La fine improvvisa di un amore
di
Loredana
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Lilly, ma per caso abbiamo avuto una relazione con la stessa persona?….Tutta questa analisi esce ora, ma perchè mentre la vivevamo pensavamo solo che amavamo?…perchè non riuscivamo a scrivere all’epoca queste cose, io son stata sorda, muta, ceca, paralizzata per ben 4 anni…mi rendo conto ora che non capivo più niente, completamente rincoglionita, per star in una cosa del genere che nulla ha a che fare con la nobile parola “amore”, manco da parte mia, eppure sento di aver amato e ci son stati momenti in cui mi sentivo amata…qua comincio a non capirci più nulla di nuovo….ahahahahahahahha
E poi mi chiedo ma possibile che ci sia bisogno di tutto questo rivoltamento psicologico solo per amore?
Per poter vivere in futuro in difensiva verso ciò che crediamo “amore”?…Passarlo prima al setaccio del retaggio e poi si vedrà?
Ma che faticaaaaaa…credo proprio che rimmarrò single per il resto dellamia vita…
ALONSO: scusa,non avevo visto la domanda sul libro 🙂 ammetto che non mi ricordo se ti avevo già detto di alcuni libri, e non vorrei ripetermi.
E poi… restingiamo un po’ il campo e vediamo se mi viene in mente qualcosa 😉
Esattamente, in poche parole, come centreresti tu la questione?
LILLY: e meno male che non sei espressiva 😉 😉 😉
Praticamente per riportare le tue parole che mi hanno colpito dovrei fare un totale copia e incolla 😉
Che bella energia, Lilly, sono proprio contenta di leggerti così 🙂
riporto questa frase qui, perché cazzarola com’è vera!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
@quando le urla cessano provi la stessa sensazione che un agorafobico prova in mezzo ad un campo.
Hai proprio descritto benissimo uno stato d’animo, anzi, un insieme di stati d’animo :O
@Credo che persone come Luna, Anna etc non abbiano cancellato il dolore, le cicatrici che i tipi ci hanno lasciato in loro ricordo.
Credo che abbiano studiato sè stesse, il proprio dolore e che abbiano imparato prima a conviverci
e, poi, addirittura a sfruttarlo.
Per quanto riguarda me posso dirti che il dolore, secondo me, non si cancella. Si rielabora, che è una cosa molto diversa. Si rielabora anche una parte di sè, una visione di sè. Si accetta il fatto di essere e di essere stati molte cose, forse. Ci si guarda in determinate situazioni vissute e invece di dire: quella non ero io, forse si accetta il fatto: anche quella ero io.
Credo che questo sia molto importante. Significa avere tutti i pezzi di sè. Non girare con rabbia e buchi. Come si può intraprendere un percorso per accettarsi se non si accetta anche il fatto di avere pianto, di avere sbagliato, di non aver saputo risolvere determinate situazioni in un certo modo?
come ci si può accettare se si odia la propria fragilità emersa? emersa a volte in circostante veramente difficili, veramente assurde, pazzesche, apparentemente senza via di fuga?
Accetto di essere stata anche quella persona, ma ciò non significa che io sia solo quella persona. O che io debba temere quella parte di me. E ricordiamoci sempre che siamo, pur avendo i nostri punti fermi, esseri in continua evoluzione. Perché ci confrontiamo non solo con la nostra realtà, soggettiva, ma con quella degli altri, non solo con le nostre motivazioni, ma anche con quelle degli altri.
E’ un incontro continuo, che a volte si fa scontro. Talvolta sana compenetrazione, talvolta insana.
Discorso complesso…
Alle volte non accettiamo un fatto molto naturale, e cioè che l’equilibrio non è un fatto statico, ma in movimento. Fatto ora di piccoli, ora di grandi assestamenti.
Forse sei “guarito” da una ferita di questo tipo quando, pur sapendo che il passato ha fatto parte di te, e fa parte di te, riesci a guardarlo in modo diverso, e guardi al futuro senza il fardello di una rabbia che lede te.
Detto ciò siamo umani, e quindi la rabbia, la frustrazione, anche i cattivi pensieri fanno parte di tutti noi.
Non si tratta di dire: io un giorno regalerò un fiore a chi mi ha sparato con il suo cannone, perché sarò così avanti da poterlo fare.
