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La chiusura mentale

Non voglio passare per un vate(r) o per un santone illuminato. Ma i fatti che mi sono accaduti più o meno di recente, mi hanno portato a prendere in seria considerazione l’idea di rivedere drasticamente certi miei comportamenti, certi modi di pensare che derivano dall’educazione che mi è stata data.
Cresciamo “subendo” l’impostazione dei ns. genitori, e molti arrivano a far propri, senza critica, degli insegnamenti che si rivelano col tempo dannosi, o non al passo con i tempi che cambiano. Mi riferisco ad esempio all’ideale di famiglia, di rapporto di coppia, quel vecchio “la donna in casa a fare da mangiare e l’uomo fuori a caccia”, all’idea di simbiosi nella coppia, del sacrificio per l’altro ecc…
Non dico di essere nel giusto, non lo so, ma mi chiedo come sia possibile che esistano persone talmente ottuse da non prendere nemmeno in considerazione l’IDEA che i loro comportamenti, sempre fissi e ligi a chissà che “ideali”, possano essere deleteri ed anacronistici per loro stessi! Sto affrontando con varie persone argomenti già trattati negli anni, ma con un’ottica che CERCA di essere diversa da quella di un tempo, e raccolgo spesso sguardi straniti, posizioni di difesa, scarsa approvazione o il classico “ma se è uno è fatto così perché deve cambiare?”. E stiamo parlando di considerazioni del tutto normali fatte con trentenni, non settantenni che ormai hanno già fatto il loro.
Come la vedo io? No, non è che uno “è fatto così”, bensì “fa così”, perché si sente più sicuro restando nel campo del conosciuto, perché mettersi in discussione è difficile, perché il “proprio equilibrio” è sacrosanto, anche se poi è un equilibrio basato sulla chiusura, sulla non condivisione quando si parla di argomenti cruciali. Così si passa dall’estremo di chi ha una visione ristretta, a chi invece pare averla senza limiti, ma comunque ingabbiata nella sua apertura (che poi tanto tale non è).
Questa è chiusura mentale, ed è disarmante quando scatta al semplice RIFLETTERE sulle proprie abitudini e comportamenti, nemmeno sull’agire per un cambiamento. Tutto ciò, non significa che la strada per la soluzione è ribaltarsi come persone, però escludere la riflessione a priori lo trovo assurdo, soprattutto dopo accadimenti che sconquassano l’esistenza, come la separazione dal proprio amore che pareva eterno.

Lettera pubblicata il 8 Agosto 2008. L'autore ha condiviso 37 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 11 commenti

Pagine: 1 2

  1. 1
    luc -

    spectre, capisco i tuoi dubbi, poni un problema che è la madre di tutti i problemi, quello dell’integrazione dell’individuo nell’ideologia della società. anzitutto vorrei esporre un concetto fondamentale. tu parli di ideale di famiglia, ideale di coppia, ideale di… il problema non è il contenuto ma la forma, il problema è l’IDEALE, un modello perfetto cui dovremmo conformarci che “esiste” proprio perchè IRREALE. l’ideale nasce 3000-4000 anni fa nella mente folle di un “abramo” che sentiva delle voci (dio) che gli imponevano di modificare la realtà, di realizzare cose che non esistevano, di scardinare un mondo che da milioni di anni si era plasmato sulla natura biologico-istintuale. l’ideale è impossibile da raggiungere e perciò genera puntualmente frustrazione, infelicità, depressione e i tentativi di raggiungerlo generano malattia e aggressività, perchè gli istinti schiacciati si ribellano. mentre questo ideale è seguito da migliaia di anni a livello di classi aristocratiche, a livello popolare è un fenomeno recente, i nostri nonni se ne fregavano e oggi i popoli del terzo mondo se ne fregano. anche tu sei succube dell’ideale, quando critichi i tuoi amici “rimorchioni” o quando soffri la fine di un amore che idealmente doveva essere eterno (“simbiosi nella coppia”, “sacrificio per l’altro”, mi vengono i brividi), mentre la realtà ci dice che il 99% degli amori finiscono, quindi non sono eterni, quindi è poco saggio investire tutto in un’operazione che ha l’1% di probabilità di andare a buon fine. ma se la consapevolezza di ciò ci facesse optare per la paralisi non faremmo che cedere all’ideale ancora una volta. no, la soluzione sta nel continuare a vivere, lavorare per mangiare, accoppiarsi per il piacere, fare figli e allevarli, coltivare rapporti sociali perchè qualcosa ci spinge ad averne bisogno, il tutto senza perdere la salute mentale appresso a ideali arbitrari e relativi. e magari studiare un po’ e rendersi conto che migliaia di popoli diversi da noi hanno o hanno avuto “ideali” diversi dai nostri o opposti. e i genitori, poverini, non è colpa loro, loro sono solo “ripetitori” dell’ideale, mettiamo nel mirino l”emittente”.

