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A proposito degli stupri

di

Sono un insegnante in pensione.
Sono colpito sempre più dal numero crescente di violenze contro le donne e di stupri e non solo perché un tempo si conoscevano e si divulgavano meno questi episodi.
Mi sono sempre posto una domanda, con molta curiosità di avere una risposta convincente.
Ma cosa prova uno stupratore nel compiere il suo atto? Anche considerandolo dal punto di vista più fisico ed animalesco, quale piacere e soddisfazione dei sensi gli può derivare da un atto di violenza, da un gesto coatto, che priva di una libera scelta la partner malcapitata, più debole e indifesa, e indotta contro ogni sua volontà a cedere il suo corpo. Invece di carezze, dolci sguardi, parole sussurrate, immagino urla, pianti disperati, gesti traumatizzanti oppure silenzi soffocati di chi si sente sopraffatto e vinto, che generano per contro odio viscerale, rifiuto e ripugnanza verso il carnefice. Si tratterebbe di una animalità – in questo caso – che non ha niente di somigliante all’istinto naturale per il quale gli animali sono sospinti al coito, che tuttavia avviene per consenso della femmina, e in molti casi dopo lunghi e complessi corteggiamenti.
L’uomo, se vive a livello così infimo, bieco e brutale, cosa può conservare di elevato, dignitoso; come può sviluppare le sue doti di essere razionale, sensitivo e pensante; e ancor più come può alimentare sentimenti nobili e sublimi? Si potrebbe obiettare che quasi sempre questi gesti di violenza sono accompagnati o conseguenti a uno stato psicofisico alterato es da alcool, droghe, farmaci per accrescere la incoscienza, la potenzialità delle prestazioni… Ma allora cosa resta di un essere umano e delle sue più alte prerogative, così svilite e annichilite?
Mi sembra sia davvero improrogabile una seria e costante campagna educativa a tutti i livelli, a partire dai mass media, che porti a salvaguardare la dignità della persona umana, a partire dalla conoscenza e valorizzazione della sessualità che ne è parte integrante. Bisogna certamente perseguire i reati di stupro e comunque di offesa alla persona (per non parlare di quella sui bambini, sui deboli, ecc. ) in modo serio e rigoroso più di quanto non vediamo oggi, es in Italia, ma se non si pone un freno es. al dilagare di una immagine della donna, preda seducente e oggetto da conquistare, a tutti gli ammiccamenti ambigui, presenti in quasi tutti i media e anche negli spot apparentemente più innocui, nel cinema, nella tv, ora più che mai sul web, nei linguaggi anche degli uomini politici o che comunque rivestono incarichi di responsabilità, ecc penso che la lotta contro le violenze sarà una eterna battaglia perdente e le cronache saranno sempre più piene di questi reati obbrobriosi. Qui non si tratta di nostalgici moralismi censori: credo che la libertà disgiunta dall’etica e dalla responsabilità non esista.

Lettera pubblicata il 2 Marzo 2009. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 2 commenti

  1. 1
    boris -

    Allo stupratore va tagliato il membro. Stop.
    Se io possiedo un’arma e la uso in maniera impropria, non mi viene forse tolta? Allo stesso modo, se io uso il mio membro come un’arma, per offendere, è più che giusto che io venga privato di questa. Parlare di qualche anno o addirittura mese di galera è ridicolo e non ha alcun senso. In questo modo non si fa che accrescere la consapevolezza, nello stupratore o nel potenziale stupratore, che tanto, posso fare come mi pare, me la caverò sempre con piccole e ridicole punizioni.

  2. 2
    Ari -

    Geniale Boris!
    Costruiamo delle piccole ghigliottine e… ZAC!
    Alla fine calzeranno meglio anche i pantaloni…

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