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L’incontenibile disgusto per l’essere

Trovi il testo della lettera a pagina 1.

Salve, Direttore.
Speravo di trovare un incipit più convincente, ma sono ore che fisso il vuoto del riquadro sullo schermo, senza trovare parole neanche lontanamente adatte per riempirlo. Non so neanche se esistono quelle parole che cerco. Forse, ancora una volta, mi aspetto troppo. Dopotutto, che colpa ne hanno le parole se non riescono ad esprimere a pieno sentimenti e stati d’animo? Qualcuno gliel’ha forse chiesto se volevano essere lettere o numeri? Se avevano ambizioni, sogni? Se avevano, se hanno paura? Non mi aspetto nulla dalle parole che sto per rivolgerle, non più di quanto non mi sia aspettata dagli altri, nel corso della mia breve vita. Volevo solo avere l’illusione di raccontare un po’ di cose a qualcuno.

Il mio nome è Cristina. O Alessia. O Vittoria. O Giovanna, che importanza ha ormai? Ho 16 anni; sì, sono giovane. Forse troppo per arrivare a scrivere su un sito,nel tentativo abbastanza patetico e disperato di esprimermi, ma d’altro canto le mie bambole erano già piene di polvere quando avevo 10 anni.
Se dovessi riassumere la mia vita, probabilmente mi basterebbe pensare alla corsa suicida verso l’oblio oltre una scogliera. La perversione del pensiero che rinnega se stesso, lo slancio estatico, quasi isterico, la paura, il dubbio, la terra che frana ai nostri piedi e bacia il mare cento metri più sotto:qualcosa ci tiene ancora apparentemente ancorati alla vita; ma è troppo tardi per tornare indietro: bisogna ritentare.

La mia è una paura che di volti e di nomi ne ha troppi. Da bambina mi narravano, a volte, di orchi e lupi famelici. Non mi hanno mai spaventato. C’ero già nella pancia del lupo e spesso mi domando se ne sia mai uscita. Avevo cercato di dimenticare, avevo cercato di lasciarmi tutto alle spalle, ma forse è vero quanto si dice: che il passato resta avvinghiato al tuo essere, malgrado tutti i tuoi sforzi per nasconderlo, come una brutta cicatrice.

