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Qual è la strada?

In questi giorni mi sto accorgendo di come io stia vivendo in uno stato di continuo stress anche nei momenti di calma (pochi). E’ come se non avessi la capacità di prendere le cose giuste, dai momenti giusti. E’ come se tutto fosse una parentesi “in attesa di…” .

Al posto di quei puntini si può mettere quel che si vuole: l’attesa che la persona più importante della mia vita ritorni da me (dopo gli ultimi sviluppi come faccio a non continuare a sperarlo?), l’attesa di iniziare il lavoro su un paio di nuovi progetti che andranno in porto in autunno, l’attesa di incontrare un’altra persona che mi faccia uscire da questo incubo che dura da mesi, l’attesa che il mio lavoro ritorni a darmi quel che voglio, l’attesa che questa fuga da chissà cosa finisca, l’attesa che questa smania di tentare finisca.

Non riesco più a interiorizzare le cose, vivo di corsa, partecipo a tutto quel che mi attira, ma ho soddisfazione da meno della metà di quel che provo. Non ho più quegli attimi di silenzio che prima mi davano così tanto, manco IO quando sono nelle situazioni, perché al mio posto c’è UNO, che si trova lì a fare la sua parte. Una presenza assente, ricercando motivazioni che mi facciano stare meglio, cose che mi facciano stare meglio, persone che mi facciano stare meglio. Sto finendo, spinto da me stesso e dai fatti, in quel vortice di insoddisfazione che cattura tutti quanti prima o poi, quello che ti inculca nella testa che il meglio deve ancora venire.

Non riesco a fermarmi, anche quando sono fermo. Se mi fermo, scalpito. Quando scalpito, penso d’aver bisogno di fermarmi. E’ sicuramente frutto dell’aver perso IL mio punto di riferimento… tutto è chiuso, ma non lo è. Risposte? Vaghe. Dubbi? Quanti se ne vuole. Speranze? Sì, molte. Ma se fossero soltanto illusioni per non cedere ancora all’evidenza? Perché restare appesi a parole importanti come quelle che ho letto in una lettera recente, quando queste dicono tanto, tutto, ma pure nulla di sicuro?

E se per trovare la strada bastasse non cercarla? E se la soluzione a tutto fosse semplicemente smetterla?
Temo, o spero, che tutto questo sia soltanto una fase di sbronza crescente, prima di una cernita inderogabile tra quel che è inutile, e quel che resta importante.

Ho perso il mio punto di riferimento, anche se so bene che il problema non è chi non si trova al mio fianco, bensì io.

Qual è la strada?

Lettera pubblicata il 26 Giugno 2008. L'autore ha condiviso 37 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 14 commenti

Pagine: 1 2

  1. 1
    tommy444 -

    Guarda io mi trovo in una situazione simile alla tua…Mi hanno consigliato di leggere un libro (“Undici Minuti” di Paulo Coelho”) e mi sta aiutando a schiarirmi molto le idee, ma soprattutto ad indirizzarmi in ciò che veramente è giusto anche con una semplice frase: “perchè soffrire?”. Leggilo, ti sarà utile. E’ la storia di una giovane che cambia città ed illusa dal denaro inizia a prostituirsi; è raccontato in prima persona.

  2. 2
    confusione84 -

    ciao spectre…ho trattenuto a stento le lacrime perchè dentro sento le stesse cose che tu hai così chiaramente e perfettamente descritto…con una piccola differenza:che io i risultati di un periodo nero che sembra stia passando li sto già raccogliendo eppure mi danno ben poca soddisfazione perchè il mio riferimento non è qui con me…perchè quella che sto percorrendo non è la mia strada…io ho perso la mia strada e la mia strada ha perso me…quella che sto percorrendo è un’altra strada..un palliativo,che ho accettato nella mia vita perchè dopo più di due mesi ormai che non lo sento più,mi sono dovuta rassegnare al fatto che lui non ritornerà mai più(e,a dire il vero,non so neanche se vorrei che tornasse da me:mi ha troppo ferita!),che la bellezza della nostra vita insieme non ritornerà mai più..mi sono rassegnata al fatto che la perfezione di quel suo abbraccio che io completavo quando mi stringeva,beh quella perfezione di me e lui insieme non esiste più…altre persone mi hanno abbracciato ma nessun brivido mi ha percorso la schiena come quando mi abbracciava lui,nessuna sensazione di perfezione,di eterno ho provato con loro…solo dei palliativi!sono certa che per te sia la stessa cosa…io vorrei dirti di sperare…perchè è vero io ho scelto la rassegnazione ma se avessi avuto la possibilità di sperare ancora,forse avrei scelto di sperare…ma il mio riferimento neanche questa possibilità mi ha lasciato!dunque il mio consiglio è..SPERA!spera ma non per lei,per te stesso..perchè la speranza ti fa sentire vivo ed in questo momento tu ne hai estremo bisogno…in bocca al lupo!un abbraccio

