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Andarsene e ricominciare una nuova vita. Ma dove?

di

Chi di voi non ha mai pensato almeno una volta nella vita: “Adesso basta, faccio i bagagli, me ne vado di qui e mi rifaccio una vita altrove”? Credo quasi nessuno, è una cosa normale che capita a tutti prima o poi, ma in genere è un pensiero temporaneo. Per me però ormai questa idea è un chiodo fisso da mesi e non voglio che rimanga sempre solo un pensiero, come succede a tanti. È il momento di passare all’azione. Ovviamente, non è una cosa così semplice. So benissimo che un passo simile comporta un rischio, ma non è questo a trattenermi, sono disposto a correrlo, l’esperienza mi ha insegnato che a volte è necessario. Piuttosto, la domanda è: ma dove è meglio andare esattamente e che cosa fare?
Descrivo brevemente la mia situazione. 36 anni, laureato in architettura, ma ho sempre lavorato nel settore energetico-impiantistico, trovandolo tra l’altro più sicuro e stabile. Del mio lavoro sono relativamente soddisfatto. Parlo l’inglese abbastanza bene, oltre a un po’ di tedesco e di portoghese. Vivo solo in un appartamento in affitto, ho comunque due genitori che mi aiuterebbero al bisogno. Fidanzato da circa un anno con una brava ragazza (anche se non la pensiamo allo stesso modo su alcune cose), dopo due lunghe relazioni andate male. Ho giusto qualche amico per uscire ogni tanto. Fin qui, la mia situazione potrebbe apparire abbastanza buona, ma non lo è purtroppo. Alla fine dell’anno infatti mi scade il contratto nella piccola ditta dove lavoro e per quanto il capo sia contento di me e disposto a tenermi, vuole che io entri in società, in qualità di progettista. La cosa non mi va affatto, sia perché onerosa per me, sia perché so bene che costituirebbe un grosso aumento di responsabilità e di stress quindi. Inoltre, io non ho tanto un’indole imprenditoriale e la mia ambizione è modesta. Ma oggi trovare un nuovo lavoro decente qui è quasi impossibile. Poi, come tutti voi sapete bene, l’Italia è un paese morente. Ormai è solo un burattino nelle mani della UE, indipendentemente da quale sarà il prossimo partito a governare. Anche se ritornasse Salvini non durerebbe, io prevedo solo un’orda di nuove tasse e di clandestini e ripresa zero. Inoltre sono stato indotto, contro la mia volontà, a fare un esame per prendere l’abilitazione professionale da perito industriale. Ormai sono iscritto e lo farò, (non credo comunque di superarlo) ma mi rendo conto di quanto la cosa sia ingiusta. Questo tra l’altro è uno dei motivi di disaccordo con la mia ragazza, ben più ambiziosa di me, che lo vedrebbe invece come una buona possibilità, sospetto quindi che il nostro rapporto sia destinato a incrinarsi.
Basta così comunque, non è la mia situazione il tema della lettera, bensì cosa è meglio fare per trasferirsi. Dove è meglio tentare di iniziare una nuova vita con un nuovo lavoro per una persona con le mie competenze? È su questo che voglio chiedervi consigli. Mi sembra abbastanza chiaro che tentare di trasferirmi in una nazione in cui si parla l’inglese, che già conosco, sarebbe più agevole. Ma quale? Ho scartato subito l’America, dove vige una mentalità troppo concentrata sulla competitività. Rimarrebbero i paesi del nord Europa, che però, molto non conosco. Attualmente, non ho alcun contatto o conoscenza in questi paesi. Però, se potessi trovare un semplice posto da dipendente in una ditta che opera nei settori in cui ho già esperienza, sarei già molto contento. Il mondo è comunque grande e potrebbero esserci un sacco di altre possibilità. Magari in qualche paese in via di sviluppo. Non andrei MAI in Cina o in India, che, problemi linguistici a parte, ritengo i principali nemici commerciali del nostro continente, ma a parte questi, sarei disposto a un trasferimento in una qualsiasi altra nazione se le condizioni sarebbero vantaggiose. Sarei disponibile addirittura a tentare di sistemarmi in qualche paese dell’Africa se mi venisse dimostrato che le possibilità intraprendere un buon lavoro fossero buone. So che ci sono delle agenzie che trovano lavori all’estero alle persone interessate, ma per quanto ne so si tratta di lavoretti da poco adatti più che altro a ragazzi giovani, che vogliono fare una breve esperienza in un’altra nazione. Non certo adatti a me quindi, che ho già una certa età e cerco una sistemazione definitiva. Non sono più giovanissimo, ma non credo sia troppo tardi per ricominciare. Anche perché, fortunatamente, non sono sposato o con figli.
Insomma, se ho ben chiaro in testa che voglio andarmene, sul dove andare esattamente brancolo un po’ nel buio. Chiedo quindi consiglio a voi lettori. Chi ha avuto esperienze di lavoro all’estero, o conosce persone che si sono sistemate in un altro paese, potrebbe cortesemente darmi qualche dritta? Sto cercando di raccogliere quante più informazioni possibile, per capire meglio come muovermi. Ho già fatto diversi viaggi all’estero, ma sempre solo come turista, niente trasferte lavorative, erasmus o cose simili, per cui molto non me ne intendo. Mi rendo perfettamente conto che, oltre a lasciare famiglia e fidanzata, dovrò certamente rimboccarmi le maniche e correre qualche rischio, ma sono disposto a farlo. Sarei disponibile anche a fare un lavoro diverso da quello che ho fatto finora ed estraneo alla mia formazione. Vorrei però capire dove ci sono le migliori possibilità di ottenere buoni risultati, o meglio, una situazione stabile e dove un trasferimento risulterebbe meno difficoltoso. Anche perché, diciamolo pure, non voglio dover poi tornare in Italia con la coda tra le gambe, come è già successo a un paio di persone di mia conoscenza. Mi scuso per la lunghezza della lettera, aspetto vostri consigli e vi ringrazio in anticipo.