La prima volta avevo 5 anni. Ricordo ancora la confusione. Ricordo ancora le farfalle nello stomaco e la paura, mentre le sue mani lisce, lunghe, le dita curate, si infilavano nelle mie mutandine. Proteste senza voce, mentre mi accarezzava. E la sensazione di sporco. Sporco sporco sporco. Quello sporco incrostato e viscido, nauseabondo. Ero io sporca, squallida, SONO io. Perché forse, in fondo, provavo anche un certo piacere. Ho sempre pensato che la gente avesse degli ottimi motivi per farmi quel che voleva. Quello stesso anno i bambini nella mia scuola mi rincorrevano armati di sassi, perché ero la più piccola dell’istituto. Non potevo bere l’acqua, non potevo fare tante cose perché ero “minore”. L’anno seguente non ero più la più piccola, ma c’era sempre qualche buon motivo per reputarmi “minore” rispetto agli altri. Le elementari finirono. Ma i giochi con la baby-sitter, quelli no.
La prima volta che pensai di togliermi la vita avevo 7 anni.
A otto, spesso piangevo disperata guardandomi mezza nuda davanti agli specchi: sono sempre stata abbastanza in carne. Mia madre fumava durante la gravidanza, per cui io non crescevo. La cosa la scandalizzò al punto che di lì in poi il suo primo pensiero era che mangiassi quanto suo marito. Un motivo in più per ridicolizzarmi. Ero grassa, sgraziata, incapace di tessere qualunque amicizia. L’unica cosa che sapevo fare era offrirmi, offrire il mio tempo, la mia intelligenza, il mio amore, così come gli unici che non mi dicevano in faccia quanto facessi schifo tentarono, prima o poi, di mettermi le mani sotto la gonna. La baby-sitter se ne andò quando avevo 13 anni. Circa un anno prima aveva smesso di divertirsi con me. Ricordo che mi metteva un maglione sulla testa, per non farmi vedere, mi infilava le mani sotto i vestiti e mi diceva di immaginare che fosse chi volessi. Vorrei dire che piangevo, ma mentirei. Non ricordo quando è stata l’ultima volta che ho pianto. In ogni caso, un giorno le chiesi perché lo facesse, le dissi che faceva schifo. Lei ritirò la mano e non mi rivolse più la parola.
Non l’ho mai detto ai miei. Non l’ho mai detto a nessuno.
Ma intanto la sensazione di sporco, di grasso, di profondo e viscerale disgusto permane. Ho iniziato a tagliarmi quando avevo 13 anni e mezzo. A 14 passai da circa 64 kg a 43 e mezzo. Rimisi tutto abbastanza in fretta, perché i miei genitori gridavano e piangevano e a me dispiaceva per mio fratello e volevo solo silenzio, ero stanca delle grida. Ne sentivo abbastanza nella mia testa, nel corso delle mie tante notti insonni. L’anno scorso vomitavo tutto quello che mangiavo. Ero capace di vomitare per tutto il pomeriggio, riempivo intere insalatiere e senza mettermi le dita in gola.
Quest’anno sto alternando giorni di digiuno a giorni di abbuffate, con tutti i sensi di colpa consequenziali. E quindi, beh, la mia vita affettiva è un disastro: il massimo a cui posso aspirare è essere palpata in una macchina, per poi essere abbandonata senza un perché qualora dovessi parlare troppo. Anche i tossico-dipendenti mi schifano. Anche se ho fatto tutto per lui, il suo modo di ringraziarmi è stato farsi una striscia di speedball (cocaina ed eroina)sotto i miei occhi e quasi rompermi i polsi, dopo. Ho cercato tante volte di morire. Una volta ho anche cercato di annegarmi nel lavandino. Quando avevo 12 anni piangevo sotto il letto, chiedendo a Dio perché neanche lui mi volesse accanto. L’unica persona che abbia tentato di fermarmi al mio primo tentativo di tagliarmi mi trova disgustosa, inutile, insopportabile. La massima dimostrazione di affetto in cui posso sperare è la carezza di un professore quando mi riprendo dagli attacchi di panico.

Le chiedo scusa, Direttore. Perché le 600 parole sono state abbondantemente superate. Solo che avevo bisogno di ricordarmi e raccontare in parte a qualcuno perché le mie braccia sembrano una cartina geografica e perché da settimane sono alla ricerca di un pusher: Già, perché ora come ora tutto ciò che voglio è farmi di allucinogeni e morire sognando.

Lettera pubblicata il 19 Marzo 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 131 commenti

Pagine: 1 2 3 4 5 14

  1. 21
    rtossana -

    segue…

    non importa se dopo aver dialogato con me, ed esserti magari impegnata un pochino, resterai come prima.

    quasi certamente ti sembrerà che sia così ma non potrà mai più essere “esattamente” come prima: le parole lasciano il segno e a volte possono far germinare sensazioni e cambiamenti nel tempo. non ci vuole fretta per evolvere (hai impegnato un tot di anni ad essere come sei e nessuno potrebbe avere la bacchetta magica per invertire la rotta in pochi mesi) e magari occorerranno ancora altre parole, pronunciate da altri, ma soprattutto, credo e spero, tu possa sentire che queste parole non sono buttate al vento ma sono dirette a te, per provarti che sei importante per chi scrive.

    per “cambiare” un poco le mie attitudini profonde ho impiegato più di sei anni, quando ne avevo all’incirca trenta… ma non bisogna mollare e bisogna volerlo, o meglio ancora (si fa per dire) esserci costretti, per poter attutire il dolore di ogni giorno.

    se vuoi, potremmo anche proseguire in forma più privata, benchè, a mio avviso, restando sul forum la privacy reciproca è meglio tutelata e quanto potremmo scriverci potrebbe essere in parte utile anche ad altri, che continuano a tacere avendo problemi simili ai tuoi…

    non aver fretta di rispondermi: prenditi tutti i tuoi tempi. avvertimi soltanto, per favore, se dovessi decidere che desideri interrompere il dialogo. non è che sia così facile per me (non sono una prefessionista del settore) e vorrei evitare di sforzarmi inutilmente…

    un abbraccio a te e a tutti/e gli altri/e che hanno sofferto dolori simili al tuo

