La fine improvvisa di un amore
di
Loredana
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LillY: @ma io non voglio vivere con una maschera. Voglio potermela togliere e dire al mondo “eccomi qua, sono io, e sono fatta così”. Ma per poterlo fare non posso fare solo autoanalisi. La teoria è sempre più semplice della pratica.
Ora devo rientrare in me, raccogliere i cocci e metterli in ordine.
Il che non significa rimetterli nell’ordine originale ma più semplicemente disporli in modo che mi facciano stare bene.
Poi chiederò aiuto a chi sa muoversi dentro alla testa altrui senza fare danni.
Forse Lilly, mi permetto di dirti (ma è solo un’opinione), da chi sa muoversi dentro la testa altrui senza fare danni dovresti andare proprio per “disporli in modo che ti facciano stare bene”.
Non è che si va dal dentista quando ci si è curati già la carie.
Si va PERCHE’ si ha la carie.
Ho letto quello che hai scritto e mi sono immedesimata perché anch’io sono una che può rimanere imperturbabile davanti ad uno tsunami emotivo altrui, e averlo dentro e persino raccontare barzellette. E non è una questione di maschere. Sono anche così.
Ma non solo così.
Io sono una che regge, moltissimo, da sempre, cresciuta però con la convinzione che (che mi è stata tramessa, non è che me la sono inventata) che se però avessi fatto il botto io a me non mi avrebbe retta nessuno. Non retta in senso: che due palle, non ti reggo.
Non retta in senso proprio fisico, empatico.
Della serie: io se fai il botto tuo ti reggo, assolutamente. Piangi, urla, spacca tutto, di’ che ti ti tiri una revolverata, mettiti a fare un balletto, tagliati i capelli, di’ 349 parolacce, fa quel c.... che ti pare. Se stai male stai male.
Poi, quando ti sarai sfogato, magari ci faremo un caffè, no? 🙂
Se stavo male io, invece, pareva che gli altri si sarebbero spezzati come grissini.
Che avrei dovuto relativizzare (c’è chi sta peggio! Mai piangersi addosso! E questo ti pare un problema? ecc ecc) già prima di sentire.
Sono una persona sensibile (in entrata e in uscita… intendo dire non sensibile “oh, me tapina!” e intanto tu chiavati anche se ti butto addosso olio bollente in nome della mia sensibilità) e quindi che siano state grandi o piccole, relativizzando, le cose che ho attraversato nella vita, so io che valore/portata hanno avuto per me, e quanto, a mio avviso, io abbia avuto le palle.
Eppure, anche quando il mondo mi crollava sulla testa e io coordinavo il traffico cmq come un vigile urbano invece di strapparmi i capelli dalla radice, c’era CHI mi diceva: tu ti piangi addosso!
perché magari camminavo un po’ su è giù per casa o avevo un po’ di paura.
Mentre magari i miei amici più cari si preoccupavano proprio del fatto che invece ero troppo lucida e dicevo: vabbè, ma grave è altro…
Ti cito un esempio reale:
periodo già di merda e di stress.
un incidente, un animale che mi sbuca di colpo sotto le ruote, riesco a schivarlo per miracolo, senza farmi male. La colpa non è mia, ma di chi ha mollato il cane così.
Io sono sconvolta, ho preso paura, sono preoccupata per il cane che è ferito.
Il dog sitter va “in acido”, non per il cane, o per me, ma per se stesso. Dice che i padroni del cane gli faranno un culo così.
(che se lo meritava pure, tra parentesi, ndr). Mi scassa le scatole all’inverosimile, ed io devo contenterlo, mentre sto andando io a cercare il cane, che ferito, perdendo molto sangue, è sparito chissà dove. A questo si aggiungono varie ed eventuali che ti risparmio. Ma fatto sta che sul posto,per caso, ci sono anche i poliziotti, per fortuna. Comunque sia te lo racconto perché una signora, per il mio piglio, la mia sicurezza nel dirigere la situazione mi chiede: mi scusi, signorina, lei è delle forze dell’ordine? cos’è successo?