Perché dovrei regalare un fiore a qualcuno che non mi piace????
Forse siamo liberi però nel momento in cui non ci importa più che una persona che ci ha ferito paghi, per qualche forma di giustizia divina.
Forse capiamo che, se stiamo bene noi, innanzitutto con noi stessi, questa è la più grande e serena giustizia interna che esiste.
Perché se sei felice tu e sereno tu hai di meglio da fare che auspicare che vada male a qualcuno.
Questo come discorso generale.
MARGHERITA: bella domanda…..tutta questa analisi se fosse uscita allora ci avrebbe fatto scappare come lepri. Io, allora, ho voluto vedere a tutti i costi una persona che portavo dentro di me come la “persona migliore del mondo”.
A modo loro ci hanno amato, boh…chi lo sa. L’unica cosa certa è che ad un certo punto quel bruttissimo modo di agire modo li ha trasformato tutti(il “mio”, il “tuo”, la controparte di tuti i partecipanti a questi dialoghi) da esseri unici e ineguagliabili a…..non voglio insultare…..a ciò che hanno dimostrato di essere e che emerge chiarissimo da tutti i nostri commenti. Tutti uguali nella loro pochezza.
Ma non sono tutti così.
L’essere perfetto non esiste che nella nostra immaginazione.
Ma in giro ci sono tanti Gatto, tanti Alonso Q., tanti Ex King che non potrebbero essere così neppure se si impegnassero a tutta forza.
E ci sono tante Anna che ci danno speranza.
E tante Luna che ci danno la spinta.
Io ti auguro di innamorarti ancora e di vivere tutto con una guardinga spontaneità.
E te lo auguro da persona che si sta ancora leccando ferite talmente profonde da sembrare non rimarginabili.
LUNA. le persone in fase di ripresa (come me) spesso si alimentano dell’energia che ricevono. E tu ne trasmetti talmente tanta che fai venire voglia di mettere il becco fuori dalla porta e riprendere a vivere. Dai spunto a mille domande e fai tirare fuori le mille risposte che abbiamo già dentro di noi, ben chiuse nella nostra mente.
@”Forse siamo liberi però nel momento in cui non ci importa più che una persona che ci ha ferito paghi, per qualche forma di giustizia divina.”.@
Non potevi trovare una frase più azzeccata.
Siamo liberi quando, liberandolo, ce ne liberiamo.
Finchè li teniamo chiusi dentro di noi, anche se solo per odiarli facciamo solo male a noi stessi.
Hai centrato l’obbiettivo, Luna.
…………corro a prendere il treno.
Baci a tutti.
MARGHE: non ti sei già risposta da sola forse?
Non le facevi allora perché ci stavi dentro.
O forse le facevi anche allora (tu generico) ma in un’altra direzione. Implosiva, esplosiva, non tesa all’equilibrio. (fermo restando che, lo ripeto, anche in una relazione merdosissima si sta comunque in qualche modo in equilibrio, per poter ancora uscire a prendere il pane e a lavorare, cambiare il pannolino ai figli… e per non rinunciare a quella relazione. Ma quel tipo di equilibrio ha costi pesantissimi).
Il problema non è stato l’amore, ma la perdita di contatto con se stessi, con le proprie emozioni, la perdita di equilibrio, ecc ecc.
E’ su quello che si fanno le analisi, non sull’amore…
E poi, sai, la verità è che non è neppure questione di analisi. E’ questione di sentire.
Ma come fai a spiegare a qualcuno cosa vuol dire “ascoltati” se non lo sa?
Quelle che sembrano analisi, gli interrogativi che si portano qui, alle volte lo sono, sono analisi che girano in tondo, troppi pensieri. Lo sono concetti come “se io avessi fatto così o colà…” quando ormai quel che è stato è stato.