Lettera pubblicata il 26 Agosto 2019. L'autore ha condiviso 6 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 13 commenti

Pagine: 1 2

  1. 1
    Rossella -

    Con le tue idee dovresti tentare la strada del concorso pubblico e in base a quello scegliere la destinazione del trasferimento. Questa era la mia idea di partenza. Quindi sembrava chiaro che non sarei partita subito. Poi, con una connessione internet di fortuna, mi misi a fare una ricerca su internet e così partimmo ( tutta la famiglia) l’anno in cui mio fratello si sarebbe dovuto iscrivere al liceo. Partimmo subito. Accadde tutto in maniera misteriosa. Ricordo di aver scelto questa città perché tra tutte le città universitarie era la meno cara e, almeno a quel tempo, sembrava offrire delle opportunità lavorative. In realtà era già in crisi dal punto di vista commerciale. Di lì a poco sarebbe finito tutto.

  2. 2
    Angwhy -

    Io l’ho fatto e piu di una volta ma in tempi migliori,oggi come oggi non vorrei demotivarti ma a 36 anni e senza un profilo professionale super richiesto (non ho capito di cosa ti occupi) direi che la tua sia solo una idea che resterà tale.
    inoltre mi sembra che tu voglia solo spostarti a fare le stesse cose da un altra parte,cosa che non ti cambierà di certo la vita.se proprio ci tieni a fare questo genere di esperienza non vedo altra strada che trovare impiego presso un azienda che lavora con l’estero oppure puoi sempre partire all’avventura ma come ti ripeto non è piu tempo per giocarsi il cielo a dadi

  3. 3
    Bottex -

    Angwhy, mi sono specializzato in architettura sostenibile e risparmio energetico, figura che se non fosse per la crisi edilizia sarebbe sì richiesta. Grazie alle mie competenze ho comunque trovato lavoro progettando le componenti impiantistiche degli edifici, calcolandone il fabbisogno energetico e facendone le certificazioni energetiche. Da due anni e mezzo poi, progetto caldaie a vapore. Vero il fatto che a me andrebbe benissimo fare la stessa cosa da un’altra parte, ma almeno non avrei uno stato che mi dissangua e magari riuscirei a raggiungere una stabilità maggiore. Anche perché sebbene il lavoro nel mio settore non manchi di certo, non ho affatto voglia di mettermi a fare l’imprenditore (non in Italia almeno). Terrò comunque in considerazione l’idea dell’azienda che lavora con l’estero e di sicuro non rinuncerò ai miei propositi. Grazie.

  4. 4
    Suzanne -

    Onestamente non capisco quale sia il cambio di vita nell’andare a svolgere lo stesso lavoro, in condizioni simili, con la stessa mentalità in un paese d’Europa o comunque che ci assomigli. Il problema per cui poi quasi tutti tornano con la coda tra le gambe è che in realtà non si sa ciò che si vuole, e comunque senza un cambiamento di mentalità l’insoddisfazione rimarrà tale e quale in ogni posto del mondo…

  5. 5
    Bottex -

    Il fatto è che voglio andarmene da un paese morente quale è l’Italia, perchè non intendo rispettare le condizioni che ci vogliono imporre. E lo farò. Se avete qualche dritta da darmi la leggo volentieri, ma se dovete solo dirmi che non capite perchè voglio andarmene o affermare che non è tanto il caso, fate anche senza commentare. Scusate il modo brusco.
    PS: Suzanne non è questione di un cambiamento di mentalità, ma di contesto. Meno tasse, più stabilità, eccetera. Non condizioni simili. E non è detto che debba andare per forza in un paese europeo, come ho scritto. Anzi, visto che la UE non mi piace affatto, se riuscissi ad andare fuori europa sarei ancora più contento.
    PPS: Yog, fai anche senza dirmi di sbronzarmi di narda, quella non risolve i problemi.

