La fine improvvisa di un amore
di
Loredana
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LillY: ho scritto quanto sopra non per dire che io avevo un idilliaco equilibrio perfetto, ma per dire che molto spesso quando capitano queste valanghe uno si ritrova a chiedersi:
@era il mio (non il suo)equilibrio ad essere malato ed instabilissimo.
ora, chiaramente lo sai tu quanto stavi male prima, ed è ovvio che neppure io ero una specie di budda metropolitano se ho permesso che la valanga mi travolgesse, non mi sono spostata, sono andata in blocco, e ho permesso che qualcuno entrasse con un coltello nei miei punti deboli…
e sono, ripeto, contenta di tutto quello che ho dovuto guardare in faccia.
però è anche vero che oltre ai punti deboli (che qualcuno, se ti vuol bene, non va a colpire sparandoci sopra come la mela di Guglielmo Tell, e facendoli infrangere in mille pezzi che non riesci più a ricomporre) c’erano anche delle cose in me che funzionavano. E con cui lui se l’è presa a morte.
Non ero una depressa, nè una che amava l’aggressività. Nè ero una a cui piaceva soffrire. Non ero affascinata dagli stronzi e dagli uomini violenti.
E questo lo dico perché questi luoghi comuni non aiutano in nessun modo chi ha vissuto queste “avventure”. E soprattutto non spiegano niente.
Solo che non sapevo quanto ciò che dice Wizard possa essere deleterio:
@che nella stessa frase ti manda 8 messaggi contrastanti differenti, ed al grido di “sono confusa” si attribuisce la patente di poter sbandare a destra e a manca come un fuscello nel vento a danno di tutti quelli che stanno intorno.
Non sapevo che da queste cose bisogna spostarsi e basta. Perché sono deleterie veramente.
Che, prima di tutto, ciascuno si salva da sè, e deve lavorare in prima persona sulla sua confusione, se vuole. Se non vuole non può ledere te per questo. E non sapevo altre cose. Molte altre cose.
Lui mi ha “fregato” non perché era più forte di me, ma mettendosi in posizione di debolezza.
Non importa se a me era appena passato uno tsunami nella vita, la malattia di una persona che amavo immensamente, e che in alcuni momenti pareva avrei perso, e stavo in piedi (stavo in piedi non solo per grazia ricevuta, ma perché ero disposta a faticare per stare in piedi)e dovevo gestire altre mille cose. Non importava, perché lui non era in grado di reggere molto meno. Non lo era mai stato. A conti fatti era vero.
Ma perchè? Perché preferiva tenersi le sue strategie sbagliate, perdere me, perderci, creare situazioni stressanti e dire che odiava lo stress ma che la colpa stava fuori, nelle oscillazioni inevitabili del fuori, preferiva questo anche se ciò è in realtà faticosissimo (per quello che ti toglie della vita, della sua evoluzione,della serenità e delle emozioni che potresti provare) e preferiva dire “io sono in crisi” piuttosto che intervenire su quella crisi in modo costruttivo. si può stare in crisi tutta la vita, ripetendolo e basta. Mettendosi al contempo in posizione di debolezza e di controllo. Perché se uno non regge tu non puoi fare neanche uno starnuto.
Ciao wizard. Con il senno del poi posso solo dirti che cercare a tutti i costi una giustificazione per ogni comportamento è un bel sintomo di innamoramento altamente autolesivo.
Probabilmente sei una persona generosa, ben disposto verso il prossimo o comunque verso quella/le “prossima/e” che ha/hanno diviso, sta/stanno dividendo, dividerà/divideranno la tua vita.
E qui sta l’inghippo. Quello che (personalmente) mi ha fregato…..e ho i nervi a fior di pelle, non o meglio non solo, per il dispiacere di come è finita la relazione ma per il mio comportamento
Dividere la vita, compartecipare, scambiarsi, “fondersi” (e ci sarebbero centinaia di altre espressioni).
Anche solo per un periodo. Ma che sia per tutto quel periodo.
Ci sono personaggi che, invece, invadono noi stessi, si allargano, si piazzano al posto nostro e vivono la nostra vita.