Pensieri lontano dalla pancia, dal concetto che se sai quello che vuoi per il tuo benessere, e sai ascoltare lo stato di benessere e malessere, guardando quello che c’è, non quello che vorresti che ci fosse, e regolandoti di conseguenza, è più difficile che tu possa allontanarti tantissimo dal tuo asse. Attenzione, non dall’asse delle etichette (io sono così, io non sono così, io generalmente voglio questo, non voglio questo) ma come concetto: qualcuno mi sta pungendo e io mi sposto. Concetto che le bestie sanno benissimo. E che gli esseri umani dimenticano.
mi fa soffrire tremendamente che la persona che ho davanti non sia più quella che ho sposato e amo, ma il punto è che in questo momento non lo è e basta. In questo momento mi consola zero il fatto che cinque anni fa mi baciava o tra due giorni potrebbe baciarmi. Non mi consola. Mi ricoglionisce. Ed è pure naturale che sia così. Ma in questo momento mi sta pigliando a schiaffoni, morali o quel che siano. E se qualcuno mi punge mi punge. E posso pure raccontarmi la storia che mi punge perché è colpa mia, perché ha un periodo difficile, perché lo hanno rapito gli alieni e non è colpa sua se me l’hanno restituito così…
il punto è che ora punge.
E che se mi punge oggi e mi punge domani, anche se mi do tutte le motivazioni del mondo per continuare a farmi pungere, un giorno mi ritroverò a buchi.
E il problema non sarà stato l’amore, ma saranno stati i buchi. Hai provato amore? può darsi. Sei stata amata? Può darsi. In modo disfunzionale. Ma il punto non è l’amore. Guardiamo in faccia la realtà: qui si parla di violenza, non di amore.
Si parla anche di sofferenza d’amore, come no. Ma il tema che percorre la maggior parte di questi post è la violenza.
Violenza subita, agita, fatta a se stessi.
Forse quelle che sembrano analisi, qui, alle volte sono anche un po’ delle destrutturazioni, passami la parola, di castelli di effetti collaterali, sotto forma di pensiero, che sono rimasti impigliati a causa della violenza o del fatto di non essersi sentiti… sul proprio binario.
Più che analisi sono interrogativi e scambi di opinioni e sensazioni.
Io trovo più faticoso tutto quello che si pensa, fino a farsi scoppiare la testa, quando si cerca di mantenere qualcuno che ci sta facendo male agli standard di ideale principe azzurro e persona indispensabile. Mentre lui non sta facendo niente per rimanere in quegli standard, anzi, il contrario, c’è qualcuno che si fonde il cervello e il cuore per ripulirgli la giacchetta ogni volta che cade dal cavallo bianco… che molto spesso è un brocco come il suo padrone… 😉
non è più faticoso quello? Mammamia se lo è.
Il punto è forse: siamo disposti a mettere la stessa fatica, lo stesso sforzo che abbiamo usato per qualcun altro, in nome di ciò che chiamavamo amore, siamo disposti a usarlo per amare noi? per ripulire la giacchetta nostra e per nutrire il nostro cavallo e andare avanti?
@eppure sento di aver amato e ci son stati momenti in cui mi sentivo amata…
Questa è una parte della realtà. quando si dice “non era amore” si intende, penso, il fatto che amore dovrebbe essere qualcosa che fa rima con il benessere. Se invece per amore intendiamo il trasporto che si sente per qualcuno ecc certo, può essere. E non si tratta di non amare, molto spesso, ma di amare male e di essere amati male. O si tratta del fatto che qualcuno può anche amarti, male, in modo viscerale, ma avere comunque degli atteggiamenti che ti massacrano. Non solo quelli. Può farti un regalo il lunedì e dirti che sei una fallita il martedì. Allora tu stai là, e mentre senti che ti sta pungendo, pensi che eppure ti ama. Ma torniamo sempre là. Che pure ti ami, tu ce la fai a stare con qualcuno tipo così? Ce l’hai fatta. Per anni. Ma stavi bene? No.
@E poi mi chiedo ma possibile che ci sia bisogno di tutto questo rivoltamento psicologico solo per amore?
Per poter vivere in futuro in difensiva verso ciò che crediamo “amore”?…Passarlo prima al setaccio del retaggio e poi si vedrà?
Insomma, secondo me non è “solo per amore”.
Stare in difesa, dopo essere stati feriti, è naturale. Ma esattamente verso cosa staresti in difesa, Marghe?
Perché lo passeresti in setaccio?
Cosa avresti paura di trovare, o non trovare?
Cosa ti fa paura?
Forse il punto sta lì.
Non nell’amore, ma in quanto ci si sente protetti, dentro di sè, dalle eventuali tempeste della vita, e quanto si sente che, in caso di tempesta, non si starà più a prendere grandine addosso. Puoi incontrare chi ti fa bene e chi ti fa male. Chi lo sa? Ma da chi ti fa male stavolta saprai spostarti?