  6. 6
    Ponny81 -

    Ok, le tasse sono alte, ma è anche vero che la sanità è pubblica come tante altre cose/servizi. In altri posti pagherai meno tasse ma poi dovrai sicuramente contribuire diversamente sul sistema.
    Io posso dirti:
    – Ho 40 anni
    – Mi trovo a Milano (arrivato per lavoro dal sud italia 10 anni fa)
    – Faccio un lavoro da dipendente
    – Guadagno uno stipendio medio
    – La mia compagna lavora saltuariamente
    – abbiamo un figlio di 2 anni

    Nonostante i (falsi) problemi che hai menzionato tu: le tasse, gli immigrati, italia paese morente, etc..

    – Riusciamo ad arrivare tranquillamente a fine mese
    – Facciamo una vita normalissima come tutti in questo mondo
    – Riusciamo a mettere anche qualcosa da parte

    Questo per dirti che se a 36 anni vuoi scappare secondo me il vero problema non è il paese in cui ti trovi, ma forse è legato a qualche delusione o magari non ti senti realizzato.
    In un altro paese ti ritroverai con lo stesso stato d’animo.
    Dal mio punto di vista dovresti valutare e capire meglio qual’è la causa che ti spinge a voler lasciare l’italia.

    PS. se avessi letto “ho 25 anni” ti avrei risposto di buttarti in questa avventura. A 36 anni le proprie scelte dovrebbero già esser state prese da tempo.

    In bocca al lupo

  7. 7
    Yog -

    Bottex, invece nel tuo caso vedrai che proprio la narda finirà per essere ciò che ti aiuterà a sopportare per almeno altri 34 anni di abitare in questa Nazione portentosa.
    Non appena si insedierà, il governo M5S+PD poi ti alzerà le tasse che quelle di adesso ti parranno una cosa risibile, perciò sgargozzati la narda adesso che l’IVA è solo al 22% (e già costa un botto).
    Gli argomenti che porti per giustificare il tuo entusiasmante desiderio di espatrio sono così forti, rilevanti ed incisivi che non ho dubbi che resterai in nostra compagnia in Italia per molto tempo, a meno che tu non sia sotto condizionamento mentale da parte degli articoletti che stanno sotto GoogleNews preceduti da “ANN” dove spiegano che a Melbourne i veterinari sono trattati come divi di Hollywood e vengono coperti d’oro (peraltro tu non fai il veterinario, ma il passacarte da ufficio tecnico, perciò vedi tu…).

  8. 8
    Solnze -

    Ciao, ti capisco benissimo. Allora, dato che lavoro nel commercio, mi capita di parlare con vari clienti italiani che vivono all’estero e stranieri che vivono in Italia. Opinioni:
    – l’Inghilterra inizia ad essere inflazionata. Troppe persone da tutto il mondo ultra-qualificate che cercano lavoro e inglesi sempre più agguerriti.
    – Australia. Molto meglio. Meno competitivà e migliori ritmi di lavoro. L’immigrazione è però molto difficile oltre una certa età.
    – Polonia. Questo è il paese dove io mi butterei di più. Paese in crescita fortissima, specie Varsavia. Gli ex paesi comunisti, inoltre , hanno per lo più infrastrutture vecchie e tutti quanti hanno bisogno di investire nel rinnovo delle infrastrutture. Molti polacchi emigrano e, dunque, hanno bisogno di persone qualificate dall’estero. La paga non è buona come in Italia, però il paese è in crescita e vige un’atmosfera ottimista.

  9. 9
    Bottex -

    Finalmente un commento che risponde alla mia domanda e non ad altro. Bisogna però vedere come stanno messi a inglese in Polonia, perché naturalmente il polacco non lo so e per quanto non abbia un lavoro particolarmente impegnativo non posso certo mettermi a imparare una nuova lingua adesso (polacco o altro 😉 ) Grazie Solzne!

  10. 10
    Solnze -

    Io credo che un corso di polacco dovresti comunque farlo, però se entri in un’azienda internazionale penso che basti l’inglese. Prova a mandare qualche CV e vedi.

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