O meglio, sovrappongono la loro vita alla nostra, la fagocitano, la mangiucchiano e poi la sputano via mezza masticata!!!
E noi (dopo) dobbiamo pure stare zitti perchè da individui (presumo) maggiorenni, in teoria capaci di intendere e di volere siamo stati capaci:
– non di intendere ma di stravolgere parole, urla, pianti, dimostrazioni di egoismo, di menefreghismo….nell’affannosa ricerca di una giustificazione,
-di volere (come conseguenza) tutto ciò che alla fine ci ha fatto un male bestiale!!!
Ciò che dobbiamo piazzare in testa a noi stessi per poi trasmettere il concetto agli altri è che non siamo bivacchi viventi, non siamo punti di ristoro dove fermarsi scaricare stress, tensioni, ricaricarsi di energia altrui e partire verso nuovi lidi!!!!
Ma dobbiamo prima capirlo noi! Poi farlo capire agli altri.
Il che non significa chiudersi in una fortezza pur di difendersi a tutti i costi da chi potenzialmente potrebbe farci male.
Significa solo mettere dei paletti.
Io sono qui, disponibilissima al dialogo, all’ascolto, all’appoggio. Ma lo sono nella misura in cui tu sei altrettanto disponibile.
Perchè lo stress, l’ira, il caz….girato malamente, la malinconia, la depressione, non sono una prerogativa degli altri.
Anche noi possiamo stare male. Abbiamo diritto di stare male. Ed il diritto di confrontarci con gli altri per dare una spiegazione al malessere (a volte anche una soluzione).
Non abbiamo certo il diritto di aggredire un’altra persona urlando come forsennati, arrivando, a volte, anche alle mani, completamente in balia dell’istinto sepellendo quella ragione che dovrebbe essere il perno della civiltà.
Così come non abbiamo il diritto di piangere disperatamente, farci consolare, imbalsamati in una malinconia struggente, con la pretesa assurda di essere protetti, difesi da tutto e da tutti.
Anche perchè, tante volte, gli individui che si comportano così….un bel mattino….danno il benservito al “giustificatore-consolatore-tutelatore-riequilibratore” (a me non è neppure stato datonuovi polli da fregare…..
Ed il problema è che noi gli abbiamo dato l’opportunità, come dicevo prima,
di arrivare, piazzarsi dentro di noi, bivaccare, riprendere nergia mangiandosi la nostra, saziarsi al punto di dover sputare quei brandelli di noi che non riescono proprio a mandare giù e portare via le palle dalla nostra esistenza lasciandoci immersi in un inquietante “ho i nervi a fior di pelle, non o meglio non solo, per il dispiacere di come è finita la relazione ma per il mio comportamento”!!!!
Noi ci siamo comportati bene non fosse altro perchè lo abbiamo fatto senza un secondo fine.
Abbiamo sbagliato a valutare.
Non facciamolo più, facciamo tesoro delle nostre tranvate ed impariamo ad amare e a parlare con noi stessi almeno tanto quanto abbiamo amato e cercato un dialogo (inesistente) con loro!!!
Luna….i tuoi preziosissimi post non meritano una risposta in quattro righe. A dopo!
Boh…..non so cosa abbiate potuto capire da quanto ho scritto sopra perché il web ha sbrindellato il mio post e l’ha ricomposto secondo un suo dio….(a frasi sparse ovunque….).
Il concetto però mi sembra chiaro.
Posto che abbiamo commesso un errore non dobbiamo autoflagellarci per averlo commesso, anzi, prendere spunto e tenerne conto per il futuro.
Poi ci sono i casi in cui l’errore non c’è.
Non può esserci perché……. @“se mi spostavo ero stronza, se restavo ero stronza”.
Luna…Ti riporto un monologo. Uno dei tanti che vuole solo dimostrare quanto tutto ciò che hai scritto è vero anche per me.
Questi monologhi erano ormai all’ordine del giorno. E non c’era un motivo scatenante. L’ira scoppiava così, dal nulla. Per uno sbadiglio, un sorriso, un attimo di indecisione, un intercalare “ehm” .
