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Nell’era della ‘comunicazione’, perché non riusciamo più a comunicare?

Sono qui, davanti a questa macchina che sta diventando il mio canale privilegiato di comunicazione con il mondo esterno …. Della gente non mi fido più e suppongo che molti altri nutrano simili timori verso il prossimo, compreso me. Ma perchè ? Non voglio un’alternativa netta, o la comunicazione diretta o quella mediata quale può essere tramite un computer, le due cose si possono benissimo integrare (ed infatti scrivere di questa cosa mi fa stare meglio), ma dico: nell’era della “comunicazione”, com’è possibile che non riusciamo più a comunicare come facevano i nostri padri, nonni eccetera ? Come possiamo non capire che facendo del male agli altri, facciamo del male a noi stessi ….. ?

Lettera pubblicata il 19 Ottobre 2006. L'autore ha condiviso 14 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 4 commenti

  1. 1
    thepoweroflinux -

    Come mai nell’era di Internet non riusciamo a comunicare!Capisco bene il titolo e cosa si vuole riferire, ma perchè nell’era di Internet, chi scarica per uso personale e senza scopo di lucro e per NON trarne profitto, non riesce a comunicare con le majors del disco e del cinema? Perchè tutto questo accanimento contro milioni di utenti ( polli da spennare ) senza senso? Perchè non riusciamo a comunicare tra noi utenti ( e compratori ) e questi infami, squali, affamati di danaro che se ne vanno in giro rovinando famiglie intere nel globo terrestre solo per aver scaricato mp3 o divx?Intanto VOI, ve ne andate in giro con auto di grossa cilindrata,donne e sesso a volontà, ricattando gli stessi artisti e NOI, a piedi per mantenervi in vita! Forse, anzi, dico che ci sono cose ben più importanti al mondo da risolvere,anziche perseguitare gli utenti, i quali sono anche dei compratori.E sono stufo di ripeterlo.Care majors , NOI NON ABBIAMO BISOGNO DI VOI,prima o poi verrete abolite e, se non volete rischiare questo, abbassate i prezzi della musica, dei film, eliminiamo i copyright ( fino a 5 anni ) e diamo il giusto compenso all’autore!

  2. 2
    BO -

    io non credo affatto che una volta comunicassero tanto di più di noi, ho anzi molta fiducia nel mezzo internet, come di un mezzo che aumenta le occasioni di comunicazione.
    ma è chiaro che con l’aumento delle occasioni aumentano i rischi di fregature.

    rifugiarsi dietro al computer non serve a evitarle, serve solo a farti illusioni che chi scrive lontano da te sia migliore e più affidabile di chi ti parla davanti. è tanto facile sembrare carini, saggi e colti dietro la tastiera. magari qualcuno che mi legge su questo sito crede che io sia una persona bella. poi mi conosce di persona e vede le mie piccinerie; è chiaro, chi metterebbe in piazza i suoi difetti, quando nascosto in casa sua può presentare solo i pregi?

    la comprensione del fare o no del male agli altri (e quindi a noi stessi)prescinde totalmente da internet e altri media. si facevano del male a vicenda anche una volta, solo che una volta la società era molto più rigidamente impostata e il male fatto e ricevuto era in parte nascosto, in parte c’erano problemi più urgenti (guerre, carestie, malattie). questo dà oggi l’illusione che andasse meglio.
    per fare un esempio, la condizione delle donne nel passato: doveva per forza andargli bene il fatto di sposarsi, doveva per forza andargli bene il marito che il più delle volte era stato scelto da altri, etc. etc. ora la maggiore libertà (anche di comunicare) ha aumentato rischi e delusioni tra maschi e femmine. è il prezzo della libertà, ma secondo me è un momento di transizione verso una situazione migliore

