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Lettera di un padre e marito disperato

Che l’amministrazione comunale di Carmagnola Torino non faccia da ufficio di collocamento questo, lo sapevo già, ma scrivo per tenerVi informato della mia situazione sociale che definirei penosa ed emarginale. Sono un ragazzo di trentacinque anni, invalido al 55%, sposato da nove anni, con una bambina di otto. Sono disoccupato da Febbraio dello scorso anno (febbraio 2012) e a causa della mia invalidità deduco che lo sarò ancora per molto poichè quando mi presento ai colloqui vengo fortemente penalizzato. Mia moglie fa dei lavori posticci e la bambina abbiamo deciso di affidarla ai nonni paterni per permetterle di frequentare regolarmente la scuola e di non avere nessuna mancanza e privazione. Io e mia moglie la pasta bene o male, una volta al giorno riusciamo a mangiarla ovviamente privandoci di altre necessità, e poi se penso a chi sta peggio di me, certamente non mi passa neanche per l’anticamera del cervello chiedere soldi ai servizi sociali anche se per opera pia mi omaggiano di un sussidio sociale di cento euro al mese con cui devo pagare l’affitto di casa, fare la spesa, e pagare le bollette della luce; la mia era sola e una necessità di lavorare, per provvedere alla mia famiglia, avere la gioia di avere una vita normale con mia moglie e mia figlia e mangiare alla stessa tavola. Ho sempre vissuto del mio lavoro da quando avevo diciotto anni, ho servito con onore il mio Paese, non ho mai chiesto compassione, privilegi o aiuti di ogni genere e mai lo farò; pretendo solo giustizia, ciò che giustamente mi è stato promesso e mi spetta. Mi sono privato di tutto ma assicurato, con dignità e onestà, il minimo indispensabile alla famiglia. Ora, però, sono arrivato a una situazione insostenibile. Benché sia iscritto al Collocamento Mirato di Carmagnola, le prospettive di lavoro sono in pratica nulle. Sarei disposto a fare anche i lavori più umili se non fosse che la mia invalidità mi priva di tutte quelle attività fisiche che i lavori più umili richiedono e benchè sia isctitto al collocamento mirato vengono chieste sempre delle attitudini da SuperUomini. Mi hanno sbattuto in mezzo alla strada e nessuno se ne interessa. Come disse Sua Eminenza il Cardinale Sepe, mi hanno tolto improvvisamente il pane e con esso la speranza di una prospettiva nuova. Mi convinco sempre di più che oggi si è garantito solo se appartenenti a un gruppo, un sistema politico o consociativo, oppure è vera la scritta anonima che ho letto su un cartello, in una via cittadina “Un Invalido non ha diritti, li deve comprare”. A nessuno interessa, probabilmente perché non mi sono ancora suicidato e quindi la cosa non fa notizia. Ma, sono onesto, ci ho pensato più volte. E’ l’amore che provo per la mia famiglia che mi ha fatto desistere. Non chiedo privilegi, compassione o carità. Voglio solo continuare a lavorare e sostenere la mia famiglia onestamente come ho sempre fatto. Ormai ho esaurito ogni risorsa e mi rivolgo a Voi nell’ultima speranza di ricevere un aiuto nel sollecitare chi ha il dovere di agire in merito alla questione.
La ringrazio per l’attenzione prestatami e mi scuso per l’invadenza con cui Le ho scritto, ma non sapevo più a chi rivolgermi.
Distinti saluti
(Nessuno mi ha mai risposto e continuo a vivere nella disperazione)

Lettera pubblicata il 1 Ottobre 2013. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Lavoro - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 2 commenti

  1. 1
    Angwhy -

    Caro disperato77 nessuno risponde a queste lettere perche chi piu chi meno siamo tutti in un mare di merda e si preferisce parlar d’altro almeno per distrarsi un pò.ti auguro che qualche brava persona dalle tue parti si muova di sua iniziativa per offrirti un aiuto economico o lavorativo perche se ti aspetti qualcosa dallo stato fai tempo a crepare.io non ti dico da quanto tempo sono senza lavoro perche cadresti dalla sedia ma se puo farti sentire meglio posso dirti che non ricevo nemmeno quei miseri 100 euro che ti danno..
    A.

  2. 2
    Mau -

    Anch’io ho passato momenti di grande difficoltà, ora superati.
    Ti auguro con tutto il cuore che qualcuno possa leggere il tuo appello e darti una possibilità di lavoro idonea.
    Purtroppo di contro, come potrai anche tu leggere in una lettera di poco precedente la tua, c’è chi ha la possibilità di spendere più di 12.000€ in regalie per prestazioni sessuali. Tu con quei soldi saresti felice di poter, tra le tante necessità, acquistare un regalo per tua figlia, mentre chi li ha spesi è pure infelice in quanto coinvolto sentimentalmente. Così va il mondo. Purtroppo.
    Di nuovo i miei migliori auguri.

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