Visto che certezze non ce ne sono, non sarà questo, anche, il punto,più che l’amore, rimasto aperto in chi ha vissuto storie così?
Caio tutti,
Luna, vero cio’ che dici, siamo liberi quando ci liberiamo della persona che ci ha “ucciso dentro”, quando quella persona da pensiero fisso, da ragion d’essere assume il ricordo di qualcuno/a con cui abbiamo semplicemente camminato e fatto un percorso della nostra vita, piacevole o non,una persona dai contorni sbiaditi, che non affascinano piu’, che non hanno lasciato un granchè, se non il fatto di averci reso piu’ forti e consapevoli di noi stessi, che con il dolore causato ci hanno permesso di guardarci dentro e capire cosa realmente stessimo inseguendo e soprattutto il perchè. Se c’è un sentimento che lega piu’ dell’amore è l’odio, e sinceramente non è una cosa che mi appartiene e che spero appartenga a nessuno delle persone che ho incontrato qui. Confesso che non mi dispiacerebbe sapere che la mia cara ex un giorno possa provare le “fantastiche emozioni” che mi ha regalato con il suo squisito comportamento, ma non è ragion di vita, la mia vita ora sono io, la mia felicità, il riscoprire cio’ che realmente ho sempre voluto e cercato, cio’ che mi rende felice. Prima quando pensavo a lei si bloccava il mondo, smetteva di girare, perchè era lei che nel mio cuore e nella mia mente permetteva tutto cio’, poi con il tempo, rielabori, analizzi, prendi coscienza e l’unica cosa che resta è l’incredulita’, di come certe persone siano in grado di rapportarsi con il prossimo, con ipocrisia, nascoste dietro maschere, paure, desiderose di trovare nel prossimo la soluzione ai loro problemi, alla loro infelicità, ai loro vuoti esistenziali. Come allora anche oggi ho una voglia tremenda di incontrare una persona da amare, ma vi assicuro che questa volta non apriro’ i cancelli del cuore tanto facilmente ad una persona, questa volta la ribaltero’ sottosopra piu’ volte, le faro’ una tac completa da capo a piedi, la seziono cm per cm con un bisturi per cercare di scoprire com’è realmente fatta e cosa realmente sta cercando. Poi lo sappiamo tt, ci vuole anche un pelino di fortuna in tutto questo, perchè di stron.. il mondo ne è pieno, ma come gia’ detto piu’ volte sta a noi non dargli la possibilità di esserlo. Gli ideali sono belli, l’amore è un sentimento che muove energie ed emozioni che tutti noi sappiamo, incredibili, ma viviamolo con chi davvero lo merita, qui dentro tt noi a prorpio modo siamo stati calpestati nel piu’ profondo dell’animo, ora abbiamo le capacità per cercare di comprendere chi ci sta difronte, non affiadiamoci al destino, alle nostre paure, affiadiamoci a cio’ che abbiamo maturato dal passato, dal dolore vissuto, sono sicuro, come tanti hanno potuto testimonarie qui dentro, che la riscossa arriva per tutti, ognuno con i propri tempi ma arriva per tutti, l’importante è non scappare da cio’ che ci spaventa, ma vivere fino in fondo “l’opportunità” che i nostri cari ex ci hanno donato inconsapevolmente. Un abbraccio a tt
ALONSO:
@rispetto di me e sano cinismo saranno alla base della cura.
Rispetto di te sicuramente, e per quanto riguarda il sano cinismo… forse alle volte chiamiamo così l’eremo in cui dobbiamo chiuderci per riprenderci un po’, finché ci sentiamo meno vulnerabili e più protetti? Chiudere qualche parte di noi con il cartello “lavori in corso”… compenetrarci via via con il mondo, ma sapere anche quando starcene un po’ da soli?
Può davvero il cinismo essere sano?
Non so, eh, sto pensando “a voce alta”.
