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L’essenza: somma o differenza

Gentile Direttore e bloggisti, dopo aver tanto letto di questioni e crisi personali, vi vorrei sottoporre una riflessione che mi frulla in testa da parecchio, e che è legata a molti degli argomenti di cui in questa sede si tratta: come capire ciò che veramente vogliamo, quali traguardi prefiggerci (e quali siano oggettivamente raggiungibili), quanto di ciò che ci accade è influenzato da noi, dalla nostra condotta e quanto questa risente delle coercizioni della vita? Sento spesso parlare della vita come fosse un’entità metafisica scollegata dalle poveri carni di cui tutti siamo fatti, ma che con noi ha una relazione (anche pericolosa direi), mi domando se non ci dimentichiamo con eccessiva facilità di quella vecchia e abusata perla di saggezza popolare che recita quanto “la vita siamo noi”, quasi che fosse una chiave di lettura troppo semplicistica, abbordabile e per questo tanto sospetta da celare la proverbiale fregatura. E mi interrogo su quale sia la reale capacità di indirizzare i nostri personali cammini e quanto la grandezza degli eventi possa viceversa rivelare l’ineluttabile fallibilità di noi tutti e l’insensatezza di tentare di plasmarci un futuro, agendo, lottando , perseverando, credendo. Parole ed idee come Volontà, Tenacia, Valore, hanno ancora senso quando si percepisce che le suddette non possano “fare la differenza”? Sicuramente si , ma quale senso è il nodo cruciale … Temo allora che il discorso si complichi e si semplifichi contemporaneamente per tutti noi , perché per trovare risposta a queste domande occorre secondo me partire dalla madre di tutte le domande , la perla di retorica , lo zero assoluto dell’esistenzialismo : “NOI CHI SIAMO ? “
Banale dirlo , ma è da questo nocciolo che partono tutte le decisioni della nostra vita, e capire se ciascuno di noi a suo modo voglia prenderne, quali e a che condizioni, potrebbe dipendere dalla coscienza che ognuno ha di sé. Mi rendo conto che sia assolutamente impensabile arrivare ad una conclusione , ma siamo qui per discutere, cari bloggisti , e non è forse vero che il tentare è la più grande delle imprese? Proviamoci , per necessità, curiosità, diletto o puro esercizio intellettuale.
E torno alla mia eccessiva e prolissa riflessione: come trovare uno schema, anche semplicistico, per capire chi si è veramente, e fare un po’ di chiarezza sulle questioni di cui ho accennato prima?
In assenza della citata bussola di Jack, ricordo di avere letto anni fa qualcosa che mi ha molto colpito e che non ha trovato risposta, perché forse risposta non v’è: per capire qual’è l’essenza di un uomo, occorre ipoteticamente spogliarlo di tutti i costrutti di cui si è circondato, artificiosi per definizione, perché manifestazioni esteriori e concretizzarsi fisicamente dell’ego, e per di più forse ingannevoli ?
Oppure , viceversa , occorre considerare tutto nel suo insieme , accettando l’ assioma che vuole che, spogliato di tutto , di un uomo non rimane nulla ?
La nostra vita ci definisce, o fornisce una proiezione fumosa ed ingannevole (spesso anche per noi stessi) di ciò che siamo ?
Come dobbiamo affrontare la questione: è valida la teoria della SOMMA o quella della DIFFERENZA ?
Tutti noi siamo fatti delle cose che pensiamo, diciamo , facciamo , delle nostre scelte ( più o meno libere) , ma quanto queste dicono veramente di noi, quanto sono nostre reali manifestazioni, fotografie delle nostre qualità e delle nostre capacità ? E quanto siamo schiavi di questo meccanismo? O , forse , ne siamo complici ? E qui torno a righe fa, chiedendomi e chiedendovi se , compreso questo , possiamo porvi rimedio ed essere finalmente maggiori artefici delle nostre vicende e delle nostre fortune ?
Sono convinto che trovare una risposta a tutto ciò , o una chiave di interpretazione, relegherebbe molti problemi che ci poniamo al rango di scelte moooolto più semplici e serene , e ci solleverebbe tutti da una gran quantità di ansie e inquietudini ; e me/ve lo auguro di cuore , sarebbe qualcosa di simile alla serenità, che a sua volta dà forza .
Spero di non essere stato troppo noioso e di non avervi scoraggiato a scrivere.
Ciao bloggisti, fatevi sentire.
SINNER OR SAINT