  2. 22
    Adele. -

    Carissima Suchende vorrei poterti far capire che se anche ti
    conoscessi di persona e mi raccontassi la tua storia, io ti
    abbraccerei. Perché tu non ti devi vergognare mai di niente…La prima
    sensazione che ci portiamo dentro è che noi abbiamo voluto l’abuso, lo
    abbiamo permesso, non abbiamo fatto niente per fermarlo….potevamo e
    non abbiamo fatto niente. Allora cominciamo a pensare che siamo delle
    persone perverse, a cui piacciono queste cose. SUCHENDE non è vero,
    non è così. Tu non la potevi fermare, perché non capivi, non sapevi
    che ti succedeva, eri piccola. Se cominci a capire che se lo dici, la
    gente non ti allontana ma ti stringe forte, forse cominci anche a
    vedere che tu non sei sbagliata. Quando ti senti pronta pensa di dirlo
    ai tuoi, perché ti possano essere vicini e aiutare. Se dici poi che
    tua madre è amica di questa persona, tu rinnovi il dolore ogni volta.
    Succhende io ho dimenticato per molti anni e ti assicuro che li ho
    persi tutti. Avevo difficoltà a mantenere una relazione con un uomo e
    non sapevo perché. Tu hai 16 anni per sbaglio o no, hai scritto qui.
    Magari pensavi fosse un diario, ma questo è un diario magico, parla. E
    qui puoi scoprire che c’è altra gente come te, quale la dolcissima
    Rossana e me. Gente che c’è passata e ti assicuro che oggi le donne,
    tutte per un motivo o per un altro subiscono abusi, come il
    palpeggiatore sull’autobus. Lo so che vorresti dimenticare
    tutto…fare finta che non sia accaduto, ma se non risolvi questo nodo
    te lo porti dietro per tutta la vita, vedi i tagli, vedi il disgusto
    per te stessa. Ti fai male perché ti odi. Ma non devi odiare te, devi
    odiare lei. SOLO LEI HA COLPA. Suchende ti assicuro da quando io ho
    cominciato a dirlo a tutti, genitori, amici, ragazzi, mi hanno capito
    ed accettato….non dovevo nascondere niente e ricevevo solo
    comprensione. Ho imparato che non dovevo più vergognarmene e che non
    ERO SPORCA, IO NON LO ERO MAI STATA!!! Davvero è un peccato sei una
    ragazza sensibile e con una intelligenza viva, tu hai molto da
    offrire, anche a te stessa e molto per cui essere felice. MI viene una
    rabbia, una rabbia se penso che quella persona ti ha fatto così del
    male. Ti assicuro la riempirei di botte IO!!! Suchende fatti aiutare,
    ma da gente brava, che ti dia una mano…..a non rovinarti la vita. 🙂
    Suchende ci vuole tempo, pazienza e molta volontà….ma se ne esce. Un
    abbraccio enorme

  3. 23
    rossana -

    Cara Suchende,
    provo tenerezza nel pensarti e nell’immaginarti e ti ringrazio per voler tentare di “seguirmi”, come scrivi tu… sono circa le 2 e mezza di notte: ho dormito tre ore e mi sono alzata con il pensiero di intrattenermi un poco con te…

    anche la mia vita non è per niente semplice, nè facile, ma ho imparato, con fatica, a fare la funambola, cercando di cadere giù il meno possibile. hai ragione da vendere quando affermi che ci sono persone che hanno una speciale sensibilità, per le quali tutto è più complicato. concordo che nel malessere di vivere possa esserci spesso una qualche base genetica, come nel mio caso, e forse anche nel tuo. ti suggerisco di esaminare nella tua famiglia se è così, come mi sembra possa essere da quello che scrivi su tua madre, che considero abbastanza sbilanciata, come molti, d’altra parte…

    questa base di consapevolezza, se basata sulla realtà, potrebbe esserti utile per non riversare tutte le colpe su di te, come stai facendo.

    parto ora dal rileggere ad uno ad uno tutti i tuoi messaggi con maggior attenzione, soffermandomi qua e là sui punti da trattare, sui quali, però, dovresti cercare di rispondermi.