“Siete tutti uguali. Anche tu, tu che sembravi diversa. Invece sei come loro. Uguale. Incapace di distinguerti. Perché gli hai stretto la mano, perche? Perché? Perché? Perché si fa così. Perché lo fanno tutti. Ma tu non sei tutti. Se vuoi stare con me devi diventare la migliore. E stringere la mano solo alle persone che vuoi veramente conoscere. E non dire mai più buongiorno. Buon giorno. Analizza questa frase, sforza il tuo cervello. Ti importa per davvero che quella persona sconosciuta passi per davvero una buona giornata? No! Non te ne frega niente. Niente. Niente! Hai il suo numero? Rispondi!!!Ha il suo numero? Chiamalo! Chiamalo e digli che non te ne frega niente della sua caz.. di giornata! Fallo ora e fallo davanti a me. Non lo fai? Io me ne vado, sparisco, straccio la scheda del telefono. Tu non meriti di stare con uno come me. Tu non sai distinguerti. Anche tu sei come loro. Siete una truppa. Tutti in marcia contro di me. Tutti armati contro di me. Io sono la vostra vittima. Vittima della vostra ignoranza, del vostro perbenismo, della vostra pochezza, della vostra meschineria, delle vostre mani tese, “Buona giornata”, “dimmi”. Ieri al telefono mi hai detto “dimmi”. Non farlo mai più. Dimmi si dice ad un collega, ad uno sconosciuto, è una frase svuota, una frase del distacco. E tu l’hai detta a me! A me. Ah già ma tu non pensi, tu vivi nel tuo mondo di frutta candita, nel tuo mondo di proverbi, di frasi fatte, incapace di distinguerti, di ribattere. Perché non mi rispondi? Eh? Dimmi perché? Ti faccio paura? O non capisci? Già non capisci. Non puoi capire. Il tuo cervello è pieno di conformismo. Sempre pronta dare il buon consiglio democraticocristiano, a perdonare,a capire, a giustificare. Stai studiando la risposta vero? La risposta da dare a questo scemo che sta straparlando. La risposta giusta. Ma io non sono scemo,. Non hai diritto di pensarlo. Non puoi competere con i miei eccessi. Si hai capito bene! Eccessi. Perché devo compensare le vostre carenze. Mi costringete ad essere eccessivo. Tu sei l’unica che mi conosce veramente. Aiutami tu. Per favore aiutami tu. Sei l’unica che può farlo. Non mi lasciare da solo. Parlami, parlami sempre (continua…)
parlami di continuo. E fammi vedere qual è la strada che devo percorrere. Tu sei migliore di me. Tu sei il mio puntino lassù. L’unica che resta. L’unica che c’è sempre. Ci sei sempre, sta sempre bene, sempre disponibile, sempre sorridente. Cosa caz.. c’è da sorridere? E adesso perché ti avvicini? Stammi lontano. E anche per colpa tua che adesso mi sento soffocare. Non sto bene. Chiedimi scusa, chiedimi perdono.”
Etc etc etc.
Il tutto gridando come un forsennato, sbracciando, buttando tutto all’aria.
La stessa violenza che aveva nel “bene”. Quando piangendo mi abbracciava così forte da farmi male. E restava fermo così a piangere e a farsi accarezzare anche per ore.
Anche io ero (sono ancora….) una “risolutrice”.
Talmente risolutrice che non potevo non intervenire in un caso così!
Uno che in un monologo dice tutto ed il contrario di tutto. Si appoggia, ti allontana e poi ti accusa di volerlo lasciare solo. Uno che ti vede nell’arco di tre secondi come la migliore e la peggiore?
Pensavo stesse male e volevo aiutare a risolvere se stesso nella convinzione di essere così forte da non perdere per strada niente di me!
Quando ho scoperto che la sua instabilità mentale era tutta una farsa messa in piedi nel momento in cui si era reso conto di aver finalmente trovato qualcuno che non lo mandava a quel paese quando sfogava i suoi nervi ormai mi ero lasciata succhiare via tutte le energie.
