelli veri.
    Essere invisibili, credimi, è molto meglio.

    Forse gridare contro l’America come tu dici fa parte anch’esso di una moda.

    Ma le bare che vediamo scaricare dai portelloni degli aerei militari, il pianto dei familiari, la morte prematura di giovani che tutto sommato avrei visto meglio al concerto del 1° maggio, magari anche con una canna in mano, sono le vittime di una sorta di idealismo patriottico che non è certo migliore della peggiore delle mafie.
    Giovani come te, a cui hanno detto che andavano in missione di pace e che invece hanno trovato guerra e morte. Ora apriranno un’inchiesta per vedere se il mezzo avesse le protezioni necessarie per passare su una mina, come se fosse un’ispezione sul posto di lavoro per verificare l’applicazione della 626…

    Per ultimo, due parole sulla meritocrazia. In una società come questa, dove chi siede in parlamento nella migliore ipotesi non ha alcuna specifica competenza e nella peggiore dovrebbe essere in prigione, diventa difficile fare in modo che le persone comuni abbiano la giusta collocazione.

    Alan

  2. 2
    NANCY1 -

    Io vivo in calabria e so cosa vuol dire sentire la mafia in ogni passo rumore sorriso e pianto,chiedo solo non parlate di mafia è un discorso produttivo di parole senza senso,chiedo di non parlarne perchè le parole non aiutano chi ogni gorno vive il terrore di minacce!chi può faccia qualcosa non viviamo nell ombra dell omertà.

  3. 3
    Invisibile -

    Caro Alan
    ti ringrazio per le puntualizzazioni che hai fatto alle mie considerazione, o meglio al mio sfogo, perchè così doveva essere interpretato, e come ben sai in uno sfogo si omettono molte precisazioni che tu bene hai fatto a metterle in evidenza.
    Però su una cosa non riesco ad essere ancora d’accordo, e coiè sull’essere invisibili, nel restare nell’ombra,loro sperano in questo, e quindi non posso credere che debba andare per forza così, o moglio, voglio mettercela tutta per far si che un giorno tutto ciò possa cambiare.
    Le parole hanno sempre rivoluzionato il mondo, e ancora possono riuscirci, basta provarci…ma soprattutto crederci!!!!!

  4. 4
    Bruno -

    Le domande che un giovane si dovrebbe porre, sono:
    La mafia chi è?
    I veri mafiosi chi sono?
    Una risposta secca: La politica!
    Ormai ce la ritroviamo ovunque, anche nei cessi pubblici.
    Si sbaglia a credere che un vecchio riesca ad essere il terrore di mezzo mondo per circa 40 anni. Oggi siamo avvezzi a creare falsi miti, i politici questo lo sanno e sfruttano l’ignoranza del popolo. Per distruggere la mafia, bisogna azzerare questo modo di fare politica. Quelli che minacciano di usura o estorsioni sono delinquenti che nascono oggi e muoiono domani. Il mafioso e colui che pensa e manovra la vita altrui, decide se e quando devi parlare, cosa mangiare.. Ti domina la mente.

    Il primo maggio, un giovane che si sfila con una canna tra le dita, credo che non è il male peggiore.. il vero guaio è sapere se hanno il lavoro questi che gridano e se si, quanto guadagnano..?
    Che c.... di festa è questa del I° Maggio se il lavoro non ce l’ho?
    Quando si assaltano negozi rompendo vetrine e malmenare passanti innocenti è una cosa gravissima, invece di dovrebbe salire sul palco e rompere la testa a quei politici e sindacalisti.. che gridano cazzate per un’ora e si garantiscono potere e soldi. Questi sono i veri Mafiosi.

  5. 5
    Alan -

    Non serve far vedere di fare qualcosa,

    basta farlo. Ecco perchè essere invisibili agli occhi degli altri può invece diventare la più grande virtù.

    Un esempio che viene dal cuore: Gino Strada.
    Medico dall’eccellente professionalità, con un’esperienza tra le più vaste nel suo campo.
    Senti mai parlare di lui ? Raramente immagino. E’ lì in Afghanistan che riattacca gambe e braccia invece di essere qui in uno studio privato guadagnando centinaia di euro a visita. E non si vede neanche in televisione lamentarsi per quello che fa.
    Anche lui è un invisibile.

    C’è gente ancora più invisibile di lui che vive in questo pianeta, gente molto più sconosciuta di Gino. Sono persone che vivono ogni giorno una battaglia personale, ognuno nel proprio settore, portando avanti dei sani principi con estrema professionalità e spirito umanitario. Più che invisibili, li chiamerei trasparenti: le cose continuano a funzionare grazie a loro.

    In una società multimediatica, esisti in funzione della tua immagine, o meglio, dell’immagine che riesci a dare pubblicamente di te stesso. Se non ci sei, allora non esisti. A prescindere dai tuoi valori ed ideali. A prescindere dal tuo fare o non fare.
    Ma nel valore non esiste immagine, perchè il valore è una risposta ad una necessità immediata che non può essere imbellettata e offerta quotidianamente in prima serata, magari interrotta qua e là da uno spot pubblicitario…
    E così, come paradosso, chi fa vive dietro le quinte e chi non fa recita sul palco.