Ora, a ripensarci sta cosa mi fa ridere. Nel senso che scambiare quella che in teoria avrebbe dovuto essere in un angolo a tremare, invece, per una poliziotta in servizio, che “dirige il traffico”, la dice lunga sulla mia possibile reazione allo stress 😉
E non è essere così perché ci si vergogna di stare in angolo a piangere per la paura, è che si è anche così. Che magari si piangerà dopo.
Io ero sia la poliziotta che dirigeva il traffico di aiuti pro-cane ecc, sia una che aveva preso un grande spavento. E non era ripeto “portare una maschera”.Siamo fatti di tante parti e verità.
Se io dico che ho avuto le palle in certe circostanze non lo dico per la mia parte poliziotto ma per le volte in cui sono riuscita a stare male e a tirarmi su. Ad autorizzarmi a sentirmi debole e quindi a tirare fuori le risorse. A non pensare che bisogna essere forti a priori, “poliziotti” e basta.
Una delle cose più frustranti nella vita è il non sentirsi accolti o sentirsi giudicati quando si soffre o si fa botto. Ecco perché un abbraccio vale più di tremila parole, spesso.
Sentire che una figura di riferimento non ti regge, poi, per come funziona l’altra persona, è un disastro emotivo, da bambini.
Un bambino quando non viene retto non sente: ecco, la mamma non ce la fa perché funziona così. Non è nè colpa mia nè colpa sua, è così e basta.
sente: cosa sto sbagliando io?
sente: sono solo… sono solo perché lei non ce la fa.
sono solo perché lei non mi regge se piango, e se ne va. sono sbagliato io.
Ma (magari): mi fa così disperare che lei se ne vada che mi viene da piangere ancora più forte, più forte, e lei va ancora più via. ma io non riesco a farci niente, sono disperato… forse si accorgerà che sono davvero più disperato di lei, che non mi può abbandonare… ma non capisce… ma non vede come sto male? Non vede che mi sta facendo male? non vede che io sono perso senza di lei…?
Torno a scrivere in questo forum dopo aver tanto sofferto, e vedo molte persone nuove che non avevo mai letto. Se posso aiutarvi, apportandovi ciò che ho imparato, è che spesso siamo noi ad avere dei problemi prima di tutto irrisolti dentro che proiettiamo nellafine del rapporto con un ex, e non riusciamo a superare perchè a volte un abbandono è come una conferma dei nostri fallimenti. Per il resto odio, rabbia e rancore, lacrime e dolore, sono i compagni inevitabili per chi sta male, per chi è stato male. Dovete prendervi tempo e capire perchè, capire cosa vi è successo, trovare una strada per uscire fuori da tutto e in qualche modo risorgere, come la fenice, dalle vostre ceneri.
A volte chi se ne va, vi porta via tutto ciò che di buono e giusto avevate dentro di voi, è una sfida co voi stessi rialzare la testa ed andareavanti, cercare di capire, diventare forti e vincere, alla fine, contro la tristezza e la malinconia.
Io spero che possiate comprendere, presto o tardi, che è sempre sbagliato mettere qualcuno nella posizione di farci troppo male.
Ciao.
Cara Luna.
In effetti ciò che diventiamo da adulti non è che l’evoluzione di ciò che siamo stati da bambini.
Da piccola mi nascondevo nel giardino dei nonni per vedere se mia mamma, quando usciva, si ricordava di salutarmi….ed ora, quando ho un problema, sto meglio se incontro qualcuno che magari mi strattona, mi insulta (nei limiti……) ma poi, come dici, tu, mi abbraccia piuttosto che qualcuno che ti sbadiglia in faccia due frasi fatte e tira via con la velocità di un velocista alle Olimpiadi.
Anche io, come te, vengo spesso scambiata per la persona con i nervi di acciaio che ha in pugno la situazione. Ma sai quante volte incontri persone che credendo che io sia veramente così si mettono d’impegno per demolirmi, per (come mi è stato detto) “farmi scendere con i piedi per terra?”. E la domanda è: se uno è così stronzo da volerti demolire solo perchè lo urta vederti (apparentemente) deciso e va avanti nella sua opera distruttrice per il solo gusao di farlo (perchè dalla tua (apparente) sicurezza non avrà danni (altrimenti, poveraccio, non ci sarebbero gli estremi dell’attacco ma solo della difesa)…….dicevo….se uno è così pensa un pò cosa potrebbe fare se sapesse che sei tanto fumo e un pò di arrosto spaventato????