  2. 2
    celine -

    Caro Spectre, la messa in discussione di se stessi è uno dei percorsi più difficili da intraprendere e, per questo, non alla portata di tutti. Occorre avere una predisposizione particolare per scavare, per pensare in modo non superficiale, per scardinare alcune convenzioni che ci troviamo in eredità. Sicuramente certi eventi particolari, come quello che è capitato a te (e anche a me), hanno facilitato questo tipo di percorso, ponendoci in una fase di ricerca, di dubbio, di ribellione a certi schemi consolidati. Ma credo anche che l’evento scatenante sia stato solo lo scoperchiamento di qualcosa che già bolliva in pentola. Io sono ormai da tempo arrivata a benedire tutto quello che mi è successo, perchè, altrimenti, mi sarei persa tanti spunti di riflessione fondamentali per la mia evoluzione. Certamente è una via molto più tortuosa, a tratti sofferente, ma che mi permette tante volte di saper guardare oltre. D’altronde le persone con troppe certezze non mi sono mai piaciute…

  3. 3
    Mene -

    credo che questo tipo di comportamenti sia legato ad un concetto di dissonanza cognitiva, in particolare riferito alla modifica del proprio mondo cognitivo.

    La riflessione sul se porta alla luce tali dissonanze e spesso, soprattutto quando le dissonanze vengono fatte notare da terzi, il risultato è il comportamento sulla difensiva o “negatorio”.

    Più o meno è la stessa conclusione a cui arrivi da solo, ma usando parole più roboanti. Non lo so se è giusta perchè non ho studiato questo tipo di materia ma mi è capitato di conoscere questa cosa in particolare, con cui io personalmente mi spiego questo aspetto che tu sottolinei.

  4. 4
    guerriero -

    che dire, io a csto di rimanere da solo, nn cambierò mai, ovvero nn diventerò mai una m…, un terzo incomodo ecc.
    Solo un tantino meno buono e disponibile

  5. 5
    enry -

    Io condivido in pieno ciò che dice spectre. Io sono uno di quei tipi che nella sua vita ha sempre fatto l’uomo dalle aperture mentali libere per la serie vivi e lascia vivere, poi quando si è trattato di me e di situazioni con donne che potevano essere migliori, sono subentrati quei principi di cui spectre parla, di equilibrio e di pensare di mettersi in gioco ma non era così, che alla fine hanno prodotto solo lo sfascio di tutto, e guardate che è terribile perchè si resta soli. Io ho 47 anni un matrimonio finito alle spalle e due storie importanti sempre con donne molto aperte mentalmente. L’ultima di cui vi ho parlato in “lei non vuol tornare più” in un certo senso riflette questo comportamento oggettivo di protezione, di ideali, del cosidetto “sacrificio” per chi si ama davvero, ed è sbagliato perchè così una persona aperta che sa mettersi in discussione alla fine la perdi e così è successo a me. A che serve continuare ad amare poi? a continuare a farsi male? a nulla ma non siamo automi, ci imponiamo la riflessione sui nostri sbagli ma sempre dopo mai prima e alla fine però ti rendi conto che cadi sempre sugli stessi errori, perchè sei vincolato a certi ideali di rapporto che non sono più consoni al giorno d’oggi. Domani è il mio compleanno, avevamo progettato con la mia ex di andarcene fuori una settimana a festeggiare già da due mesi fà. Mi ha mollato il mese scorso e ora frequenta un altro che già conosceva e che ha sempre definito un “amico” e non è così. Con questo voglio dire farò il mio compleanno da solo domani 9 agosto e questo perchè in gran parte mi ritrovo in ciò che l’amico spectre ha illustrato benissimo.
    Sono un uomo sbagliato anche se ho sempre dato molto e ricevuto praticamente mai niente. Grazie amici.

  6. 6
    guerriero -

    enry è così.
    e siamo in due a fare il compleanno da soli eheeh, ma meglio così’ che con accanto gente falsa e stupida no??
    nn credo che certe persone siano di mentalità aperta e che si sappiano mettere in discussione, sono solo vigliacche egoiste ed insicure. E guarda che ciò che semini, prima o poi lo raccogli, nel bene e nel male.
    Auguri!!

  7. 7
    minurta -

    Io credo che il rapporto a due inteso come coppia, nucleo, famiglia sia uno degli esempi più eclatanti di fallimento nella storia dell’umanità.
    Se, come diceva giustamente luc, il 99% delle coppie scoppiano, è ovvio ci debba essere qualcosa, nel concetto di coppia così come esso è strutturato, che non regge il confronto con tutta quella che è la complessa e intricata realtà personale e sociale dell’uomo.
    Molto più probabilmente, e semplicemente, l’amore è una corrente che arriva e può andarsene, e che non tollera di essere rinchiuso in schemi, leggi, forzature, pena la sua fine precoce e, probabilmente, inevitabile.

