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I datori di lavoro

…non hanno nulla da perdere. Il manico del coltello: è in loro pieno possesso.
Il popolo chiede lavoro sicuro e per poterlo ottenere deve o passare dai canali preferenziali oppure dalle Agenzie Interinali, che sempre definirò Agenzie Terminali: là, dove il lavoro si ferma.
Il muro dei colloqui è praticamente inespugnabile.
I primi a decidere se puoi andare bene o meno sono i famigerati “Head Hunter”. Coloro i quali valutano, in base alle fattezze e al tipo di capelli, se il candidato che hanno difronte può entrare nei canoni di affidabilità. A quanto sembra i ricci sono fottuti e devono ringraziare il Modello di Selezione Americano.
I secondi sono gli psicologi, i quali inducono il soggetto esaminato, ad affrontare discussioni racchiuse nella sfera del tema mondano e della hobbistica e dell’universo delle relazioni interpersonali.
I terzi sono gli specialisti del settore tecnico che fanno domande ipertecniche per poi dirti a fine colloquio che non sei sufficientemente tecnico e che gli “skill” che stanno cercando sono di altamente tecnici. In cuor tuo però sai benissimo che le cose che ti stavano chiedendo potevi acquisirle solo con l’esperienza lavorativa, aimè sfumata proprio in quel momento. Ti hanno raggirato con un sorriso beffardo.
I quarti sono i direttori, i datori di lavoro. Sono loro che danno la benedizione finale.
Il loro quarto ed ultimo “si, lo voglio” apre le porte della sopravvivenza e le porte della luce.
Per te comincia a materializzarsi una casa, per riposare, una macchina, che utilizzerai e manterrai esclusivamente per andare a lavorare, i vestiti, che utilizzerai esclusivamente per andare a lavorare.
Ma ecco che per un attimo si fermano i pensieri:
“Cavolo, ma guadagno solo mille euro! No, non importa! Tanto qui dentro crescerò!”.
In quel monento, mentre firmi il contratto, solo in quel momento, sono il patrimonio di partenza.
Arriva il primo giorno di lavoro. Fuori è nuvoloso, ma tutto splende! Anche l’asfalto della strada che ti porta a lavoro.
Immagini la tua scrivania.
Quale pianta piantare nel microvaso di plastica. Quella grassa, ovvio, contro le radiazioni del monitor.
E poi il tuo telefono.
Il tuo portapenne.
La tua poltrona.
Il calendario.
Il piccì con il desktop personalizzato.
Finalmente prendi contatto con il tuo responsabile di reparto.
Tu sei come lui vuole vederti.
Elegante. Scattante. Sveglio. Collaborativo. Costruttivo. Il meglio del meglio del meglio….
Sta per aprire bocca. Tu sei lì. Lui è lì. Ambedue chiusi nell’ufficio per dare vita ad un nuovo mondo. Nuovi progetti. Grandi progetti!
Ed ecco la richiesta:
“Potresti farmi, per cortesia, queste fotocopie?” e tu
“Ha detto…ha detto…per cortesia!” poi, ma solo poi, digerisci tutta la domanda.
Il grigio del cielo ti pervade. La pianta appassisce. Cadì nell’oblio. E rivivi il tuo passato in tre nanosecondi.
Quattro colloqui nel giro di mezza settimana.
Sedute dal migliore amico/a per scaricare il nervoso.
Notti insonni.
Per cosa?
Per capire che il tuo ruolo era stato deciso anzitempo e che i quattro colloqui erano programmati per dare lavoro a quattro sfigati che altrimenti dalla noia si sarebbero strappati i capelli o avrebbero prenotato il diciottesimo viaggio alle Maldive on-line.
Allora entri anche tu, come i tuoi colleghi non raccomandati o non leccapiedi, nella spirale dei caffè! Poi delle sigarette! Poi delle partite clandestine a Solitario!
Il lavoro non ti piace. Ti hanno illuso. Sai di essere capace ma con tristezza di rendi conto che nessuno ha intenzione di insegnarti qualcosa. Scopri ben presto che tutto è un segreto. Che le informazioni sono criptate e frammentate. Non c’è un inizio, non vedi la fine. Non v’è soluzione.
Il futuro ti prospetta il dolce oblio o un’altra serie di colloqui inquisitori.
Ti rendi conto che la storia si ripete e che la macchina del tempo ha deciso di farti rivivere il periodo storico più vivace:
quello del Feudo. Con i suoi vassalli. Con i suoi valvassini. Con i suoi valvassori.
Il Feudo.
Capace di annichilire l’individuo. Capace di accartocciare il destino di un individuo. Tutti ne parlano.
I tuoi simili si lamentano, ma non hanno mezzi per combatterlo.
La punta di quel coltello fa male.
Fa male all’etica.
Fa male alla vita.
Fa male alla libertà di lavorare e quindi alla libertà di esistere.
E così scopri la verità amara: vogliono farti credere che non sai fare nulla!

Lettera pubblicata il 8 Gennaio 2008. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Attualità - Lavoro - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 2 commenti

  1. 1
    Daniela -

    è vero vogliono farti credere che non sei in grado di farlo e quindi indurti a pensare di non poter avanzare richieste. il mondo del lavoro, in Italia, è demoralizzante. io lavoro in una multinazionale, quattro colloqui psicologi, tecnici poi entri e dopo un anno (tempo sufficiente per fare analisi) ti rendi conto che la maggior parte delle persone che fanno carriera non solo non hanno saputo gestire il loro reparto ma non saprebbero gestire neanche un sottoreparto. vedi talmente tanta incompetenza ai vertici che ti demoralizzi perché capisci che si avanza non per merito ma per carattere, più si è scaltri e bast…di e più si va avanti a prescindere dai risultati. il risultato è che, dato l’esempio negativo, chi non ha etica del lavoro comincia a fare il meno possibile chi ce l’ha continua a farsi il mezzo pure per gli altri con la frustrazione di non poterli mandare tutti a quel paese.

  2. 2
    silenzio -

    Ciò che dici è la sacrosanta verità. Ho buttato giù quelle righe non a caso. L’ambiente di lavoro in Italia è del debilitante e quindi atipico. Basta vedere come hanno modificato la legge sul mobbing. Negli altri paesi è combattuto a pieno regime. In Italia invece, hanno voluto ricoscere il mobbing solo come reato civile e non anche penale. E’ un fenomeno emergente ed essendo molto diffuso, perchè normalmente praticato, non poteva essere perseguito del tutto. Così la vittima rimane isolata.
    L’unica spiegazione che riesco a dare a tutto questo mi è concessa avvicinando il mio pensiero alle leggi della natura. Gli animali privi di intelligenza (e questo è comunque da dimostrare) si confrontano fisicamente e vince il più prestante. Gli uomini essendo dotati di intelligenza (e anche questo è comunque da dimostrare) utilizzano la repressione psicologica che a lungo andare consuma anche fisicamente la vittima prescelta. L’opera del male fattasi carne.
    La storiella che ho voluto raccontare in maniera ironica alla fine trova le basi nei commenti che stiamo aggiungendo io e te.
    Ciò che mi rode è l’abbondanza di strafottenza. E cosa ancora più grave è che l’italiano è difficile da educare.

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