    1) conosci qualche Cristina, Alessia, Vittoria o Giovanna? da cosa deriva la scelta del tuo nick Suchende?

    2) chi è stato a fermarti nel tuo primo tentativo di tagliarti?

    3) quando infierisci su te stessa, qual’è la sensazione predominante che ti spinge a farlo? senso di colpa, punizione per la tua dissolutezza (se così si può chiamare), disperazione per non essere come vorresti, bisogno di dolore fisico per attutire quello psichico, o cos’altro mai?

    è molto presto non piangere più alla tua età, ma, come ad ogni età, di solito si finisce di smettere di piangere quando si sa benissimo che a nessuno importano più di tanto le nostre lacrime. invece, piangere è una grande e sana valvola di sfogo, indice, anche, di amore per sè.

    è amore per sè (o forse disperazione) anche il coraggio di chiedere aiuto. rompere il guscio in cui si racchiude il nostro dolore è un grande passo in avanti, a cui però si dovrebbe dare un seguito con pazienza e coerenza, senza aspettarsi che il primo venuto se ne possa interessare in modo serio e costruttivo, nè che la soluzione di tutto il nostro disastro interiore sia dietro la porta…

  4. 24
    rossana -

    segue…

    ieri sera, in una vetrina del centro, ho visto un libro dal titolo “Nessuno si salva da solo”. nessuno è forse un’affermazione troppo forte: penso, comunque, che ben pochi siano in grado di salvarsi da soli. mi sarebbe venuto da aggiungere che, per salvarsi, non basta che ci sia qualcuno disposto ad aiutarti (un buon professionista si può anche trovare) ma BISOGNA innanzitutto che ci sia la nostra volontà di tendere alla salvezza o almeno a un minimo di equilibrio.

    scusa se ripeto concetti già espressi o se scrivo banalità: è la conseguenza del rapporto scritto e del non potersi guardare negli occhi, che in questo caso ha comunque i suoi vantaggi.

    e veniamo agli “ottimi motivi” che, a tuo avviso, aveva (e magari ancora ha) chiunque ti faccia del male. è un pensiero a cui ricorro sovente anch’io negli ultimi tempi. secondo me, è la prerogativa dei bimbi cresciuti senza che sia stato loro possibile essere saziati dalla forma di amore a cui anelavano. questo non significa che non siano stati amati: semplicemente non sono stati amati nel modo giusto per loro. la solitudine che questo ha determinato nel loro vissuto infantile, l’emozione peggiore che possa essere inflitta a qualsiasi essere umano, ha fatto sì che, essendo forzati ad accettare un tale trattamento, si ritenga poi scontato tutto il resto che segue.

    non ci si ribella più, si è diventati incapaci di ribellarsi, soprattutto perchè si ritiene la ribellione inutile. non so se sia normale, ad esempio, nell’evenienza di essersi rotti un polso cadendo, il pensare che in fondo sia giusto così, che adesso “tocchi a noi patire qualcosa di doloroso”… tu che ne pensi?

    ultimo punto: “pensiero che rinnega se stesso”. così come è importante nella vita imparare a valorizzare le piccole cose, è altrettanto importante non permettere alla nostra mente, che dovrebbe agire da “servitore”, di prendere possesso e di stravolgere le nostre emozioni. io sono essenzialmente cuore, e questo deve orientare la mia vita, non i miei pensieri. questi sono io a doverli dirigere, a costo di legarli ad uno ad uno e di costruire con loro i miei castelli di carte, qualsiasi essi siano, devono essere scelti da me!

  5. 25
    rossana -

    Adele,
    la tua testimonianza, quella di Giu e di Broken smile valgono da sole TUTTE le parole che ho scritto e che forse ancora scriverò a Suchende. tu ne sei uscita tramite una psicoterapia?

    in particolare, con la tua sensibilità, hai scritto:
    1) “Mi sembra che tu la voglia una nuova vita.” osservazione che condivido in pieno. per Suchende sembra proprio il momento di cominciare a invertire la marcia. anzi, forse ha già cominciato!