  8. 8
    psYco -

    E già…
    l’ho sempre detto: beati quelli pieni di certezze. Perché almeno non stanno troppo a pensare (anzi diciamo che non pensano proprio). E’ così semplice, è così RASSICURANTE fare sempre le stesse cose, pensare tutti allo stesso modo, non fare domande, non prendere iniziative, fare parte del gruppo.
    Benvenuto tra quelli che provano a pensare (solo che non è mica detto che poi si vada da qualche parte…). Sul fatto che poi la gente ti guardi strano quando fai certi discorsi… bé cosa ti aspettavi? Il comitato di benvenuto? La gente NON VUOLE SFORZARSI DI AFFRONTARE I CAMBIAMENTI. Ed è proprio questo che le frega. Alcuni riescono a vivere così, vivendo di stereotipi; alcuni cercheranno qualcosa tutta la vita; pochi saranno felici e consapevoli.
    psYco

  9. 9
    Spectre -

    apprezzo luc quando fa notare “[…] anche tu sei succube dell’ideale, quando critichi i tuoi amici “rimorchioni” o quando soffri la fine di un amore che idealmente doveva essere eterno (”simbiosi nella coppia”, “sacrificio per l’altro”, mi vengono i brividi), […]”.

    lo apprezzo perchè è un’ulteriore spunto di riflessione sui perchè, o sul fatto che il cammino di riflessione è più complesso ed articolato di quel che si pensi, ed ha nuove strade dietro ogni angolo, dietro ogni singolo comportamento/pensiero.

    ripeto, non ritengo di essere mai nel giusto veramente, quando spiego o illustro alcune miei “pensate”, malgrado io usi spesso toni decisi che derivano soltanto dalla voglia di ragionare e condividere con fermezza la mia posizione, in quantofrutto di un ragionamento.

    @enry
    non penso tu sia sbagliato. nn sei un criminale. magari prova a fare come sto cercandodi fare io, o come ha detto che ha fatto celine o altri. riflessione. non è mai tardi. tardi per cosa poi?

    @ celine
    pure io ringrazio i fatti accaduti, malgrado ne soffra e debba trovarvi ancora una collocazione. la comprensione passa appunto tramite la sofferenza. nella bambagia non si arriva a nulla. se vogliamo, è proprio il soffrire pene, che fa capire anche una cosa: non bisogna trovarsi con l’acqua alla gola per capire.

    mi lascia perplesso anche l’atteggiamento di chiusura delle persone nei confronti di pratiche come la meditazione, l’ipnosi, il training autogeno ecc… manco parlassimo di stregoneria.

  10. 10
    psYco -

    Certo che sei andato a toccare un bel tasto…

    “lo apprezzo perché è un’ulteriore spunto di riflessione sui perché, o sul fatto che il cammino di riflessione è più complesso ed articolato di quel che si pensi, ed ha nuove strade dietro ogni angolo, dietro ogni singolo comportamento/pensiero.

    ripeto, non ritengo di essere mai nel giusto veramente, quando spiego o illustro alcune miei “pensate”, malgrado io usi spesso toni decisi che derivano soltanto dalla voglia di ragionare e condividere con fermezza la mia posizione, in quanto frutto di un ragionamento.”

    Sei già consapevole che dietro un ragionamento c’è un meccanismo, ed è già qualcosa che ci si accorge che un certo modo di pensare viene indotto e non è completamente parte di noi. E’ fare l’analisi di questo che diventa difficile. E questo incide anche su aspetti che uno nemmeno si aspetta, come essere capaci di raggiungere il successo, l’essere “simpatici e spiritosi” e non musoni e tristi(1), o sco.... “alla grande” e non fare semplicemente un accoppiamento… Quanti ne conosco che trattano la moglie da santa e vanno a puttane “perché mia moglie certe cose non le fa”? (Poi magari la moglie lo prende nel culo dal vicino perché col marito certe cose non si fanno… e non lo dico per dire!!!) Bisogna essere dementi a ragionare così. Eppure ne conosco un sacco, come quelli che ragionano “se me la da subito è tro..”. Uno così è deficiente … e di questo sono sicuro!! 🙂

    (1) Per farti un esempio: quante volte abbiamo invidiato lo spiritoso che a tutte le feste conquistava le amiche che tu ti sognavi e aveva sempre la battuta pronta, e tu a chiederti “ma come fa?” Ecco, anche questo è un modo di essere che spesso è “imposto”, basta educare il figlio a non esprimersi, a dirgli “non ce la fai” se prende un brutto voto, convincerlo che è un perdente… come fa a “emergere” uno che è convinto di essere una nullità? Allo stesso modo come fa una donna a sco.... liberamente se è convinta che “il sesso è peccato?” Ma chi l’ha detto? Il problema è che tante sono talmente convinte di questa cosa che piuttosto che farsi una scopatina stanno a secco per anni. E non ti dico il livello di acidità come diventa…
    min.... m’è venuto mal di testa.
    Buona notte.
    By psYco

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