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Quanto avrei voluto dirti addio

Nell’agosto del 2006 mio nonno Giancarlo, 59 anni, andò a fare una visita in ospedale. Scoprimmo che aveva un tumore esteso su entrambi i polmoni. Gli diedero sei mesi di vita.
Lui era così attivo, così solare. Al mare andavamo sempre insieme e alcuni anni prima aveva comprato un aereo privato e a volte mi portava a volare.
Mio padre aveva perso sua mamma quando aveva solamente un anno e mezzo in un incidente stradale. In quei mesi aveva tanta paura di perdere anche suo padre.
Mio padre fece di tutto, lo portava a fare visite, iniziò la terapia della chemio, anche se il suo destino era ormai segnato.
Ma io non lo sapevo, avevo appena 12 anni. Pensavo che tutto si potesse curare.
Il 29 novembre dello stesso anno, era una mattina di mercoledì e io ero a scuola. Ricevetti una telefonata di mio fratello. Risposi. Mi disse: “Franci, ti vengo io a prendere a scuola. Il nonno è morto. ” Caddi a terra.
Mia mamma mi disse che aveva avuto un malore. Andai al suo funerale. Piangevo sempre. Ogni giorno.
Oggi, sono passati 6 mesi da quando ho scoperto la verità, da quando ho trovato una lettera datata il 29 novembre alle ore 8. 00. Mio nonno morì quel giorno a causa di un malore. Come è possibile che abbia scritto una lettera? La quale diceva: ” Funerale in forma strettamente privata e senza foto. Vi prego, perdonatemi ma sento che il mio cervello non risponde più. Un abbraccio. ”
Incominciai a fare domande a mia mamma chiedendole cosa fosse successo. Le chiesi: “Ha preso troppo farmaci? “. Lei non rispose.
Mi disse qualche minuto dopo: “Franci, il nonno avrebbe dovuto fare un intervento tre giorni dopo che non gli sarebbe servito a nulla. Lo avrebbe fatto solo per fare contento il papà. ” E io dissi: ” Quindi? Ha preso troppi farmaci? “. Lei mi disse: ” Si è sparato”.
Svenni. Forse proprio per quelle tre parole che mi tormentarono per i mesi seguenti e che non riesco ancora a dimenticare.
Si era sparato. Trovai la prima pagina di quel giornale del novembre 2006 su cui c’era scritto: ” Uomo trovato morto nella sua casa di Via *****”.
Se me lo avessero detto prima. Forse al suo funerale l’avrei salutato in modo diverso. Forse non sarei andata neppure.
Non posso perdonagli una cosa del genere. Di non avermi salutata. Di non avermi detto addio.
Era troppo presente nella mia vita. Mi manca tanto. Ma come posso perdonarlo.
Ieri sono andata a trovarlo. Quanto vorrei guardarlo e parlagli un’ultima volta. Quanto vorrei abbracciarlo.
Lo so, a lui non importava nulla di me, per questo non gli importava di salutarmi.

Lettera pubblicata il 2 Maggio 2009. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Famiglia - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 3 commenti

  1. 1
    Matteo P. (madhacker01) -

    Non dire che non gli importava nulla di te, ogni nonno adora i suoi nipoti, anche se magari non lo dimostra.
    Io ho perso due nonni a causa di un tumore, e credimi, non è stato piacevole, nè per loro nè per noi.
    Mio nonno morì nel 2003 per un tumore allo stomaco, morì sul suo letto, imbottito di farmaci (incapace di riconoscerci), e mia nonna, sua moglie, morì qualche mese fa per un tumore ai polmoni.
    Franci, l’ho vista combattere per tentare di respirare, un respiro non più umano, un rantolo mostruoso, ed è un ricordo indelebile.
    Io capisco perfettamente tuo nonno.
    Il tumore procura una sofferenza fisica indicible, e le scelte che ti si parano davanti a quell’età, sono due: combattere, anche se poi si rivela inutile, o fare un’altra scelta estrema.
    Prova ad immedesimarti in lui, magari la sua non è stata la scelta migliore, ma lo ha fatto per smettere di soffrire.
    Credimi, avresti sofferto molto di più a vederlo su un letto, magari in coma, a combattere tra la vita e la morte.
    Scusami per la crudezza di alcune immagini.
    Matteo P.

  2. 2
    tina -

    Cara Francesca, mi dipiace davvero per quello che hai sofferto quando hai perso tuo nonno e per quello che stai soffrendo ora che hai scoperto una realtà così difficile da accettare.
    Però vorrei che tu provassi a considerare le cose da un altro punto di vista. Quello di un nonno che sa che sta per compiere un gesto terribile, che si sente con le spalle al muro, inchiodato da una sofferenza atroce. Una sofferenza che non è solo quella fisica. E’ anche la sofferenza per l’amore dei suoi cari che il destino della sua vita (spesso impossibile da capire o da accettare) gli avrebbe comunque portato via di lì a poco.
    E se lui non ti avesse salutato perchè temeva che guardandoti negli occhi, in quegli occhi che magari gli sorridevano sempre e gli trasmettevano il calore che solo una nipotina riesce a trasmettere al suo amato nonno, gli sarebbe mancato il coraggio di portare a termine una decisione così tragica?
    Prova a pensare solo all’amore che il nonno ti voleva e a quello che tu volevi a lui. Le altre cose che purtroppo sono successe non riguardano, ne sono sicurissima, il vostro rapporto, cara Francesca.
    Lo so che il paragone può sembrare assolutamente fuori luogo, ma a me è capitato quando sono stata molto male (fisicamente e psicologicamente) di tenere lontane le persone che amo di più per difenderle in qualche modo dalla sofferenza che sapevo avrebbero provato nel vedermi star male. Non tento di trovare una giustificazione per quello che ha fatto il nonno, ma solo di intuire il suo amore nel gesto che lo ha portato a non salutarti.
    Piuttosto che pensare che di te non gli importasse nulla prova a pensare in questo modo (io te lo dico perchè ci credo):
    non mi ha salutato perchè mi voleva così bene che sapeva che non sarebbe più stato capace di allontanarsi da me, ma l’atroce sofferenza che provava per la sua malattia, per il dolore di dover abbandonare i suoi cari era così forte che lui voleva proprio volare via.
    quindi, cara, non perchè non ti voleva bene, ma perchè te ne voleva molto di più di quanto tu possa immaginare.
    torna a trovarlo, e soprattutto prega per lui affinchè il Signore, sempre misericordioso, lo accolga nella sua casa nonostante la sua decisione di porre fine alla sua vita. io credo anche in questo.
    un abbraccio affettuoso,
    tina.

  3. 3
    mary -

    Francesca,anke io ho perso mio nonno ,nel 2005 ,nn mi ricordo xke ma dp la sua morte nella sua famiglia e successo delle cs ke nn racconto,adesso ho solo mia nonna sua moglie e la mia bissnonna,io capisco cs tu provi ,dato ke i nonni vogliono molto bn ai propi nipoti cmq nn pensare ke nn gli importava nnt di te adesso ti saluto ciao

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