Lettera pubblicata il 6 Giugno 2007. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 2 commenti

  1. 1
    gello -

    Io credo che i principali artefici della nostra vita siamo noi, non l’ambiente esterno. Credo che il nostro DNA influenzi anche compagnie frequentate, luoghi frequentati. Quindi è sbagliato dire che nell’età dello sviluppo le compagnie che frequentiamo agiscono sul nostro carattere, perchè è il nostro carattere il fattore che già nell’infanzia influenza le compagnie frequentate, che a loro volta influenzano il nostro carattere. Quindi spesso il fattore che agisce fin dall’infanzia sul nostro carattere è il nostro carattere( genetico) stesso, che influenza le compagnie e luoghi frequentati, le quali cose a loro volta influenzano il carattere.E’ vero che il caos cosmico interferisce con le decisioni, difatti ad esempio in una compagnia frequentata ci possono essere membri che non ci piacciono. Ma alla fine non assorbiamo influenze da persone di cui non sentiamo il fascino, per motivi genetici, e per di piu’ le eventuali minime influenze che tuttavia esercitano su di noi, sono alleviate dal fatto che in una compagnia i rapporti con tale persona tendono ad essere involontariamente( per istinto) o non , diminuiti e addirittura si tende a frequentare meno tali compagnie o a rifiutarle fin da subito, prima che con esse si consolidino dei rapporti di frequentazione. UNA INFLUENZA maggiore hanno i genitori, poichè l’essere umano è soggetto all’imprinting, specialmente nei primi anni di vita, ma in modo decrtescente all’ aumentare dell’età. Imprinting significa ” assorbire delle consuetudini, modi di vedere le cose…” da parte dei genitori. Ma anche in questo caso l’influenza è bassa, difatti fra i fratelli cè una notevole differenza di carattere e gemelli omozigoti nati e cresciuti in ambienti completamente diversi, fra persone diverse, hanno un carattere quasi identico. Per quanto riguarda la carriera che si fà, anche quella dipende dalle nostre abilità e dalla nostra volontà. Infatti, sebbene ci sia il caos cosmico, poichè i giorni della vita sono tantissimi, l’influenza del disordine esterno a noi si riduce sempre piu’ all’aumentare dei giorni. Chi ad esempio ha fatto carriera, molto probabilmente la avrebbe fatta anche in un altra immaginaria vita, ipotizzando che in tale vita la persona sia identica come carattere, cultura, luoghi frequentati.Difatti, è vero che le occasioni per fare carriera sono offerte anche inaspettatamente( ad esempio raccomandazioni, amicizie..), ma chi per natura si fà raccomandare in questa vita , si fà raccomandare anche in un’ altra vita e le differenze medie fra raccomandatori in una e nell’altra vita, esaminando un grande ipotetico campione di persone, sono basse., Ad esempio, per una persona la differenza fra numero di raccomandatori nelle 2 vite sarà 4 ( 10 – 6 = 4), per un altro 1, per un altro 2, un altro 3.Ma la differenza media è bassa, percentualmente bassa rispetto al valore al valore maggiore.

    Quindi i principali artefici di noi stessi siamo noi.

  2. 2
    gello -

    Lo stesso ragionamento vale non solo per la carriera, ma anche per gli hobbies, gli interessi, i gusti estetici nei confronti delle donne, dei vestiti, della natura, i gusti attinenti al cibo…il carattere piu’ o meno estroverso, misogino, generoso, intuitivo, malizioso,razzista, irascibile…

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