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La strana storia della Luna di Kabul

La luna, la dolce luna di Kabul regina tra tutte, stesa bocconi sulla sabbia infuocata del deserto, piangeva le sue ultime lacrime sugli uomini malvagi, che volevano la guerra ,che avevano ucciso e rubato la dignità agli uomini ,donne , bambini .Quegli uomini che hanno distrutto campi di raccolto , il cibo per saziare tanta vite , versato l’ acqua, strappato le vesti e stuprato le vergini per gettarle nel deserto affinché il sole implacabile bruciasse la loro pelle delicate .Vedeva bambini lasciare vuote le loro giostre per impugnare fucili ,bambini con occhi impauriti lavorare come schiavi frustati da uomini spietati .. Da quattro giorni giaceva così la luna mentre gli uomini, ogni notte, guardavano sgomenti quel cielo vuoto e nudo. Quattro giorni che vedeva..non nè poteva più, un ‘altra visione orribile e l’avrebbe uccisa. Ancora qualche ora e gli amanti non avrebbero mai più sognato e sussurrato alla sua complice luce. Ancora qualche ora e tutto sarebbe finito.
Impietosite, le stelle si riunirono a convegno. Si riunirono a convegno i pianeti e i satelliti e gli astri e le galassie . Le loro voci si rincorrevano come echi tra le volte del firmamento: “Bisogna salvarla, bisogna salvarla, bisogna salvarla!! … “Le stelle ripetevano una all’altra “Dobbiamo trovare , qualcuno che possa salvarla …” “Ci vuole un eroe si un eroe, uno che possa dare alla Luna la sua luce …”. Convocarono dunque i più grandi, i più famosi eroi dell’universo. “Mi dispiace – disse il primo – ma proprio oggi mi sposo”. “Mi dispiace – disse il secondo – ma nell’ultima impresa il mio cavallo magico si è azzoppato”. “Mi dispiace – disse il terzo – ma una perfida amante mi ha sottratto l’amuleto che mi permetteva di trapassare gli spazi e i tempi”. Gli astri erano disperati: alla luna agonizzante, non restavano ormai che pochi minuti di vita. Quand’ecco farsi avanti un omino pallido dagli occhi smarriti. Gli astri lo guardarono, si guardarono: chi è costui? Cosa vuole? Come osava disturbare nel momento più tragico che mai gli universi ? lo sconosciuto si avvicinò con aria timorosa e pronunciò con un filo di voce”La salvo io” . Solo la drammaticità del momento impedì agli astri di ridere in faccia al nuovo venuto: gli eroi più grandi avevano rinunciato, forse con dei pretesti, a cimentarsi in un’impresa tanto ardua, e questo … questo!!! … mancavano addirittura le parole per qualificarlo, quest’omettino da niente osava presentarsi a tale consesso e dichiarare “la salvo io”! C’era davvero da pensare che la spudoratezza non avesse più limiti.
“E chi saresti tu?” chiese infine Sirio con la sua voce tonante. “Sono il suo menestrello”. Con una sottile voce ancor più timorosa di prima “e anche il suo amante segreto”. “E come la raggiungerai?”Sai volare? “No! rispose La raggiungerò con la forza del pensiero.” “E come supererai tutti gli ostacoli ?” L’omino arrossì lievemente: “Con la forza del mio amore, solo l’amore può salvare ogni cosa “. Si poteva credergli? Forse no. Probabilmente no. Sicuramente no. Ma non c’era nessun altro che si offrisse, al suo posto, per salvare la luna ormai morente, nessun altro, e quindi dovettero dirgli: “Vai, dunque, hai la nostra benedizione,ma se fallirai troverai la morte”.
Partì dunque l’omino nella sua avventura , in un solo istante superò i tempi e gli spazi, raggiungendo con la forza del pensiero la sua amata. Si tolse dalle spalle il suo ampio mantello bianco e coprì le sue carni piagate e il suo pudore offeso. Poi levò alta nel cielo la sua spada d’argento che brillò nel sole, e con un solo colpo deciso si squarciò il petto, e il sangue ne sgorgò. “Ecco – disse – mia regina: bevi, e ritorna alla vita questo sangue è frutto di un amore per te e per la vita . La luna si aggrappò al petto del prediletto menestrello e bevve avida quel liquido caldo. Poi baciò la larga ferita ..OH! mio amato Menestrello il tuo sacrificio non sarà perso invano ..Tutti sapranno del tuo amore ,la vita che mi hai donata va per sempre ricordata in eternità ..
In quella calda notte di fine estate, quando gli uomini della terra levarono gli occhi al cielo, trassero tutti un gran respiro di sollievo: videro la luna , tornata finalmente al suo posto e splendere incandescente più delle altre volte . Gli amanti potevano tornare a sognare e sospirare, i poeti a verseggiare, i musicisti a comporre. Anche i bambini tornarono a sperare sul futuro nuovo fatto di pace .Nessuno sapeva del menestrello pallido, nessuno sapeva della sua eroica impresa del sacrificio compiuto , e neanche della sua esistenza. Ma quando gli uomini e le donne di Kabul ringraziavano per il ritorno dell’amata luna era lui che ringraziavano. E lui, il menestrello, lo sapeva !