    2) “Se dici poi che tua madre è amica di questa persona, tu rinnovi il dolore ogni volta.” a questo non sarei mai arrivata ma dev’essere tremendamente vero: non solo Suchende è stata abusata dalla donna che sostituiva sua madre, essendo la sua baby sitter, ma da una persona con cui sua madre intrattiene una relazione affettiva, che la fa diventare quasi una proiezione di lei e dell’affetto che ha per Suchende. aggravante notevole di una situazione già pessima!

    3) “da quando io ho cominciato a dirlo a tutti, genitori, amici, ragazzi, mi hanno capito ed accettato….” di certo verrà il giorno in cui Suchende deciderà di farlo nel reale, scegliendo gradualmente le persone e le circostanze adatte, come sta facendo qui (avendo optato per questo forum rispetto ad altri), e quello sarà per lei un giorno molto speciale. temo, però, che non sia ancora del tutto pronta, soprattutto per la difficoltà di relazionarsi con genitori che, a quanto ha scritto, non sono forse abbastanza forti e stabili per poter incassare il colpo. e ti assicuro che per dei genitori questi sono colpi da far tramortire un cavallo, per più di una ragione.

    hai ragione anche nell’affermare che sono molte le donne a subire vari tipi di abusi. vorrei che fossero in molte a scrivere qui di quelli patiti nell’infanzia e a raccontare, anche, come hanno fatto a lasciarseli alle spalle, se ci sono riuscite.

    grazie per il tuo apprezzamento per me.
    un abbraccio

  6. 26
    rossana -

    Cara Suchende,
    non hai idea del terremoto che hai suscitato in me, costringedomi indirettamente ad affrontare una situazione dolorosissima che avevo accantonato e che forse non riuscirò mai a vedere del tutto risolta. mi stai dando, però, anche forza per andare avanti nel mio intento, pur non essendo sicura di essere capace di portarlo a termine. spesso siamo così vigliacchi!

    ma torniamo a te e al nocciolo della questione. per poter progredire un poco, preciso subito che, se non hai al momento il coraggio di saldare il conto con chi ti ha massacrata nell’animo, nella parte più vera e più vitale di ogni essere umano, quella che la riconduce alla natura e all’impulso di vita, sei stata però già BRAVISSIMA a fermarla, appena ce l’hai fatta a farlo. sei stata punita in un modo tremendo, per la tua età, ma sei stata tu a dire: “Basta!”, e questo già risolve a metà il sospeso con lei. e ti pare poco?

    resti comunque nel vicolo cieco in cui si viene a trovare chiunque sia vittima di questo tipo di abusi. se non parli, difficilmente ne potrai uscire (si può girare pagina quasi solo buttando fuori il veleno che ci appesta); se invece parli, corri il rischio di farti più male del sollievo che può derivare dall’essere se stessi, ai propri occhi e agli occhi del mondo. sì, perchè è utile condividere una pena ma è necessario che ci sia qualcuno che la può capire o che ti ami al punto di rispettarla e di sostenerti anche se non la comprende. cosa difficile in questo tipo di realtà, così soggettiva e così intima…

    avevo sì e no diciotto anni quando il mio capo, ultrasessantenne, approfittava di una sua infermità per palpeggiarmi. lo riferìì ai miei genitori, che non presero nemmeno in considerazione la lamentela. mi confidai con la cugina che mi aveva procurato l’impiego e che conosceva l’importante persona in questione… lettera morta, anche quella conversazione. dovetti cercare da sola di difendermi da quell’abuso, con il grande timore della rappresaglia a cui avrei potuto andare incontro: una ragazzina, al primo impiego, che osava opporsi al grande uomo, da cui dipendeva tutta l’azienda!