  3. 3
    lipsia -

    Ciao Spectre, ahimè le parole del tuo post mi appartengono…non mi sono mai fermata a scriverle..proprio perchè quando mi fermo scalpito e ho paura, paura di me stessa e dei momenti “di bianco” come si dice, solo che la tua situazione è fresca, la mia dura da due anni ormai.
    E ti auguro di riuscire a interrompere definitivamente o riprendere il filo da dove si è interrotto, per non vivere in questo limbo, che per certi versi è distruttivo e improduttivo. A volte la sofferenza abbrutisce chi non ha un carattere sufficientemente forte e si finisce per fregarsene di tutto e lasciare tutto al caso.
    “E se la soluzione a tutto fosse semplicemente smetterla?”
    Ma smettere di fare che cosa? Di sperare, di cercare, di soffrire?

  4. 4
    Spectre -

    Palliativo, appunto. imposto da altri, per giunta. Imposto dalle loro decisioni contro le quali non puoi far altro che alzare le mani in segno di resa.

    Per fortuna gli abbracci che il mio “punto di riferimento” mi da ancora, li sento sempre uguali, anzi c’è l’intensità in più della lontananza e della quiete (rigenerante) dopo la tempesta (devastante). come se in quei piccoli momenti che ancora ci concediamo senza programmazione, tornassimo ad un tempo. Quasi fossero una fuga da questa pazzia che ci ha investito.

    Però manca il filo conduttore di tutto questo marasma. Anche io raccolgo dei risultati, ma sono tutte cose impostate senza la terra sotto i piedi, fatte consciamente, o meno, in funzione di un qualcosa che verrà, sia esso del bene o del male.

    Una fase di transizione odiosa, nella quale gli atti compiuti devono essere sia parte di un soggetto più grande, ma anche il soggetto stesso. Il tempo dirà quali etichette attaccare e dove, io intanto lo ho stampare e le tengo in mano in attesa di un segnale.

    […] perchè la speranza ti fa sentire vivo ed in questo momento tu ne hai estremo bisogno… […]

  5. 5
    tina -

    Caro Spectre…
    non so rispondere alla tua domanda e nemmeno ci provo. E poi, in fondo, penso che tu sappia già di aver dato tutto e di poter solo aspettare, o meglio, sperare…Però vorrei tanto poterti stringere tra le braccia come farei con un fratello minore che non ho ma che avrei tanto voluto avere. E lo avrei voluto proprio come te: saggio e fragile al tempo stesso. Di sicuro, qualunque cosa accada, rimarrà qualcosa di veramente importante…un ragazzo meraviglioso che ha dentro di sè un tesoro inestimabile.
    Ti abbraccio da sconosciuta ma con immenso affetto:))

  6. 6
    Marco -

    Come ti capisco…mi sento come se guardassi la mia vita in televisione, come se fossi “staccato” dal mio vero me stesso..

  7. 7
    celine -

    Spectre, comprendo bene questo tuo periodo di disorientamento, di “vertigine” continua, di dubbi che si insediano nella tua mente, senza lasciarti respirare. Credo che, in momenti particolari della nostra vita, sia inevitabile vivere queste sensazioni, specie se si è sensibili e speculativi, come tu mi appari. E credo anche che perdere la propria strada e i propri punti di riferimento, per quanto doloroso, sia a volte anche necessario e utile perchè ti costringe a far i conti con tante verità che ti sembravano ovvie e scontate.

  8. 8
    confusione84 -

    come ti capisco….e come vorrei anche io ancora qualche attimo di quiete rigenerante con lui dopo mesi di tempesta devastante….spera….fallo perchè anche io lo farò con te…spererò con te,per te che lei ritorni…che il vostro amore ritorni…continua a vivere e a sperare!fallo un pò anche per me,che per il mio rapporto ormai in frantumi non posso più sperare….ti abbraccio teneramente…

  9. 9
    Isis -

    Spectre…capisco in pieno il senso di smarrimento…ci son passata anche se diversamente…il mio punot di riferimento non è più tornato…mai più tornerà a questo mondo…
    MA
    il problema siamo noi, non loro, loro non avevano chiesto di essere il nostro riferimento, simoa noi che ce li abbiamo fatti diventare…è questo che dopo 5 anni ho compreso e non ho permesso che accadesse ora con l uomo che amo e con cui vivo…non farne mai un punto si riferimento, amare si, con tutti se stessi, andare avanti insieme si, ma con la consapevolezza di andare avanti, comunque , anche da soli…si nasce soli, si vivie soli, si muore soli…anche con una persona accanto, perchè prima ci siamo noi, poi noi e gli altri..non è egoismo è istinto di sopravvivenza, emotivo.

  10. 10
    Spectre -

    @ confusione84
    se qualcosa dovesse accadere ti dovrò qualcosa 🙂

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