Quando l’ho conosciuto non era così, si rideva, si scherzava, mi rispettava. Ci si confrontava e c’era un dialogo intelligente, ci siamo dati (devo ammetterlo) mille spunti
Ma aveva un rancore sordo nei confronti di una platea di gente che, a suo dire, lo sottovalutava, lo scartava….
In me ha visto il riscatto!!!
Non era malato. Era solo incazzato e stressato! Non poteva sfogarsi con i suoi detrattori e “picchiava la sella”!!!!
L’altro giorno ero ad un passo da loro (lui e sua compagna), sorridevano beatamente ad una coppia amica solo di lei a cui lui ha stretto la mano e che ha salutato con un buongiorno che nelle mie orecchie ha risuonato come lo stridio di una forchetta su un piatto riprodotto in un mega amplificatore.
Stessa stretta di mano al congedo e conversazione approssimativa interrotta da uno squillo del cellulare (quello di lui). E lui che fa? Sorridendo (al telefono??????) spara un “Dimmi” a mille decibel….Alla fine se ne sono andati. Lui a testa bassa e lei che gli martellava nelle orecchie una serie di considerazioni negative sulla sua persona, sul suo abbigliamento, il suo comportamento troppo goffo. E lui a testa bassa a giustificarsi, a “subire”…..
Chissà su cui sfogherà ora? Con chi griderà? Su chi piangerà?
Q…..uando le urla cessano ti mancano perché hai lasciato che riempissero tuta la tua esistenza .
Lo stesso vale per il pianto dirotto.
Ora lo so, so anche io che in certi casi bisogna spostarsi e basta, che ciascuno si salva da sé, deve lavorare in prima persona sulla sua confusione e tutto ciò che hai scritto.
Ora (solo ora, però)lo so.
Ciao,
avete ragione Lilly e Luna, è un’autoanalisi corretta che ho dovuto fare anche io e pensavo di non averne bisogno. Ma dopo la seconda volta che ricado negli stessi errori un paio di domande te le devi fare.
e ho cominciato a pensare cosa voglio io.
io so chi sono, da dove vengo, dove sto andando e come ci voglio arrivare. so anche di essere, evidentemente, attratto da donne nella tempesta e non ho mai pensato prima d’ora che c’è anche chi è nella tempesta perchè, di fatto, ci vuole stare. so che la sicurezza e l’equilibrio tendono ad attrarre persone che, diciamo, fanno più fatica. so anche che non sono capace di vivere le relazioni in punta di piedi, o zero o cento.
so che quando la persona che ho di fianco si mette in una posizione di debolezza (crisi, non sta bene, è stressata ecc ecc) prendo e parto alla carica lancia in resta convinto che sia la cosa giusta da fare. ed è proprio qui che la faccenda diventa pericolosa perchè quella posizione di debolezza è invece di forza ed è il sistema migliore per farmi su.
ma mi va tutto bene, non voglio cambiare
solo che è la ricetta per il disastro se non sei capace di valutare chi hai di fianco. già, perchè purtroppo ci sono persone che fondamentalmente se ne sbattono, vivono una vita di sopravvivenza prendendo quello che serve come a un self service. e spesso per incapacità o malvagità non si rendono nemmeno conto di quello che combinano (o se ne fregano).
Non ho nessuna voglia di sopravvivere, voglio vivere, voglio le responsabilità che una relazione comporta, voglio viverne anche le difficoltà, voglio superarle e crescere. ma voglio che siamo in due a farlo. se lavoro da solo, primo non è una rapporto ma (bho? cosa?), secondo non vado da nessuna parte.
e quindi? bha se riuscirò ad imparare a valutare chi ho di fianco sarà tanto di guadagnato, in caso contrario potrà andare bene o male con la prossima ma per lo meno, porca miseria schifosa, vivrò non mi lascerò trasportare dalla corrente, arrivando tra vent’anni a guardare indietro un percorso di vita fatto di fughe, non scelte ed immobilismo.
poi magari dall’alto arriverà un’occhiata benevola e la prossima sarà quella giusta.
a presto
PER FINIRE……
Ps……Luna, mi dirai: “e uno che a testa bassa non controbatte e subisce a testa bassa secondo te si ama e si autostima?”.
