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Accordo di solidarietà anticrisi

Accordo di solidarietà anticrisi
In questo momento di crisi solo con la solidarietà di tutti si può compiere il miracolo di dare dignità rispetto e lavoro,con soluzioni di immediata applicazione, senza ricorrere a nuove tasse o a tagli di spesa che vanno a pesare soprattutto nelle classi sociali più deboli.
In questa fase di S.O.S.. non occorre essere edotti in materie finanziarie o di discutere delle cause del perché ci troviamo in questa situazione, ma di sapere fare i conti con quello che si ha nell’immediato ,vista l’emergenza in cui ci troviamo.
Manca il lavoro per milioni di persone ,e soprattutto sono pochi i soldi che percepiscono quelli che lavorano ,tutto questo sta creando recessione con conseguenze drammatiche per l’occupazione che tocca tutti i settori e portando sempre più famiglie a perdere anche la casa , la soluzione è di intervenire con un patto di solidarietà fra le uniche parti che possono risolvere questa situazione e precisamente fra i lavoratori e gli imprenditori che devono accettare il cambiamento delle responsabilità nel lavoro dando il vero significato ai primi 12 punti della nostra Costituzione.
Soluzione possibile
1. Lavoro per Tutti
Non lavorare è una grande ingiustizia sociale, lo afferma esplicitamente la Legge naturale (Gen. 3,13 “Con il sudore della tua faccia mangerai pane”) e lo ribadisce la Legge civile italiana nel suo primo articolo della Costituzione
( “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”).
Inoltre dal punto di vista sociale è uno sperpero mantenere oltre due milioni di persone (circa 11% della forza lavoro),con sussidi (di circa 800 euro mensili ) per disoccupazione – cassa integrazione ecc. Tutti noi ne siamo responsabili socialmente.
Si deve lavorare tutti, con spirito di solidarietà, magari diminuendo oggi a chi lavora, un’ora lavorativa al giorno (sono circa 22 milioni gli occupati) per creare qualche possibilità a chi oggi il lavoro non ce la, cioè circa 2,5 milioni. In questo modo non solo daremmo un lavoro dignitoso a tutti, ma anche si potrebbero recuperare quei circa 20 miliardi di euro, che oggi sono spesi per sussidi dati a chi non lavora: soldi che potrebbero essere impiegati per diminuire la tassazione alle famiglie e alle aziende, aiutando gli anziani, finanziando nuove attività per i giovani ecc., In questo modo lo stipendio non diminuirà.
Se poi abbiamo coraggio e facciamo un po’ di conti, portando a sei ore continuate di lavoro giornaliere, possiamo far lavorare altre 2,5 milioni di persone, togliendole quindi dal rischio dello sfruttamento del lavoro nero ecc. Lo stipendio non diminuirà per i grandi vantaggi di cui tutti potremo godere.
Analizzando il problema capiremo che l’11 % di disoccupati si riferisce non alla popolazione ma alle persone che sono considerate “forza lavoro” tra i 15 e i 64 anni, da questo dato sono esclusi gli studenti i pensionati casalinghe, i barboni ,chi vive di rendita e chi si è arreso ,sfiduciato, da un mondo egoisticamente chiuso e non cerca più un impiego.
In Italia insomma lavorano solo il 38% di cittadini su una popolazione di circa 60 milioni , senza approfondire le varie modalità di sfruttamento come il precariato o i lavori a progetto ecc.
A tutto questo si può raggiungere solo con un patto di solidarietà che va oltre le regole esistenti,

2.DIRITTO ALLA CASA
PRIMA CASA DIRITTO E TUTELA
(Costituzione Italiana) ,L’art.42 “ La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati.
La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.
La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale. La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità” e l’art.47 “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese. “

La nostra Costituzione non garantisce la tutela della prima casa ma stabilisce solo il principio della finalizzazione della proprietà privata e del risparmio popolare allo scopo, riconosciuto di sociale rilevanza, di agevolare l’accesso alla proprietà della propria abitazione, e ciò dovrebbe tradursi in misure di edilizia popolare e di favore per il credito agevolato per la casa.
Purtroppo si constata, soprattutto in questi tempi, come il sistema bancario risponda poco e male al precetto Costituzionale mentre le leggi che si fanno sono più orientate all’interesse di pochi che a quello sociale.
Questo comporta che chi necessita di una prima casa deve con grandi sacrifici acquistarsela addossandosi un mutuo ultra decennale che dovrà pagare con grande parte del suo stipendio, stipendio che non è sicuro per tutte quelle persone che lavorano per società private e sono la maggioranza del Paese che danno reddito e Pil alla Nazione, mentre chi lavora per lo Stato è garantito sempre ed ha sicurezza di poter pagare sino all’ultima rata il mutuo. E’ evidente che in questo periodo di CRISI il posto di lavoro non dà più quella sicurezza che possa far fronte agli impegni presi soprattutto per la casa, visto che le rate di mutuo nel caso di cassa integrazione non possono essere pagate per l’abbassamento consistente dello stipendio o peggio nel caso di licenziamento o fallimento dell’azienda. E’ evidente che in questi casi,
non potendo la persona pagare le rate di mutuo alla banca, la stessa procederà, dopo il mancato pagamento di poche rate, alla messa all’asta dell’appartamento con conseguenze drammatiche per tutta la famiglia e per tutta la società che il qualche modo dovrà farsi carico del problema .
Nessuna delle persone responsabili e la stessa classe politica hanno, non dico risolto, ma neppure posto il problema per portare a soluzione una situazione che è diventata drammatica per tante famiglie Italiane, se non dando delle proroghe insignificanti che non possono risolvere il problema, e sì che questo sarebbe facile partendo dal primo articolo della nostra Costituzione “Art. 1. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.” Ma allora se una persona non ha lavoro come fa rispettare gli impegni presi per la casa, la famiglia ecc. ??
se non vogliamo che questo non accada si deve intervenire nei confronti della prima casa
” tutelando la proprietà anche nella costituzione, che non dovrà più essere della persona ma della famiglia, e non dovrà più essere considerato un bene da poter dare in garanzia a Terzi o a banche per avere soldi in prestito o per acquisti vari (auto mobili ecc.) ,o anche nei casi estremi essere persa nel gioco d’azzardo o per colpa di prestiti ad usura. Lo Stato dovrà intervenire creando un fondo di garanzia che dia la possibilità alla famiglia di non perdere la casa sino al rientro del lavoro, senza che vengano addebitati altri costi onerosi come spese di mora, ecc. Deve essere tolto ogni balzello sulla prima casa, visto che con grandi sacrifici di quasi una vita lavorativa, la famiglia si è accollata una grande spesa togliendo così allo stato anche l’onere dell’edilizia popolare. Lo Stato deve inoltre dare la garanzia di mutui a tassi agevolati, in modo da tutelare non solo l’ integrità della famiglia, ma soprattutto la coesione sociale nelle responsabilità di ognuno di noi verso il nostro prossimo. Il costo che lo Stato dovrà accollarsi sarà di molto inferiore agli aiuti sociali che dovrebbe dare alle famiglie senza casa e ai grandi costi della costruzione di case popolari” perchè, come si è visto dal dopoguerra ad oggi, l’edilizia popolare non ha mai risolto il problema della prima abitazione.