Una volta “lui” mi ha detto “tu vivi nel tuo mondo di frutta candita…..lo sai che ti dovrò fare parecchio male per svegliarti?”. Io all’epoca ho sorriso su questa frase. Pensavo che scherzasse. Ora mi rimbalza in mente spesso…..ogni volta in cui devo, “tirare fuori le palle” ed inevitabilmente mi figuro nella mente che le persone accanto a me siano potenziali cecchini pronti ad abbaterti anche senza uno scopo. O forse per farti pagare caro le palle che non hanno avuto ed il male che hanno subito.
Sarà che io non ho tutto questo istinto vendicatorio. Sarà che se sento uno che “piange” corro come una lepre verso di lui perchè, probabilmente, mi immedesimo e un pò egoisticamente corro anche verso me stessa. Sarà sarà sarà……ma la mia vera paura è duplice. Sia di non identificare gli stronzi sia falciare via dalla mia vita le persone belle dentro per paura di sbagliare nel valutarle come tali.
Prima devo riacquistare fiducia in me e poi darla agli altri.
Per l’aiuto esterno che ti dicevo…..hai ragione tu. Ho ragionato come quelli che (scusa l’accostamento ma è solo per rendere l’idea)chiamano un impresa di pulizie per avere una mano in casa ma passano la settimana precedente a pulire come dannati per non fare la figura degli zozzoni. Meglio se “l’aiuto” esterno trova le cose come sono e meglio se è lasciato libero di darti una direzione piuttosto che un’altra. Anche perchè (è vero) se fossimo in grado di arrangiarci da soli non avremmo bisogno di loro…
Lucact ciao, dici:” Io spero che possiate comprendere, presto o tardi, che è sempre sbagliato mettere qualcuno nella posizione di farci troppo male.”
E come fai? Quando ami lo fai con tutto te stesso, senza riserve, senza regole, senza troppi calcoli, quando affidi te stesso nelle mani di un altro è normale esser feriti, distrutti nell’intimo, massacrati, se questa persona decide di voltarti le spalle, e molte volte(la maggior parte) lo fa senza alcun rispetto di chi ha vicino, nel peggior dei modi, tradendolo e prendendolo in giro. Ovvio che amare, non vuol dire avere le fette di salame sugli occhi ed accettare l’altra persona qualsiasi e qualnque cosa faccia, ma dopo un’attenta valutazione delle persona, accese tutte le spie antistron.., e sempre con una buona dose di sale in zucca, penso che sia lecito e giusto lasciarsi andare al bello dell’amore, l’affidarsi, il donarsi all’altro/a. Per affidarsi intendo non cercare nell’altro la nostra “salvezza”, assolutamente, ma cogliere nell’altro il bello che ci “completa”, che ci “eleva”. Non ci si puo’ difendere in modo assoluto “dai mali” dall’amore, altrimenti si rischia di non amare in modo puro e semplice come dovrebbe essere, senza riserve. L’importante è ricordarsi che prima di amare qualcuno dobbiamo amare noi stessi, di non cercare nell’altro quello che noi non riusciamo a darci, l’altro non è la nostra soluzione ma semmai potrà diventare un nostro grosso problema. L’amore è magia, va vissuto, ma ricordiamoci sempre di portarci dietro con noi nella vita di tutti i giorni la testa(sana se possibile) e il buon senso, poi purtroppo gli incidenti ci sono, (molte volte sono anche per nostra responsabilità), le persone a volte sono molte brave a mascherarsi e nascondersi, ma non per questo dobbiamo crocefiggerci e soprattutto abbandonare il sentimento che piu’ ci permette di sollevarci e spiccare il volo con tutto noi stessi.