Ed io rispondo di si. Che si ama. In un brutto modo che prima o poi gli farà veramente male ma….si ama.
Perché per motivi un po’ economici ed un po’ personali deve subire certe situazioni. Ma quando la sua mente gli dice “stop! Ora basta! Vai e aggredisci per compensare e riequilibrarti!” lui, in una sorta di amore contemplativo per sé stesso va e fa tutto ciò che la sua mente gli suggerisce per ristabilire un equilibrio.
Io, non ci riuscirei a dare una randellata sulla capoccia di un povero cristo perché il mio datore di lavore mi vessa/disprezza per compensare il male subito con una vendetta (io mi vendico e questo è il mio obbiettivo! Chi se ne frega se la randellata l’ho data a x anziché a y: Mi importava dare la randellata….e l’ho data!).
Lui si.
Un bruttissimo tipo di amore per sé. Un amore che prima o poi presenterà malamente il conto. Ma pur sempre amore (ed autostima)!
…………Ciao a tutti!
Ciao Marghe 🙂
riguardo alle risposte che tu ti dai ovviamente non rispondo 🙂 le tue risposte sono le tue risposte, sono giuste per te 🙂
però poni una domanda, forse più di una a me, e dunque ti rispondo a quelle 🙂
@non ti sembra di dare troppa importanza a quest’uomo? Va bene cercar ogni tipo di scappatoia analitica per riprendere a vivere, va bene vedere la NOSTRA verità dei fatti e niente altro per scacciare la paralizzante malinconia che ti toglie il fiato , ma non va bene secondo me pensare che sti omuncoli possano aver avuto il potere di annientarci.
Io ho già cominciato a vivere e non mi servono scappatoie analitiche 🙂 Sono ancora in viaggio,ma se osservi veramente quello che scrivo ti sembra che trasudi desiderio di rivalsa? o cristallizzazione nel passato? O autocommiserazione? Non credo. Non è quello che sento, almeno. Io non credo siano scappatoie, tutt’altro. Credo sia centrare il problema, o tentare di centrarlo (nel senso che ciascuno sa per sè quale sia per lui il problema centrale). Se il problema non sussiste non serve parlarne, ma se sussiste, se uno ha ancora delle domande, penso possa valere la pena di parlarne.
Perché i risultati, i “sintomi” di queste dinamiche sono complessi, anche se molto spesso gli inizi che stanno al centro di queste dinamiche sono molto più “semplici”. Ma vederli non è così immediato.
Quello che tu chiami “analisi” non è dire loro hanno-hanno avuto tanto potere… è invece secondo me sgonfiare dei “mostri”. Se i mostri si sgonfiano da sè tanto meglio. Se una persona guarda serenamente al proprio futuro tanto meglio. Ma se una persona continua a portarsi dentro dei miti all’inverso, come dei mostri, a credere che quello che è accaduto sia stato inevitabile (mentre “contigente” è diverso da inevitabile), che le cose ti capitino addosso come delle tegole da cui non puoi schivarti o a colpevolizzarsi, o a implodere in analisi a circolo chiuso… bhe, forse vale la pena parlarne.
Io posso dirti che il potere a quelle persone si dava nel momento in cui si restava in determinate situazioni senza dare valore alle proprie sensazioni e alla propria capacità di scelta per il proprio bene. Parlarne come si fa in questa sede non è dare potere a loro, o a quanto hanno fatto, ma alle proprie sensazioni.
se una persona dice che pensare a qualcosa gli fa ancora male esprime quello che sente.
se tu dici che non ti fa male fai altrettanto.
Il discorso è anche che ciascuno individua il suo problema e le sue fasi. E le sue soluzioni. se la tua funziona per te è ottima, e indiscutibile. Sei serena? perfetto 🙂
Al momento quando ho letto “dare troppo importanza a loro” sono rimasta stupita perché invece mi sembrava che qui si parlasse delle sensazioni di chi scrive, con una centratura (sana, a mio avviso) sulla propria percezione e sulle proprie sensazioni, non su quelle di qualcun altro.