3.Aumento della mensilità
In una situazione di crisi finanziaria non è possibile arrivare ad degli aumenti di salario consistenti e soprattutto adeguati, i motivi sono molteplici uno dei più importanti , tenendo presente che siamo in recessione , è che l’aumento contribuirebbe ad aumentare l’inflazione e tutti i costi relativi ,vanificando gli aumenti stessi ,pertanto la soluzione che si prospetta è la più immediata che trova erogazione diretta sulla busta paga mensile, intervenendo sulle contribuzioni Pensionistiche ,che alla fine del periodo lavorativo previsto eroga una mensilità che tiene conto solo della contribuzione reale versata .
Pertanto in questa fase di solidarietà si può intervenire decidendo che tutte le persone impegnate nel lavoro devono pagare un contributo mensile su una erogazione finale minima paragonata alla pensione sociale di circa 600 euro , e non più sulla retribuzione mensile percepita, questo porterà a parità di costo sul lavoro ad un incremento sulla paga mensile netta di circa il 20%, questo aumento darà un introito alla casse dello stato e la possibilità alle famiglie di affrontare la crisi ,dando vitalità e nuovo slancio ai consumi e alla produzione , che ci porteranno fuori dalla recessione.
Questa nuova soluzione potrà essere liberalizzata nel momento stesso che ci sarà la ripresa ,tenendo bloccato in ogni caso la pensione erogata minima, dando la possibilità ad ognuno di decidere l’importo pensionistico che vorrà usufruire nel momento del suo pensionamento , con il proposito di togliere la spesa delle pensioni sociali alla spesa dello stato ,Istituendo l’obbligo minimo di versamento pensionistico a tutti, che porterà un grande risparmio a tutta la collettività. E’ evidente che i tre punti sopradescritti “lavoro per tutti – diritto alla casa-aumento della mensilità” dovranno essere Sopportati da una politica rigorosa che risolva con equità i problemi della nuova –fiscalità , evasione fiscale , giustizia, scuola, sanità, territorio, cultura, ecc. ecc. e di una vera integrazione europea paritaria.
r.p.

Lettera pubblicata il 12 Gennaio 2013. L'autore ha condiviso 8 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Politica - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 3 commenti

  1. 1
    Rossella -

    Io non credo nella crisi. Una persona che ho incontrato oggi ha detto che secondo lei le persone adulte si dovrebbero comportare come se fossero vivere per errore. Che quando si cresce, insomma, ci si deve abituare a convivere con la morte e che, in buona sostanza, si deve accettare di morire ogni giorno perché solo comportandosi in questo modo si supera la paura della morte e di riesce a vivere nel mondo con sentimenti diversi da quelli dei bambini. Quello che ha detto, per certi aspetti, mi è sembrato giusto, ma ogni persona ha una sensibilità che porta a vivere gli stessi sentimenti in maniera diversa. Ci sono alcuni che hanno una sensibilità più raffinata e vivono sotto forma d’indifferenza quei sentimenti metafisici di esclusione ed estraneità dal mondo che servono all’uomo per ricomporre un’immagine nitida della propria coscienza. In questo buio dobbiamo addolcire le amarezze della vita diurna e possiamo farlo solo quando ci sentiamo padroni di noi stessi. Siamo uomini e possiamo sbagliare, ma, almeno dal mio punto di vista, sarebbe preferibile lasciare il rischio a chi ha la forza morale per sostenerlo e accettare che nella vita ci sono giorni in cui si perde e altri in cui si vince.

  2. 2
    Rossella -

    Fare affidamento sulla fortuna per me è pericoloso. Bisogna imparare a convivere con il rischio accettando sacrifici e rinunce.Bisogna anche imparare a convivere con il senso d’impotenza. Ci stiamo. Questa è l’unica cosa certa.

  3. 3
    Yog -

    Ma infine ricordiamocelo: in Italia – ben prima della Costituzione – vige il Teorema del Menga. Perciò bobbemose fatti una pensione integrativa, mangia subbiotti con un filo d’olio e metti via il (la) grana per la vecchiaia.

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