Ciao Gatto, ciao LucaCT. Sarebbe bello risorgere dalle proprie ceneri come l’araba fenice e portarsi dietro tutto il bello che c’ stato e la consapevolezza di poter spiccare ancora il volo…….ma certe esperienze segnano troppo per poter trasformare in pratica questa teoria. Io mi immagino di uscire dal brutto stato in cui mi trovo, di incontrare una persona di cui innamorarmi, di innamorarmi, di “volare”. Ma come posso guardarla negli occhi e non avere il sospetto, il dubbio di essere di fronte ad un mostro mascherato da bella persona? Avreste dovuto vedere gli occhi del mio ex, il suo sorriso, avreste dovuto sentire il timbro della sua voce quando mi parlava. Persino quando urlava lo faceva in un modo da cui traspariva amore. E poi un calcio in culo senza neanche un saluto. Scaricata dalla macchina della sua vita come una prostituta che non si vuole pagare dopo una prestazione, come un sacco della spazzatura dimenticato nel bagagliaio dalla sera prima.
Io ho mille colpe della mia sofferenza. E ho mille ragioni di essere inxcazzata, depressa, triste. E spaventata. Si spaventata dall’idea che qualcun’altro faccia un giretto nel mio cuore e se ne porti via un’altra fetta.
Gatto. L’altro giorno hai detto che dovre domandarmi perchè mi sono messa con uno stronzo. Ora mi domando perchè non dovrei rimettermi con un altro stronzo visto che non li so distinguere……
Lilly: a parte che non hai nulla di cui scusarti, il tuo esempio era perfetto :DDD rendeva benissimo il concetto 😉
@ dici:
ora, quando ho un problema, sto meglio se incontro qualcuno che magari mi strattona, mi insulta (nei limiti……) ma poi, come dici, tu, mi abbraccia piuttosto che qualcuno che ti sbadiglia in faccia due frasi fatte e tira via con la velocità di un velocista alle Olimpiadi.
mi viene in mente che forse quando le nostre paure sono estreme (che gli altri non ci caghino totalmente, che gli altri ci abbandonino senza ritorno, che gli altri possano essere cattivissimi con noi, che gli altri possano non capirci o non accettarci per niente, che una nostra debolezza ci renda totalmente nudi e vulnerabili di fronte agli altri, di poter essere totalmente trasparenti per gli altri ecc ecc… e queste, peraltro, sono paure estreme che molti hanno) quando ci sentiamo in stato di fragilità (avere un problema, di qualsiasi natura esso sia) forse anche nella nostra visione del circostante viaggiamo tra gli estremi. Come se non esistessero le vie di mezzo. Attenzione, non sto dicendo che si hanno le visioni, eh! 🙂 sto dicendo però che l’attenzione per il circostante, e i suoi messaggi, è così accesa – accesa anche però a trovare determinati messaggi specifici – che si può credere di viaggiare tra estremi. E si ha anche un proprio… codice di decodificazione dei messaggi esterni. Che in qualche modo abbiamo appreso.
Tipo: chi fa tanto rumore mi calcola, chi non fa rumore non mi calcola. Mentre, come noti anche tu, in realtà, magari non è quello il discriminante dell’attenzione che qualcuno ci dà. Nè dell’importanza che dà al nostro problema che gli stiamo raccontando e con il quale, magari, in quel momento ci identifichiamo.
Perché, una delle verità è invece, magari, che uno che apparentemente dice frasi banali è molto empatico in quel momento (al punto che sente così tanto il tuo problema da “rifiutarlo”, non te, il tuo problema… per esempio, se una persona mi parla di una sua malattia può essere che io mi senta così male pensando come può sentirsi lui che l’istinto sia di schivarmi e fuggire. Ma non è disinteresse. Anzi, il problema sta entrando troppo), mentre chi dice grandi frasi ad effetto, magari anche violente, non è interessato tanto al tuo problema quanto a fare sfoggio della sua eloquenza, o della sua capacità di dare scassoni agli altri per svegliarli “perché piangersi addosso non serve a niente!!!”. E’ magari più identificato con la sua funzione di “svegliatore di anime” che con il problema altrui. O scrolla te perché mentre gli racconti il suo problema gli ricordi lui quando raccontava un suo problema a sua zia Pina e sua zia Pina gli diceva che “i bambini maschi non piangono!”.
ora, sto facendo questi esempi per dire che le motivazioni degli altri, per reagire in un modo o in un altro difronte a un problema altrui, per accoglierlo o rifiutarlo, per alzare la voce o parlare basso basso o dire “mi aspettano, scusa…”
sono infinite. Come mille possono essere i modi in cui noi raccontiamo un problema agli altri.