Forse ho capito però ciò che intendi. Che può fare male continuare a pensare che loro abbiano potuto fare tutto questo…
Infatti, non lo hanno fatto da soli. Queste cose si fanno sempre in due. Ma messa così suona come: te la sei cercata. te la sei meritata. è colpa tua che non ti sei spostata. E, mi dispiace, mi rifiuto di dirla così, perché così non è. Perché queste dinamiche sono più complesse di così. E sono anche molto individuali. Tu hai le tue domande, io ho le mie. Tu hai le tue risposte, io ho le mie. Ma io mi rifiuto di fare ulteriore violenza a chi ha sentito di subire violenza e si sente lacerato buttando là frasi che, messe giù così, possono causare altre analisi a circolo chiuso, e essere cagione di altra violenza. Piuttosto se faccio un’affermazione la spiego. Troppo? può darsi, ma meglio troppo, perché io penso che parlo con persone che sono ancora in viaggio, altrimenti non si farebbero domande. E non descriverebbero le proprie sensazioni perché sono in dubbio a riguardo. Mentre le loro sensazioni (primitive) valgono e basta. Ma si sono abituate a non dare loro sufficiente importanza. E, bada bene, non ti sto dicendo che ho delle risposte, dico solo che quando faccio delle affermazioni le spiego, perché ho rispetto della possibile fragilità di chi mi ascolta. se non c’è tanto meglio. io la metto in conto.
Per quanto mi riguarda lui non mi ha annientato, perché altrimenti non sarei qui, e non vivrei una vita degna di tale nome. Ma che ci sia stato un periodo in cui c’è stato uno stato di sofferenza è, per me, vero. Il punto non sta nel negare che ci sia stato per togliere potere a qualcuno, o di darne dicendo che quello stato di sofferenza è esistito. Il mio problema non è dire che uno “è stato così bravo da annientarmi in quella maniera” o “non abbastanza bravo”. E sai perché? perché il problema per me non è lui. Il punto per me è un altro. Per me: che qualcuno ti ami o non ti ami, che sia una cozza o superfigo, che sia squilibrato o no (c.... suoi), sarebbe molto bello se nessuno arrivasse fino alla saturazione ostinandosi in un qualcosa che, comunque, e indipendentemente dal perché, gli causa malessere e non benessere. Uscendo da una miscela esplosiva, indipendentemente da chi sia la miccia e chi le dà fuoco.
Lilly…
io in realtà ti direi: sono c.... suoi quello che è, è quello che è, e per te era miccia esplosiva. Punto.
Però mi rendo anche conto che, parlandoti di certe cose, giustamente, ho chiamato in causa una descrizione di questo tipo. Il punto è che io volevo descrivere che a volte è possibile che la stanchezza su più fronti renda le nostre difese basse per individuare le nostre sensazioni primarie.
Una cosa però voglio dirtela, ciò che io (discutibilissimo) ho pensato leggendo quel monologo che hai riportato. La sensazione che, se tu avessi tolto l’audio mettendoti due tappi, avresti visto un’ondata di aggressività enorme, e forse, istintivamente, ti saresti spostata. Ma sei entrata nella “logica”. E lo fai ancora quando ti chiedi se lui ha più autostima di te. Per me non ce l’ha, ma comunque sia sono sempre c.... suoi.
Baci
ciao ragazzi, è da un pezzo che manco da queste parti…come state?
Io sto bene, a parte i tanti problemi sul lavoro, devo dire che nella vita privata va meglio. Dopo 8 mesi di solitudine comincio a respirare un’aria nuova.
Una nuova conoscenza all’orizzonte e il passato è sempre piu’ lontano…è bello riprovare certe sensazioni quali quella di stare bene con qualcuno e ridere e sentirsi a casa.
Spero davvero che questo stato di serenità continui perchè sto cominciando a ritrovare un po’ di fiducia nei sentimenti.
Voglio dire a tutti coloro che ancora soffrono per qualche ex, che bisogna trovare il coraggio di chiudere col passato perchè la vita è sempre in avanti. Non buttatevi giu’ perchè dietro l’angolo potrete incontrare altre persone e vivere ancora belle emozioni.
Un saluto particolare a Luna. Suny. Ant062. Anna.
State bene ragà?