  7. 27
    rossana -

    Suchende,
    qui va a finire che il romanzo della mia vita lo scrivo io!!!

    cerco di immaginare come sei cresciuta dai 12 anni in avanti e ti vedo muoverti in grande, solitaria autonomia, con la sola, costante compagnia di tuo fratello, a cui affermi di essere affezionata. quanti anni ha? è stato seguito dalla tua stessa baby sitter in assenza dei vostri genitori?

    tagliandoti le braccia, facendoti del male in ogni modo possibile, odiandoti, cercando di fare del tuo meglio per relazionarti in famiglia e a scuola, sei arrivata alla meno peggio all’adolescenza e ti sei illusa di trovare in un ragazzo maggiori attenzioni e maggior tenerezza di quanto ne avessi potute sperimentare prima.

    valutazione errata, e conseguente peggioramento della tua crisi esistenziale. purtroppo oggi i ragazzi non si comportano più come i giovani “perbene” di una volta, che frequentavano per mesi le ragazze “perbene” prima di fare qualsiasi avance. oggi tutti vogliono tutto e subito! quindi non stupisce proprio per niente che i ragazzi che hai incontrato tendessero a mettere, senza troppi indugi, le mani sotto le gonne… credo che siano in molti, se non tutti, a farlo…

    in ogni caso, anche l’uomo più sensibile e più evoluto culturalmente, se non è gay, fa molta fatica a comprendere a fondo una donna, spesso non arrivando oltre ad un’infarinatura. si tratta di due mondi diversi: il primo dedito all’agire e la seconda dedita al sentire. figurarsi, poi, se entrambi i partner hanno dei problemi irrisolti nell’evoluzione delle loro identità/personalità (come nel caso dei tossico-dipendenti)! hai un bell’offrire “tempo, intelligenza e amore”!!! non basta dare, se prima non sai dare a te stessa ed essere capace di stare in piedi da sola, emotivamente, e se chi riceve non è dal più al meno sulla stessa lunghezza d’onda!

    mi sembrerebbe preferibile, prima di confrontarti con questo mondo alieno, che ti ritrovassi in te stessa e fossi capace di sapere esattamente chi sei, cosa vuoi e perchè.

    “… Era una maschera; era il rifugio di un uomo che temeva di riconoscere i suoi sentimenti, che non riusciva a dire: Ecco cosa mi piace – ecco cosa sono…” (Virginia Woolf – Gita al faro)

  8. 28
    Adele. -

    Ciao Suchende..ascolta Rossana che è molto saggia. Quando io dico parlarne, attenzione, non a caso (forse sembrava così), ma ad amiche che mi conoscevano da una vita, e che per anni hanno visto e non capito i miei atteggiamenti. Io non sono mai andata da uno psicologo allora (sbagliando) l’ho fatto di recente, ma allora all’età di 25 anni quando ricordai, chiesi aiuto alla mia milgiore amica. Fortuna volle che lei andava da uno psicologo e seppe parlarmi in modo giusto e darmi alcuni degli strumenti per gestire le mie paure. Le parole germogliano ed hanno una forza incredibile. La cosa che più mi chiudeva alla vita, era che io mi sentivo diversa e sbagliata. Ma era tutto nella mia testa. Io ho avuto sempre molta compensione e forse sono più giovane di Rossana, in un mondo in cui gi abusi sono all’ordine del giorno (purtroppo) e forse più denunciati. Non è facile, ma ho visto che le prime ad avere un pregiudizio verso noi stesse, siamo NOI! Rossa tu stai ricordando. E’ un bene, non facciamo finta che non sia successo, accetiamolo e perdoniamoci. Quell’evento ha cambiato le nostre vite per sempre, ci ha reso quello che siamo oggi. Quando lo ricordo non provo più vergogna…..a volte rabbia, ma non mi sento più sbagliata, più divera, più orribile…..lo era lui…solo lui.
    Ammetto che la mia di storia non è di quelle pesanti, fu un abuso leggero, un custode della scuola che mi toccava sopra i vestiti, quando avevo una 10 di anni. Io scambiavo le sue attenzioni, come gesti d’affetto e mi piacevano. La vergonga venne, quando mia madre mi chiese cosa combianavamo. Quella persona era stata licenziata in quanto un’altra bambiana aveva detto quello che le faceva e mia madre voleva sapere se anche io avevo subito qualche abuso. Io non parlai allora ( ma molto dopo), li capii che forse quell che mi faceva e che a me piaceva, era sbagliato. Quel piacere, l’ho vissuto per anni come una mia perversione e l’orrore di mia madre, fu quello che scatenò l’orrore per me stessa. Ma mia madre era solo preoccupata, lei non poteva sapere che avrebbe creato in me quell’effetto, se avessi parlato, se le avessi detto, avrei capito che era solo preoccupata per me e non schifata…t. E poi io dimenticai, perché non volevo ricordare e fino circa ai 24 anni ho dimenticato. Oggi io ho capito che ero attratta da un adulto che mostrava interesse per me, e basta ero una bambiana e non me ne faccio più una colpa.