  3. 3
    Fabio47 -

    Caro/a Bo,
    non sono del tutto d’accordo con quanto sostieni, nel senso che presumi che una volta non si comunicasse più di oggi. Io invece credo che in passato ci fossero maggiori relazioni tra le persone, per svariati motivi. Per esempio il tempo: una volta dovevano – per forza – avere un’altra concezione del tempo, poichè i tempi, senza TV, telefono, radio, internet erano sicuramente più lunghi e dilatati, per cui era presumibilmente normale che per fare una determinata cosa, anche lo stesso comunicare un qualcosa con i mezzi allora a disposizione, si stimassero necessari tempi molto più lunghi di quelli che usiamo oggi. E proprio per la mancanza dei media prima elencati, tutto, o quasi tutto, era demandato ad una diffusione orale e – quindi – fatta di persona, al massimo per posta. Ed anche il silenzio, senza TV o radio che ti riempiono oggi la casa (non necessariamente in senso negativo), era considerato, penso io, uno dei modi di comunicare. Me ne accorgo io, che abito in città, quando vado a trovare dei conoscenti anziani che abitano in campagna: loro non tengono accesa sempre la TV o la radio come faccio io e quindi, nei momenti conviviali, si parla (più di quanto sono abituato io a fare) e capitano anche dei momenti di silenzio, nei quali magari pensare e riflettere. Oggi è tutto più veloce, mi accorgo io stesso di come io riesca appena ad elaborare una notizia, un fatto che mi succede, che ecco subito un altro fatto, un’altra notizia arriva e mi ha fatto già quasi scordare di cosa è successo ieri …. Questa frenesia influisce sul nostro modo di comunicare, anche se ognuno di noi può poi fare molto per impostare i propri ritmi di vita senza farsi condizionare troppo, se proprio non vuole; su questo credo tu sia d’accordo con me. Per quanto riguarda l’immagine “deformata” che strumenti come internet possono offrire all’interlocutore, su questo mi trovo d’accordo, anche se per certe situazioni a me piace la forma scritta proprio perchè ti evita di esprimere cose impulsive, di getto e ti da più tempo per organizzare bene ciò che vuoi comunicare. Il farsi del male a vicenda è sempre successo, ma credo che se tutto viene masticato dai media e rielaborato ed offertoci attraverso uno schermo, ci coinvolge meno, possiamo scacciare le brutture con un colpo di telecomando, altrimenti non si spiegherebbe – per esempio – perchè gli americani permettano il protrarsi di una guerra atroce, quella irachena, combattuta con le armi più crudeli e sofisticate, che ha causato nella sola popolazione indigena quasi settecentomila morti. Ma è una cosa lontana, che si può scacciare cambiando canale … Insomma, io non ho detto che una volta era meglio ed ora è peggio, ho solo tentato di attirare l’attenzione su di un paradosso, quello che, nonostante la vastissima offerta di canali di comunicazione, riusciamo meno che in passato a relazionarci uno con l’altro, questa è la mia opinione e ti ringrazio per avermi espresso la tua, ciao da Fabio.

  4. 4
    thepoweroflinux -

    Salve,prima volevo poter dire anche questo(non solo majors della musica che non riescono a comunicare con il mondo intero e si scagliano contro gli stessi utenti che comprano):La comunicazione è un aspetto essenziale della vita.La comunicazione sta acquistando sempre più importanza,risentendo dei cambiamenti economici,sociali e di costume.Nel passato i mezzi di comunicazione erano pochi e ciò permetteva ai pochi investitori di allora di raggiungere il target prefissato con un modesto sforzo.Oggi, invece,si è avuto un abbassamento della soglia d’ingresso nel mercato;ossia, moltiplicandosi i mezzi di comunicazione e sviluppandosi ulteriormente quelli già esistenti,anche le piccole e medie aziende hanno potuto avere facilità d’accesso al mondo della comunicazione.Ma come dceva l’amico del post di cui sopra”nonostante la vastissima offerta di canali di comunicazione,riusciamo meno che in passato a relazionarci uno con l’altro”.La diminuzione dei classici rapporti di socializzazione tra gli individui poiché epurati dai luoghi,dagli elementi che caratterizzano la comunicazione primaria.Poter simulare attraverso il proprio computer ciò che nella realtà rimane precluso a modificazioni, come l’età o il sesso, sottolinea ancora una volta le opportunità manipolatorie che il virtuale conferisce. Comunicare vuol dire aver tanto da dire e da trasmettere, ma fino a che punto?

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