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La “Giustizia” non è di questo mondo

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Ritrovato dopo 30 anni il mio primo amore, a quasi 50 anni mi trasferii in Germania lasciando la mia amata Roma e il mio piccolo appartamento posto al secondo piano di una alta palazzina. Dopo un anno, a luglio del 2016, iniziammo ad organizzare il matrimonio, che si sarebbe svolto nel paese natale del mio Lui a 200 km da Roma.

Sembrava tutto fantastico. Pochi pensieri: la cerimonia e i preparativi.

Partimmo per il paesino il 29 luglio e il primo agosto decidemmo di fare un salto a Roma per rivedere i miei luoghi.

Entrammo nella palazzina, salimmo le scale, aprimmo la porta di casa e vedemmo qualcosa che fece volar via tutto il nostro entusiasmo.

L’acqua cadeva dal soffitto come pioggia: l’appartamento si stava allagando. L’appartamento sovrastante, in ristrutturazione, mi stava distruggendo casa!

Da quel momento un evolversi di situazioni assurde.

La ditta di ristrutturazioni se ne fregò, la proprietaria dell’appartamento se ne fregò e perfino l’amministratore, il Paperon de’ Paperoni della situazione, se ne fregò.

Il cattivo odore di umidità già non faceva respirare. Mi sembrava di vivere un incubo e speravo in un risveglio.

Nonostante il verbale dei Carabinieri chiaro, non riuscivo a far valere i miei diritti di danneggiata.

Non potendo pernottare in quella casa facemmo continuamente, perfino il giorno precedente il matrimonio, avanti e indietro dal paese con l’ansia di aspettarci sempre il peggio.

Oramai la testa non era più al matrimonio. Non riuscimmo nemmeno a comperare gli abiti nunziali e organizzare un pranzo decente.

Il 20 agosto dovemmo tornare in Germania. Tutto ciò che si era danneggiato si stava asciugando e partimmo un pochino più sereni pensando di aver scongiurato il peggio.

Ma la serenità durò meno di dieci giorni!

Paperon de’ Paperoni con una telefonata brusca e insolente mi disse che due appartamenti sotto al mio erano stati danneggiati dall’acqua ed ipotizzò il mio totalmente allagato facendo intendere che fosse mia la colpa. Il mio contatore centrale acqua era chiuso da due anni quindi ciò che asseriva era impossibile.

Partimmo immediatamente e dopo 14 ore, arrivati in piena notte, trovammo una situazione indescrivibile. L’acqua era ovunque. I soffitti, le pareti, i pavimenti, i mobili, gli abiti, il cibo, i ricordi di famiglia e tutto ciò che era la mia vita di 50 anni era perso.

Decidemmo di avvalerci di un avvocato e di un architetto.

Ma la situazione divenne sempre più assurda.

L’avvocato perdeva tempo, cambiava continuamente strategia ed era irraggiungibile. In otto mesi spedì 3 lettere, tra cui una richiesta di risarcimento danni a cui non diede mai seguito.

Il tecnico impiegò mesi a confezionare una perizia che ad oggi non ho in originale.

La proprietaria di sopra continuava a negare la propria responsabilità.

Paperon de’ Paperoni, nonostante inizialmente avesse attribuito la colpa alla signora di sopra, imputò i danni ad una colonna di scarico che raccoglieva le acque piovane da una inesistente terrazza condominiale. Probabilmente anche il perito, il signor G, dell’assicurazione del palazzo –nota compagnia- fu portato ad allinearsi. Il risultato è che ad oggi non ho ricevuto alcun assegno di risarcimento e sono ancora in attesa di chiarimenti da parte della compagnia.

A maggio 2016 ci trovavamo ancora al punto di partenza.

Lo stress non mi faceva né dormire né mangiare. L’angoscia di non sapere a chi rivolgermi e il non riuscire a chiudere questo capitolo stava distruggendo il mio equilibrio mentale. Qualsiasi cosa era solo un inutile esborso di soldi. Fu in questo momento che iniziai a cadere in depressione che dovetti ad andare da uno psicologo.

Combattevo contro i mulini a vento e nonostante tutto le cose continuavano a precipitare.

Poi, a luglio, venne il momento di dover impugnare un verbale di condominio per rallentare la situazione. Decidemmo di affidarci a un secondo avvocato che l’architetto ci consigliò.

Non ci rendevamo conto, ma stavamo finendo dalla padella alla brace.

Questo secondo avvocato mi inviò una mail comunicandomi in grandi linee il suo onorario. Accettammo e dopo meno di 5 ore spedimmo i documenti richiesti.

Tutto sembrava prendere una piega positiva, quando ad un certo punto…il baratro.

Dopo neanche 12 ore mi inviò una nuova mail in cui mi scrisse che nel preventivo aveva dimenticato uno…zero.

Sappiamo bene cosa vuol dire passare da 1.500,00 a 15.000,00 in un batter di ciglia.

Ma non è tutto. Mi indicò anche un IBAN ove avrei dovuto inviarle subito 2.000,00 €.

La chiamai immediatamente per dirle che se mi avesse comunicato quella enorme cifra prima di iniziare avrei rinunciato. Chiusa la telefonata dopo pochi minuti mi inviò un avviso di parcella di circa 4.000,00 € e l’intimazione ad adire le vie legali.

Mi demoralizzai definitivamente e da allora vivo nella perenne angoscia che qualcosa ancora potrebbe accadere.

Ora, dopo un anno e mezzo, la casa è distrutta e non può essere abitata per i troppi danni.

Non posso affittarla per avere un piccolo guadagno visto che ancora non trovo lavoro, figuriamoci venderla.

Per tutelarmi dal secondo avvocato ho dovuto riunire le mie poche forze e denunciarla.

