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La mia ragazza che non ho mai incontrato mi ha lasciato

Conobbi la mia ragazza poco più di un anno fa. La nostra è stata una relazione a distanza durata tutto l’anno, di cui nessuno conosceva l’esistenza e non ci siamo mai visti, sembra ridicolo, lo so. Nonostante questo la sentivo più vicina di tutte le altre persone. Avevo avuto altre relazioni in passato ma nessuna mi aveva mai fatto sentire così, condividevamo gli stessi pensieri, gli stessi interessi, con lei ero me stesso e sembravamo fatti l’uno per l’altra. Ci amavamo tantissimo e fra qualche mese avremmo dovuto incontrarci per la prima volta. Una settimana fa lei mi dice che era da un po’ che aveva dei dubbi, che non se la sente più di continuare, che non mi amava più come prima e che lei e i suoi sentimenti erano cambiati, così mi lascia. Sono distrutto, non faccio altro che piangere e non riesco più a fare niente, per me è stata una cosa improvvisa. So che devo andare avanti ma non ci riesco, vivo con la speranza che possa tornare da me anche se mi ha detto che è convinta della sua decisione. Non riesco a farmene una ragione, non voglio che lei si innamori di qualcun altro. Ho paura che non troverò mai più nessuna come lei, che mi faccia sentire così. Mi manca, mi manca da morire e non posso dirlo a nessuno..

Lettera pubblicata il 5 Dicembre 2017. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 8 commenti

  1. 1
    Yog -

    Brevetta la storia. Sei il primo caso di mollato virtuale. Ma sei sicuro che la tipa non fosse una buzzicona sovrappeso o una vecchia? Perchè dall’altra parte della tastiera tu non sai chi c’è. Mai.
    Ovvio che si è defilata se era impresentabile, magari era pure una buona conversatrice, ma certe cose “Non si fanno con la Divina Commedia” (cit.)

  2. 2
    Rossella -

    Ti capisco. Conoscersi a distanza non è semplice perché il linguaggio dell’amore, unito alle aspirazioni proprie della persona, rischia di colpire la morale personale. Tanto per cominciare si ricerca l’utilità della stessa creazione del rapporto secondo lo schema ottocentesco di utile, vero e interessante. Mi rendo conto che si tratta di una cosa antipatica, ma nella vita si tende a ricercare il senso delle cose che si fanno perché l’essere umano ci tiene a presentarsi come un soggetto equilibrato e quando i valori si presentano dissociati la persona che ha fatto un investimento emotivo, sentimentale o affettivo rischia di sentirsi inadeguata e cosa fa? Si ammala, diventa troppo rigida o comincia a presentare aspetti psicopatologici o, almeno, riconducibili ad uno sfondo di nevrosi. Quado mi è capitato mi sono chiusa in me stessa, ma in maniera graduale (proprio perché di carattere sono abbastanza mite) sono riuscita ad aprirmi e a recuperare fiducia in me stesse e negli altri. Ma le reazioni possono essere diverse. Ero abbastanza giovane e credevo nei rapporti umani. Lo facevo ingenuamente.

  3. 3
    Rossella -

    Quando il vero si riduce all’essenziale (perché l’indagine storica della realtà su basi filosofiche e morali è scarna) stai pur certa che tu per quella persona, vita natural durante, resterai la “poveretta” della situazione. Lo stesso discorso vale anche in amore. Da questo punto di vista sono assolutamente d’accordo con i miei fratelli, i quali non comprendono certi miei sentimentalismi. Hanno ragione. Con quale spirito ti puoi dire amica di qualcuno che ti scavalca con il suo saper vivere (la quale immagino farà da contraltare il tuo, scorporato di quella stoltezza che è propria dell’amore crocifisso) e con il quale puoi avere rapporti civili se al posto della parola amico sostituisci devoto o fedele e vivi il piacere come si trattasse di un dovere al quale sottrarti quando hai la possibilità di farlo. Quando ci autocelebriamo cadiamo inevitabilmente nel vittimismo perché chi s’ispira unicamente al bello (voglio unire la famiglia, voglio ritrovare i miei amici, ecc.) deve abituarsi a convivere con il disprezzo di chi lo conosce, ma non è mai stato in grado di riconoscerlo perché concepisce l’incontro come lo spettacolo della propria diversità. Uno spettacolo dal quale trarre successo per giustificare la presentazione…

  4. 4
    Rossella -

    … presentazione eroica e mitizzata di sé.

    PS Non ti scoraggiare. Ogni cosa a suo tempo!

  5. 5
    Gabriele -

    Serapide, la prima domanda che mi viene in mente è: quanti anni hai?
    Perchè se hai 16 anni ti posso ancora capire, se ne hai di più no, in realtà non capisco, nemmeno se tu avessi 16 anni. Ti spiego perchè. Io, caro Serapide, sono una persona e in quanto persona ho necessità di instaurare rapporti umani, e non illusioni di rapporti umani. Se vi siete conosciuti via chat o social network, non devi confonderti: questi mezzi informatici sono fatti apposta da chi li ha creati per favorire l’individualismo della persona a tutte le età, ecco perchè ci troviamo con le baby gang, le ragazzine che vanno in giro in minigonne top scollati, persone che non sanno scrivere con punteggiatura decente, offese gratuite e senza un perché e gente che butta i sassi dai cavalcavia. Si arriva ad avere degli involucri così, non delle persone. Tu credi di aver avuto una storia d’amore, ma in realtà hai avuto un’illusione di essa.
    Io sono contro Facebook, contro tutti i social, li ritengo inutili, tutti sono disposti a fare amicizia con tutti (o a diffamarli, attenzione), ma se si tratta di fare un gesto sincero di amicizia nei confronti di una persona nella vita reale, col ca**o

  6. 6
    Golem -

    Io questa storia la trovo meravigliosamente oscema.

  7. 7
    Yog -

    Come i bitcoin. Avere una fortuna ma non poterla spendere, perché è oggettivamente difficile pagare un caffè con una blockchain. Il mio barista mi ha detto che se pagavo in bitcoin il caffè me lo faceva virtuale. Ci siamo lasciati.

  8. 8
    Viaggiante -

    Ho paura che non troverò mai più nessuna come lei, che mi faccia sentire così.

    Te lo auguro….

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