  9. 29
    Adele. -

    Quando parlai ai miei, loro erano così arrabbaiti e tristi. Se avessero saputo, mio padre lo avrebbe riempito di pugni …….ed io mi sarei risparmiato tanto dolore. Avrei capito che loro non erano delusi da me, ma preoccupati per me!
    Suchende i Mostri peggiori, li creiamo noi, sono immaginari e non possiamo combatterli. Quella donna è reale e Rossana ha ragione tu hai fatto invece qualcosa, l’hai fermata, hai detto no. Cerca di non fermarti, fatti aiutare. Se il rapporto con i tuoi non è buono, parla con le persone di cui ti fidi e chiedi consiglio o aiuto a loro. Tu hai una vita davanti….una vita intera. Davvero siamo qui per dirti che la puoi cambiare, che tu non devi sentirti sbagliata. Che ti scoprirai piano piano, una volta che avrai eliminato tutte le tue paure. Quando non avrai più paura tu ti ritroverai. Un abbraccio enorme.
    Rossana anche tu hai un percorso da fare, non lasciarlo mai a qualsiasi età noi abbiamo un dovere verso la nostra vita. Ti stringo forte.

  10. 30
    rossana -

    continua…

    adesso passo al corpo, l’involucro che ci racchiude e che ci presenta al mondo. è indubbio che in una donna la grazia è un gran dono (meno la bellezza, secondo me). ognuna di noi ha comunque qualcosa di speciale: possono essere gli occhi, le labbra, le gambe, le mani, il sedere o qualche altro aspetto che vale la pena ed è giusto valorizzare…

    dipende, però, fino a che punto una femmina si vuole oggettivizzare per fare da complemento alla vita di un maschio. personalmente, visto che i tempi e i costumi lo consentono, preferisco essere un soggetto, con le mie prerogative e le mie priorità, che possono poi conciliarsi con quelle di un uomo, in rapporto anche a quanto egli è disponibile a mediare le sue, per un incontro a mezza strada.

    ma prima di tutto questo, bisogna accettarsi e, soprattutto, imparare ad amarsi. guarda questo link e dimmi, se vuoi, che sensazioni ti suscita il quadro di mezzo, che rappresenta la donna nuda con la sola collana: http://www.artinvest2000.com/botero_fernando.htm

    anagraficamente sei giovane per cominciare a pensare soprattutto con la tua testa ma, intellettivamente, ci puoi senz’altro arrivare. se fossi in te, misurerei la grandezza del polso per stabilire quale potrebbe essere il mio peso forma e tenderei a raggiungerlo, ma senza farmi troppi problemi in caso di insuccesso. smettila di dar retta a tua madre o a chiunque altro: stabilisci da te come vuoi apparire e tendi all’obiettivo, senza tenere una dieta, limitandoti semplicemente a mangiare un po’ meno di quanto ti piace.

    nel frattempo, individua un taglio e una pettinatura particolari che ti possano star bene caratterizzandoti. esamina quali sono i colori che ti donano e che ti piacciono, impara ad abbinarli tra loro, e definisci il tipo di abbigliamento che più ti è congeniale (romantico, casual, elegante, dark – non importa quale: basta che tu lo senta tuo).

    fatti poi aiutare da qualcuno del settore nell’organizzarti il guardaroba più adatto alla tua figura (pantaloni a tubo o ampi, gonne sopra o sotto il ginocchio, camicette e giacche attillate o morbide, tacchi alti, medi o scarpe basse). puoi anche riuscirci da sola, davanti allo specchio, provando i vari stili con vestiti di poco prezzo, prima di passare a pochi altri, sulla stessa linea, ma di gusto e di taglio più raffinati. anche questo fa parte del conoscersi e del comunicare al prossimo chi siamo.

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