“cinico: chi rimane indifferente a ogni sentimento umano”…
Più che essere indifferenti forse alle volte si sa che non ci può mettere a ballare quando si ha la caviglia slogata, ed è inutile andare in una sala da ballo (sembra che io stia parlando delle balere del liscio, eheheh… ma forse perché ieri in palestra c’erano dei signori anziani che facevano una lezione di ballo ed erano tutti pieni di vivacità e contenti… era un piacere guardarli :D) a vedere di invitare qualcuno, tanto per, o a vedere se qualcuno ci invita… per zoppicare?
in realtà non si zoppicherebbe poi così tanto, ma se non si è sicuri sulle proprie gambe… forse è meglio farsi un due giri di walzer in soggiorno con il cuscino, prima 😉
Alonso, quanto male stai lo sai solo tu, ma leggendoti alle volte io ho l’impressione che tu sottovaluti le tue risorse…
forse perché so, in generale, quanto a volte sia facile sottovalutare le proprie risorse.
Sai, credo che tu abbia fatto bene a cancellare quel post e a non spedirlo, ma sai perché? non perché “monopolizzi la lettera” (ehm… credo che tu abbia scritto qualcosa come un milionesimo delle parole che ho scritto io…), ma perché hai notato, questo mi sembra sano, che ti ripetevi sempre le stesse cose. E a forza di ripeterle alle volte uno ci crede. Crede di essere più egoista, persino più logorato e ferito di quello che è. Pensa se qualcuno venisse là tutti i giorni a ripeterti in un orecchio: sei egoista, sei ferito, sei logorato, hai la caviglia slogata, bum bum bum bum bum…
il fatto è che la tua pancia lo sa benissimo come ti senti. Ed è vero, non la puoi imbrogliare. Se ti dici “sto bene” cento volte al giorno non la convinci, perché lei sa. Quanta gente gira con il sorriso stampato, come una mascherina, e il mal di pancia?
Però proprio perché la tua pancia sa non serve che tu le ripeta tutti i giorni quello che sa già.
Non puoi imbrogliarla, ma puoi fare pace con lei, rilassandoti un po’. Non entra niente? Non vedi niente? Non passa niente?
Può darsi. A volte siamo così chiusi che il fatto di stare in un prato con gli uccellini che fanno cip cip o in una discarica sembra non faccia alcuna differenza. Stiamo lì a guardarci le punte dei piedi e quindi escludiamo tutto ciò che sta intorno.
Grazie a te, Lilly, e grazie a tutti voi.
E’ vero cio’ che dici: con il dolore impari prima a convinverci per non morire di fame o di sonno e poi ti chiedi perche’ non passi come, invece, passi a molti altri…
Li’ comincia la dura analisi.
Tutti, dopo un mese o due, stanno meglio.
Magari non bene, ma almeno, meglio !
Io non solo non stavo meglio, stavo PEGGIO.
Tolte delle oggettive colpe del caro ex, che comportamento deteriore non avrebbe potuto produrre, restava un disorientamento dentro me assolutamente ingiustificato.
E poi mancava del tutto la rabbia verso lui…
Non volevo accettare la realta’ e cioe’ ammettere che, al di la’ dello squallore evitabile, era successo quello che doveva succedere e che io ben sapevo da tempo.
Che quell’ uomo non era adatto a me, che difficilmente avremmo potuto amalgamare le nostre vite in un “per sempre” che esisteva solo nella mia testa, che eravamo troppo diversi per coesistere.
Lui era stato per anni e anni e anni il mio scudo nucleare verso il mondo, per non affrontarlo per davvero.
Era la mia scusa per sentirmi protetta.
Il mio grande bluff per stare bene e per raccontarmela su…
La mia favola del cavolo.
All’ inizio della via crucis non sono riuscita ad arrabbiarmi semplicemente per non dover ammettere che la persona che piu’ amavo ( o mi era sembrato di amare ) e per cui certamente avevo fatto piu’ sacrifici, mi avesse letteralmente UMILIATA.
Poi, piu’ avanti, perche’ avevo capito che la colpa era stata mia e il finale osceno, a quel punto, non contava nemmeno piu’ di tanto.
Contavano solo i miei anni persi dietro ad un delirio che mi aveva tolto, per come la vedevo allora, piu’ di quel che mi ha dato ( e io lo sapevo anche se non volevo ammetterlo nemmeno sotto tortura ) !!!!!
Se avessi letto da qualche parte un post come quello che ho scritto l’ altro ieri, forse, sarei stata un po’ meglio, foss’ anche solo per 10 secondi.