    Questo in qualche modo, seppure con il linguaggio esasperato dei giovani, viene fuori dagli stralci del 1° maggio che riportavi. “Fatti una canna”, io lo tradurrei: ” Sii meno formale, rilassati. Cerca di essere qualcosa di più di una fredda istituzione, prendi delle posizioni basate sui sani valori che sicuramente condividiamo. In fondo ne avresti competenza e autorità, unita ad un’enorme esperienza e al potere politico.” Non credo abbia molto senso prendere le parole alla lettera, forse è molto più utile soffermarsi sul loro significato simbolico.

  6. 6
    Invisibile -

    Continuo a ripetere che l’essere invisibili non serve proprio a niente.
    Come hai detto tu, sono grazie a queste persone che il mondo va avanti, ma è anche vero che non va avanti molto bene, se ci troviamo in queste condizioni e perchè si lasciano passare slogan, pensieri, opinioni, che scuotono in modo negativo le coscienze, e se reputo giusto agire invece di parlare, reputo altrettanto giusto motivare le azioni.
    Il lavoro di Gino strada è utilissimo, e soprattutto onorevole, ma quando deve affrontare dei progetti ambiziosi, allora deve rivolgersi alle persone, spiegando nelle varie trasmissioni, il perchè del suo lavoro e dei suoi progetti.
    Questo secondo me dimostra che senza la comunicazione, e senza il coinvolgimento di più coscienze, niente è realizzabile.
    Il mio non essere invisibile non corrisponde ad una voglia di protagonismo o di apparizione, ma deve essere inteso come la capacità di mettere in rilievo nuovi valori, soprattutto veri valori, affidando alle parole il compito di aprire la strada verso un nuovo modo di essere.
    Vivere come dici tu, ci porta ad essere “eremiti del mondo”, lasciando agli altri la capacità di delimitare i nostri confini.

    Per quanto riguarda “fatti una canna”, posso dirti che la battuta la posso pure capire, ma in quel contesto e in quel momento era di priva di senso logico, come ho spiegato sopra.
    Ma dobbiamo iniziare anche a pensare che battute su tali argomenti possono incentivare il consumo, facendo diventare il loro utilizzo simbolo di appartenenza e di vanto.
    Tu nel primo messaggio hai detto che la contraddizione sul fumarsi una canna e gridare no alle mafie, è uguale ad aprire un’attività commerciale a Catania, rivolgersi all’usura perchè si è indebitati.
    Sostanzialmente si, ma formalmente no, perchè in una manifestazione contro le mafie una tale contraddizione deve essere evitata se non si vuole incombere in parole lanciate senza vere motivazioni dietro.
    L’importante è farle notare queste cose altrimenti passano falsi messaggi, illudendo chi ci crede veramente.

  7. 7
    Alan -

    Mi sento un po’ a disagio nel tentare di spiegare ad un giovane quello che i giovani vogliono dire, se non altro per il fatto di non appartenere più a questa categoria…

    Quella sulla Montalcini non è una battuta.Una battuta può farla un individuo, non un gruppo di individui. E’ una reazione esasperata e tradotta non da una, ma da centinaia di giovani persone che non ha un portavoce, una piattaforma vera e propria. Non si può pretendere che la piazza si esprima con il parlar forbito dei politici. Estrapolare una frase o un gesto da quel contesto, così come ultimamente fatto per l’episodio delle bandiere bruciate, mi sembra un tantino pretestuoso.
    I giovani, molto giustamente, sono preoccupati per il fatto che qualcuno sta decidendo il loro futuro, senza peraltro dargli alcuna possibilità di partecipare a questa trattativa.
    Sono giustamente preoccupati da fenomeni e tendenze come la globalizzazione, la distruzione dei patrimoni naturali, i conflitti sempre più frequenti,la connivenza, il parassitismo politico e non, la ricerca del potere e denaro ad ogni costo.

    Ce ne sarebbe abbastanza per scuotere le coscienze, come tu dici. Eppure le coscienze non si scuotono. Anzi, ci si abitua sempre di più alla conflittualità, alla morte in diretta, a tutti quei mali che mali sembrano quasi non essere. Eppure sono esattamente queste le cose di cui ci dovremmo preoccupare.Tu per il tuo prossimo futuro, io per quello dei miei figli.

    Alla luce di tutto ciò, capirai che “la capacità di delimitare i nostri confini” già ce l’hanno. E non solo quella. Decidono perfino cosa devi mangiare, bere, come devi vestirti. Decidono le mode dell’estate, la qualità dell’aria che respiriamo,decidono tutte quelle cose che fanno il loro comodo dando a te l’illusione che sei tu a deciderle.

    E se poi vuoi ritrovarti a discutere di sani valori insieme a qualcun altro che la pensa come te, beh, quello lo puoi anche fare. In fondo lo facevano anche i quattro amici al bar di Gino Paoli. Te lo possono concedere, non è un grosso fastidio. A chi da fastidio un gruppo di ragazzi che urla contro la mafia? Ma non sarebbe molto più utile l’impegno individuale a non prestarsi e non sottostare mai a determinate logiche?

    Un uomo nella sua vita dovrebbe fare quel che è giusto, non quello che a lui fa più comodo.
    Ma questo lo sanno tutti, non c’è bisogno di fondare un ente che lo ricordi periodicamente.
    O lo si capisce attraverso meccanismi di crescita individuale, e ci si ritrova dopo un lungo percorso parallelo avanti di uno step, oppure si fa finta di portare avanti dei valori che rimarranno sempre e soltanto parole vuote.

    Alan

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