Vomitandoglielo addosso?
Dicendo, noi per primi, che sì pare grave, ma per noi non è poi questo grande problema?
Piangendo disperatamente?
Trattenendo, invece, a stento le lacrime, ma battendo nervosamente un piede per terra?
Ridendo? (autoironia, sdrammatizzazione)
Facendo aggressive relativizzazioni per cui c’è gente che sta meglio e non se lo merita?
Aprendosi spontaneamente ad un abbraccio?
Chiudendosi,in un atteggiamento di rifiuto, ma sperando che l’altro venga a stanarci, dove ci siamo rintanati, e che ci abbracci vincendo le nostre resistenze?
Tutta sta filippica per dire che la comunicazione e le sue variabili sono infinite, quanto però, a volte, sembra finito, invece, l’insieme delle nostre possibilità di dire le cose in un modo o in un altro (“putroppo io sono fatto così e solo così mi viene da fare”) o di incontrare determinate risposte (“purtroppo gli altri sembrano fatti tutti o così o pomì”), quasi ci fosse un copione scritto. In realtà però molto spesso il vero problema (e tu lo hai individuato anche se non hai la soluzione al momento) è la percezione che una persona ha dei propri bisogni e della propria capacità di difendersi e di tutelare i propri confini nel momento in cui interagisce con gli altri. sente che non ha un senso della misura che la fa sentire al sicuro, o definita, nel momento in cui gli altri stanno troppo fuori o troppo dentro.
Persone come quelli che racconti tu, i “demolitori”, esistono eccome. E’ vero. E non sono neanche poche. Anche persone di base “innocue” possono avere un loro piccolo lato demolitore, anche inconsapevole (tipo la signora che al super dice ad un’altra che la vede ingrassata, per esempio…).
Il problema di quel genere di persone che citi è un loro problema. E’ vero, esistono persone che fanno così. Ma la violenza è insita dentro di loro. Non è la debolezza o la forza altrui a renderli violenti. Lo sono. La violenza è il loro linguaggio e risponde ad un loro bisogno.
Solo che con chi ha i mezzi per riconoscerli, per schivarli non la possono mettere in pratica.
Magari sono, alle volte, persone che a loro volta viaggiano tra gli estremi nella vita, per cui le relazioni, sentimentali o umane, in generale, sono partite in cui per forza qualcuno mette sotto qualcuno. Chi sta sotto, stavolta?
Il fatto è che questo è un loro problema.
Diventa, hai ragione tu, il problema di chi non sa riconoscerli. A volte anche se hanno una specie di cartello in fronte. Ma ci sono anche casi in cui effettivamente certe persone si rivelano così, in seguito, e allora il problema è capire che, a quel punto, comunque bisogna schivarle lo stesso, non c’è altra soluzione.
Ma la cosa buona è che imparare a riconoscerle, a schivarle e a sentirsi in generale più sicuri e consapevoli delle proprie (sane) difese e dei propri confini, e del regolare il traffico in entrata, si può 😀
LillY:
scusa, ancora una cosa.
@Persino quando urlava lo faceva in un modo da cui traspariva amore.
sai che questa frase mi ha fatto un po’ impressione?
Insieme a:
Una volta “lui” mi ha detto “tu vivi nel tuo mondo di frutta candita…..lo sai che ti dovrò fare parecchio male per svegliarti?”
perché se per quanto riguarda la seconda siamo tutti d’accordo che è uno stronzo (e che non si è neanche nascosto granché, se permetti, perché in ‘sta frase c’è più aggressività che in un’armeria) è la prima che forse racchiude il perché non riconosci gli stronzi…
Come fa l’amore a trasparire dalla violenza?
se uno ti urla addosso ti urla addosso, e dimostra aggressività, comunque. Poi, quando si calma, può anche entrare in un altro “canone”, ma se uno anche ti urla “ti amo” dandoti una randellata in testa, sempre una randellata in testa ti sta dando. La randellata morale, o lo scoppio aggressività, è una randellata, e viene comunque percepita come tale, anche a livello fisiologico, persino.
Ti sveglio – ma per il tuo bene, eh! – e guarda cosa mi tocca fare: randellarti per svegliarti.