La luna di Kabul

Guardo la luna
splendere incandescente
sulla città degli scheletri.
Tutto sembra diverso
in tacito accordo con la natura
che nasconde segreti,
fantasmi e paure.
S’ affacciano in un cielo limpido
strane stelle incorniciate da facce meste.
Son bambini frammenti d’anime
di bianche farfalle
dai volti spenti
dal tremore sulla pelle
ed in bocca silenzi.
Quanta malinconia
nei loro occhi
che mutano le ombre
e quanto terrore
nelle loro mani.
Stringono fucili
come fossero trastulli
vittime di guerre inutili.
Or nel cielo, volano aquiloni senza fili
spinti dal vento come leggere piume,
mentre guardo il candor
della luna di Kabul…
Chissà se guardate la stessa luna che guardo io.

Lettera pubblicata il 16 Ottobre 2013. L'autore ha condiviso 23 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 5 commenti

  1. 1
    roy -

    Una bella favola da leggere e raccontare… la poesia invece è riflessiva.. a Kabul tanti bambini vittime innocenti vengono usati per diffendere la loro terra ,una terra povera.
    Hanno tolto a loro il sorriso e la gioia d’essere bambini.Brava Giulia

  2. 2
    Angelo -

    Il pensiero, la poesia, consentono di volare. Non sempre pero’. Ora io sono ancorato a terra in mezzo al fango, distrutto dall’ insensibilita’ di chi credevo sensibile.Troppa dipendenza affettiva da parte mia e troppa poca poesia in questo mondo, a Kabul come altrove. Credo proprio che non guardiamo tutti la stessa luna…e’ un vero peccato.

  3. 3
    Angelo -

    E c’e’ perfino chi mi rimprovera perche’ la notte non dormo pensando ai bambini di Kabul, alle donne violate,ai padri disperati per i loro figli… Non e’ affar tuo, mi e’ stato detto. E questo dovrebbe farmi stare meglio? Che razza di frase e’, cara Giulia? Siamo troppo sensibili! C’e’ quindi un troppo alla sensibilita’, un
    troppo all’ umanita’, un troppo all’ amore? Perche’ la luna non e’ la stessa per tutti? non dormiro’ nemmeno stanotte… pensando a quei bambini, rivoltandomi sulle mie
    miserie…..

  4. 4
    Giulia -

    Condivido i tuoi pensieri .. non possiamo far finta di niente contro questa innaudita violenza …l’indifferenza della società e la insensibilità uccide ancor di più chi avrebbe bisogno di aiuto ..Scusa ma chi ti dice che non è affar tuo è il più ignorante e disumano che possa aver sentito .. Non cambiare sii sempre una persona sensibile ed altruista .. Ti considero un persona splendida e magnifica con tanta umanità ed amore a discapito di coloro che vivono senza conoscere i veri valori della vita ..un’abbraccio va a te e a Roy

  5. 5
    Angelo -

    Grazie Giulia, fortunatamente ci sono ancora molte persone, come te, per le quali la sensibilita’ e’ un valore. Anche tu continua cosi’. Grazie.

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