Mi sarei sentita meno stupida e meno sola e meno sbagliata.
Ora scrivo soprattutto per questa ragione.
Perche’ a qualcuno potrebbe far bene sapere che non e’ l’ unico ad aver commesso errori cosi’ gravi e, soprattutto, che, con fatica e tempo, questo non lo nego, se ne esce ed anche a testa alta.
Certamente piu’ alta di prima.
A questo forum sono molto affezionata.
Mi ha aiutato.
Mi avete aiutato tutti.
Nel leggere il dolore degli altri, ho avuto modo di riflettere anche sul mio.
Passava il tempo e le storie si aggiungevano di giorno in giorno, sempre nuove e sempre foriere di lacrime fresche.
Le mie, ormai un po’ asciutte, mi hanno istintivamente portata a parlare di speranza.
L’ ho scritto per mesi…Ve lo ricordate ? Ho scritto che non mi consideravo felice ma certamente serena e che lo consideravo un obbiettivo molto importante.
Pensate un poco alle dipendenze in generale…
Una su tutte : quella dall’ alcool. In tutto il mondo esistono le associazioni degli Alcolisti Anonimi.
segue…
segue…
Cosa fanno li’, in quelle riunioni ?
Parlano e si raccontano.
Serve ?
Io credo di si.
Non ci vai solo quando stai male.
Ci vai ancora per molto tempo dopo perche’ diventa importante ricordare quello che sei stato e che non vorresti essere piu’.
Ha ragione Lilly e ha ragione Luna.
Il dolore e gli errori non si cancellano ma si arriva ad accettarle come parti di noi.
Io non sono stata tutta un errore per 10 anni.
In quegli anni mi sono anche laureata, ho salvato molti animali che ho sempre amato, amo e continuero’ ad amare, ho aiutato persone che avevano bisogno di me, ho lavorato, ho fatto anche cose belle.
Io, come tutti voi.
Era solo una parte di me ad essere “ ammalata “, non il tutto.
Ho sempre scritto la verita’ su questo forum.
Sempre.
Anche delle lacrime che ancora scendevano a distanza di piu’ di anno mentre guidavo nel tornare a casa dell’ ufficio.
E scrissi che ne ero fiera.
Ero fiera di sentire il peso di un grande fallimento ma anche di riuscire a vederlo, come ad accettarlo.
Non amo fallire.
Anche questo mi piace di me.
Mi piace impegnarmi per essere migliore.
Mi piace avere progetti e sacrificarmi per realizzarli.
Vederli in pezzi non mi piacera’ mai.
Questo significa non essere rassegnati.
E mi piace ! E va bene! Ed e’ una reazione sana.
Finalmente sana !!!!
La prima volta che finii qui, “dal Direttore”, era il Luglio del 2006.
Era sera.
Ero a casa e leggevo e leggevo alla ricerca di qualcuno che scrivesse che tutto era tornato a posto, dopo essersi sentiti come mi sentivo io.
Non trovai nessuno che parlasse di un “lieto fine”, ne’ in un verso, ne’ in un altro.
Io volevo solo che LUI tornasse.
Lo avrei ripreso anche muto, cieco, sordo e zoppo purche’ fosse li’.
Non esisteva per me un’ altra strada o altro da sperare.
La mia vita non esisteva piu’ ed io insieme alle lei.
Oggi vorrei che qualcuno potesse capire che quella non e’ l’ unica soluzione, anzi non e’ nemmeno una soluzione.
E’ solo un fuggire.
E’ dura, e’ difficile, e’ doloroso ma il premio e’ impagabile.
E’ la liberta’ e non ha prezzo.
Le nostre fragilita’, le nostre paure, le angosce sono sempre li’ ma fanno meno terrore.
Le hai gia’ vinte una volta e sai che lo potrai rifare, se vorrai.
Sperare e’ importante.
Sperare e’ tutto ed io vorrei che non ci fosse essere vivente ad esserne privo.
Per quello scrivo e leggo ancora.
Spesso mi ripeto ma non importa.
Qui io leggo storie di persone con grandi profondita’ e animi critici .
Leggo parole che raccontano di verita’ e di percorsi difficili.
Grazie a tutti voi per dividerli con me ed avermi permesso di non sentirmi sola.
ANNA