Papero de’ Paperoni ha fatto pagare anche a noi condomini il ripristino, mai avvenuto, di una colonna che non ne è la causa. Nessun condomino si è opposto tranne me, ma ho ricevuto solo insulti per questo.

Mi sono anche accorta che da anni mi attribuisce spese non reali, ma da quanto capito la legge non dà la possibilità di ricevere giustizia senza affrontare spese enormi per un legale.

Ho ricevuto, perfino, una lettera dall’architetto in cui mi accusa di avere la colpa di tutto. Mi intima anche di pagare il secondo avvocato, mentre lui, nonostante la mia richiesta di restituzione, è ancora in possesso della la mia chiave di casa che, in piena fiducia, gli consegnai per i sopralluoghi.

È tutto assurdo!

Nessuno ha saputo…meglio…nessuno ha voluto aiutarmi e non ne capisco il motivo. Ho tutti i documenti -foto, filmini, ricerche, accertamenti tecnici, documenti, audio/registrazioni- ma non riesco ad ricevere giustizia e non so per quanto ancora durerà.

La cosa sicura è che questa situazione mi sta distruggendo!

Lettera pubblicata il 6 Dicembre 2017. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 6 commenti

  1. 1
    Gabriele -

    Cara Animor, mi dispiace molto per la tua situazione, ricca di incompetenti e mi permetti di delinquenti. La prima domanda che mi viene da porti è: se il tuo appartamento, di fatto è da ritenersi inagibile, sulla base di cosa, l’intero palazzo è da ritenersi agibile? A parte le perizie tecniche di parte, sono stati interpellati organi neutri? Ufficio tecnico del comune o ancora meglio, i vigili del fuoco? In una situazione del genere gli unici che possano stabilire l’agibilità di un edificio sono i vigili del fuoco, dal momento che, la struttura o parte di essa è stata fortemente stressata, in varie circostanze e per giunta non stiamo parlando di un edificio relativamente recente, ma che a causa dell’età, necessità, come tu stessa racconti di interventi profondi di ristrutturazione.
    Essendo una vicenda complessa, mi riservo di darti altri commenti, altrimenti ne scriverei 10 solo per elencarti, tutte le irregolarità poste in essere: ripartizione in percentili della ristrutturazione non fatta per esempio, l’approvazione dei preventivi, oppure la violenza privata che stai subendo dall’architetto che ha la tua chiave, il fatto che, stando a quello che racconti, non sei stata informata degli interventi necessari all’edificio, il fatto…

  2. 2
    Gabriele -

    Che l’avvocato ti mandi una mail, per chiederti la parcella, senza farti prima un preventivo di spesa ( mi viene il dubbio siamo sicuri che sia avvocato? A che numero è iscritto nell’albo?). P.s. Scriverò altri commenti, la vicenda è molto complessa.

  3. 3
    Yog -

    In teoria Paperone ha fatto la cosa giusta: attribuire la causa alla condotta COMUNE implica che debba intervenire l’assicurazione del condominio; in caso contrario, il danno avrebbe dovuto essere risarcito da quella del piano di sopra.
    Ho l’impressione che hai fatto un gran casino complicando la vicenda all’inverosimile, in ogni caso la vita è corta: dato che abiti in Germania, svendi la casa così com’è e liberatene. Ci guadagnerai in salute e ti godrai quattro soldi.

  4. 4
    Gabriele -

    P.s. Ho riletto la lettera: hai lasciato le chiavi di casa tua all’architetto, ma tu eri presente ai sopralluoghi?

  5. 5
    Rossella -

    Non entro nel merito della tua storia. Mi ha colpito il titolo. Io non penso che la “Giustizia” non sia di questo mondo neanche dopo aver ricevuto offese gravi per una donna. Io non le ho reputatate tali perché mi sono resa conto che i sapienti (o meglio i “pacieri”, coloro che mettono la pace senza mai considerare che abbiamo un’anima e che non basta appianare i contrasti per dirsi operatori di pace) hanno tentato una mediazione fredda. Che significa essere una donna? La Giustizia io l’ho trovata nelle cose in cui credo, perché sono animate e danno sostanza alla dignità dell’individuo, sempre nel rispetto delle differenze. La donna secondo la tradizione è sottoposta all’uomo perché anche nelle relazioni interpersonali dimostra di avere più aria. Non è sottoposta nel vero senso della parola. Nel momento in cui le si aprono nuovi orizzonti, com’è giusto che sia, l’uomo deve sempre ricordarsi di rispettarne il pudore. Ci sono limiti per me invalicabili, ma nella vita in generale sono disposta a chiudere un occhio e a comportarmi (per logica) come una compagna. Ebbene, cosa accade? L’altro tenta di asservirmi al suo potere, comprimendo la mia libertà. Si tratta di una cosa che non puoi dimostrare perché il mondo va così.

  6. 6
    Rossella -

    Se non ricevi delle avances devi accettare l’opinione comune che t’invita a rispettare l’età, il ruolo, ecc. Si tratta di consuetudini che possiamo contrastare vincendo i sensi di colpa perché si fa leva sull’istinto materno. L’uomo si sente sicuro e, quando ha questa forma mentis, si fa scudo del lamento e ti getta in uno stato di prostrazione psicologica. Io sono andata avanti perché esco di casa con la “corazza” e mi faccio scivolare addosso l’indifferenza del mondo. Non la considero neanche cattiveria perché veramente viviamo in un’epoca in cui l’uomo si sente il centro del mondo. E se le cose stanno così, significa che siamo tutti uguali. Non voglio essere da meno, anche se nel mio piccolo cerco sempre di essere una persona onesta e sincera. Il punto è che tutti possiamo salire sul piedistallo. L’umiltà non va calpestata.

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