(perché, ammesso che sia vero, non puoi svegliarmi attraverso la dolcezza e parlandomi con calma? Ammesso, poi, che tu sia più sveglio di me…).
la cosa, mi sembra, racchiude anche un altro concetto:
IO – più di te stessa – so come va il mondo e cosa è meglio per te. Mi occuperò di te, a modo mio. D’altra parte tu che ne sai? se vivi in un mondo di frutta candita…
e sei persino irritante con il tuo cavolo di mondo di frutta candita…
e da un lato ti comunico che senza di me non vai da nessuna parte (per forza, tu dormi!) ma dall’altro ti comunico che io mica posso farmi carico totalmente di te, e averti sempre addosso!
Queste storie, Lilly, sono sempre un mix di due persone che si scelgono per un motivo, e ciascuno ha il suo.
Trova il tuo.
Dove nessuno ti randella, in un luogo protetto dove potrai dire quello che ti passa per la testa ed essere quello che sei senza temere giudizio o prevaricazione.
Ti pare poco?
Lilly,
quello che dici è lecito e purtroppo puo’ capitare di incappare nella persona sbagliata, ma mi ripeto dicendoti che quella persona l’hai scelta tu. Ed è questo il punto, non tanto che lui fosse sbagliato, ma il perchè non te ne sei resa conto, o forse te ne sei resa conto ma hai fatto finta di nulla. Questo è quello che devi chiarire in te, il prima, non il dopo. Anch’io pensavo di avere difronte a me una persona che mi amasse (a modo suo purtroppo l’ha fatto), anch’io vedevo in quegli occhi un calore particolare, un sentimento profondo, beh sai cosa ti dico, che forse ero un po’ cieco, non volevo vedere. Certo alcune persone sono proprio brave a mascherarsi, ma sta a noi cercare di vederle per quelle che sono. Anch’io quand’ero nel mezzo della “bufera” ero scioccato e stordito da quello che mi era capitato, era tutto pazzesco, non capivo come certe persone potessero comportarsi cosi’, poi col tempo prendi coscienza di varie cose, ascolti gli altri, ascolti te stesso, ti riguardi indietro analizzando tutto la tua storia, e pian piano… Chiariamoci, non sono qui a fare i salti di gioia, pero’ ho ripreso in mano la mia vita, tutto da ricostruire ok, pero’ me ne sono rimpossessato e sta a me ricostruirmela come la voglio. Se ho paura dell’amore, di finire nuovamente nelle mani di un soggetto tanto crudele capace di distruggerti? Certo la paura rimane, il dubbio, il timore, ma ora(almeno spero) sono consapevole di cosa mi circonda e soprattutto che questa volta saro’ io Gatto a scegliere, enza farmi condizionare in parte dalle mie paure come ho fatto in passato, almeno credo. Non preoccuparti, affronta questo “brutto” periodo, fermati e guardati dentro, vedrai che le risposte con il tempo verrano, sono sicuro. Ringrazio ancora una volta Luna, e ti lascio con delle parole che mi scrisse e che mi fanno sempre pensare tantissimo, pensaci, Ciao
“Lei non e’ un angelo caduto in volo.
Lei non e’ una persona che si e’ dimostrata stupenda fino ad un certo punto e poi, come se l’avessero rapita gli alieni facendole il lavaggio del cervello, e’ diventata egoista.
Se quello che hai scritto e’ vero lei e’ stata quella che e’ anche prima.
Sei tu che adesso sai che c’e’ una vera differenza tra una persona che e’davvero un cucciolo smarrito, ma che ha le potenzialita’ per crescere, e vuole crescere, e ha una base di autonomia, e una persona irrisolta, invece, che va avanti comodamente nella vita facendo il parassita.
La prossima volta che incontrerai un/una parassita lo/la riconoscerai. E anche se sei buono, generoso, e conosci cosa sia la sofferenza, saprai essere empatico con chi, come te, sa cosa sia la sofferenza, ma non ricatta gli altri attraverso la propria sofferenza, la propria mancanza di autonomia, non si crogiola in quella che chiama la propria debolezza, ma che debolezza non e’. E’ comodita’. E’ fancazzismo. E’ sbattersene i cog… Degli altri. “